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Autore: ringostarrismybeatle    12/05/2014    3 recensioni
"Odio il sole.
Odio il mattino.
Odio quei raggi che raggiungono i miei occhi e mi costringono a svegliarmi.
Odio qualsiasi cosa possa portarmi di nuovo lontano da lui."
[Raccolta di OS sulla base delle citazioni del contest organizzato da Two of us, "Tell me what you write"]
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Devil In His Heart                                                                                                         "Non è forse vero che l'attesa del piacere è essa stessa il piacere?" (Oscar Wilde)



Finalmente. Il momento che per tutto il giorno aspetto.

Quel momento che può rendermi felice, quello che può farmi sentire appagato come non mai. Lo attendo con ansia, quasi come se non riuscissi a pensare ad altro. Lo attendo con il cuore a mille, con le mani che fremono e non riescono a mantenere la chitarra.

Lo attendo come se la mia vita dipendesse da questo.

Il momento in cui io e Paul dobbiamo andare a dormire.

Sembrerà strano, sì, ma è il momento più bello della giornata. No, non sono un sentimentale. So che è bello dormire abbracciati tra le coperte, so che è bello riscaldare il suo corpo con il mio, ma c’è un altro motivo per cui adoro questo momento.

Basta osservare questa scena. Io, disteso sul letto, con indosso una camicia totalmente aperta ed un paio di pantaloni, appartenenti al mio pigiama. E lui, in piedi davanti al letto matrimoniale, pronto per spogliarsi e raggiungermi qui.

Già, per spogliarsi, avete capito bene. Perché io adoro vedere Paul che lentamente si concentra su di me, con quegli occhi che sanno cosa sia la dolcezza, ma allo stesso modo riescono ad accendere in me un desiderio ineguagliabile, portando le mani fino al proprio corpo e rivelandomi cosa ci sia sotto i suoi vestiti. Come se fosse la prima volta.

Lo vedo, anche adesso, così sensuale. Da qualche secondo si è sistemato lì, nello spazio tra il letto e l’armadio a specchio, con quel sorriso seducente che una volta apparteneva soltanto a me. E ora, mentre il suo sguardo si è concentrato sul mio, le sue dita stanno iniziando a muoversi. Ma non hanno ancora intenzione di raggiungere quegli indumenti che, se avessi potuto, avrei già strappato via.

“Da cosa vuoi che cominci, questa sera?”

Sento il mio corpo rabbrividire, mentre qualcosa all’interno dei miei pantaloni si muove già. Ha parlato nuovamente con quella voce, quella che riesce a farmi eccitare, senza neanche essere a contatto con lui.

Non può farlo. Non può guardarmi così, non può parlare in questo modo e non può fare ciò che sta facendo con le sue fottute mani. Ecco, ha appena raggiunto i suoi capelli. Li sta portando indietro, con una calma che io non sarei capace di mantenere, soprattutto in una situazione simile.

Da cosa voglio che cominci? Non so, è difficile pensare, quando si è in una situazione simile. Ma io devo rispondere, altrimenti quest’attesa continuerà a torturarmi.

“Dalla camicia.”

Giusto. Bravo John.

Conosco quel sorriso. Si sta rendendo conto che sono già troppo eccitato per resistere. Si capisce dal modo in cui ho pronunciato quelle due parole. Era come se stessi cercando di trattenere il mio corpo dal sollevarsi e prendere il suo, facendo ciò che desidero più di ogni altra cosa.

No. Devo resistere.

Quanta debolezza dimostrerei, avventandomi su di lui? Troppa. Insomma, già tante volte ho avuto bisogno di raggiungere il suo corpo, prima che il nostro gioco fosse terminato. Ora, devo solo pensare a godermi lo spettacolo.

Eccolo, sta finalmente raggiungendo i bottoni della sua camicia celeste. Adoro quelle mani. Il modo in cui accarezzano quel petto ancora coperto, il modo in cui si muovono fino ad arrivare al centro dell’indumento.

E adoro vedere Paul che, senza fretta, fa scattare ogni bottone. Sa farlo in un modo tutto suo, un modo che di certo non mi aiuta. Ma soprattutto, lo fa tenendo quei dannati occhi su di me. Mi osserva, mi tiene bloccato al mio posto, mentre i miei indumenti diventano improvvisamente troppo stretti.

C’è il diavolo, nei suoi occhi. Lo vedo, lo sento su di me, ogni istante in cui stringo quel corpo al mio. Sento il suo calore, il calore dell’inferno e delle fiamme che mi avvolgono, ogni volta in cui afferro i suoi capelli e lo attiro a me.

E mentre la camicia si spalanca davanti ai miei occhi e scivola giù lungo le sue braccia, mi rendo conto che vorrei già vederlo qui, tra le lenzuola, insieme a me. Ma il suo stupido sorriso è ancora lì, così invitante, così sciocco, così.. Perfetto.

“Siamo già caldi, Johnny?”

Cosa? Cazzo, direi che se n’è accorto. Insomma, si vede lontano un miglio, con questo stupido pigiama. È come non indossare nulla, in questo momento.

“Oh, stai tranquillo, piccolo, dolce ed indifeso Lennon. Tra poco sarà tutto finito.”

Osa anche prendermi in giro, in un momento simile? Non capisce in che condizioni sono, vero? Non se ne rende conto da solo? Un altro secondo così e potrei tranquillamente impazzire.

“In fondo puoi ancora aspettare, non è vero?”

