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Autore: Fantfree    12/05/2014    1 recensioni
Dopo una gita in un parco tematico, sette ragazzi si conoscono per caso all'entrata delle montagne russe chiamate Atlantipse, particolarmente conosciute per il loro tunnel del terrore (tunnel buio dove non si vede nulla). Saliranno tutti più o meno felici e quando tutto sembra andare alla perfezione... Il carrello si blocca proprio lì dentro...
Discutendo sul da farsi decidono di liberarsi ed andare a chiamare aiuto ma... si ritroveranno in una città completamente disabitata e distrutta...
Da lì comincia il loro viaggio... La loro avventura farà scoprire loro il grande segreto che si cela dietro quel mondo apparentemente diverso ed il motivo di essere arrivati fino a lì...
Un'umanità schiavizzata in un mondo dove ormai la tecnologia sembra essere stata del tutto sostituita dalla magia, la quale è posseduta solo da coloro che si fanno chiamare abitanti di Atlantide. Intanto, qualcuno da lontano sta preparando la sua vendetta e sta attendendo il momento giusto per colpire...
Che cosa c'entrano allora Cora, Blake, Clark, Mya e Dean con tutto questo?
Questa è la prima storia che scrivo, spero che vi piaccia!
Genere: Dark, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Afterworld'
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Ernest osservò il cielo: erano passati quattro anni ormai. Ce l'aveva fatta: era riuscito ad unificare i due popoli, anche se aveva dovuto combattere duramente per rendere il loro legame quasi instabile. Avrebbe sicuramente dovuto combattere ancora, questo lo sapeva. E sapeva che la sua “scusa” non sarebbe stata valida, non senza combattere. Nel volto di Thersander aveva visto il futuro, aveva visto due popoli unificati, due popoli diversi ed uguali allo stesso tempo. Perchè eliminarli non sarebbe mai stato possibile. Doveva anche porre fede alla sua promessa: avrebbe protetto il popolo di Atlantide, ma ad una precisa condizione: fondere la magia con la tecnologia. In meno di due anni erano riusciti ad esplorare Venere e le lune di Giove. Le operazioni per la colonizzazione erano in corso ed in rapido e progressivo miglioramento. Con la magia, avrebbero potuto conquistare tutti i pianeti del sistema solare. Ormai lo sapeva: la magia, in molti dei casi non è permanente, va continuamente tenuta sotto controllo. Mentre la tecnologia ha un declino molto più lento. Grazie a quest'ultima avrebbero stanziato le varie civiltà e con la magia provveduto a far sì che i limiti della fisica fossero superati. Una buona parte delle persone (abitanti di Atlantide ed umani compresi) lo amava, mentre qualcuno ancora lo disprezzava. Quei pochi che lo odiavano si domandavano perchè avesse deciso un cambio di posizione così drastico e veloce, perchè avesse deciso di passare dall'altra parte in questo modo.

Da quando c'era lui, Thera era tornata a risplendere, sempre dentro i canoni della sua filosofia: antico e nuovo insieme, il cristallo fuso ai vecchi edifici semidistrutti... Il terzo cerchio era diventato una vera e propria parte di metropoli. Gli altri due, quelli più centrali, avevano mantenuto le loro caratteristiche, seppure il vetro fosse stato il materiale usato per riparare i vari palazzi. Osservò il terzo cerchio: c'erano molti edifici volanti: turisti. Solo chi era ricco poteva permettersi una costruzione del genere. Gli altri, invece, erano più degli altissimi edifici camuffati in mezzo a quelle tracce di civiltà passata. Più in là ancora, era stata impiantata una città sommersa, sovrastata da una città “galleggiante” con moltissimi canali, un po' come nell'antica Venezia. Ovviamente non avrebbe mai potuto rovinare il paesaggio di Thera, così installò un protocollo: la periferia doveva essere perfettamente concentrica e doveva permettere il passaggio di navi di grosso calibro. Aveva inoltre previsto una rete aerea e ferroviaria anche subacquea che avrebbe permesso il passaggio dei turisti, oltre ad un miglioramento del porto. Sorrise: grazie all'unione delle due civiltà il mondo era davvero migliorato.

Un libro, però, lo fece tornare alla realtà: un libro inviato a Thersander da una principessa della sfera interna al pianeta, una principessa che adesso sarebbe diventata la sua promessa. “No!” Pensò. Lui non si era mai arreso al desiderio di rivedere quella ragazza, aveva fatto di tutto per arrivare a lei, la bellissima Cora! Il suo amore era nato così, come per magia. E sembrava quasi che anche lei fosse sparita per una sorta di incantesimo... Lanciato da chi? Dov'era adesso? Era di nuovo nel passato? Doveva assolutamente trovarla, perchè senza di lei non poteva stare! La sua nuova promessa sarebbe arrivata a giorni, una ragazza che lui non avrebbe mai amato! Doveva trovare una soluzione al più presto e fare in fretta, molto in fretta... Ma come fare? Quattro anni di ricerche non gli erano servite a nulla...

