Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: GravityZero94    12/05/2014    2 recensioni
Sono passati anni dallo scontro con Z-ONE ed il mondo è finalmente tornato alla pace, Leo e Luna sono ormai due tranquilli studenti dell'Accademia Londinese dei Duelli. Un ragazzo dai capelli neri appare dal nulla, utilizzando carte mai viste e capaci di far rabbrividire i due giovani predestinati. Eppure Alphonse Harley è un ragazzo gentile ed educato, timido ed impacciato, con un cuore gentile ed un sorriso sincero. Cerca qualcosa, un deck svanito nel nulla, un intero mazzo di carte che nessuno sembra aver mai visto. Ma il dubbio principale è un'altro. Quanto durerà ancora questa pace? Nuove ombre si annidano nel mondo dei duelli. Sapranno i predestinati salvare il mondo un'altra volta? E cosa c'entra Alphonse in tutto questo?
Nuovi poteri si stanno per svegliarsi e stavolta il Drago Cremisi avrà bisogno di nuovi alleati per far trionfare la luce. Ma questi alleati saranno all'altezza del loro compito? Volete davvero saperlo? Allora, vi narrerò la loro storia...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rua/Leo, Ruka/Luna, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima che iniziate a leggere, vorrei fare alcuni appunti. Intanto vorrei ringraziare pubblicamente CyberFinalAvatar e playstation per i consigli che mi hanno dato e per avermi segnalato alcune mancanze. Grazie davvero, se non sapessi cosa sbaglio non potrei fare meglio. Per quanto riguarda il capitolo che state(immagino) per leggere, è il continuo della prima giornata di lezioni di Alphonse e cominceranno da questo capitolo i misteri che avvolgeranno(spero) la trama. Per il resto, buona lettura!
P.S. Nel testo vi è una carta reale di cui però non viene detto il nome, chi sarà capace di indovinarla?
 
 
La lezione di Filosofia era una delle più terribili armi messe in mano a quella casta di persone che rappresentava la cerchia alta della scuola, ovvero i professori. Non importava chi stava ad ascoltare, dai più disinteressati alla scuola(Leo) ai più studiosi(Luna) avevano tutti la stessa identica reazione. Sonno. E persone come Leo non si facevano troppi scrupoli a dormire sul banco, forti del fatto che le aule dell’Accademia fossero estremamente grandi e con un numero elevatissimo di studenti, un po’ come le aule universitarie, e quindi beccare una persona che si faceva i fatti suoi, specie se nei banchi centrali, fosse umanamente impossibile. Accanto al dormiente Leo, vi era ovviamente l’ormai dichiarato rivale Alphonse che, armato di un quadernetto e di un carboncino che disegnava in tutta tranquillità per cercare di non addormentarsi anche lui e recepire almeno un minimo della spiegazione. Accanto a lui vi era Luna che alternava la scrittura dei suoi appunti ad un paio di commenti con Elizabeth e Dexter che erano seduti accanto a lei. Con il novellino non aveva praticamente parlato poiché lui era troppo timido per attaccar bottone e lei troppo timida anche solo per guardarlo più del dovuto. E così entrambi non facevano altro che ignorarsi a vicenda, scagliandosi occhiatine di soppiatto sfuggenti ed indagatorie, come se cercassero di studiarsi prima di rivolgersi a vicenda la parola. La ragazza segnò altre cinque-sei righe di appunti prima che gli occhi cominciassero a chiudersi di nuovo. Tentò di trovare una nuova distrazione, guardando Elizabeth e Dexter che nel frattempo erano impegnati in un battibecco a causa di chissà quale battuta che la ragazza doveva aver fatto, e Luna sapeva benissimo che questi loro battibecchi potevano durare anche delle ore. Sbuffò e si voltò dall’altro lato, verso il novellino, osservando il foglio su cui stava abilmente passando il carboncino. Sul foglio erano disegnate le tre Divinità Polari, con Odino al centro, Thor a sinistra e Loki a destra, mentre la parte inferiore era incompleta e Alphonse vi stava disegnando qualcosa che era completamente differente dal resto del disegno. Luna cominciò a fissare il carboncino che, con movimenti misurati e ipnotici, andava tracciando piccole linee e sfumature che si intrecciavano, formando un disegno sempre più riconoscibile. Linea dopo linea, sfumatura dopo sfumatura, Luna riuscì a capire che si trattava di un duellante su una Duel Runner con un drago posizionato di spalle che affrontava le tre Divinità Polari. Dopo altri tratti ed altri disegni la scena rappresentata fu chiarissima a Luna, che sgranò gli occhi quando capì di che cosa si trattava. Il duellante misterioso, infatti, era riconoscibilissimo come Yusei, ed il drago alle sue spalle era Drago Stella Cadente, il campione fra i mostri del duellante del Satellite. La scena risaliva a quando, durante il WRGP, Yusei si era trovato a fronteggiare Harald del team Ragnarok con le sue tre Divinità Polari schierate sul terreno, armato del suo fido Drago Stella Cadente.
