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Autore: _KyRa_    12/05/2014    2 recensioni
“Allora? Fatemi vedere questa enorme botta.” esordì con sana causticità mentre Tom la superava dirigendosi probabilmente verso la sua macchina. Bill fece una smorfia e seguì suo fratello.
“Riesci a non fare la scontrosa per un secondo?” mormorò Neal al suo orecchio mentre la affiancava.
“Viene piuttosto facile quando hai a che fare con degli idioti.” ribatté lei senza preoccuparsi di abbassare il tono.
Neal scosse la testa e gettò lo sguardo al cielo forse per invocare qualche santo che riuscisse a tapparle la bocca. Ma tutti sapevano che Liesel era fornita di una lingua piuttosto tagliente e che nulla sarebbe stato in grado di metterla a tacere.
Vide Tom piegarsi di fronte alla sua auto e sfiorare con le dita ciò che secondo lui poteva esserle recriminabile.
“Questo come lo chiami?” domandò il ragazzo con sfida lanciandole un'occhiata sardonica.
Liesel inarcò un sopracciglio e si avvicinò per scrutare la zona incriminata.
Oh.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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6 'Till death do us part


6
'Till death do us part





Picchiettava le unghie sulla scrivania producendo un ritmo per nulla musicale. Il metro ed il blocknotes sostavano a qualche centimetro dalla sua mano, pronti per essere utilizzati. L'orologio accanto a lei segnava le nove e cinquantotto, il che significava che di lì a due minuti – se puntuali – i gemelli Kaulitz avrebbero varcato la soglia del suo ufficio.

Da lunghi istanti si era esclusivamente concentrata su se stessa. Aveva provato a rimuovere il viso dei ragazzi dalla mente sostituendoli con altri che non le destassero avversione. Aveva tentato di calarsi nella parte, di vestire i panni della professionista, di colei che non avrebbe battuto ciglio al loro arrivo e che avrebbe portato a termine il proprio lavoro come con chiunque altro. Non erano legati da un rapporto personale, che andasse al di là della semplice collaborazione. Sarebbe stata perfettamente in grado di mantenere il giusto distacco e non cadere nel tranello della provocazione.

Raddrizzò il blocchetto con l'indice – così, tanto per tenersi occupata – e sospirò silenziosamente.

Il pensiero di suo fratello Steven si trovava ancora lì nel suo cervello. Si chiedeva cosa avesse combinato in quei giorni successivi alla cena e sperò solamente con tutto il cuore che non avesse procurato altri problemi a sua madre, o quella volta l'avrebbe seriamente riempito di botte.

Vi doveva pur essere un modo per fargli nuovamente acquisire il lume della ragione che fino a sedici anni circa aveva conservato. Non poteva essere del tutto svanito, doveva trovarsi ancora lì, da qualche parte dentro di lui.

Il flusso dei suoi pensieri venne improvvisamente interrotto da un lieve bussare. Sollevò lo sguardo e trovò davanti a sé la segretaria – alle spalle i gemelli – con una timida espressione in viso.

Sono arrivati i gemelli Kaulitz.” le annunciò come ve ne fosse seriamente bisogno prima di farsi da parte e farli entrare.

Grazie, Jenna. Mi chiameresti le direttrici, per favore?” le chiese gentilmente – quella ragazza doveva pur accantonare l'eccessiva timidezza ed insicurezza, tremendamente inopportune per tale lavoro – e la osservò togliere il disturbo dopo un cenno positivo della testa.

Ciao.” la salutarono in coro i ragazzi mentre facevano il proprio ingresso nel suo ufficio.

Ciao.” rispose lei con il dovuto distacco.

Bell'ufficio.” commentò Bill guardandosi attorno.

Entrambi indossavano magliette di cotone a mezze maniche, che fasciavano perfettamente i fisici scolpiti e muscolosi, accompagnate da normali jeans di colore scuro. Se non li avesse conosciuti, avrebbe ammesso a se stessa di trovarli oggettivamente attraenti. Ricordavano vagamente lo stile di Morris, il barista del Red con il quale aveva condiviso la notte di fuoco ancora impressa nella sua testa.

Grazie.” rispose semplicemente. Nemmeno due secondi dopo, Kate e Laura annunciarono la propria presenza così che Liesel potesse presentarli. “Loro sono Bill e Tom Kaulitz, i modelli scelti per la linea.”

Salve.” fece Tom gentilmente porgendo la mano che si apprestarono a stringere ad entrambi.

Sì, vi conosciamo.” sorrise Laura. “Beh, mi sembra una magnifica scelta.”

Liesel annuì appena seppur non completamente d'accordo.

Sono sicura riuscirete a fare un bel lavoro.” aggiunse Kate. “Ho visto alcuni vostri servizi fotografici e devo dire che siete molto fotogenici. Inoltre avete un bel fisico entrambi quindi siete perfetti per presentare la linea.”

A tal proposito.” rifletté Laura ad alta voce. “Noto che siete anche molto alti.” Si voltò verso sua sorella. “Non sarebbe interessante farli anche sfilare a New York?”

Kate parve riflettervi su mentre i gemelli si scambiarono un'occhiata. Liesel, dal suo canto, si era talmente arresa agli avvenimenti che non disse una parola.

Non so se ne siamo in grado.” sorrise Bill, visibilmente insicuro.

Tu avevi già sfilato per Dsquared, giusto?” gli domandò a quel punto Kate.

Il vocalist si portò una mano alla nuca.

Sì ma ho fatto giusto l'apertura e la chiusura con i disegnatori.”

Beh, potrebbero fare una cosa simile, no?” propose Laura a sua sorella.

Già, non sarebbe una brutta idea.” mormorò Kate pensierosa. “E durante la chiusura Liesel potrebbe sfilare con voi, immediatamente succeduti da noi due.” continuò a riflettere. Non le andava decisamente a genio la piega che quel discorso stava prendendo. Di male in peggio, ora si trovava costretta a collaborare con i gemelli persino a New York, e se gli dei avessero voluto farle un favore, anche a Milano. Possibile che il suo parere non contasse minimamente? D'altronde la linea era sua, era stata lei a crearla. “Può essere decisamente una buona idea. E grazie alla loro notorietà la linea avrebbe sicuramente più successo.”

La vera disgrazia di tutta quella storia era che il loro ragionamento non faceva una grinza. Era vero, i gemelli avrebbero apportato un numero indefinibile di spettatori solamente con la loro immagine. Chiunque ne avrebbe parlato, esattamente come era successo per la sfilata di Dsquared. E Liesel era perfettamente consapevole del fatto che se avesse voluto che il suo primo progetto fosse inaugurato con il così detto botto, avrebbe dovuto adeguarsi a tali scelte.