<< Maestà! >> Disse una voce.

<< Ditemi. >> Rispose lui voltandosi verso il servo.

<< L'uomo che avevate richiesto ora è qui. >>

<< Arrivo. >> Disse.

 

Ydatos era lì, arreso alla forza delle guardie reali che lo avevano trasportato di peso fino al palazzo.

Il suo volto era chinato ed i suoi capelli pendevano giù dalla testa, come se anch'essi si fossero arresi.

<< E così sei tu Ydatos, giusto? >> Domandò Ernest avvicinandosi a lui.

<< Sì, maestà. >> Rispose.

<< I tuoi occhi mi dicono che sei confuso. >>

<< Sì maestà. Non capisco il motivo per cui voi mi abbiate portato qui. >>

<< La ragione è semplice. >>

Ydatos sollevò il volto.

<< Qualche anno fa, hai conosciuto una certa Cora in uno dei tuoi tanti viaggi? >>

<< Può darsi. I- io ora non... >> Il suo viso si aggrottò un attimo per pensare, come se quel nome lo avesse già sentito.

<< Diceva di venire dallo Stato dell'Estremo. >>

Ydatos scavò più a fondo nella sua memoria: in effetti sì, c'era una ragazza che diceva di venire dallo Stato dell'Estremo, luogo dove era finalmente andato a convivere con la sua Serena.

<< Cora... >> Disse.

<< Sì, Cora. >> Rispose il re.

Fu a quel punto che Ydatos ricordò i suoi due occhi verdi spiccanti ed i suoi capelli ricci e marroni... Cora, quella che pareva meravigliata dal nuovo mondo in cui si trovava! Proprio lei!

<< Cora! >> Esclamò. << Sì, me la ricordo. Le ho spiegato molte cose. Pareva molto inesperta sul mondo della superficie. >>

<< Sapete dirmi dove l'hai vista la prima volta? >>

<< Sulla nave... >> Rispose lui. << Ma perchè volete sapere? >>

<< Perchè lei non è dello Stato dell'Estremo. È umana, come me. E viene dal passato. >> Sorrise. << Non ti ha detto di più? >>

<< Ha detto che aveva degli schiavi e me li ha fatti vedere... Erano tutti umani, maestà. >>

<< Perchè erano i suoi amici! >> Rispose. << Dimmi, Ydatos. Tu le hai spiegato molte cose su questo mondo, vero? >>

<< Solo il necessario. >>

<< Alcuni marinai di bordo che erano con te mi hanno detto che Cora ci è rimasta molto male quando ha visto una sirena piombare sulla nave. >>

<< La mia Serena? >> Poi, aggiunse: << Ma se Voi dite che era umana, si sarà spaventata moltissimo nel vederla. >>

<< Sarà anche vero. >> Rispose. << Però non mi torna una cosa... >>

<< Che cosa, maestà? >>

<< A quanto pare mi hanno riferito che tu hai saltato molti turni per farle vedere il mondo circostante... >>

Ydatos rimase in silenzio.

<< Dunque è vero. >> Sorrise. << Confermi? >>

Il ragazzo osservò il re. In effetti quella era la verità, ma che cosa doveva dirgli? Doveva mentire e mancargli di rispetto oppure mantenere a parola data? Quello era umano, non doveva fidarsi! Ma era pur sempre il sovrano...

<< Sì, maestà. >>

<< A quanto pare, c'è una sola spiegazione. >>

Ydatos di nuovo non disse nulla.

<< Se lo hai fatto è perchè l'amavi! >>

<< Questo non è vero! >> Controbattè lui. << L'ho fatto solo per entusiasmo, per farle vedere il mondo! >>

<< E non credi che non sia un passo per arrivare ad amare una persona, questo? >>

<< Maestà, io non ho fatto niente di male! >>

<< No, hai solo saltato i turni e messo a repentaglio la vita di tutti! >> Lo osservò in viso: << Non credi che tu l'abbia fatto per sapere qualcosa di più su questa ragazza? >>

<< No, era esattamente così come si presentava! Un ragazza semplice e che trattava in modo dignitoso gli umani!>>

<< Non credi che stavi per metterla in pericolo? Se quell'umana si fosse innamorata di te, sempre se non lo sia stata veramente, e tu di lei, sarebbe successo qualcosa di molto grave per tutti! >>

<< Ma maestà, io non lo sapevo! >>

<< Saltare i turni, no, invece? >> Cominciò a camminare avanti ed indietro. << Lo hai fatto altre volte? >>

