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Autore: fluorescentdoll    11/05/2014    1 recensioni
In un ipotetica 13° reincarnazione (andrew garfield) il dottore si imbatte in una nuova compagna: giovane,testarda,bionda che si scopre essere rose tyler ma a 17 anni!
La mia 9 (?) ipotetica stagione ruota intorno a questo mistero, ad una rose completamente nuova e giovane che non ricorda nulla del dottore nè delle loro infinite avventure che non è altro che un ingrediente per un'arma segreta creata dai dalek con il solo scopo di distruggere il dottore.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - Altro, Rose Tyler, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HAPPY BITHDAY..AGAIN p3

 

 

Era passata una settimana e del dottore neanche l'ombra. Il giorno in cui, la settimana prima, scoprirono il possibile scopo di quegli alieni che le avevano modificato il DNA, lui l'aveva riportata a casa e l'aveva salutata con un “al nostro prossimo incontro, Rose Tyler” e poi era sparito chissà dove.

Quella notte però non dormì. Era nervosa, agitata. In quei quattro mesi si era abituata,più o meno, alla presenza del padre che per diciassette anni era stato assente. Si era abituata a vederlo in giro per casa. Si, perché in quei mesi era ritornata a dormire dai suoi. Tecnicamente, così le disse la mamma, abitava in un condominio distante dieci minuti da lì. Ma quando l'aveva affittato aveva venticinque anni e adesso ne aveva ancora diciassette perciò convenne che fosse meglio rimanere lì. Adottò la scusa della paura, che in parte era vera, ma la realtà era che non voleva andare a vivere in una casa da sola. Senza suo padre e sua madre. Sembrava che quella settimana fosse volata in un secondo e lei se ne rese conto solo quando la voce eccitata della madre la svegliò

“Auguri tesoro!” aprì gli occhi e vide sua madre china, con la vestaglia color rosa che metteva da sempre. “Buon Diciottesimo compleanno...di nuovo” non poté non sorriderle anche se le infastidì quel brusco risveglio. E odiava il fatto di dover festeggiare i diciotto anni che tecnicamente indicavano che il tempo era svanito che doveva solo aspettare che il dottore la salvasse.

Quella mattina non fece nulla di speciale: era un giorno comune per lei. Anche se aveva ricevuto auguri da molti amici via messaggio. La maggior parte della gente che gli inviò i messaggi non sapevano neppure che fine avesse fatto Rose. Lei, d'altro canto non sapeva chi fossero la metà di loro, aveva mantenuto le distanze in quei mesi. Avrebbero notato la differenza in lei e l'altra lei. Tuttavia Jackie, ostinata come sempre, organizzò una festa al locale accanto. Pete e Rose avevano tentato di dissuaderla convincendola del fatto che vedendola avrebbero notato subito qualcosa di strano. Lei però aveva schivato le colpe dicendo che l'avrebbe truccata e vestita e che le luci sarebbero state scure e basse e che quindi, se non a meno di un metro di distanza non avrebbero capito nulla.

Rose non le aveva raccontato nulla, del fatto che quella sera, forse, sarebbe stata l'ultima per lei. Aveva evitato le domande sul dottore per tutto il tempo e alla fine lei aveva mollato. Quella sera quando rientrò dal supermercato trovò la casa vuota, un bigliettino sul frigo e un vestito sul suo letto. Era di un blu scuro che le sfiorava metà ginocchio e aveva delle bretelline sottili, mentre la scollatura era poco accentata. Decise di metterlo solo per farla contenta ma evitò determinata i tacchi. Quando entrò nel locale un caloroso “Auguri” fu urlato da tutti i numerosi invitati. Salutò con la mano da lontano avvicinandosi solo se le luci fossero abbassate. Ballò qualche volta e durante i lenti rimaneva seduta a guardare sua madre e suo padre ballare l'uno attaccato all'altro con gli occhi chiusi, muovendosi appena. Jackie si era acconciata come si deve per quella sera. Aveva ricacciato quel vestito lungo verde che da tempo aveva depositato in fondo all'armadio lasciandolo per le occasioni speciali. Si guardò intorno parecchie volte pensando che forse avrebbe rivisto quella cravatta rossa o quella cabina blu dalla finestra. Si chiese come mai non l'avesse direttamente portata con sé evitando uno scontro inutile. Ma poi ci arrivò: era il Dottore. Lui non evitava mai scontri del genere. La curiosità di sapere chi fossero gli stava facendo mangiare i gomiti. Sapevano che ovunque fossero andati avrebbero avuto qualcuno dietro che gli seguiva, tanto vale farla finita. E poi? Cosa sarebbe successo? Sarebbe ritornata come prima, umana al 100% e con l'età giusta? Nella testa sentiva una domanda accavallare l'altra finché le luci non si accesero di botto e la musica si smorzò sotto lo sguardo sorpreso e incuriosito di tutti. Rose era seduta in fondo la sala e non vedeva ciò che stavano vedendo tutti. Uno ad uno si spostavano lanciando grida e facendo spazio finché il varco non si aprì davanti a lei. Per un secondo si chiese se non fosse uno scherzo fatto da qualche invitato.