Studieremo per bene la cosa e vi riferiremo tutto quanto, se per voi non ci sono problemi.” disse Laura scrutando attentamente i gemelli, alla ricerca di un singolo sguardo che lasciasse trapelare il minimo disappunto.

I ragazzi si adocchiarono per un istante prima di scuotere la testa.

Per me sarebbe la prima volta ma posso farlo.” spiegò Tom.

Non è un problema se non hai mai sfilato.” lo rassicurò Kate. “Per l'apertura e la chiusura andreste più che bene. All'intera sfilata penseranno i modelli professionisti.”

I gemelli annuirono.

Studieremo la cosa per bene e vi faremo sapere, allora.” concluse quindi Laura con la soddisfazione nelle iridi quasi gialle. “Ora vi lasciamo al vostro lavoro. Liesel, hai tutto sotto controllo, vero?” La bruna annuì convinta. “Perfetto.” sorrise.

Arrivederci.” salutò Kate i due prima di congedarsi con la sorella.

Calato improvvisamente il silenzio, i gemelli si voltarono in direzione di Liesel, la quale era rimasta immobile accanto alla scrivania.

Io non ne sapevo nulla.” sollevò le mani prima di afferrare il metro.

Sembrano simpatiche.” commentò Bill.

Sono brave persone.” confermò semplicemente la bruna mentre si avvicinava ai due. “Cominciamo con te?” domandò al vocalist che la osservava, quasi timoroso che potesse strangolarlo con il metro. Si limitò ad annuire mentre il fratello andava a sedersi sul divanetto immediatamente accanto a loro. Liesel afferrò le mani del biondino e gliele fece posizionare perfettamente tese lungo i fianchi. “Tieni le braccia ferme così e stai dritto con la schiena.” gli suggerì prima di posizionare la prima estremità del metro sul pettorale sinistro.

Mantenendosi ad 'altezza capezzolo', come aveva studiato durante i corsi, lo fece girare attorno all'intero torace fino a che non congiunse la seconda estremità alla prima. Bill si era irrigidito appena in quella sorta di abbraccio – probabilmente timoroso che lo potesse seriamente uccidere da un momento all'altro – ed attese che prendesse la prima misura.

La bruna si voltò e scrisse sul blocchetto la prima cifra, sotto il nome di Bill.

Da quanto tempo fai questo lavoro?” domandò visibilmente curioso.

Quattro anni. Ho iniziato a diciannove, appena finita la scuola.” parlò distrattamente la ragazza per poi posizionarsi nuovamente di fronte a lui. Gli occhi di Tom nel frattempo erano attentamente posizionati addosso alle loro figure.

Questa volta fece girare il metro attorno alla sua stretta vita.

Hai seguito dei corsi?” si informò il chitarrista.

Sì, per qualche mese.”

Segnò la seconda misura.

Credevo si dovesse frequentare l'università per questo.” rifletté Bill incuriosito.

Teoricamente sì.” confermò Liesel posizionando questa volta il metro sulla vita. Ignorò con classe il fatto che gli toccò letteralmente le natiche nel farvelo girare – poteva percepire la tensione del ragazzo – e congiunse nuovamente le due estremità. “Ma si può dire che io abbia avuto fortuna.” concluse per poi segnare la terza misura. “Avevo una certa propensione per il disegno.”

Tastò le spalle del vocalist assicurandosi di posizionare la prima estremità del metro sull'osso sinistro e lo prolungò fino alla spalla destra attraversando lo sterno. Solo in quel momento si rese seriamente conto di quanto fossero alti.

Fece la stessa cosa dietro di lui.

Che scuola hai frequentato?” chiese Tom mentre scriveva la quarta misura.

Il liceo artistico.” Poi si rivolse a Bill. “Spingi il petto in fuori e metti le mani ai fianchi cercando di avvicinare i gomiti il più possibile.”

Lui seguì le sue indicazioni e la bruna misurò nuovamente l'ampiezza delle spalle.

Ma poi cuci tu i vestiti?” domandò interessato.

Sì, con l'aiuto dei colleghi.”

A me è sempre sembrata una cosa impossibile.”

Non è semplice ma nemmeno impossibile.”

Posizionò la prima estremità del metro ad altezza vita e lo distese fino alla spalla, che circondò, fino a farlo scendere lungo la schiena per congiungere le estremità.

Tu e Neal vi siete conosciuti per lavoro?” domandò di nuovo il moro.

Tutte quelle domande cominciavano a farle prudere fastidiosamente le mani. Aveva promesso a Neal di non rispondere male ma aveva anche promesso a se stessa di mantenere un semplice rapporto professionale con i ragazzi. Ed ora il suo cervello sembrò sul punto di esplodere.

A dire il vero, abbiamo frequentato lo stesso liceo.” precisò. Misurò la lunghezza del braccio e notò i vistosi tatuaggi; una scritta al suo interno, seguita da un numero. Ma ciò che più catturò l'attenzione di Liesel fu quello che copriva interamente la sua mano: rappresentava un vero e proprio scheletro che, dovette ammettere, non la colse del tutto indifferente. “Tatuaggio un tantino inquietante.” non poté fare a meno di commentare.

Non vi aveva nemmeno fatto caso il giorno prima, tanto era occupata ad ignorarli o detestarli mentalmente. Mai nella vita avrebbe avuto il coraggio di tatuarsi qualcosa di simile nonostante la sua pelle fosse già stata 'pitturata' più volte.

Udì la lieve risata del biondo.

Non sei l'unica persona ad avermelo detto.” ammise mentre lei faceva girare il metro attorno al suo bicipite.

Se ti inquieta la mano, aspetta di vedere quello sul petto.” parlò Tom sotto il suo sguardo sospettoso.

In quale strano e losco contesto dovrei vedere quello sul petto? Si chiese. Non era nemmeno curiosa di saperlo.

Trascrisse l'ennesima misura.

Nascondi uno yeti?” fece poi con sarcasmo, rivolta al cantante, circondandogli la spalla col metro. Effettivamente, attraverso la non troppo marcata scollatura della canottiera poteva intravedere quello che pareva un tatuaggio particolarmente colorato. Il rosso era una delle tonalità che aveva catturato la sua attenzione.

Un cuore.” rispose lui con un piccolo sorriso.

Liesel sollevò un sopracciglio e gettò un'occhiata sardonica al chitarrista.

Non era decisamente ciò che aveva notato.

Cosa ci sarebbe di inquietante in un cuore?” fu la sua domanda retorica e pregna di scetticismo.

In un cuore nulla. In un muscolo molte cose.” fece con estrema tranquillità il moro.

Percepì un brivido percorrerle la colonna vertebrale. Quella confessione l'aveva non poco impressionata. Si era seriamente fatto tatuare il muscolo del cuore sul petto? Aveva ragione da vendere nel ribadire che quei ragazzi non fossero del tutto normali.