“E’ bellissimo” si lasciò sfuggire la ragazza, pentendosene subito dopo.
Alphonse ebbe un mezzo infarto, non avendo notato la ragazza che lo fissava poiché troppo concentrato sulla sua opera. Con un gesto rapidissimo richiuse il quadernetto e lo spostò verso Leo(che tanto continuava a dormire). Luna non capì il motivo di tale gesto e lo fissò perplessa per un secondo.
“Perché lo hai tolto? Se ti ho dato fastidio non lo guardo più, io…”
Al fece un cenno col capo, imbarazzato.
“Scusa Luna, non sono abituato a vedere gente veramente interessata ai miei disegni, solitamente finivano stropicciati o bruciati con tutto il quadernetto”
Luna si chiese in che razza di scuola andasse prima di entrare all’Accademia. Purtroppo nel modo di nascondere il quadernetto aveva colpito il braccio di Leo, svegliando il sonno leggero in cui era caduto.
“Che avete da ciarlare tutti e due, starei cercando di dormire” biascicò, ancora mezzo addormentato.  L’occhio gli cadde sul quadernetto sotto il suo naso e lo prese dalle mani di Alphonse, incuriosito. Alphonse provò a protestare, ma Leo aveva già aperto il quaderno e ne stava sfogliando le pagine guardando ammirato i disegni.
“Accidenti ma sono fantastici! Questo è Drago Polvere di Stelle! E questo è Drago Nova Rossa! Li hai fatti tu?”
Alphonse annuì, mentre la faccia gli si accendeva di un colore rossastro.
“Sei davvero bravo!” si complimentò Luna “Non so che scuola frequentassi prima ma i tuoi compagni non capivano assolutamente nulla di disegno”
Alphonse era sempre più imbarazzato dai complimenti ricevuti e lo si poteva notare dalla colorazione scarlatta che aveva assunto il suo volto in quel momento. Però era contento di ricevere quei complimenti, dopo tanto tempo passato a dover nascondere le sue opere era bello che qualcuno si complimentasse con lui.
“E questo drago? Questo sono sicuro di non conoscerlo”
Era un drago particolare, aveva una forma umanoide ed angelica. Vi era stata passata una sottile traccia di colore, ma dalle numerose correzioni e dai ripetuti appunti scritti sulle fiancate si poteva supporre che si trattasse di una semplice bozza, mentre la versione finale doveva essere da qualche altra parte. Leo si voltò verso Alphonse, in cerca di spiegazioni.
“Non è nulla” disse semplicemente, senza nemmeno provare a togliere il quaderno dalle mani del ragazzo dai capelli azzurri “Davvero, è una semplice bozza”
“Capisco” disse Leo.
“Però è davvero molto bello, sei davvero bravissimo” disse Luna.
“Sei un fan di Yusei?” chiese Leo, mentre continua va a sfogliare il quadernetto “Ci sono almeno una ventina di disegni qui dentro che rappresentano Yusei o i suoi mostri”
Alphonse annuì.
“E’ il mio mito. Un duellante che emerge dal nulla e riesce a salvare il mondo da una minaccia terribile, e dopo tutto questo continua a proteggere il mondo lavorando alla costruzione di Reattori Ener-D sempre più sicuri” sorrise allegramente “Credo che sia il mito di mezzo mondo”
Leo sorrise. In fondo Yusei era anche un po’ il suo mito.
“E’ vero, Yusei è veramente un mito” disse Luna, sorridente “Mi piacerebbe rivederlo prima o poi”
Leo annuì, piazzando poi un braccio intorno alle spalle di Alphonse.
“Così gli facciamo conoscere anche Al, sono sicuro che sarebbe davvero interessante vederli duellare”
Alphonse non fiatò. L’idea stessa di poter conoscere il suo mito lo faceva andare in brodo di giuggiole, l’idea di poterci duellare sarebbe stata la soddisfazione di una vita.