<< No, maestà. >>

<< Tu mi dici di no, ma posso sapere se tu mi stai dicendo la verità? >>

<< Sì, maestà. Il vostro potere. >>

<< Non lo userò. Per il momento. >> Sorrise. << Non voglio obbligarti. >>

Ydatos sapeva bene di aver mentito, lo aveva fatto moltissime altre volte. Non voleva essere un marinaio, voleva essere qualcosa di più. Era stato educato a pianificare, ad osservare il futuro da ogni punto di vista, ad essere ottimista, ma la sua famiglia era venuta a mancare ed il suo inesorabile destino si era compiuto. Era diventato un ragazzo di nave e poi successivamente un uomo di nave. Lui il mare lo conosceva bene, il suo elemento era quello dell'acqua. Ma dentro al cuore si sentiva di essere qualcosa di più, non per vanto, ma perchè gli sembrava che ci fosse qualcosa in lui, qualcosa di diverso.

<< Sì, maestà. Vi ho mentito. >> Sorrise. << Perchè io amo una persona che vive nelle profondità dell'oceano. E da quando c'è lei, sono andato a vivere là sotto. >>

Quelle parole fecero rimuginare Ernest. Anche lui amava tantissimo una persona, una persona che però era sparita nel nulla, senza sapere dove ora si trovasse e come stesse.

<< Io ho costruito un nuovo regno, ho costruito una nuova civiltà, grazie all'aiuto di tutti coloro in cui credono nei propri sogni. Ma tu, Ydatos. Non sei uno di quelli. Non hai fatto altro che scappare al tuo destino... >> Abbassò gli occhi. Il suo si era inesorabilmente compiuto. Doveva essere quello che era. Niente di più. << Quando bisogna accettarlo e migliorarlo. Dimmi una cosa, Ydatos. >>

Ydatos lo guardò negli occhi, in quegli innocenti occhi scuri.

<< Credi che se io non avessi accettato il mio destino, tutto questo sarebbe stato possibile? >> Guardò fuori. << Questo è un mondo di speranze, non un mondo di arrendevolezza fatto da persone che scappano davanti agli ostacoli. >>

Il ragazzo abbassò la testa. Era vero. Ma perchè accettare un destino che non lo avrebbe portato da nessuna parte?

<< Ma maestà, io non sto scappando! >>

<< Sì, invece! Lo stai facendo! Che cosa credi di essere, allora? >>

Ydatos abbassò anche lo sguardo. Chi era veramente?

<< Chi credi di essere? >>

<< Maestà, io non lo so! >> Rispose sfogando tutto sé stesso.

Il re salì le scale e si voltò di schiena: perchè Cora si era fidata di lui? Come poteva essere amica di una persona che ingannava anche sé stessa? Doveva proteggerla, proteggerla per amore, perchè se lo sentiva, sarebbe tornata presto.

<< Toglietegli tutto e gettatelo in una vasca. >> Disse Ernest.

<< Perchè, maestà? >> Domandò lui terrorizzato.

Il re fece per avvicinarsi e dirgli qualcosa, ma non disse nulla. Si limitò a veder eseguiti i suoi ordini. Ed una volta che fu in acqua senza più niente addosso, nemmeno il bracciale gli disse: << Bene, tritone. >> Gli guardò la coda: di un blu intenso, come il suo elemento. << Se vuoi scappare, non hai bisogno neanche di questo. >> Raccolse il bracciale da terra e lo osservò: ora non doveva far altro che riassorbire quel potere.

<< Maestà, non potete farmi questo! >> Gridò Ydatos.

Ernest non lo ascoltò. Chiuse gli occhi ed inspirò. L'aria che gli entrava nei polmoni era lo stesso potere che entrava nella corona.

<< Se vuoi scappare, ti devi salvare da solo. >> Osservò il tritone che lo guardava sbattendo la coda qua e là nell'acqua, come per schizzargli addosso. A quel punto, Ernest disse: << Cristallizzatelo! >>

<< No, quello no, vi prego, maestà! >>

Ernest si diresse verso le sue stanze personali mentre le guardie portavano via a forza il tritone.

<< E portatelo dove nessuno lo possa trovare. >>

<< Maestà! >> Gridava lui. << Maestà! >>

Ma il e non si girò affatto.

A quel punto, Ydatos disse: << Non siete degno di essere il nostro re! Né Voi né nessun altro umano! >>

Quelle parole fecero soffrire molto Ernest. Ma non poteva tirarsi indietro. Il suo volere glielo impediva. Si voltò ancora una volta appena in tempo per vedere la coda del tritone sparire dietro l'angolo.

 

Quella notte, Ernest non si dava pace: era troppo turbato per la sua Cora. Lui l'amava, e tutto quello che aveva fatto era stato per amore. “Basta!” Si diceva. “Basta, ti devi calmare!”