Beh, così è tutta un'altra storia.” commentò quasi con rimprovero sotto lo sguardo divertito di Bill. Prolungò il metro dalla vita al tallone. “Hai preso una botta in testa prima di partorire un'idea simile o ti sei semplicemente fatto qualche bicchierino di troppo?” chiese senza nemmeno guardarlo, troppo occupata a segnare i numeri sul blocchetto.

Purtroppo nessuna delle due.” rispose Tom per lui.

Sono gusti.” scrollò le spalle Bill in sua difesa, come se la cosa non lo toccasse minimamente.

Tu non hai tatuaggi inquietanti?” indagò a quel punto il mangiacrauti moro con un sorrisetto furbo e caustico sulle labbra. “Mi sembri il tipo che nasconde dragoni sulla schiena.”

Tu invece mi sembri il tipo che spara tante cazzate e farebbe meglio a tacere. Fu un pensiero che – grazie al buon senso che le era rimasto – restò tale.

Non nascondo dragoni.” si limitò a rispondere misurando la circonferenza del collo di Bill. Nascondeva delle rondini stilizzate, quello sì. Concluse il lavoro misurando la circonferenza del pugno, del polso e la semplice altezza del ragazzo. “Con te ho finito.” disse quindi per poi lanciare un'occhiata a Tom, ancora comodamente seduto sul divanetto. “È il tuo turno.” gli annunciò così che suo fratello prendesse il suo posto.

Lui le si posizionò di fronte e la bruna riprese a compiere le stesse azioni di poco prima. Cominciò con la circonferenza del torace e quella sorta di abbraccio che aveva già inquietato Bill fu per lei persino più scomodo: Tom era decisamente più muscoloso del fratello e di conseguenza Liesel aveva meno spazio a disposizione.

Visto che non mi sopporti, farò finta che tu mi stia abbracciando con affetto.” la prese in giro il ragazzo, a stretto contatto con il suo petto decisamente più morbido. “Non capita tutti i giorni.”

Il tuo senso dell'umorismo è vecchio e monotono.” ribatté Liesel allontanandosi da lui per trascrivere la misura. “A proposito, ho una domanda da farti.” continuò come illuminata da un pensiero mentre si riavvicinava per calcolare la vita. “Che fine ha fatto la constatazione amichevole che mi hai fatto compilare, dopo un tormento durato una buona mezzora?”

Tom non abbandonò il suo sorriso intriso di furbizia nell'osservarla trascrivere le cifre.

Perché questa domanda?” le chiese troppo vago per essere lontanamente credibile. Liesel aveva tutti i difetti del mondo ma non era stupida.

Per caso ieri ho chiamato la mia assicurazione e mi è stato detto che nessuno ha ricevuto alcuna richiesta di risarcimento.”

Ma che strano.” ridacchiò il chitarrista prendendola chiaramente in giro.

Vorrei sapere a che razza di gioco state giocando tutti e due.”

Fece passare il metro sulle sue natiche – il fatto che fossero estremamente sode, da quel poco che poteva intuire, non la toccò minimamente – e prese la circonferenza dei fianchi. Era incredibile come riuscisse a rientrare nei canoni ricercati per i modelli professionisti. Le misure erano a dir poco perfette e mai l'avrebbe reso noto a lui o alle sue direttrici.

Invece che ringraziare, te ne stai lì a sospettare della mia buona azione.” le fece notare divertito.

Liesel finì di scrivere prima di rispondere.

Ringraziarti di cosa? Hai semplicemente fatto ciò che era ovvio fare. Perché il danno era pressoché inesistente.” ribatté saccente prima di posizionarglisi di fronte.

Ignorò il suo sguardo insistere sul proprio viso e misurò l'ampiezza delle spalle. Quel dannato ragazzo aveva un corpo a dir poco perfetto e proporzionato; se non avesse avuto quell'insopportabile modo di fare, l'avrebbe persino reputato una persona interessante.

Tu non sei proprio in grado di dire grazie e basta, vero?” le fece notare con incredibile pacatezza.

Pareva non essere minimamente toccato dalle sue provocazioni o forse era incredibilmente bravo a fingere indifferenza, cosa che per Liesel non poteva rappresentare altro che ulteriore terreno di sfida.

Lo faccio solo quando necessario.” si difese con nonchalance per poi prendere anche la misura della schiena imponente e dai muscoli contratti. “Inarca anche tu la schiena e metti le mani sui fianchi.” gli ordinò poi.

Ubbidì e Liesel poté portare avanti il suo lavoro con incredibile calma. Quando giunse a rilevare la circonferenza del suo bicipite – decisamente muscoloso a dispetto di ciò che aveva previsto – fu distratta da un tatuaggio piuttosto visibile che richiamava, se non ricordava male, quello che Bill nascondeva al centro del petto, dalla tonalità rossa.

Tom sembrò accorgersene.

È lo stesso di mio fratello.” le spiegò senza che lei glielo chiedesse. Lei si finse disinteressata ma continuò a scrutarlo con attenzione cercando di intuire quale strano significato vi si celasse. “È un simbolo che rappresenta l'amicizia.” continuò gentilmente.

Liesel non rispose.

Anche per lei l'amicizia era qualcosa di troppo importante, di vitale per quanto la riguardava. Senza i suoi amici, ma soprattutto senza Neal, si sarebbe sentita letteralmente persa. Non poteva pensare di svegliarsi al mattino e non scorgerlo nelle sue mutande leopardate, i capelli scompigliati e l'aria sbattuta. Non poteva pensare di ricevere una bella notizia nel lavoro e non poterla condividere con lui o Samantha. Certo, la sua famiglia era presente ma aveva già il suo gran da fare con un figlio troppo problematico, il che toglieva tempo per se stessa. Inoltre la comprensione di una madre alle volte non poteva bastare. La comprensione di un amico era essenziale, era qualcosa che poteva cogliere la minima sfumatura che si celasse nel profondo. Un amico poteva capirla a volte meglio di chiunque altro.

Misurò la lunghezza del braccio, il polso, la spalla. Quando gli si avvicinò di nuovo per misurare la circonferenza del collo, gli lanciò un'occhiata quasi truce senza un vero e proprio motivo. Sapeva solo che il ragazzo non riusciva a cancellare quell'insopportabile sorrisino che andava ad increspare visibilmente le sue labbra. Sembrava un voler continuamente prendersi gioco di lei. A quale razza di scopo?

Una volta che anche la lunghezza delle gambe e l'altezza complessiva del chitarrista furono rilevate, gli permise di congedarsi.

