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Autore: Eleanor Tommo    11/05/2014    1 recensioni
Karen,una ragazza italiana,frequenta il terzo anno di liceo. Lei è un'artista e la sua passione è dipingere.
Karen ha solo un punto debole:l'inglese.
Non è davvero il suo forte. La madre deciderà di affidarle un "tutore" per farle ripetizioni di inglese.
Lui è Michael Holbrook Penniman:un ragazzo alto e magro dai capelli sbarazzini,di origine libanese.
Col tempo karen si accorgerà di non essere attratta solo dalle sue lezioni e dal suo modo di spiegare,e inizierà a porsi delle domande.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3.
Passarono alcuni giorni e i miei risultati scolastici erano sempre gli stessi. Anche la media di inglese non era affatto cambiata.
Non ero troppo preoccupata,in quanto ormai mi ero rassegnata al fatto che sarei dovuta stare tutta l'estate con la testa piegata sui libri.
Quel giorno era al quanto malinconico per me: pioveva ormai da molte ore e la noia mi assaliva di continuo.
Ero sommersa completamente dai miei pensieri,con le cuffie nelle orecchie e il volume della musica al massimo.
 Avrei voluto andarmene lontano da tutti e da tutto lasciando alle spalle tutti i brutti pensieri e le preoccupazioni che mi turbavano.
 Quel giorno mia madre mi prese da parte e mi parlò a lungo.
Parlammo del mio andamento scolastico: mi spiegò che sarebbe  stato meglio studiare con qualcuno che oltre ad essere un bravo insegnante,fosse carino e simpatico. Mi disse di essere molto preoccupata: Non passavo quasi mai il tempo con i miei amici ed ero sempre rinchiusa in camera ad ascoltare la musica, circondata dai poster dei miei idoli.
Voleva che io parlassi con qualcuno,che mi sfogassi con qualcuno di diverso,di nuovo,magari un pò più grande di me ma che comunque potesse capire ciò che stavo passando.
Voleva vedermi felice come un tempo e mi fece capire che la prima cosa per esserlo era studiare con un metodo accogliente.
Arrivò al dunque.
Mi disse di aver chiamato un insegnante di inglese che sarebbe venuto una volta alla settimana fino alla fine dell'anno scolastico.
Mi disse anche che lei non lo conosceva, ma dalla descrizione degli altri sembrava un uomo vivace ma serio quando serviva. Uno che non metteva soggezione e spronava i ragazzi mettendoli completamente a loro agio. Cercò di farmelo sembrare un amico.
Per l'ennesima volta non ero d'accordo: non avrei mai voluto un insegnante di sostegno per il semplice fatto che mi sembrava una cosa stupida.
Non sarei mai riuscita a legare bene con qualcuno che nemmeno conoscevo, e naturalmente non gli avrei mai spifferato i miei segreti.
Non lo volevo. Discutemmo per circa mezz'ora quando,senza più voglia di ribattere,me ne andai a letto.

Quella notte facevo sogni dietro sogni.
Il sogno che mi restò impresso era quello del ragazzo che mi ero immaginata poco tempo prima.
Sognai di essere con lui e di parlargli di tutti i miei problemi. Lui annuiva e ogni tanto mi accarezzava.
Rividi quegli occhi verdi nocciola e mi ci immersi di nuovo dentro come la prima volta. Sognai ancora le sue mani morbide come il velluto e la sua bellissima bocca; il suo corpo snello e le sue lunghe gambe.
Finalmente vidi anche la sua altezza:era così alto che poteva sfiorare il cielo con un dito e staccarne un pezzo sempre con le sue maniere delicate.
Sognai anche la sua risata,ma non la sua voce.
Era  sempre muto, sempre pronto ad ascoltare gli altri ma mai a parlare di se stesso,come se la cosa gli desse fastidio.
Gli dicevo di parlare; volevo sentire la sua voce ma lui si copriva il volto facendosi serio.
Non aveva un nome:io lo chiamavo sempre Prince. Lui era il mio principe,ma non un principe azzurro,un principe dai mille colori.
Prince era diverso. Per diverso non si intende stupido o privo di fantasia, si intende Speciale.
A lui piaceva stare solo a fare musica e scrivere,ma non scriveva con la penna: prince scriveva con il respiro e teneva il tempo con le mani.
Era un sognatore: Voleva fare grandi cose tra cui isolarsi con una barca in mezzo al mondo e vivere solo di sogni.
Prince dipingeva il tramonto e l'alba: gli piacevano i colori intensi e pieni di emozioni.
 Dipingeva anche la pioggia e il vento ma non usava il pennello: Lui usava le grida.
Quello era  il modo in cui si sfogava e ad ogni urlo che gettava,che fosse di dolore o di gioia,colorava il mondo.
Non aveva amici,se li creava: gli bastava chiudere gli occhi e pensare ad un nome per ogni sua creatura.
Non aveva i genitori: chiedeva agli angeli di coprirlo quando avesse sentito freddo, di baciarlo quando avesse avuto un vuoto e di cullarlo con il rumore del mare prima che si addormentasse.
Non aveva nemmeno l'amore: lui non sapeva cosa volesse dire quella parola,la chiamava semplicemente "pazzia".
  
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