Sembrava un enorme pepiera di metallo con un braccio simile ad una ventosa e l'altra ad un frustino col buco. Al centro aveva questa specie di lungo occhio metallico con la luce blu. E la fissava, come il resto degli invitati.

Qualcosa nella sua testa sembrava suggerirle una parola ma non ne distinse chiaramente le lettere.

Tu devi venire con me” disse quella cosa con voce metallica. Lei si alzò timorosa ma rimase ferma dov'era. Si guardò intorno alla ricerca del Dottore mentre chiedeva “Perché?”

Non hai autorità sufficiente per farmi domande” rispose lui “Adesso seguimi”

“Altrimenti?” lo sfidò lei e notò con la coda dell'occhio che sua madre cercava di raggiungerla, ma invano. Pete la stava trattenendo, ed anche con forza visto il modo in cui lei si stava divincolando.

Il grosso coso girò la 'testa' su se stesso scrutando i presenti poi si soffermò su di lei, di nuovo.

Altrimenti morirai” rispose puntando il fucile a forma di frustino sulla ragazza.

Lei però ebbe l'istinto di rispondere “Libero di provarci” sapeva che non l'avrebbe fatto e infatti lui rimase un paio di secondi finché non si mosse verso un ragazzo dietro di lui e gli puntò l'arma contro. Rose non ebbe il tempo di urlargli di fermarsi che il ragazzo era già a terra, colpito da un raggio di luce blu. La gente era impazzita alcuni tentarono la fuga invano, visto che il coso aveva chiuso ogni via di uscita bloccandoli all'interno.

“Non era necessario farlo!” urlò lei adirata con tutto il coraggio che aveva ma che le mancò quando l'occhio blu ricadde di nuovo sul suo volto. “Va bene. Vengo con te, ma non fargli del male” continuò rassegnata. L'alieno si girò ponendosi davanti Rose e iniziò a camminare. Lei lo seguì piano salutando con lo sguardo sua madre che non riusciva a liberarsi dalle braccia di Pete. Ringraziò il padre mentalmente pensando che se non l'avesse fatto sarebbe potuta finire molto male.

Uscirono dal locale per poi riscendere lungo un corridoio che portava nei sotterranei dove l'oscurità e la puzza la facevano da padroni. L'occhio dell'alieno era l'unica fonte di luce. In quel momento sembrò addirittura più intensa di prima. Rose pensò a vari piani nella sua testa, uno più inutile dell'altro. Aveva immaginato un tipo di alieno diverso, viscido, ripugnante. Non che questo non lo fosse, ma sembrava una specie di robot. Forse era telecomandato da qualcuno a distanza, il vero alieno.

Ma una voce dentro la sua testa negò il tutto. Poi come un bisbiglio sentì un nome più volte ripetuto. All'iniziò non capì bene e dovette concentrarsi.

Poi sentì distintamente la parola “Dalek...dalek...dalek” ma cosa significava? Ci pensò intensamente finché non salirono una rampa che li condusse in un posto totalmente diverso. Più luminoso. I muri, il pavimento e il soffitto erano ricoperti da queste mattonelle bianche e c'erano tantissimi scaffali con delle provette contenente varie sostanze e liquidi colorati.

“Dove siamo?” chiese con gli occhi che trafficavano da una parte all'altra alla ricerca di qualche via di fuga. Niente finestre poiché si ritrovavano a metri e metri sotto terra, niente altri tunnel, l'unico posto dove poter uscire era da dove erano entrati. La sfortuna volle che quella sola entrata fu chiusa da una porta spessa cinque centimetri.