Ho preso tutte le misure necessarie.” parlò mentre trascriveva l'ultima cifra. I gemelli nel frattempo erano entrambi in piedi al di là della sua scrivania. “Ovviamente per la realizzazione dei capi avrò bisogno di qualche settimana. Probabilmente due basteranno ma non mi voglio sbilanciare.” spiegò con fare professionale. “Prima di realizzare il servizio fotografico sarà necessario che voi li indossiate per assicurarci che vestano bene. Almeno ho tutto il tempo di apportare modifiche in caso di errore.”

Allora attendiamo una tua telefonata?” si informò Bill.

Sì.” rispose Liesel seria.

L'improvviso bussare alla porta ancora aperta del suo ufficio fece voltare tutti e tre nella sua direzione.

Oh, scusa, non pensavo fossi occupata.” disse Samantha in difficoltà senza risparmiarsi dal gettare occhiate incuriosite ai ragazzi.

Tranquilla, abbiamo appena finito. Loro sono Tom e Bill Kaulitz, i modelli per la mia linea. Lei è Samantha Lewis, collega e amica.”

Tanto piacere.” sorrise eloquente la rossa stringendo con enfasi le mani ad entrambi. Liesel conosceva fin troppo bene quello sguardo. “Ero venuta per proporti una pausa caffè.” spiegò per poi rivolgersi ai gemelli. “Potete venire anche voi.” fece con particolare interesse.

Liesel sentì l'impulso di strangolarla.

Saranno occupati.” intervenne pregando perché i mangiacrauti recepissero il messaggio volontariamente malcelato.

Sì, abbiamo delle cose da fare.” sorrise appena il chitarrista, rivoltosi gentilmente alla rossa. “Ma grazie comunque.”

Samantha parve delusa.

Sarà per un'altra volta.”

Beh, allora io vi saluto.” si intromise Liesel facendo il giro della scrivania per raggiungerli, timorosa che potessero cambiare idea. “Vi farò sapere.”

D'accordo. Grazie.” annuì Bill. “Buona giornata.” augurò ad entrambe prima di uscire dall'ufficio.

Ciao.” salutò Tom per poi seguire suo fratello.

Liesel scrutò con sospetto la sua amica, che non aveva ancora staccato gli occhi dalle due figure che si allontanavano con andatura sicura e tranquilla. Quando posò nuovamente le iridi verdi su di lei Liesel si affrettò a parlare.

So a cosa stai pensando. Toglitelo dalla testa.” la mise in guardia prima di darle le spalle e riporre il blocchetto nel cassetto della scrivania.

Samantha era ormai per Liesel un libro sempre e comunque aperto, dannatamente prevedibile e scontato. Ed il bello arrivava inesorabile quando la bruna rientrava fra i suoi strani e contorti pensieri.

Dico solo che sono dei gran bei ragazzi sui quali non sputerei.” sollevò le mani la rossa con fare innocente.

Non ti sei appena rimessa con Max?” le fece notare mentre riordinava le carte.

Te l'ho detto, guardo e basta. Riconosco un bel ragazzo e stavo solamente dando un chiaro parere su questi interessanti gemelli.”

Interessanti quanto idioti.”

Non penso siano idioti.”

Lo dici solo perché hanno qualche muscolo.”

Samantha la scrutò per qualche attimo senza rispondere poi, come risvegliatasi da un breve coma, decise di ribattere.

Anche se fosse?” si difese quasi offesa.

Andiamo a prendere questo caffè.” sospirò Liesel per poi superarla fuori dall'ufficio.





***





Soffiò con delicatezza sulla superficie fumante della tazzina lasciando che un po' del vapore le scaldasse il viso. L'aroma pungente del caffè le invase le narici rigenerandola da quella mattinata a dir poco tesa. Il grande bar era situato all'interno dell'azienda, a qualche passo dall'entrata, circondato da enormi vetrate che gli conferivano un aspetto luminoso ed incredibilmente vasto, esattamente come l'intero edificio. I numerosi dipendenti si erano concessi un momento di pausa per sorseggiare un cappuccino, un succo d'arancia o un tè, accompagnati da una spensierata conversazione fra colleghi. Per molti quel momento della giornata era il vero motivo per cui trovassero la forza di abbandonare le confortevoli lenzuola al mattino.

Samantha, seduta di fronte a lei, sorseggiava il suo caffè con lentezza esasperante, quasi a voler gustare ogni singola goccia di quella calda e piacevole bevanda prima di tornare al lavoro e quindi alla serietà.

Quindi come vi siete rimessi insieme questa volta?” domandò Liesel come non conoscesse già la risposta.

A dire il vero, l'aveva fatto solamente per le esigenze della conversazione. Poteva vedere la scena davanti ai suoi occhi: Max che, ubriaco, si faceva trovare sotto casa sua; Samantha che, colta da un'improvvisa ed inevitabile compassione, se lo caricava in spalla e lo faceva salire; Max che le giurava amore eterno ed un finale con i fiocchi in cui il sesso faceva da protagonista.

Beh, quando l'ho trovato ubriaco sotto casa mia, non sono riuscita a lasciarlo lì.” raccontò la rossa con sguardo colpevole.

Samantha era perfettamente al corrente di quanto ingenua e debole fosse alle volte. Dacché avesse memoria, Liesel non aveva mai visto la sua amica sputare un secco no a Max da quando l'aveva conosciuto. Anche la rossa sapeva quanto sbagliato potesse essere continuare ad aprirgli le braccia ogni qual volta tornasse da lei per implorare il perdono nonostante fosse l'ultimo che vi credesse realmente.

Era un uomo con l'età giusta per crearsi una famiglia benché il suo cervello vi si fosse sempre ribellato desiderando di restare bambino. Samantha al contrario era una ragazza di ventitré anni con tanta voglia e gioia di vivere. Amava divertirsi, vivere di notte. Amava la libertà, quella libertà che con Max non poteva avere. Se solo l'avesse metabolizzato, avrebbe ancora avuto tutto il tempo per ricominciare da capo ed abbandonarsi alle spalle tutti gli anni persi con lui.

Mi spieghi cosa ti frena dal lasciarlo perdere una volta per tutte?” chiese Liesel basita. Domanda che in un modo o nell'altro le aveva sempre posto.

Samantha si strinse nelle spalle.

Lo sai, alla fine gli voglio bene. Abbiamo passato tanti anni assieme. Mi dispiacerebbe vederlo soffrire per causa mia.”

Parli come una sessantenne che si accontenta dell'uomo che ha accanto per semplice compagnia durante la vecchiaia.” La rossa distolse lo sguardo, consapevole. “Hai ventitré anni, vuoi stare dietro a uno del genere per tutta la vita e chiederti come sarebbe stato vivere la tua età? Avete una mentalità completamente differente, non c'entrate nulla l'uno con l'altra. Lui potrebbe già essere sposato con figli, tu hai ancora bisogno di divertirti, ti conosco.”