“Già, sono sicuro che sarebbe contento di conoscerti”
Bastò quell’ultima frase per far andare il cervello di Alphonse completamente in tilt, facendolo smettere di ragionare perché troppo preso ad immaginare un eventuale incontro e scontro con il suo mito.
 
 
Finita la lezione di Filosofia i cinque ragazzi uscirono dalla scuola, zaini in spalla, camminando insieme.
“Tu in che direzione vai?” chiese Leo ad Alphonse.
“Alla stazione più vicina, abito a Camdem Town” disse Alphonse, mentre si avvicinavano alla Duel Runner di Leo, parcheggiata subito fuori dal cancello dell’Accademia. In quel preciso istante Dexter staccò gli occhi dal giornale su cui era appiccicato da quando era finita l’ora, intento a leggere un articolo che sembrava interessante.
“Ehi, Leo, leggi qui!” disse, entusiasta.
Il ragazzo si fermò, posando il casco sul sellino della motocicletta e prendendo il giornale che gli stava porgendo Dexter, mentre Luna ed Elizabeth si avvicinavano per vedere anche loro che cosa aveva entusiasmato così tanto il ragazzo occhialuto. Il giornale era uno dei numerosi settimanali che parlavano di duelli e di novità sul gioco del Duel Monster e l’articolo faceva vedere una intervista ad Ivan M.Crawford, attuale capo della Illusion, la società che aveva dato vita al gioco più famoso del mondo e che continuava a sfornare nuove carte in continuazione. L’articolo parlava dei risultati di un concorso iniziato un paio di mesi prima, in cui sarebbe stato premiato con una ingente cifra in denaro(si parlava di circa duecentomila dollari americani) chi avesse creato la carta più bella e l’avesse inviata alla Illusion. La carta, poi, sarebbe stata ufficializzata e stampata in serie.
“E’ inglese il vincitore del concorso indetto da Ivan M. Crawford, che avrebbe premiato il creatore di carte più originale. << Mi ha davvero stupito quella carta >> rivela il presidente della Illusion << Specie dopo che ho conosciuto il suo creatore per portargli il premio. Figuratevi, era persino minorenne! >>. Non ci sono state date informazioni in più riguardo al misterioso ragazzo capace di impressionare Ivan M. Crawford, ma il presidente ha mostrato una serie di slide che mostravano la carta, un nuovo mostro Rituale. Nella pagina a fianco trovate sia la carta che la carta magia rituale allegata.”
Leo smise di leggere, cambiando immediatamente pagina per vedere la nuova carta, rimanendo un po’ sorpreso quando la vide. Era un drago dalle fattezze umanoidi e con le candide ali piumate, una specie di strano miscuglio fra un angelo ed un drago. I due gemelli si guardarono in faccia, riconoscendo immediatamente l’immagine stampata su quelle pagine.
“Alphonse, ma questo è lo stesso drago del tuo quaderno” commentò Leo, sorpreso, spostando lo sguardo al ragazzo che arrossì di botto.
“N-no ti sbagli” provò a ribattere, inutilmente.
“Ma dai, è proprio identico!” protestò Luna, indicando la carta “Come hai fatto a disegnarlo prima che…”
Si fermò un istante, facendo rapidamente il collegamento fra la bozza vista da loro nemmeno un’ora prima e la carta vincitrice del premio di duecentomila dollari americani. Il vincitore era inglese e Alphonse, fino a prova contraria, era inglese. Il vincitore era minorenne e Alphonse, come tutti loro, aveva diciassette anni. Alphonse aveva disegnato quella carta prima che venisse mostrata al pubblico. Per quanto provasse a cercare altre vie la soluzione del nodo era sempre quella.
“Al, sei stato tu a disegnare questo mostro?” chiese, sorpresa.
Al annuì, sconfitto.
“Ma è davvero bellissimo, complimenti!”
Al, nel frattempo, sembrava voler sprofondare nel terreno dall’imbarazzo.
“Oltre ad essere un duellante eccezionale sai anche creare carte nuove, e una sta persino per essere ufficializzata! Sei davvero un mito!” gli fece eco Leo.
Alan aveva assunto la colorazione di un pomodoro maturo.
“Io, davvero, non è nulla di speciale, non è nemmeno questo granché di carta”
Leo riaprì il giornale per leggerne l’effetto, trovandola piuttosto utile, altro che debole!