In laboratorio” rispose e proprio un secondo dopo altri nove di quei cosi si presentò davanti loro. Di fronte c'era una specie di ruota messa in verticale,sempre bianca. Con dei lacci al posto delle mani e dei piedi. Inghiottì con difficoltà all'idea di ciò che l'aspettasse.

Dalek uno hai completato la missione?” chiese uno di loro al dalek che l'aveva presa. Perciò quella voce le aveva sussurrato il nome della loro specie. Che fosse il dottore che gli mandava qualche segnale? Eppure quella non era la voce del dottore.

Affermativo dalek cinque” rispose avanzando verso loro

“Io vi ordino di dirmi che cosa volete da me? Perché avete modificato il mio DNA? Per un esperimento? Per evolvervi?” chiese sotto l'attacco di adrenalina e paura.

Loro voltarono il loro occhio verso di lei “Fa troppe domande e sa troppe risposte” disse uno di loro.

Non importa. Dovrà sapere prima o poi” disse un altro con tono di voce più alto. Forse era il capo perché gli altri tutti in coro risposero “Obbediamo”

Ma prima leghiamola” ordinò il capo e nonostante lei volesse opporsi non ci riuscì. La alzarono creando una bolla blu intorno a lei e la trasportarono su quella ruota. Le legarono le braccia con una forza eccessiva e uno di loro inizio a parlare.

La razza dei dalek è troppo pura per cambiare. Noi siamo gli ultimi della nostra specie e l'unica cosa che ci ostacola è il Dottore” il suo cuore prese un tuffo quando sentì quel nome.

L'aveva abbandonata di nuovo. Forse sarebbe apparso mesi dopo pensando che in realtà fossero passati due giorni. E nel frattempo si era fatto una passeggiata su Plutone e aveva fatto una scampagnata sulla luna.

l'ultimo dei signori del tempo. E noi dobbiamo distruggerlo. In nome dei dalek. In nome dei dalek uccisi per mano sua e del suo popolo”

“E io cosa diavolo centro?” chiese orripilata man mano che il dalek le spiegava le cose.

tu sei l'arma”spiegarono semplicemente e Rose comprese tutto. L'avevano creata per uccidere il Dottore. Nel suo DNA c'erano tante specie di alieni, così le aveva detto il Dottore, e aveva anche detto che ne avrebbe manifestato i poteri. Poteri che servivano contro lui stesso.

“Quindi mi avete presa per..”

completare la trasformazione” stava per chiedere qualcosa di cui si sarebbe pentita, quando un rumore familiare pervase il laboratorio.

In un angolo ecco spuntare con lentezza una vecchia cabina telefonica blu. Il rumore allarmò i dalek che si prepararono con le armi davanti a lui.

La cabina si materializzò completamente e dopo pochissimi istanti ne uscì fuori un uomo. Uomo si fa per dire poiché aveva l'aspetto di un ventenne.

Rose non poté non sorridere entusiasta e sollevata di vederlo lì. Come quando fai un brutto sogno e finalmente ti svegli.

“Cosa mi sono perso?” chiese spensierato, tutt'altro che preoccupato.

Il Dottore! Nemico dei dalek!” urlò uno di loro e insieme puntarono il laser su di lui che non sembrava curarsene.

STERMINARE! STERMINARE” il sorriso di Rose scomparve quando vari colpi di laser blu mirarono al Dottore.

Ma quelle non lo scalfirono neanche un po' “Sono protetto dal TARDIS, dovreste saperlo. Ho il campo di forza che mi protegge ” spiegò appoggiato la spalla alla porta del TARDIS ancora aperta.

“Salve Rose Tyler! Mi spiace che questi bambinoni abbiano rovinato la festa ma non preoccuparti avremo tempo per tagliare la torta” sorrise allegro alla ragazza che non vedeva l'ora di scendere da quel coso e di abbracciarlo.

“Perciò...sangue dalek, giusto?” chiese il Dottore tornando al discorso che aveva interrotto prima. I dalek non risposero.

“Sangue dalek?” chiese Rose il quale non aveva afferrato bene il concetto.

“Mia cara Rose Tyler, sei un persona che contiene più di dieci razze aliene, undici se contiamo il fatto che i dalek ti avrebbero iniettato il loro codice genetico. A quel punto le tue emozioni, i tuoi ricordi puff” imitò il suono con grande enfasi.

