Song-fic senza pretese. La canzone è Rimmel, di Francesco de Gregori. Buona lettura.
Semplicemente
I due ragazzi erano silenti. Una tiepida sera
d’aprile.
Egli cominciò a parlarle. Le chiedeva di fatti avvenuti un mese
prima, quando lei era a Castelnuovo ne’ Monti, per il musical della
scuola.
Ad un certo punto, ella parve bloccarsi.
“Sì, ” cominciò,
esitando, “sei venuto fuori anche te, nei discorsi”.
“In che discorsi?”
chiese egli, imperturbabile. Sapeva già come sarebbe andata a finire tutta
quella storia. Ma non gl’importava.
Era ora di trarre il dado.
“Beh…
Federica m’aveva detto qualcosa, ma non so quanto sia vero” continuò la ragazza,
i suoi occhi fissi su di lui. Quanto se n’era perso, si chiese. Acquamarina. Non
c’erano altri aggettivi per definirli. In una foto, posteriore a quell’evento,
sarebbero stati anch’essi smeraldini, ma tramite un gioco di lenti e luci. Quel
verde tendente all’azzurro -o azzurro tendente al verde- era riuscito ad
identificarlo solo con “acquamarina”.
Sempre guardandola negl’occhi, prese un
respiro e l’interruppe.
“Nicoletta, semplicemente, io ti amo”. O in quel
momento, o mai.
La fanciulla rimase interdetta. Forse s’aspettava qualcosa di
simile. Ma non qualcosa di così diretto e profondo allo stesso momento.
“Per…
io ti voglio un bene dell’anima, ma…” cominciò a dire ella.
Continuò Per, il
ragazzo, per lei. Dopotutto, quella scena se l’era già immaginata quando aveva
scoperto che ella sapeva qualcosa.
“Ma mi vedi come un amico, giusto?”
disse.
Ella sospirò. I lisci capelli castani le ricaddero in parte sul viso.
Li aveva piastrati, quella sera. La preferiva riccia, pensò il ragazzo, ma
restava comunque bella.
“Sì”.
Passarono altri cinque minuti, i due, fuori
del Terrazza-Mare di Barcola, a promettersi a vicenda che sarebbero comunque
rimasti amici come già erano stati. Il mare calmo, accanto a loro, li ascoltava,
silenzioso anch’esso.
“Io inizio ad aver freddo” disse, poi,
Nicoletta.
“Andrò dentro”. Rivolse un sorriso al ragazzo, che
ricambiò.
Per rimase fuori qualche altro minuto, per poi rientrare anche lui
nel locale.
***
Sospirò.
Era l’ennesima volta che ripensava a Lei. Sì, con la
maiuscola.
Ma, a differenza d’altre volte, era solo vaga, la
malinconia, in quel momento.
L’iPod in casuale gli propose una canzone. Ed egli
ascoltò.
E qualcosa rimane…
Che cosa? Frammenti.
Tanti Frammenti.
Tra le pagine chiare e
Le pagine scure…
Tra
quelle non ancora scritte. E quelle riempite di glifi, lettere, linee e
quant’altro. E spesso c’entra, una lei. Anche quando non so chi ella
sia.
E cancello il tuo nome dalla mia facciata…
Non sarebbe
necessario. Il Tuo nome non l’ho quasi mai scritto. Senhal dopo senhal.
E
confondo i miei alibi e le tue ragioni…
I miei alibi e le tue
ragioni.
Ma servon alibi? Servon ragioni?
Mah… pensandoci
sinceramente, no.
Non si giustifica l’Amore. Non ce n’è bisogno.
Chi
mi ha fatto le carte
Mi ha chiamato vincente…
Vincente. Da un certo
punto di vista, forse.
Ma uno zingaro è un trucco.
Tutto è un
trucco, in fin dei conti. Tutto e niente. Sempre e mai.
Dipende tutto dalle
proprie percezioni.
È un futuro invadente.
Decisamente invadente.
Specialmente se non hai idea su che cosa verterà.
Fossi stato un po’ più
giovane…
Avrei avuto un po’ più tempo per pensare.
L’avrei
distrutto con la fantasia…
L’avrei stracciato… con la Fantasia…
La
Fantasia. Quella folle, comandata da Francesca.
Kyle e Maeve fuori del
Giglio, ad esempio.
O Helena, sempre con lo stesso di cui sopra, nei dintorni
di Bonn.
Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo…
Io
non le attendo più al mio, oramai.
La mia faccia… sovrapporla a quella di
chissà chi altro…
Anche perché, bella come sei, sicuramente troverai qualcun
altro che t’amerà.
Magari ardendo di più, o magari ardendo di
meno.
Ho ancora i tuoi quattro assi…
Tutti i frammenti
accumulati, già citati.
Bada bene, di un colore solo.
Non penso serva
specificarne il seme.
Tanto, anche quello, dipende dal tuo punto di vista, o dal
mio, Salerosa
.
Li puoi nascondere…
E far finta che nulla sia mai
accaduto.
O giocare come vuoi.
L’ho ripetuto all’infinito. Certe scelte
stanno solo a te prenderle.
O farli rimanere buoni amici, come noi.
Che
sia stata questa la tua scelta? Così parrebbe.
Santa voglia di
Vivere…
Tantissima. Null’altro da aggiungere.
E dolce Venere, di
Rimmel…
Nonostante io non n’abbia mai visto tanto, sui tuoi occhi, una
“Dolce Venere” la sei comunque.
Come quando fuori pioveva, e tu
mi domandavi…
Pioveva. Ma tu ed io non abbiamo “Giorni di Pioggia”
memorabili.
L’unica piovosa memoria è vagando per la città, cercando
il posto per una festa. Quella festa.
Se avevo ancora quella
foto…
Quella foto. Smeraldini. Tra luci, lenti e contrasti.
In
cui tu sorridevi e non guardavi.
In cui tu guardavi. Ma il tuo sorriso
era nascosto.
Ed il vento passava.
La Bora, onnipresente. Di
giorni ventosi, invece, ce ne sono stati molti.
Sul tuo collo di
pelliccia…
Allergica alla lana e perennemente freddolosa.
E sulla
tua persona…
E sulle tue perennemente fredde mani. Ed infatti, i guanti
a Maggio te l’abbiamo regalati comunque.
E quando io, senza capire, ho
detto sì…
Sì ad una decisione. Una buona decisione,
dopotutto.
Hai detto è tutto quel che hai di me…
È tutto quel che ho…
di te…
E siam rimasti buoni amici. E ciò che ho di te, mi basta, in fin
dei conti. Sarebbe potuta andare peggio.
“Senza l’onere di tali parole”
perciò, andiamo avanti.
Piccola nota d'autore finale. Il tutto è autobiografico.