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Autore: Tina77    12/05/2014    4 recensioni
"Forse lo sto fissando da un po', perché lui mi guarda per qualche secondo con aria interrogativa, finché io non scuoto lievemente la testa, le guance imporporate. Lui mi sorride dolcemente, e questo sorriso mi riporta a quello che sembra un secolo fa, dopo la parata dei nostri primi giochi. E come quella volta, mi alzo leggermente sulle punte dei piedi e gli do un piccolo bacio sulla guancia, sussurrando -Grazie per i fiori, Peeta.-, con gli occhi lucidi."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 10

Al momento di prepararci per la notte mi sento notevolmente in imbarazzo. La mia casa è un disastro. Le stanze sono così tante che tenerle sempre tutte pronte sarebbe solo uno spreco di tempo ed energie, tanto più ora che vivo da sola. Certo, Sae viene solo per i pasti e Peeta ed io dormiamo insieme, quindi non ha bisogno di una camera tutta per sé. Non si può dire la stessa cosa della sua, di abitazione. È l'incarnazione dell'ordine: i cuscini del divano perfettamente allineati, le sedie con lo schienale appoggiato al bordo del tavolo, gli ingredienti per fare il pane ordinatamente riposti sul ripiano della cucina. Decidiamo comunque per casa mia, solo perché è più vicina.

-Scusate il disordine...- comincio, sussurrando nella luce ridotta dell'entrata. Ma Johanna si limita a zittirmi con un cenno della mano. Faccio cenno di seguirmi su per le scale. Le accompagno in quella che in teoria sarebbe la più bella camera per ospiti mai concepita: grande porta finestra con eleganti tendaggi color pesca, due ampi letti ad una piazza e mezza e lucida mobilia in legno di ciliegio. -Vi posso preparare un tè, finché Katniss sistema la stanza.- dice Peeta. Così come sono salite, le ragazze tornano al piano di sotto assieme a lui. Mi sento piuttosto stupida per non averci pensato prima, ma adesso devo concentrarmi per ricordare dove sono state riposte le lenzuola pulite quindi presto accantono questo pensiero. Le ho appena trovate quando Peeta entra, avvicinandosi a me. -Ti serve aiuto?- -No, grazie. Torna pure di sotto con le ragazze se preferisci.-. Mi guarda con un sorriso sghembo appena accennato. -Se preferisco?- mi si avvicina ancora e mi abbraccia da dietro, affondando il viso nell'incavo del mio collo e procurandomi un brivido lungo la schiena con il semplice calore del suo respiro. Fa passare le braccia attorno alla mia vita, stringendomi piano a sé. Lentamente faccio scivolare le mie mani lungo le sue braccia intrecciate, poi mi fermo sulle sue. Restiamo così, fermi, per qualche secondo ma poi lui mi mormora dolcemente -No, non preferisco.- questa semplice frase scatena dentro di me una marea, ma cerco di controllarmi. Siamo sempre stati fisicamente molto più vicini di quanto io non lo sia mai stata con qualcun altro, ma questi contatti sono completamente diversi. Noi siamo diversi. Deglutisco e mi giro verso di lui, che così porta le mani sulla mia schiena, senza mai perdere il contatto con il mio corpo. Nascondo il viso nell'incavo tra il suo collo e la spalla. Gli lascio un breve bacio sulla pelle morbida e poi mi stacco. Lui sembra un po' deluso, ma non dice niente e si avvicina per aiutarmi a cambiare la biancheria. Dopo meno di dieci minuti la stanza è perfettamente pulita e in ordine, cosa che invece non era stata per mesi.