“In poche parole,l'arma perfetta contro chiunque” prese un lungo respiro e continuò, rivolto ai dalek “ciò che non avete calcolato sono io. Il TARDIS aveva etichettato Rose come pericolo e ancor prima che lo diventasse a tutti gli effetti l'ha trasportata sul tardis avvertendomi. Il che è stato un grosso errore per voi” con un gesto rapido di grattò il mento pensieroso.“E' un vero peccato per voi che io abbia questo” cacciò un oggetto piccolo con una parte rossa al centro. Da lontano Rose non capì cosa fosse.

Che cos'è?” chiese un dalek.

“Un dispositivo esplosivo che ho piazzato nel laboratorio. Toccate me o Rose e farò saltare tutto questo posto in aria” spiegò minaccioso ma tranquillo.

I dalek si fermarono perfino quando il Dottore superò il campo di forza che lo proteggeva.

“Non importa quanto mi vogliate morto. Non vi sacrifichereste mai e non volete che la vostra arma speciale muoia ancor prima di poterne usufruire” commentò piano. Distolse l'attenzione dai dalek e guardò davanti a sé.

“oooh ma guarda!” esclamò osservando i comandi da più vicino. La sua espressione era la stessa di un bambino che scarta i regali il giorno di natale.

“Roba avanzata che comporta un sacco di energia,per questo non avete avuto la forza di farla arrivare ai diciotto anni esatti?” indico le parti bassi dei dalek dove mancavano parecchi pezzi “Avete collegato voi, la vostra potenza nel computer per poter fare tutto” “Sono commosso davvero! Dieci dalek che si sacrificano in nome di un esperimento che serve per me. Voi si che sapete come alzarmi l'autostima” esclamò tutto giocoso mentre toccava vari oggetti sugli scaffali.

“Portare un essere umano ad un età inferiore cancellandole la memoria è davvero ammirevole. Perciò quella crepa che lei trovò nell'universo parallelo per passare di qua...eravate voi. E le avete anche azzerato la memoria. Affascinante!” esclamò. Quest'ultimo pezzo Rose non lo capì. Quale crepa?

“Allora....Quindi quale razze le avete messo?” chiese lui curioso come sua madre quando chiedeva dei pettegolezzi altrui.

I dalek non risposero. “Cosa succede, non avete più la voce?” chiese lui con eccitazione nella voce.

“Scusate se mi intrometto, ma vorrei sapere una cosa: perché io?” chiese la bionda facendo voltare tutti i presenti.

I dalek hanno visto il potenziale di Rose Tyler. Nel mondo dei dalek girano molte voci: che lei ci abbia distrutti tutti, incluso l'imperatore. Molti tra di noi la temono. Era un soggetto idoneo per diventare ciò che è diventata” disse uno di loro lasciando sbigottita Rose.

Non ricordava di essere mai riuscita ad ammazzare quei dalek. E immaginandosi nei panni di una giustiziera provò una sensazione strana.

“Arrendetevi. Ormai è finita” disse lui annoiato mentre trafficava con una tastiera che liberarono Rose da quelle funi.

Lei corse vicino il Dottore felice di rivederlo. Si sorrisero mentre alcuni dalek avevano l'arma che tremava. Avevano un istinto all'uccidere troppo forte. Dover resistere era atroce per loro.

“Bentornata tra noi Rose Tyler!”

Sorrise non sapendo bene cosa aspettarsi. “Ti dispiacerebbe scrivere il codice per aprire le porte? Ti copro le spalle” guardò i dalek con minaccia mentre lei chiese

“Non conosco i codici” disse lei impacciata.

“Giusto. Emh” si girò per controllare il monitor “Tienimi il dispositivo Rose” le diede quel coso che aveva in mano e lei strabuzzò gli occhi.

Quella cosa era solo un biscotto a forma tonda con al centro una ciliegia rossa.

“1034” disse lui riprendendo il biscotto. E a quel punto successe il peggio. Lo tirò con troppa forza. Il biscotto si sbriciolò. I dalek si accorsero della beffa e urlarono vari ordini mentre Rose corse ad aprire la porta. Il Dottore mise in bocca il biscotto raggiungendo Rose a pochi metri di distanza. Quest'ultima riuscì ad aprire la porta. Ma fu tropo tardi. Uno dei dalek sferrò il suo laser sul dottore del tutto inaspettato. Rose poi fece qualcosa. Lui, che aveva già capito le intenzioni della ragazza le urlò di rimanere ferma, cosa che non fece.