“Macché! Luna, nel tuo deck sarebbe perfetto, con tutti i mostri Luce che hai!”
La ragazza annuì.
“Io… devo andare”
Con queste poche parole Alphonse sfrecciò in direzione della stazione più vicina, sparendo immediatamente fra il folto traffico londinese.
 
 
 
 
Alphonse aprì la porta di casa, lanciando lo zaino in un angolino dello stretto ingresso e chiudendosi la porta dietro. Con l’aria pensierosa si diresse rapidamente verso la cucina, aprendo il frigo per cercare qualcosa da prepararsi. Si fermò per un secondo, tornando immediatamente indietro fino allo stanzino.
“Scusa mamma, scusa papà, non vi ho salutato!” disse, sorridendo verso un muro. Su quel muro vi era appesa una grossa fotografia che ritraeva un uomo in abito nero ed una donna in abito da sposa.  Dato il saluto alle due persone stampate sulla fotografia, si diresse in cucina con una busta in mano, sedendosi  sul tavolino della piccola cucina.  Si rigirò la piccola busta di carta fra le mani, per poi agitarla per qualche secondo. Non sembrava esserci altro che carta, come sarebbe stato normale. Sbuffando, aprì la busta, estraendone la lettera all’interno.
Caro Al,
come va la vita? Se non ho fatto i calcoli male questa lettera dovrebbe esserti arrivata al tuo primo giorno di accademia, ho ragione? Come te la sei cavata nella trafficata e pulitissima Londra? E’ più caotica di Nuova Domino oppure no? Spero che ti sia trovato bene e che ti sia fatto già degli amici. Vorrei parlarti di persona, quindi ti lascio il numero di cellulare, quello privato. L’altro sarà intasato per la metà del tempo e spento per la restante parte, quindi non ti conviene provare lì. Spero mi chiamerai presto, ci tengo a sentirti.
Un caloroso saluto.
                                                                                                                                             Ivan”
Alphonse sorrise e prese il numero di telefono, avvicinandosi estraendo dal cellulare dalla tasca e componendolo. Dovette aspettare un paio di minuti prima che qualcuno rispondesse dall’altro lato.
“Pronto? Con chi ho il piacere di parlare?” rispose qualcuno al telefono, con un forte accento americano.
“Sono Alphonse Harley signor…”
“AL!” lo interruppe il suo interlocutore con un urlo di gioia “Accidenti, non ci speravo proprio che mi chiamassi così presto! Stamattina ho dato il via alla produzione in massa della carta che hai creato, te ne ho mandata una edizione Rara Segreta con la lettera.”
Alphonse si voltò in direzione del tavolino. Era stato talmente entusiasmato dall’idea di chiamare Ivan che non aveva nemmeno controllato se nella busta ci fosse altro.
“Appena ho visto il numero di telefono l’ho voluta chiamare subito, signor Crawford” disse Alphonse, a metà fra l’imbarazzato ed il contento “E’ da quando ci siamo lasciati due settimane fa che non la sentivo”
“Già, è proprio vero lil-boy*! Piuttosto passiamo alle cose serie, hai già trovato qualche ragazza carina?”
Alphonse divenne immediatamente rosso peperone, facendo quasi cadere il telefono per terra.
“S-signor Crawford! M-ma le sembrano domande da fare così all’improvviso?” protestò vivamente il ragazzo. Dall’altra parte risuonò una risata divertita che durò per una ventina di secondi prima che Crawford riuscisse a riprendere a parlare.
“Scusa lil-boy, chiamala semplice vendetta” disse, mentre ancora un accenno di risata si poteva sentire nella voce “Tuo padre mi fece la stessa domanda quando tornai dalla mia prima lezione di accademia”
Alphonse sorrise. Era sempre bello sentire qualcuno che ricordasse suo padre per qualcosa che non fosse il suo talento.
“Mi ricordo che diventai color peperone e che nemmeno gli risposi, lo piantai semplicemente in asso ed uscii dal suo studio furioso come una iena”
Alphonse scoppiò a ridere. Ricordava benissimo come suo padre si divertisse immensamente a far arrabbiare le persone e la sua capacità nel farlo era praticamente proverbiale.
“Sai, credo che sarebbe fiero di te. Autonomo, forte, indipendente, talentuoso come lui ed in più anche un bravo duellante. Credo che al posto della foto che teneva al collo quando avevo tredici anni si sarebbe portato il poster a grandezza naturale, ne sarebbe stato capace”
Anche questa volta Alphonse non poté non sorridere all’accenno fatto dal capo della Illusion.
