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Autore: Chaosreborn_the_Sad    27/07/2008    1 recensioni
Song-fic sulle note di de Gregori. Un ragazzo ripensa ad un passo fatto mesi prima, senza rimpiangerlo, dopotutto.
Genere: Romantico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Semplicemente

Song-fic senza pretese. La canzone è Rimmel, di Francesco de Gregori. Buona lettura.

 

Semplicemente

I due ragazzi erano silenti. Una tiepida sera d’aprile.
Egli cominciò a parlarle. Le chiedeva di fatti avvenuti un mese prima, quando lei era a Castelnuovo ne’ Monti, per il musical della scuola.
Ad un certo punto, ella parve bloccarsi.
“Sì, ” cominciò, esitando, “sei venuto fuori anche te, nei discorsi”.
“In che discorsi?” chiese egli, imperturbabile. Sapeva già come sarebbe andata a finire tutta quella storia. Ma non gl’importava.
Era ora di trarre il dado.
“Beh… Federica m’aveva detto qualcosa, ma non so quanto sia vero” continuò la ragazza, i suoi occhi fissi su di lui. Quanto se n’era perso, si chiese. Acquamarina. Non c’erano altri aggettivi per definirli. In una foto, posteriore a quell’evento, sarebbero stati anch’essi smeraldini, ma tramite un gioco di lenti e luci. Quel verde tendente all’azzurro -o azzurro tendente al verde- era riuscito ad identificarlo solo con “acquamarina”.
Sempre guardandola negl’occhi, prese un respiro e l’interruppe.
“Nicoletta, semplicemente, io ti amo”. O in quel momento, o mai.
La fanciulla rimase interdetta. Forse s’aspettava qualcosa di simile. Ma non qualcosa di così diretto e profondo allo stesso momento.
“Per… io ti voglio un bene dell’anima, ma…” cominciò a dire ella.
Continuò Per, il ragazzo, per lei. Dopotutto, quella scena se l’era già immaginata quando aveva scoperto che ella sapeva qualcosa.
“Ma mi vedi come un amico, giusto?” disse.
Ella sospirò. I lisci capelli castani le ricaddero in parte sul viso. Li aveva piastrati, quella sera. La preferiva riccia, pensò il ragazzo, ma restava comunque bella.
“Sì”.
Passarono altri cinque minuti, i due, fuori del Terrazza-Mare di Barcola, a promettersi a vicenda che sarebbero comunque rimasti amici come già erano stati. Il mare calmo, accanto a loro, li ascoltava, silenzioso anch’esso.
“Io inizio ad aver freddo” disse, poi, Nicoletta.
“Andrò dentro”. Rivolse un sorriso al ragazzo, che ricambiò.
Per rimase fuori qualche altro minuto, per poi rientrare anche lui nel locale.

***

Sospirò.
Era l’ennesima volta che ripensava a Lei. Sì, con la maiuscola.
Ma, a differenza d’altre volte, era solo vaga, la malinconia, in quel momento.
L’iPod in casuale gli propose una canzone. Ed egli ascoltò.

E qualcosa rimane…
Che cosa? Frammenti. Tanti Frammenti.
Tra le pagine chiare e
Le pagine scure…
Tra quelle non ancora scritte. E quelle riempite di glifi, lettere, linee e quant’altro. E spesso c’entra, una lei. Anche quando non so chi ella sia.
E cancello il tuo nome dalla mia facciata…
Non sarebbe necessario. Il Tuo nome non l’ho quasi mai scritto. Senhal dopo senhal.
E confondo i miei alibi e le tue ragioni…
I miei alibi e le tue ragioni.

Ma servon alibi? Servon ragioni?
Mah… pensandoci sinceramente, no.
Non si giustifica l’Amore. Non ce n’è bisogno.
Chi mi ha fatto le carte
Mi ha chiamato vincente…
Vincente. Da un certo punto di vista, forse.
Ma uno zingaro è un trucco.
Tutto è un trucco, in fin dei conti. Tutto e niente. Sempre e mai.
Dipende tutto dalle proprie percezioni.
È un futuro invadente.
Decisamente invadente. Specialmente se non hai idea su che cosa verterà.
Fossi stato un po’ più giovane…
Avrei avuto un po’ più tempo per pensare.
L’avrei distrutto con la fantasia…
L’avrei stracciato… con la Fantasia…
La Fantasia. Quella folle, comandata da Francesca.
Kyle e Maeve fuori del Giglio, ad esempio.
O Helena, sempre con lo stesso di cui sopra, nei dintorni di Bonn.
Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo…
Io non le attendo più al mio, oramai.
La mia faccia… sovrapporla a quella di chissà chi altro…
Anche perché, bella come sei, sicuramente troverai qualcun altro che t’amerà.
Magari ardendo di più, o magari ardendo di meno.
Ho ancora i tuoi quattro assi…
Tutti i frammenti accumulati, già citati.
Bada bene, di un colore solo.
Non penso serva specificarne il seme.
Tanto, anche quello, dipende dal tuo punto di vista, o dal mio, Salerosa .
Li puoi nascondere…
E far finta che nulla sia mai accaduto.
O giocare come vuoi.
L’ho ripetuto all’infinito. Certe scelte stanno solo a te prenderle.
O farli rimanere buoni amici, come noi.
Che sia stata questa la tua scelta? Così parrebbe.
Santa voglia di Vivere…
Tantissima. Null’altro da aggiungere.
E dolce Venere, di Rimmel…
Nonostante io non n’abbia mai visto tanto, sui tuoi occhi, una “Dolce Venere” la sei comunque.
Come quando fuori pioveva, e tu mi domandavi…
Pioveva. Ma tu ed io non abbiamo “Giorni di Pioggia” memorabili.
L’unica piovosa memoria è vagando per la città, cercando il posto per una festa. Quella festa.
Se avevo ancora quella foto…
Quella foto. Smeraldini. Tra luci, lenti e contrasti.
In cui tu sorridevi e non guardavi.
In cui tu guardavi. Ma il tuo sorriso era nascosto.
Ed il vento passava.
La Bora, onnipresente. Di giorni ventosi, invece, ce ne sono stati molti.
Sul tuo collo di pelliccia…
Allergica alla lana e perennemente freddolosa.
E sulla tua persona…
E sulle tue perennemente fredde mani. Ed infatti, i guanti a Maggio te l’abbiamo regalati comunque.
E quando io, senza capire, ho detto sì…
Sì ad una decisione. Una buona decisione, dopotutto.
Hai detto è tutto quel che hai di me…
È tutto quel che ho… di te…

E siam rimasti buoni amici. E ciò che ho di te, mi basta, in fin dei conti. Sarebbe potuta andare peggio.
“Senza l’onere di tali parole” perciò, andiamo avanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piccola nota d'autore finale. Il tutto è autobiografico. 

 

 

 

 

  
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