Quando scendiamo veniamo accolti da una Johanna ridacchiante e una Annie confusa che dà comunque corda alle sue battute su me e Peeta. Mi avvicino a quest'ultima, ignorando i commenti, e mi siedo al suo fianco sul divano del salotto, prendendo dal tavolino la mia tazza colma di cioccolata densa e ancora fumante, dato che Peeta me l'ha appena versata. -Credo sia meglio salire, Annie, così puoi mettere a letto Finnick Junior.-. Dice Johanna. La tazza ha un sussulto tra le mie mani, ma la mia voce è ferma quando incoraggio a mia volta la giovane donna e suo figlio a sistemarsi al piano di sopra. Ci augurano velocemente la buonanotte e ci lasciano soli a sorseggiare le nostre calde bevande. Dopo alcuni minuti Peeta si alza dalla poltrona e si siede al mio fianco, facendo passare un braccio intorno alla mia vita mentre io nascondo il viso tra il suo petto e il collo. -Non piangere. Andrà bene. Stiamo bene.- cerco di dire qualcosa, ma ho la gola annodata, per cui mi limito a stringermi di più a lui. Lo sento sospirare. Faccio per allontanarmi, pensando di dargli fastidio, ma lui mi tira più vicina e mi bacia. È un gesto dolce proprio come il gusto della cioccolata che ancora sento in bocca. Quando si allontana le sue mani corrono al mio volto bagnato e lo accarezzano, asciugandomi le lacrime. -Sei stanca?- -Un po'-, alzo le spalle mentre lo dico. Lui mi guarda serio per un secondo, poi mi sorride e dice -Posso avere l'onore di portarla nella sua stanza, allora?- io sorrido a mia volta, tenendo gli occhi bassi per l'imbarazzo. -Certo.-. Si alza in piedi e tende le braccia verso di me. Io lo guardo interrogativa per un istante, poi lui mi sorride e mi incoraggia ad aggrapparmi al suo collo. Mi solleva dolcemente e io mi stringo a lui abbracciandolo. Il suo profumo caldo è una delle cose che più mi piacciono, una di quelle che potresti sentire costantemente e che ancora non sarebbe abbastanza. Quando arriviamo in camera resta fermo, aspettando forse che io mi stacchi da lui. Ma questo chiaramente non accade, perché il suo abbraccio è troppo piacevole. -Mmm, Katniss?- sollevo lo sguardo nella sua direzione e con l'indice sinistro seguo il profilo delle sue labbra. Mentre lo bacio indietreggia fino a chiudere la porta alle sue spalle spingendola con la gamba sana. Poi vi si appoggia con la schiena e mi tira più in su, senza staccarsi dalla mia bocca. Faccio scivolare le dita tra i suoi capelli e mi stringo sempre di più a lui, scendendo dalle sue braccia e facendomi più vicina al tempo stesso. Le sue mani seguono il profilo del mio corpo e io mi sento le guance completamente in fiamme. Riesco solo a pensare a lui e a quanto io lo desideri, ma quello di cui ha bisogno Peeta è il tempo. Mi riesce difficile pensarlo in questo momento, dato che riesco a percepire piuttosto chiaramente che anche lui vuole me. Nonostante questo, per evitare di sentirmi rifiutata ancora, sono io a interrompere il nostro contatto. -Vado a casa a fare una doccia. Torno presto.- lo osservo mentre si passa le mani tra i capelli per rimetterli in ordine, dato che io glieli ho scompigliati parecchio. -Resta qui, Peeta. Non ha senso che tu vada via, puoi usare il mio bagno come sempre, lo sai.-. Non sembra convinto, poi però prende dei vestiti puliti da un cassetto che ho liberato per lui e esce dalla stanza.