Ma io mi diverto con lui.”

Liesel calò le palpebre a mezz'asta con espressione scettica.

Ti diverti quando ci fai sesso?” fece con schietto sarcasmo ma stando ben attenta a non farsi sentire dalla gente attorno. Samantha, colpita, sembrò non trovare il coraggio di rispondere. “Fidati, sei ancora in tempo.” ribadì quindi tornando a poggiarsi allo schienale della sedia, ora più rilassata.

Dopo qualche sorso di caffè Samantha sospirò e poggiò nuovamente la tazzina sul tavolino.

Basta parlare sempre di me. Hai più sentito Morris?” si informò a quel punto con la sua solita irrefrenabile curiosità.

Liesel sollevò lo sguardo corrucciato su di lei.

Perché avrei dovuto sentirlo?” fece confusa.

La rossa batté le ciglia un paio di volte come non avesse ben compreso la domanda.

Beh, hai passato con lui una delle notti più focose della tua vita, mi aspettavo che lo rivedessi.”

Liesel sollevò un sopracciglio.

D'accordo, fermi tutti.” ridacchiò priva di divertimento. “Primo, come fai a dire che sia stata la notte più focosa della mia vita? Secondo, mai sentito parlare di botte e via?” fece caustica sapendo perfettamente quante scappatelle si fosse concessa la sua amica nei così detti momenti di pausa con Max.

Samantha fece schioccare la lingua contro il palato per poi scuotere la testa contrariata, come la sapesse lunga.

Vedi qual è il tuo problema? Non sai approfittare delle buone occasioni.” parlò con tono esperto.

Mi sembra di aver approfittato di un'ottima occasione.” precisò la bruna. Se la memoria non la ingannava, aveva approfittato eccome.

Intendo mantenere i contatti con le buone occasioni per crearne di altre.” fece la rossa allusiva.

Lo sai che non voglio casini. Gliel'ho chiarito sin dall'inizio.”

Gli hai messo paura!”

Gli ho fatto un favore. Sappiamo benissimo che gli uomini sono solo contenti quando si precisa di non volere alcun tipo di frequentazione dopo il sesso.”

Samantha scosse la testa con desolazione.

Quando la smetterai con questa storia dell'eterna solitudine?”

Finché mi starà bene.”

Il silenzio calò per un attimo fra loro. Probabilmente entrambe pensavano alla cosa più giusta da dire ma nessuna delle due ebbe l'idea lampo. Almeno non finché Samantha non decise di riprendere parola con la domanda più stupida del secolo.

Mai pensato di creare una buona occasione con uno dei Kaulitz?”

L'occhiata omicida e fulminante di Liesel bastò come risposta.





***





Liesel si era messa da subito al lavoro. I primi giorni erano trascorsi con incredibile velocità, viste le infinite ore che dedicava assieme ai colleghi alla realizzazione dei capi. Era decisa a finire in tutta fretta.

Dopo aver preso le misure di tutti i modelli professionisti per la sfilata di New York, si era immediatamente immersa nell'alta sartoria. Si trattava della sua prima linea, della sua prima occasione per realizzare il proprio sogno e non voleva per nessun motivo sprecarla. Per tale ragione avrebbe terminato il tutto il prima possibile – auspicio che l'aveva portata a lavorare anche in casa, a volte durante la notte.

Hey, sei ancora lì?” udì improvvisamente la voce addormentata di Neal – reduce da una lunga dormita sul divano – con il viso che sbucava curioso in cucina.

Liesel sedeva al tavolo, intenta a realizzare una delle magliette da lei disegnate. Scoccò una rapida occhiata all'orologio e notò con sorpresa che era quasi mezzanotte. Aveva lavorato su quei capi per ben quattro ore di fila e non se ne era nemmeno resa conto, se non per l'incredibile stanchezza e le palpebre dannatamente pesanti. Cercò di allungare i muscoli della schiena – del tutto intorpiditi – e si voltò verso l'amico.

Non mi sono resa conto.” mormorò posando sul tavolo la stoffa lavorata.

Ti conviene staccare o diventerai pazza.” le consigliò il biondo per poi recuperare una bottiglia d'acqua dal frigo.

Liesel si strofinò la faccia con fare esausto ed osservò il ragazzo sedersi a capotavola, accanto a lei. Le posò un bicchiere ad un palmo e glielo riempì.

Grazie.” sussurrò portandoselo successivamente alla bocca. A volte anche un semplice bicchiere d'acqua era in grado di rigenerarla. Anche Neal bevve in silenzio senza mai toglierle gli occhi di dosso. Indossava un semplice paio di boxer – quella volta non vi era l'ombra di leopardato o zebrato – ed i capelli erano del tutto scompigliati. “Anche tu sei stanco.” notò. Pareva non dormisse da secoli.

È un periodo un po' pesante al lavoro.” la rassicurò lui ma ciò non parve convincerla del tutto. Avrebbe tanto voluto scavare a fondo, indagare su cosa lo stesse tormentando da giorni – se ne era accorta, non era stupida – ma sapeva anche che in quelle condizioni parlare era l'ultima cosa conveniente da fare. Si strofinò la faccia anche lui. “Tanti servizi, uno dietro l'altro.” parlò dietro le mani, così che la voce risuonò ovattata.

Non puoi organizzarli meglio con gli orari?” domandò lei fingendo di credervi.

Sì, modificherò qualcosa.” commentò lui, ora con lo sguardo fisso sul proprio bicchiere. Avrebbe scommesso la casa che il motivo del suo malessere fosse ancora una volta Damian. “Vado a dormire ora.” annunciò poi alzandosi per posare il bicchiere nel lavabo. “Vai a letto anche tu?” le domandò osservandola di nuovo.

Liesel scrollò la testa.

No, non ne ho voglia.” rispose.

D'accordo però smettila di sferruzzare, per favore.”

Sì.” ridacchiò lei prima di ricevere un bacio sulla testa.

Notte.” la salutò per poi sparire su per le scale.

Di nuovo immersa nella solitudine, Liesel rifletté per qualche secondo.

Era vero, non aveva decisamente voglia di andare a dormire benché la stanchezza si facesse chiaramente sentire. Il fatto era che da qualche minuto un pensiero insistente la stava tenendo occupata, e quel pensiero non era altri che suo fratello. Doveva vederlo, doveva sapere come stesse e cosa stesse combinando.

Non lo vedeva e non lo sentiva da due settimane, dall'ultima lite, ed era sicura che quella notte non avrebbe chiuso occhio se non avesse dato retta all'istinto di prendere la macchina e raggiungerlo al lavoro. Se non ricordava male, staccava a mezzanotte in punto e l'orologio da parete segnava che mancavano quindici minuti esatti. A velocità sostenuta, sarebbe riuscita a raggiungerlo in tempo anche solamente per farsi mandare al diavolo.