Eppure qualcosa in lui diceva di non arrendersi, di non fermarsi davanti a niente. Non avrebbe mai sposato una principessa che neanche conosceva, lui voleva Cora, solo lei!

<< Maestà! >> Gli dissero.

<< Ma non vedi che sono stravolto? >> Domandò lui rigirandosi nel letto.

<< Maestà, è urgente! C'è una donna che vi vuole parlare! >>

<< Rimanda a domani! >>

<< Non è possibile! Vuole parlarvi subito! E poi ha un potere misterioso, mai visto prima! >>

<< Come? >> Domandò il re alzandosi di scatto.

<< Esattamente come vi ho detto, maestà. Ha un potere che nessuno ha mai visto prima! >>

Di scatto, Ernest si alzò dal letto e si vestì il più velocemente possibile: se era così la questione doveva essere davvero urgente.

 

Ernest giunse alla sala reale, scortato dalle guardie. In piedi c'era una donna, una donna coi capelli verdi e di bell'aspetto, di età indefinibile.

<< Vi attendevo. >> Rispose lei.

<< E tu chi sei? >> Domandò Ernest osservandola dal capo ai piedi.

<< Prima devo farvi vedere una cosa, Ernest. >> Sorrise. In un secondo tutto fu avvolto da una straa luce bianca ed in un altro, il palazzo era sparito. Si trovavano in una strana grotta molto buia.

<< Illuminerò la grotta. >> Disse la donna.

<< Ma che posto è questo? >> Domandò Ernest estremamente confuso da quello che era appena accaduto. << Ha a che fare con Cora? >>

La grotta si illuminò in un istante, rivelando tutte le sue sfumature granitiche. Era un posto molto grande, anche se chiuso.

<< Il viaggio di Cora è cominciato qui. >> Rispose lei.

<< Da questa grotta? >> Domandò il re confuso. << Questo vuol dire che il passaggio temporale è venuto qui! >>

<< Il principe splendente creò un varco col suo potere. Ma lo fece per difendere la debole regina, inconsapevole di quello che avrebbe causato. >>

Ernest guardò un attimo le pareti e poi osservò fuori: poco lontano si vedevano degli edifici di una città distrutta. Una città umana. Riflettè un attimo sulle parole della donna: splendente principe, debole regina... Un momento!

<< Thersander? >> Domandò.

<< Il suo amore per Cora è sì grande che l'abbia salvata. >>

<< Da chi? >>

<< Dal sovrano rinascente. >>

Ernest rimase un attimo a meditare sulle parole della misteriosa donna: sovrano rinascente. Poteva essere... Nient'altro che lui! Lui era rinato dalla sabbia e lui aveva fatto rinascere la civiltà.

<< Da me? >> Domandò confuso.

<< Il suo amore per lei è sì forte che non la perderà di vista mai. Le sta accanto adesso. >>

<< Impossibile. >> Rispose lui. << Thersander è morto. >>

<< Prima di lasciar la vita, usò tutta la sua magia. >>

<< Questo che cosa vuol dire? >> Domandò Ernest.

 

Cora era lì, nel parco delle Atlantipse, insieme a quei nuovi sconosciuti. Li avrebbe tanto voluti rivedere, ma era ora di ripartire. Aveva preso il loro numero, anche se non ci avrebbe parlato molto spesso insieme. Le amicizie finiscono così: ci si perde di vista e poi pian piano non ci si sente più. Abbracciò Clark, quel bellissimo ragazzo dai capelli neri e gli occhi del cielo.

Mya abbracciò Dean e si mise a piangere, come se se ne fosse innamorata. Possibile? Dall'altra parte, anche Dean si sentiva molto male, per una ragazza che conosceva da pochissime ore: quattro, per l'esattezza.

Infine, Cora guardò intensamente gli occhi di Blake. Ma dove li aveva già visti?

Allo stesso tempo Blake guardò Cora con un velo di tristezza addosso. Perchè?

 

Ernest osservò la donna. << Non c'è una spiegazione più semplice? >>

<< Il re splendente conosceva moltissime magie. La sua dote più grande era l'astuzia. Prima di morire, una volta ridata la vita a colei che l'amava, fece la sua ultima magia. >>

Ernest la guardò con stupore.

 

Cora vide qualcosa negli occhi di Blake, una scintilla. Un qualcosa che non poteva aver visto da nessuna parte, eppure, sembrava che fosse appartenuta a qualcuno che lei aveva già visto... Chi? E soprattutto, dove?

 

<< Un controincantesimo! >> Gridò lui con estremo stupore.

Osservò di nuovo la donna: il suo sguardo tramava un immenso odio e senso di vendetta, avrebbe riportato indietro Thersander e Cora a qualsiasi costo.

  
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