Quando torna sono già a letto. Non ha asciugato i capelli, così quando mi lascia un bacio sulla fronte, assieme al suo sussurrato ”Buonanotte, Katniss” restano anche delle piccole gocce d'acqua a bagnarmi la pelle. Poi continua ad accarezzarmi la schiena, le braccia, i capelli sciolti...-Ehm, Peeta...- -Sì?- fa lui, innocente, ma continuando a far scorrere le mani sul mio corpo. - Era questo che intendevi per “conoscerci meglio”? No, perché al momento non mi sembra che tu stia facendo molto per parlare con me.-. Lui ride piano, seriamente divertito dalle mie parole e dal mio tono imbarazzato. -Scusami, forse hai ragione. Volevo solo distrarti un po' dai tuoi pensieri, ma se di dà fastidio...-. Fa per allontanarsi da me, ma io lo trattengo. Mi giro su un fianco e tiro un suo braccio verso di me, così da farmi abbracciare ancora una volta. Adesso è Peeta a nascondere il viso nel mio collo, a darmi un piccolo bacio. -Cosa ne pensi? Di Johanna ed Annie, intendo.- la mia voce è appena un sussurro. -Penso che sia bello che si siano volute allontanare dalla città per un po' e che le aiuterà a staccare dai brutti ricordi, come una specie di vacanza. Ma credo anche che quando torneranno a casa sarà ancora più difficile andare avanti.-. Annuisco nel buio. -Sì, sono d'accordo con te. E poi non riesco a togliermi dalla testa che ci sia anche un altro motivo per cui sono volute andar via così, tutto d'un colpo.- mi giro verso di lui e Peeta sposta una ciocca dal mio viso portandola dietro il mio orecchio. -Non credo. Ma penso che di questo se ne potrà parlare. Da quanto mi hanno detto, hai legato abbastanza con Johanna, mentre eravamo nel Tredici. Vero o Falso?-. A volte tendo a dimenticare questo gioco. -Entrambi, credo.-. Mi interrompo, pensando al mio rapporto con Johanna per la prima volta, forse. Mi mordo il labbro inferiore prima di aggiungere – Mi ha aiutato, quando credevo di averti perso. Voglio dire, dopo che ti avevamo liberato ma tu...-. Ancora una volta mi stringe. Non vuole forzarmi a parlare, sembra quasi che voglia proteggermi da me stessa. Ma io continuo: - ...ma tu pensavi volessi ferirti. Ci siamo allenate insieme, abbiamo condiviso l'alloggio. Non posso dire di essere sua amica completamente, ma è di certo una delle poche persone con cui sono riuscita a condividere le mie preoccupazioni n quei giorni.-. Lui annuisce. Non so se sia perché crede di aver ricordato qualcosa o se sia solo per incoraggiarmi. -È strano. Anche io ho condiviso con lei momenti terribili, eppure continuo a sentirla distante.-. Sembra quasi che non stia nemmeno parlando con me, ma con se stesso. Sento una nota di amarezza e tristezza nella sua voce. Pensa che questo sia un effetto del suo depistaggio, che se non gli fosse stato fatto nulla adesso proverebbe un affetto molto più grande nei confronti di una donna che, a modo suo, nell'Arena mi ha salvato la vita. Si sente in colpa. -Non...-. Mi guarda fisso, nella penombra della stanza. La luce della luna passa attraverso la mia finestra aperta senza incontrare ostacoli e illumina il suo viso. Anche così riesco a vedere abbastanza distintamente che i suoi occhi sono lucidi. Non voglio che si trattenga. Vorrei tanto che si fidasse di me, che avesse il coraggio di mostrarsi debole di fronte a me senza la paura che io possa abbandonarlo o giudicarlo. Con la semplice consapevolezza che io posso essere per lui quello che Peeta già rappresenta per me: un punto saldo, un inizio. Questo è quello che lui vuole, me l'ha già detto chiaramente, ma la pratica è sempre più difficile. Allungo una mano verso il suo viso e lui chiude gli occhi. Piano, prendo ad accarezzargli lo zigomo destro con il pollice, seguendo dei movimenti leggeri. Dopo un po' mi interrompo e appoggio la testa sul suo cuore, pronta per dormire. -Ecco, direi che per oggi abbiamo parlato più che a sufficienza, Peeta.-.

  
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