Si alzò dalla sedia e spense la luce della cucina. Indossò il paio di scarpe che aveva lasciato in corridoio non appena rientrata in casa e non si scomodò nemmeno a darsi una rassettata. Neppure ai capelli disordinati, che parevano vittime di un violento tifone. Li raccolse semplicemente in una coda ed uscì di casa senza fare troppo rumore; Neal le avrebbe senza dubbio chiesto dove stesse sgattaiolando e non voleva impensierirlo più di quanto già non fosse.

Nonostante l'ora tarda, la temperatura manteneva il solito calore pomeridiano e Liesel – in semplice canotta dai motivi floreali – non percepì il minimo sbalzo di temperatura.

La strada era meno trafficata del solito e ciò agevolò il suo tentativo di arrivare puntuale.

Poteva facilmente prevedere la reazione di suo fratello non appena l'avrebbe vista, non aveva bisogno di una palla di vetro per dedurlo. Steven era sempre scontroso con lei e dopo una lite la situazione non sarebbe certamente stata delle più idilliache. Non si sarebbe sorpresa nemmeno se avesse fatto finta di non conoscerla.

Finalmente giunta a destinazione – al contrario delle sue previsioni, ce l'aveva fatta con ben cinque minuti di anticipo – spense il motore, immediatamente di fronte al Formosa Cafè, ed attese in auto che suo fratello facesse la sua uscita.

Forse per la prima volta nella sua vita aveva timore di rivedere Steven. Non che non avessero mai litigato – i litigi avevano sempre rappresentato il loro pane quotidiano – ma quella volta era trascorso molto più tempo del solito dall'ultimo scambio di parole e l'incognita era enorme davanti ai suoi occhi.

Scorse i primi clienti abbandonare il locale. Probabilmente si stavano preparando alla chiusura.

Non sapeva nemmeno cosa avrebbe potuto dirgli. Aveva guidato fin lì a tutta velocità senza un'idea concreta nella testa. L'improvvisazione non era il suo forte – la maggior parte delle volte la mandava nei casini – ed il suo particolare talento nel provocare era lì in agguato, che minacciava di rovinare tutto.

Un brivido le percorse la colonna vertebrale quando lo vide varcare la soglia assieme al capo. Li osservò chiudere la serranda e scambiarsi un gesto di saluto, tipico dei ragazzi.

Ora o mai più.

Si affrettò a scendere dalla macchina.

Il proprietario del Formosa era già lontano mentre Steven si era fermato proprio lì davanti per accendersi una sigaretta, ancora ignaro della sua presenza. Ma quando il tonfo della portiera che veniva chiusa giunse alle sue orecchie, sollevò lo sguardo perplesso sulla sua figura.

Adesso urla, pensò.

Al contrario, non fiatò. Aveva sgranato appena gli occhi nello scorgerla ma non aveva in ogni caso battuto ciglio. Non si era mosso, non aveva accennato ad andarsene, il che era positivo. Era rimasto immobile con la sigaretta fra le labbra e le mani intrufolate nelle tasche dei jeans.

Che cosa fai qui?” le domandò gelido senza sfilarsi la sigaretta dalla bocca.

Sono venuta per vedere come stavi.” rispose lei mantenendo la calma.

Sto bene.” tagliò corto lui per poi darle le spalle con l'intenzione di raggiungere la sua macchina parcheggiata a pochi metri da quella di Liesel.

Questa gli afferrò un braccio per fermarlo.

Aspetta un momento, per favore.” lo ammonì seccata. “Se per una volta ti fermi a parlare con tua sorella non finisce il mondo.”

Lui si liberò malamente dalla sua presa e si voltò nella sua direzione con rabbia.

Di cosa dobbiamo parlare?” ribatté nervoso.

Mantieni la calma, continuava a ripetersi nella testa. È l'unico modo.

Deve sempre essere tutto studiato a tavolino? Dov'è finita la spontaneità di quando eravamo piccoli?”

È bruciata assieme al tuo cervello.”

Si voltò di nuovo e Liesel si affrettò a bloccargli la strada con decisione.

Smettila di comportarti così, non ne hai motivo!” esclamò decisamente urtata da quell'ennesima uscita del tutto fuori luogo. Non avrebbe mai imparato.

Non ne ho motivo? Scusami, dev'essere stata un'altra stronza quella che mi ha sputtanato davanti a mamma e papà!”

Hey, tu non hai fatto nulla di diverso! Mi hai chiaramente dato della troia!”

La prossima volta userò un eufemismo.”

Non è divertente.”

Allora, levati. Sono stanco morto e voglio andare a dormire.” Provò a sorpassarla senza successo.

Tu non stavi andando a dormire in ogni caso.”

Gli si parò nuovamente davanti.

Questo dovrebbe riguardarti?”

Sì perché non fai altro che combinare cazzate.”

Ti ho già detto un'infinità di volte di non vestire i panni della mamma. Tre anni in più non te ne danno il diritto.”

La mamma non ha nemmeno più la forza di dirti nulla, non te ne sei accorto?” Steven riuscì a superarla. “Come fai ad agire continuamente a questo modo pur sapendo di farle del male?”

Se avessi saputo che mi sarei dovuto sorbire una predica, non sarei nemmeno venuto a lavorare.” borbottò il ragazzo mentre apriva con stizza la portiera della macchina.

Vedi come fai? Continui ad evitare le mie domande!” alzò la voce la bruna, sempre più disperata.

Perché sono incredibilmente noiose!” Liesel non si dette per vinta. Quella volta avrebbe avuto la meglio con le buone o con le cattive. Fece il giro dell'auto e salì a lato del passeggero. “Scendi da questa cazzo di macchina.” la minacciò lui mentre richiudeva la sua portiera. Il finestrino aperto per fumare.

La bruna fece lo stesso.

No, finché non riusciamo a conversare civilmente.” insistette.

Ma io non ho voglia di conversare.” marcò particolarmente quella parola per enfatizzare quanto la trovasse inutile e stupida. “Voglio andare a dormire.”

Ti ho detto che non mi freghi con la stronzata del dormire quindi ascoltami e basta.” Lo sguardo iroso del fratello non la sconvolse. “Voglio che la smetti con questo atteggiamento da spaccone. A lungo andare stanca, non ti farà figo per sempre.”

Il mio non è un atteggiamento, è come sono fatto, che ti piaccia o no.”

Non è vero. Questo non sei tu. Non c'è un cazzo di te in tutto questo schifo che ti gira attorno.”

Questo lo dici tu.”

