La gente, la gente. Le parole
non dette che fanno più male di quelle dette. La gente
ipocrita e bastarda. La gente che le parole neanche sa cosa sono. La gente che
la bocca la usa solo per passare il tempo. La gente che le cose le fa solo per
apparire. Che vuole fare pietà, ma pietà a chi? La
gente che sembra fare di tutto per complicarti le cose. Che non aspetta altro
che fare il contrario di quello che chiedi. Anche se quello non è poi tanto.
Solo un po’ di rispetto. Oh santo cielo, solo un po’ di rispetto. Non è poi
tanto non vi sembra. Solo un po’ di rispetto e comprensione. Che tu che sei
stanco e hai tanto da fare, tu che hai le tempie che pulsano e gli occhi che bruciano ma ancora tante pagine da studiare non puoi avere
un pochino di silenzio. Non è poi chiedere tanto, solo un pochino di silenzio.
Ah il silenzio! Che grande cosa! E invece le parole della
scienze, le righe nere su foglio bianco, si perdono nel mare delle
sciocche telenovele, trattate come se fossero la cosa più importante, come se
da queste dipendesse la nostra vita. Che vita...Ma il silenzio? Il suono del
silenzio. Quel meraviglioso nulla dove si perdono le parole. Quel nulla senza
confini. Quel nulla che non impone nulla. Quel nulla che libera la mente. Quel
nulla dal quale può nascere qualcosa. Qualcosa di costruttivo. Con fondamenta
solide. Qualcosa che non possa sprofondare nell’abisso delle sciocchezze della
televisione. Chissà se quel qualcosa esiste ancora. Ma il rispetto dov’è? Perso
nel mare dell’idiozia umana. Oddio quanto odio l’ipocrisia. Quanto odio quelli
che impongono le loro idee. Quelli che giocano con la vita delle persone così
come se giocassero una partita di calcio. Quanto odio questa società guidata
solo dagli interessi personali. Dove non c’è nulla di vero. Dove tutto è falso,
falso, falso e marcio fino alle radici. Dove non si fa nulla per niente. Dove
si sorride prima di pugnalare alla schiena l’amico di turno. Dove l’unico scopo
è davvero quello di poter arrivare a fine giornata, a
fine mese, a fine anno, all’inizio dell’anno, a fine mese, a fine giornata, a
fine…Fine di cosa? Fine della vita…e poi? Poi nulla. E allora che importa del
tuo silenzio, che importa della tua scienza se l’unico scopo è arrivare alla
fine. Tanto meglio morire con il cervello spappolato da quegli odiosi reality televisivi, da quei manichini tutti belli e carini
che fanno i vip di turno. Tanto meglio adattarsi alla cultura moderna che più
che cultura è una coltura di scempiaggini. Ma no… in fondo tanto meglio
tornarsene a letto. Tanto meglio fare finta di niente e voltare le spalle alla
realtà. Così come hai fatto ieri, così come l’altro ieri, così come hai fatto
tutta la vita. Così come continuerai a fare. Perché è l’unico modo per
sopravvivere. O ti adatti e ti fai travolgere dalle onde. O chiudi gli occhi e
fingi di non vedere gli iceberg sperando di riuscire a scansarti. O per lo meno
spera di avere una scialuppa di salvataggio se l’inevitabile alla fine deve
accadere. Se alla fine deve accadere…Per il momento io mi aggrappo a queste
parole, a questo silenzio centellinato, a qualche sprazzo di poesia nascosto in
un tovagliolo di cielo, in una nuvola dalle forme strane, negli occhi innocenti
di un cane. Un cane che sa guardarti come se tu fossi la cosa più importante e
ha gli occhi dolci e muove la coda. Ci vuole così poco in fondo a dire ti
voglio bene. Basta un piccolo movimento della coda. E puoi stare certo che
quello è davvero amore.