“Sai” disse, stavolta con una voce poco ilare e parecchio malinconica “Ancora non mi rassegno al fatto che non potrò più sentirmi chiamare << nanetto bianco >>. Ora sono il signor Crawford per tutti, a parte mia moglie e mia figlia non c’è davvero nessuno che mi tratti come << Ivan >>. E poi lui aveva un talento innato nel risollevarmi il morale e a darmi la carica per andare avanti. Credo che nella mia vita sia stato più presente lui che il mio padre genetico”
Alphonse fece un sorriso amaro, ripensando al genitore deceduto quattro anni prima. Aveva tredici anni ed era appena tornato a casa dopo la scuola. Aveva chiamato suo padre ma non aveva ottenuto risposta, così aveva cominciato a girare per casa pensando che si fosse addormentato. E lo aveva trovato davanti alla cassaforte, in un lago di sangue e con la cassaforte aperta. In mano stringeva l’unica cosa che era riuscita a nascondere al rapinatore, le carte Drago Cosmico.
“Non lo dica a me, signor Crawford. A volte, mentre disegno, mi sembra di vederlo seduto di fronte a me con il suo blocchetto degli schizzi e…”
Non ce la fece e cominciò a lacrimare, mentre un nodo in gola gli impediva di parlare. All’altro lato del telefono Ivan M. Crawford si stava mordendo le labbra, pentitosi di aver parlato.
“Lil-boy? Dai, smettila di piangere, tuo padre mi infilzerebbe con la matita se sapesse che ti ho fatto piangere e non dubito che il suo fantasma potrebbe tornare stanotte per farmela pagare!”
Alphonse sorrise alla battuta, smettendo di piangere ed asciugandosi le lacrime.
“Non si preoccupi, signor Crawford, penso che mi faccia bene ogni tanto piagnucolare” rispose il ragazzo “Piuttosto, avete avuto informazioni per quanto riguarda…”
“L’altro deck? No, nessuna informazione, chiunque abbia rubato l’altro deck di tuo padre si è tenuto ben lontano dai duelli ufficiali, almeno fino ad ora” mormorò Ivan, irritato “Per di più non sono ancora riuscito a capire il significato di quella lettera che mi ha mandato tuo padre prima che lo uccidessero. Sapeva che volevano ucciderlo, ma piuttosto che mettersi in salvo ha voluto mandarmi le sue ultime creazioni. Perché non me le portava di persona? Almeno qui sareste stati più protetti!”
Alphonse non rispose al magnate, rimanendo in religioso silenzio, perso nelle sue elucubrazioni.
“Comunque sia, te le ho spedite insieme alla tua carta. Non ho intenzione di commercializzarle, non finché non avrò capito cosa diavolo volevano dire quelle parole di tuo padre. Fanne quello che vuoi, sono tue di diritto”
Alphonse annuì, ancora serio.
“Grazie, signor Crawford”
“Figurati, lil-boy. Ora ti devo lasciare, la mia segretaria mi sta lasciando un esercito di messaggi in segreteria, credo di star facendo tardi ad una riunione. Ma chi me l’ha fatto fare a non vendere tutta la baracca quando ancora ne avevo la possibilità?”
La sua voce sapeva tanto di esasperazione da stress, cosa che fece ridere Alphonse.
“Si, bravo tu! Ridi delle disgrazie altrui! Quando ne hai voglia chiama pure e vedi di farti degli amici, che sennò poi rimani un musone asociale!”
La cornetta venne messa giù e la chiamata interrotta, mentre Alphonse chiudeva dal cellulare, posandolo poi sul tavolo. Afferrò nuovamente la busta che conteneva la lettera, trovandovi cinque carte, insieme alle due sue prime creazioni.  Le esaminò ad una ad una. Ognuna di quelle carte si ispirava ad uno dei draghi del team 5d’s, compresi quelli di Leo e Luna. La particolarità era che le colorazioni sembravano più cupe ed inquietanti, ed i loro effetti più distruttivi e << cattivi >>. Alphonse rimase a fissare le cinque carte per una ventina di minuti, prima di alzarsi ed andare a mangiare. Quella giornata era stata troppo bella per potersi corrucciare con quelle strane creazioni di Ephren Harley.
  
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