Sì, lo dico io e lo faccio con cognizione di causa. Sono tua sorella, ti conosco meglio di chiunque altro.” Il cuore le batteva forte nel petto. “Tu ami l'adrenalina, ami il rischio ma non è questo il modo migliore per divertirsi. Non devi cercare di fare cose in cui non credi per essere accettato dagli altri perché chi ti accetta solo a tali condizioni non è un vero amico o una persona su cui fare affidamento.”

Tu non li conosci neanche.”

E non ci tengo nemmeno, se posso essere del tutto franca.” Si prese un momento osservandolo aspirare la nicotina con apparente calma. “Cosa ti ha portato a condividere ciò che fanno? Mamma e Phil ti hanno sempre impartito un'educazione e dei principi, principi che hai sempre mantenuto fino a sedici anni. Che cos'è successo, Steven?”

Il fratello roteò gli occhi mentre faceva cadere un po' di cenere al di là del finestrino.

Non ho voglia di ascoltare questo tipo di discorsi.” si limitò a commentare senza nemmeno guardarla.

Smettila di evitare ogni mia domanda!” sbottò la bruna. Doveva pur esistere un modo per farlo ragionare. “E guardami quando ti parlo!” aggiunse con rabbia afferrandogli il mento e voltandolo nella sua direzione.

Dio, lasciami stare!” urlò lui schiaffeggiandole la mano per togliersela di dosso. “Faccio quello che mi pare e con chi mi pare perché mi va, va bene? Mi va!” Liesel era basita. “E se tu hai tutta questa smania di cambiarmi, ti dico già che stai perdendo il tuo tempo! Tu conduci la tua vita, che io conduco liberamente la mia!”

Per un momento non seppe cosa controbattere. Stentava a credere che quelle parole fuoriuscissero dalle labbra di suo fratello, il bambino con cui giocava tutto il pomeriggio davanti a macchinine o pupazzi; l'adolescente che le confidava la sua prima esperienza amorosa. Non poteva essere la stessa persona. Aveva davanti un ragazzo che non conosceva, un ragazzo che apparentemente la odiava e non si spiegava il perché.

Perché tutto quell'odio verso il mondo? Perché demolirsi così?

Non ti riconosco più.” mormorò sincera.

Ora non cominciare con il melodramma.” sospirò lui per poi aspirare un altro po' di fumo.

Perché mi tratti come fossi un'estranea? Sono tua sorella, cazzo!” Batté un pugno sul cruscotto, senza mai distogliere le pupille dalla sua figura. “Cos'è cambiato?! Cosa ti ha allontanato da me?!”

Si cresce.” tagliò corto lui e Liesel fu attraversata da una fitta allo stomaco che la portò a scrutarlo come avesse appena udito un'assurdità.

Crescere vuol dire dimenticare i propri familiari? Cos'è, un'idea che ti ha messo in testa qualche tuo caro amico? Amare la propria famiglia ora è da perdenti?” lo chiese con disprezzo e con un sarcasmo terribilmente cupo. “Scusa, non so come funzionino questo cose. Sai, sono un po' fuori dal giro.”

Smettila di fare la spiritosa.”

E tu smettila di parlare come un robot senza personalità! Sembra che tu abbia dovuto studiare un copione a memoria!”

È il mio fottutissimo modo di parlare, che ti stia bene o meno! Ora scendi da questa cazzo di macchina e lasciami stare una volta per tutte!”

Liesel si sentì incredibilmente ferita da quelle parole. Era un dolore nuovo, che forse non aveva mai creduto di poter provare per suo fratello. Era così abituata a ricevere insulti gratuiti, ad essere quasi disconosciuta come sorella. Ma quella volta Liesel sentiva dolore. Troppo dolore. Forse era la consapevolezza di aver fallito ancora una volta, il toccare con mano quanto Steven fosse realmente cambiato e quanto poco lucido fosse. La droga lo stava mandando in pezzi, gli stava annientando il cervello. Non ragionava più da tempo e non sapeva più nemmeno chi fosse e da dove arrivasse. La sua famiglia era divenuta un parassita, un gruppo di persone che volevano guastargli il divertimento. E sua sorella era divenuta solamente un lontano ricordo.

Percepì per la prima volta dopo anni un noto pizzicore agli occhi mentre un nodo era andato a mozzarle il fiato in gola.

Era per lei giunto il momento di andarsene.

Bene.” concluse, scura in volto. Aprì con rabbia la portiera e scese con incredibile velocità. “Ti lascio in pace. Non ti tormenterò mai più, non preoccuparti. Fai quello che ti pare della tua vita. Ucciditi se vuoi.”

La sbatté nuovamente per poi allontanarsi a grandi falcate senza più lanciargli nemmeno uno sguardo. Incrociare i suoi occhi sarebbe stato troppo.

Udì alle sue spalle il motore accendersi e le ruote scivolare sull'asfalto. Ormai era sempre più lontano, lo sentiva, fino a che il silenzio totale non le perforò i timpani, incessante.

Salì sulla sua Opel e vi restò immobile per non seppe quanto tempo con i muscoli tremanti. Lo sguardo fisso davanti a lei, intenta a contemplare il vuoto, e lo stomaco che pareva accartocciarsi ogni secondo di più.

Nemmeno quella volta riuscì a piangere.





***





La terra scricchiolava sotto i piedi. Il loro fiato rapido ed irregolare faceva da sottofondo a quel deliberato tentativo di corsa.

Percepiva i muscoli quasi intorpiditi e terribilmente pesanti, il cuore tentare di sfondarle la cassa toracica ed una carenza d'ossigeno che minacciava di ucciderla.

Un momento, frena!” esclamò all'improvviso inchiodando sui propri piedi e poggiando le mani alle ginocchia per ritrovare l'aria che le mancava. Cosa diavolo le era passato per la testa quando aveva accettato di andare a correre assieme a Neal sulle colline di Los Angeles – posto più optato dagli sportivi per dedicarsi a del sano esercizio fisico –?

Ringrazia le tue sigarette.” la rimbeccò con sarcasmo l'amico, anche lui a corto d'aria, mentre pazientemente attendeva che si riprendesse. Aveva fastidiosamente ragione ma non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce nemmeno sotto tortura. “Avanti, non ci manca molto.” la incoraggiò successivamente.

Liesel sospirò per poi tornare in posizione eretta.