D'istinto e con furia la ragazza si contrappose tra il dalek e il Dottore chiudendo gli occhi e aspettando la morte. Li riaprì e vide solo il dalek, che aveva lanciato il colpo, morto fulminato. Cosa era successo? Perché sia i dalek che il Dottore la guardavano meravigliati?

Era stata lei? Come?

D'un tratto senti solo mancarle i sensi e sentì qualcosa di viscido e caldo scenderle sulla faccia. La vista le si offuscò e svenne.

 

Non sapeva per quanto tempo era svenuta. Si alzò con cura e si guardò intorno.

Erano su una panchina che si affacciava sul fiume. Dovevano essere passate due o tre ore perché il cielo era molto scuro e iniziava a far freddo.

Si sentiva svuotata. Come se avesse sprecato tutte le energie. Ebbe comunque la forza di alzarsi e mettersi seduta sulla panchina.

“come ti senti?” chiese il Dottore seduto accanto a lei. “Ti è uscito del sangue dal naso” aggiunse e lei noto un fazzoletto rosso accartocciato accanto al Dottore. Ecco spiegata la sensazione provata prima. Il Dottore guardava fisso davanti a sé e qualche volta, con la coda dell'occhio, la guardava.

“Cosa è successo?” chiese lei invece. Ricordava i dalek ma non ricordava cosa fosse successo alla fine. Che cosa le era successo?

“Nove di loro sono scappati. Dannato teletrasporto d'emergenza” l'ultima frase l'aveva detta con i denti serrati per la rabbia all'immagine di quei dalek che scomparivano davanti a lui.

“Nove? Ma erano dieci..” lasciò sfumare la frase mentre si portò una mano alla tempia. Improvvisamente ricordò. E le venne l'orrore per quello che aveva fatto.

“Sono stata io?” chiese lei incrinando la voce. Lui abbassò la testa e lei lo prese come una conferma “Ma come? Non ricordo...ricordo che uno di loro ti aveva colpito e io mi sono messa in mezzo” ripercorse con la mente ogni dettaglio e fu interrotta dal Dottore.

“Hai creato una specie di campo di forza che ha agito da specchio e ha ucciso il dalek.” spiegò poi sorrise “Kreel” bofonchiò.

“I che?”

“Sono ciò per cui loro ti hanno creato. Poteri. Poteri che singolarmente sono innocui ma messi insieme sono letali.” fece una pausa “Ricordi quando ti ho detto che avremo capito con il tempo gli effetti che gli alieni in te avrebbero provocato?” lei annuì “beh, ne abbiamo appena scoperto uno: Kreel mischiato a qualcos'altro”

“Perciò quel 'potere' l'ho 'ereditato' da un kreel?” lui annuì. Rose sentì la testa scoppiarle per le troppe informazioni.

“I dalek però non hanno previsto una cosa” la guardò e disse “che c'è ancora una parte umana in te. E utilizzare simili poteri su un essere umano è....”

“Impossibile” concluse Rose. Sorrisero al pensiero delle tante volte in cui Rose aveva detto impossibile. Ma i loro sorrisi scomparvero con la stessa velocità con cui erano comparsi.

“Per questo sei svenuta. Sei umana alla fine dei conti e utilizzando poteri, che solo un Dio sopporterebbe, porta il cervello in sovraccarico. Come quando riempi la memoria di un computer. Il sangue dalek aiuta a utilizzare i poteri però” spiegò serio rigirandosi i pollici con estrema morbosità.

“Ciò che mi manda in bestia è il fatto che tu ti sia posta tra me e il laser. E' stato stupido e incosciente!saresti potuta morire! Per chi poi? Per me..” era arrabbiato e quando le sue labbra pronunciarono le parole 'per me' Rose sentì una nota acida e sprezzante. Come se odiasse dire 'per me'.

Gli occhi della ragazza si appannarono per la tale durezza con cui aveva detto quelle cose.

“Hai ragione!” sbraitò arrabbiata alzandosi dalla panchina. Il Dottore la guardò sorpreso di tale reazione “E' tutta colpa tua! I dalek mi hanno fatto questo perché conoscevo te e io ti odio! Odio questa situazione. Odio non ricordarmi nessun momento passato con te” pianse, tanto. Non pianto da bambina capricciosa, ma pianto ti rabbia e di stress. Lui si prese tutte le colpe ma si alzò.

Lei d'istinto lo abbracciò bagnandogli la giacca. “Ho ucciso, Dottore io ho..”