No, non posso aspettare. Non posso più attendere un altro singolo istante. E lui non può permettersi di indugiare così. Soprattutto nel modo che sta utilizzando ora. Con un dito in bocca, che prima passa tra i denti e poi scivola su quelle labbra così morbide che io amo sentire su di me.

Non posso farcela. Non posso lasciargli fare questo.

“In fondo, l’attesa è così dolce, John.”

Dannato. Cosa può essere, se non un dannato? Nessuno potrebbe mai essere così crudele, davanti ad un bisogno simile. Ma lui sì. Vuole farmi soffrire, vuole che mi controlli anche in una situazione del genere. Ma sa benissimo che non resisterò ancora a lungo. Soprattutto adesso, mentre la sua mano sta scivolando dal petto su tutto lo stomaco, seguendo quella linea perfetta che lo porterà..

Sui suoi pantaloni.

Diamine, finalmente. Ora mi sento un po’ più leggero, mentre lo vedo giocare con quei bottoni. Non che abbia deciso di sbrigarsi, ovviamente. Quando Paul sceglie di iniziare un gioco, nessuno può fargli cambiare idea. Solo se ora mi alzassi e decidessi di farla finita, la nostra sfida terminerebbe. Ma io perderei. E io non voglio perdere. Mai.

Quattro bottoni. Quattro maledetti bottoni, e anche quella barriera sparirà. Non pensare, John. Altrimenti non ci sarà un metodo per trattenerti su questo letto.

“Non è bello attendere, amore? Non è bello fremere di desiderio?”

Toglili, santo Dio. Ne mancano due, soltanto due. Credo che in questo momento, soltanto parlando, potrei mandare a puttane tutto il lavoro fatto finora. Fottuto Paul.

“Non è bello guardarmi da lì, e pensare a quando potrai possedermi?”

Ecco, ce l’ha fatta. Lo vedo, vedo il tessuto dei suoi boxer spuntare da lì, finalmente.

Lo osservo mentre fa scendere con delicatezza quei pantaloni lungo le proprie gambe, così perfettamente dritte, lunghe e quasi interminabili. Quelle gambe che adoro percorrere con le dita, con la bocca, con il naso, nel tentativo di lasciare impresso su di me il suo odore, il suo sapore. Lui.

Si abbassa per sfilare del tutto quell’indumento, e il suo fondoschiena, ancora in parte coperto, si riflette sullo specchio dell’armadio. Mi fa impazzire, come lo fece la prima volta.

“Non ti rende forse più felice, adesso, dopo tanta attesa, vedermi così?”

Annuisco, non posso non farlo. È questa sua voce.. Mi fa fare anche ciò che non voglio.

Vorrei dire che non ho bisogno di attendere per tutto questo tempo per accendermi davanti a lui.

Vorrei dire che, a questo punto, avrei già potuto terminare tutto, e invece devo ancora iniziare. Ma non posso. Perché lui è così dolce, così unico, così Paul.

Si avvicina, osservo tutto il suo corpo, ma credo che questa sera voglia regalarmi qualcosa in più. Lo capisco quando le sue mani tornano a sfiorare quella pelle chiara, ormai quasi del tutto rivelata, e si spostano sul bordo dei suoi boxer neri. Lo accarezzano, lo agganciano con debolezza, mentre le sue gambe giungono fino al bordo del letto sul quale sono sistemato.

“Non è forse vero, John, che l’attesa del piacere è essa stessa il piacere?”

Lo vedo, adesso. Vedo Paul per com’è veramente. Intrigante, magico, ma allo stesso tempo impaziente. L’attesa darà ad ogni cosa quel tocco in più, ma adesso ho imparato. Ho imparato a rispondere con gli stessi occhi, con lo stesso atteggiamento, con lo stesso desiderio.

E adesso, Paul è qui, senza niente più che la propria pelle. Come un angelo mandato solo per me.

Rabbrividisce, prima di avvicinarsi ancora di più.

Sospira, non appena si distende per raggiungere il mio corpo e lo avverte a contatto con il suo.

Chiude gli occhi, avvertendo le mie mani percorrere ogni centimetro della sua schiena e scendere giù, sempre più giù.

E in un secondo, si ritrova sotto di me, sotto il mio desiderio crescente, sotto il mio respiro già affannato, senza neanche dovermi muovere.

Sotto il mio sorriso, audace e consapevole del fatto che, tra poco, lui mi apparterrà di nuovo.

Come sempre.

Perché lui è mio. Mi appartiene, e forse non lo sa fino in fondo. Ma ovunque andrà, in qualsiasi momento, lui sarà soltanto mio.

“Sei pronto, amore?”

E come potrei dirgli di no, se me lo chiede in questo modo? Ormai lo so, nel cuore di questo angelo si è insediato il diavolo.

“Sono sempre pronto per te.”



Ciao a tutti :D Eccomi, sono tornata con l'aggiornamento della raccolta, e questa volta vi propongo qualcosa di un po' più scottante. Beh, la citazione dice tutto da sola, credo ;) Adoro Oscar Wilde, adoro le sue frasi e adoro il modo in cui riesce ad ispirarmi.

Avevo già scritto questa OS da un po' di giorni, ma avevo problemi di connessione e (fortunatamente per voi) non ho potuto aggiornare prima ;)

Spero che anche questa non sia troppo banale e che vi piaccia :) Almeno provo a rendere giustizia al grande Wilde :D

Grazie a tutti coloro che leggeranno, e grazie al mio Lui, sempre più ispirante e sempre presente per me :)

A presto!

Peace&Love,

ringostarrismybeatle
  
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