Togliamoci questo dente.” borbottò prima di riprendere a correre, immediatamente seguita dal biondino. Ce l'avrebbe fatta senza morire. Quella mattina era uscita di casa del tutto carica ed in tenuta sportiva. Pantaloncini e canotta aderenti, accompagnati da scarpe da jogging. I capelli erano stati raccolti in una treccia stretta, così che non le impedissero la completa visuale del percorso. Neal aveva trovato la soluzione in un paio di pantaloncini della ragazza, rigorosamente fucsia, che mettevano in risalto ogni sua fattezza. Liesel non aveva potuto fare a meno di ridere non appena le si fu parato davanti in tutto il suo splendore. I miei pantaloncini sono tutti a lavare, aveva spiegato con una scrollata di spalle nonostante nessun tipo di domanda fosse fuoriuscito dalle labbra della bruna. Ad ogni modo, i buoni propositi con cui si era fatta forza prima di uscire di casa avevano trovato presto una fine dopo i primi due minuti di corsa. Liesel era un tipo da palestra, da camminata, da esercizi statici. La corsa non rientrava assolutamente fra le sue capacità e la colpa era interamente del fiato che non aveva. Ed ancora una volta i suoi polmoni la stavano maledicendo per lo sforzo cui li aveva sottoposti. “Hai deciso cosa fare per il tuo compleanno?” gli domandò quindi con l'intenzione di ignorare la sensazione di una morte imminente. Forse distraendosi avrebbe anche trovato il modo di giungere viva a destinazione.

Neal avrebbe compiuto di lì a una settimana ventiquattro anni. Un altro compleanno in cui gli auguri della sua famiglia avrebbero rappresentato solamente una speranza che non poteva concretizzarsi.

Pensavo cena e Red.” rifletté il ragazzo continuando a scrutare la strada davanti a sé.

Liesel corrugò la fronte.

Come mai non il Liquid Kitty?” domandò incuriosita, al che il ragazzo scrollò semplicemente le spalle.

Volevo cambiare un po'.”

La bruna restò qualche attimo in silenzio poi decise di dar voce a ciò che pensava.

Morris lavora al Red.”

Neal posò le iridi bluastre su di lei.

L'hai conosciuto lì?” le domandò interessato. La ragazza annuì. “Beh, non è un problema, no?”

No, no.” Rifletté. “E la cena?”

Non lo so ancora. Si potrebbe fare una cosa tranquilla a casa o al ristorante di Phil.”

Beh, farla al Providence non sarebbe male.”

Sì, si mangia benissimo. Chiedi a Phil per una decina di persone.”

Sai già chi invitare?”

Più o meno sì.” Liesel fremeva dalla voglia di indagare sulla presenza di Damian. L'avrebbe invitato? Non sapeva nemmeno più a che punto fossero i loro rapporti, non ne aveva più parlato. “Dovresti avvisare Tom e Bill.”

Liesel si irrigidì immediatamente senza smettere di stargli dietro. Sentiva che la sua lingua avrebbe presto toccato terra.

Per cosa?” borbottò sospettosa.

Non hai terminato i capi?” le domandò con un sopracciglio alzato.

Oh, giusto.

Aveva quasi dimenticato di averli cuciti anche per loro. Il suo inconscio aveva agito ancora una volta.

Per quanto allettante fosse l'idea di ignorare tale consapevolezza, sapeva di non poter trasgredire la propria etica professionale.

Li avviso quando arriviamo a casa.” tagliò corto con il misero filo di voce che le era rimasto in gola.

Il silenzio durò ancora troppo poco.

Ti ho sentito uscire ieri sera.” Neal aveva scagliato la bomba regalando semplicemente una conferma ai sospetti di Liesel. La bruna aveva sempre saputo che quella domanda sottintesa prima o dopo sarebbe stata posta. Per quanto vi tentasse, Neal era probabilmente più curioso di lei ed il trattenersi dall'indagare era pura utopia. “E rientrare.” aggiunse come per incoraggiarla a fornirgli delle spiegazioni che ancora non aveva ricevuto.

Liesel era più che consapevole del fatto che l'unica via d'uscita a quei muti interrogativi era la pura e semplice verità.

Sono andata da Steven.” ammise ignorando nuovamente l'affanno che – lo sentiva – la stava per uccidere.

Neal sospirò roteando gli occhi.

Liesel.” borbottò con rimprovero.

Senti, è mio fratello fino a prova contraria.” obiettò lei. “Sono libera di andare da lui tutte le volte che voglio.”

Sì, sarà anche tuo fratello ma un fratello non del tutto ordinario. Immagino tu non abbia cavato un ragno dal buco.” Il silenzio di Liesel bastò come risposta. “Quando imparerai che parlarci non serve a nulla?”

Cosa dovrei fare? Lasciarlo cadere nel fosso senza nemmeno provare ad impedirglielo?”

Ci hai già provato in tutti i modi.”

E non intendo arrendermi fino a quando non sarà davvero troppo tardi.”

Scrutò Neal e notò che sorrideva con una tenerezza del tutto nuova negli occhi.

Sai, per quanto stronza tu sappia essere alle volte, firmerei per avere una sorella come te.”





***





Non aveva decisamente voglia di udire la loro voce, motivo per cui decise di inviare un semplice e professionale messaggio.


I capi sono pronti. Potete venire a provarli.


Il numero di telefono del chitarrista era rimasto memorizzato nella sua rubrica dalla sera del discutibile tamponamento.

Con un sospiro si gettò a peso morto sul morbido ed accogliente letto che tanto amava.

Aveva un incredibile bisogno di riposare; quella dannata corsa l'aveva a dir poco distrutta. Neal, al contrario, era parso incredibilmente risollevato ed aveva trovato il coraggio di dedicarsi ad una serata in discoteca con gli amici. Le aveva proposto di aggiungersi alla compagnia ripetute volte ma la bruna aveva fermamente declinato l'offerta. Doveva essere del tutto pazzo.

L'improvviso vibrare del cellulare la fece sobbalzare sul materasso ed il cuore prese a martellarle nel petto. Probabilmente si era trovata sul punto di addormentarsi senza nemmeno accorgersene.

Si portò il telefono davanti agli occhi e visualizzò il messaggio appena ricevuto.


D'accordo. Quando possiamo venire in azienda?


Liesel rifletté qualche attimo prima di rispondere. Se avesse voluto portare a termine il progetto in tempi brevi, avrebbe dovuto organizzare quell'incontro il prima possibile.


Domani mattina va bene.


Sbuffò. Pareva una persecuzione, un dannato castigo.


Agli ordini, Bulgaria ;)


A quell'insopportabile nomignolo, le mani non poterono fare a meno di prudere. Odiava quel nomignolo. Era un dettaglio della sua vita, un luogo d'origine che ancora rifiutava.


Ti ho già detto di non chiamarmi a quella maniera.


Bloccò l'I-Phone con l'intenzione di poter finalmente dormire ma i suoi buoni propositi vennero mandati a monte da un nuovo messaggio.


Mi odierai ancora per molto? :)


Liesel sollevò un sopracciglio. Voleva convertirla a qualche strano principio di inquietante amicizia? La risposta, quella volta, fu piuttosto facile.


Finché morte non ci separi.

  
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