“Shhh” fece lui stringendola forte e accarezzandole la chioma bionda.

“Mi dispiace per prima. Non volevo dire quelle cose. Tu non centri nulla” ma lui non la pensava così. Rimasero in quella posizione per molti minuti finché lei non si calmò e si sciolse dal lungo abbraccio. Si asciugò gli occhi e sorrise.

“Va meglio?” chiese lui sorridendo rassicurante.

Lei annuì.

“E' normale avere un crollo di nervi. Con quello che hai passato” lei sorrise inviandogli con lo sguardo una scusa silenziosa.

Cercò di alleggerire l'atmosfera tragica guardandosi scettica il vestito e dicendo “Mia madre mi picchierà” risero al pensiero di Jackie. Il vestito era sporco di polvere e bruciacchiato ai bordi. La bretellina sinistra aveva ceduto e le scendeva sulla spalla.

“Dovremo andare” disse lui.

“Dove?” chiese lei aggrottando la fronte.

“E' il tuo compleanno! Se non sbaglio c'è una festa” rispose con aria giocosa e enfatizzata.

“Ma se ne sono andati tutti” lui non la sentì. Le prese la mano e la trascinò dentro il locale vuoto come una chiesa dopo la funzione domenicale. I palloncini bianchi e blu scuro erano sparsi ovunque. Le decorazioni smantellate e cadenti. E Jackie era insieme a Pete seduta ad un angolo. Alzò lo sguardo e quando vide Rose le corse incontro Pete al seguito. Rose li raggiunse correndo e si abbracciarono. Come in quei film mielosi dove tutta la famiglia si abbraccia per ore. Il Dottore sorrise commosso vedendo quella piccola famiglia abbracciarsi con amore. Jackie, ancora abbracciata a Rose e Pete, aprì gli occhi e con la mano invitò il Dottore a unirsi “Vieni qui stupido alieno” bofonchiò.

Lui dapprima insicuro si avvicinò a loro e si unì all'abbraccio di gruppo. Aveva sempre provato un certo affetto per quella famiglia. Ne conosceva parecchie di famiglie ma quella rientrava in quelle speciali, quelle che ti scaldano il cuore al sol pensiero. Jackie era quello che era, ma quando si trattava di Rose avrebbe smosso mari e monti per raggiungerla.

“Il vestito!” mise le mani a coppa sulla bocca mentre gli occhi sgranati percorrevano ogni disastro fatto a quel vestito. Rose e il Dottore risero.

“Oh andiamo, dov'è la festa?” chiese il Dottore guardandosi intorno.

“Se ne sono tutti andati. Dopo che quel coso se ne andato con te ho dovuto calmare gli animi e gli ho spediti a casa” gli informò Jackie.

Il Dottore fece una smorfia. “Peccato..Beh” cacciò dal taschino il cacciavite sonico e puntandolo sullo stereo in alto. Quello fece partire della musica ritmata.

“Che la festa continui” disse lui ad alta voce invitando Jackie e Pete a ballare per fatti propri. Lasciarono il Dottore e Rose da soli. Lei guardava incuriosita quell'aggeggio dalla punta verde luminosa.

“Cacciavite sonico” l'informò lui sorridendo con orgoglio mentre le mostrava l'arnese.

“Hai anche una chiave inglese sonica?” scherzò lei ma lui prese la domanda sul serio.

“Certo che no! Non sono mica un signore dei sogni” rispose lui offeso.

“Scommetto che sono simpatici” commentò lei subito dopo con sarcasmo.

“Ti annoierebbero. Sono dei fanatici” fece una smorfia schifata.

“E tu no?” scherzò lei con tono di sfida e mettendo la lingua tra i due denti come era solita a fare.

Lui notò quel particolare e fece una faccia strana, a parer di Rose “Che c'è?” chiese lei ancora felice di vederlo lì con lei sano e salvo.

“Mi sei mancata” rispose lui senza darle il tempo di rispondere poiché lui iniziò a ballare in modo ridicolo che fece ridere a crepa pelle Rose. “E questo che cos'è, signore del tempo?” chiese lei in preda agli spasmi per le risate. Lui poi prese la sua mano e iniziò a ballare con lei. La fece girare e ballare sul posto a ritmo. Poi le fece fare un casché.

Passarono le ultime due ore così. A ballare e finire di festeggiare quello che era iniziato come un compleanno orribile. Lui si sentiva in colpa per quello e fece in modo che la fine fosse migliore dell'inizio. Voleva sdebitarsi. Quando uscirono dal locale Jackie, Pete e Rose accompagnarono il Dottore al suo TARDIS che aveva lasciato un paio di metri più avanti.

Rimasero fermi davanti al TARDIS con il cuore di Rose che martellava come non mai e la paura di Pete e Jackie farsi sempre più reale.

“Niente male come compleanno, sul serio” commentò il Dottore con sorriso sghembo.

“I dalek sono stata la parte migliore” disse Rose sarcastica. Jackie non capiva come facessero a scherzare su certe cose, ma la verità era che quella era l'unica alternativa per sopravvivere in certi momenti. O riderci sopra o impazzire. Il Dottore aveva adottato la prima alternativa e Rose stava per imparare la stessa cosa.

“Perciò cosa succede adesso? Rimarrà sempre così?” chiese Jackie con tono grave.

“Per il momento si. Solo il tempo potrà dircelo. I dalek se ne sono andati ma ritorneranno e allora saremo pronti ma prima riuscirò a trovare un antidoto” Rose sentì un pugno nello stomaco. Si sentiva malata, o almeno quello pensavano loro di lei. E anche lei lo pensava. Ma dirlo ad alta voce era diverso. “Fino ad allora che farò?” chiese Rose. Non voleva passare altri mesi, anni ad aspettare il suo aiuto. Anzi, non voleva il suo aiuto. Voleva cavarsela da sola ma con qualcuno a suo fianco, non davanti.

“Potresti venire con me” propose lui con tono giocoso.

“So che hai detto che non vuoi rimanere troppo coinvolta ma ormai ci sei dentro fino alla gola” continuò lui e lei rimase un po' interdetta. Stava per urlargli di si, che veniva, ma sua madre la precedette.

“Oh no. Non di nuovo”

“Mamma..” si girò verso la mamma che aveva il volto colmo di preoccupazione.

“No Rose, ti ho persa una volta. Non accadrò ancora. La vita con il Dottore è un'eterna lotta contro la vita. Non posso riperderti.” le accarezzò il volto come se fosse un cristallo fragile. Rose sentì il peso degli sguardi addosso.

“E' una mia scelta mamma. Starò bene e questo non significa che sarà tutta una passeggiata ma...che cosa lo è? Voglio dire, non c'è nulla di sicuro, da nessuna parte! Devo ricordarmi cosa si prova a vivere quelle avventure e prometto che tornerò ogni volta che ne avrai bisogno”

“Ne ho bisogno ora” ma Rose era decisa. Il Dottore non riuscì a guardare Jackie per quanto senso di colpa aveva. Entrò nel TARDIS mentre Rose baciò la madre e il padre e entrò a sua volta.

Prima che la porta si chiuse Jackie urlò “Riportamela viva!”

Rose percorse quella stanza con trepidazione mentre il Dottore, vicino la console, chiese.

“Sei pronta?”

 

 

NOTA AUTORE : i'm sorry, i'm so sorry -cit.doctor

scusate l'assenza ma è stata una settimana infernale e non sono riuscita a scrivere uno straccio di niente. Spero che questo capitolo lungo vi abbia soddisfatto perché ho docuto apportarci parecchi cambiamenti. In questo capitolo scopriamo meglio ciò che è successo a Rose e dei suoi poteri ma prima di tutto – non voglio che pensiate 'oh i poteri, adesso diventa una super-eroina” - la verità è che sarà tutto il contrario. La vedremo combattiva e avvolte fragile ma come dice il Dottore:è umana e usarli richiede uno sforzo impressionante.

L'altra sera ho addirittura pensato di continuare con una decima e undicesima serie sempre create da me. Finché vorrete io continuerò a pubblicare capitoli. Per la scena del ballo mi sono ispirata al ballo nel TARDIS con Rose e nine e come canzone mi era venuta in mente FALL INTO PLACE degli APARTMENT ascoltatela!

Ringrazio di cuore chi ha messo la storia tra le seguite\preferite\ricordate e invito a recensire. Anche due parole, giusto per sapere se vi piace e se vale la pena continuare.

Alla prossima con un guest star speciale (pubblicherò tra venerdì e sabato, se non prima)

 

 

TUMBLR – hibrokensoul.com

YOUTUBE – viola g. (faccio video anche su dw)

  
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