Cap. 9 Magdalene again
"Signorina Astor Miller ci sono dei pacchi per lei qua sotto."
Era sabato mattina e finalmente erano arrivate le mie cose da NY,
il custode del dormitorio mi chiamò e scesi di corsa. Arrivai all' ingresso e non mi ricordai quanto fossero grosse, come
diavolo avrei potuto portarle su? Controllai la situazione e non avevo alternativa che non trascinarmele dietro sulle scale. Il
custode si offrì di aiutarmi ma lo ringrazia e rifiutai. Inizia a trascinarne
una ma era pesantissima sorrisi ripensando a come dovevo
essere incazzata a casa dei miei per non sentire quanto erano dannatamente
pesanti. Spinsi il primo gradino e mi fermai a respirare,considerando che ne dovevo fare almeno una trentina
ero a buon punto. Spinsi e mi uscii dalla bocca un ringhio. Mi osservai in giro
e fortunatamente non c era nessuno. Presi il telefono e chiamai rinforzi. Hay non mi aveva chiesto niente di New York, aveva capito
che non era stata una bella avventura, e le fui grata, dovevo ancora riuscire a
rielaborare tutto da sola il fatto che mia madre e Sophie avessero fatto quelle
cose e che mio padre sarebbe intervenuto ancora nella mia vita a fine semestre. Non dovevo permetterglielo.
"Hay,
ho un problema abbastanza enorme, dove sei? Puoi venire ad aiutarmi?”
“Sto arrivando al dormitorio, due
minuti"
Riattaccai e riuscii a salire ancora qualche gradino, tirai ancora
la maniglia della valigia e successe quello che non doveva succedere, quintali
di vestiti, non mi ricordavo di avercene fatti stare così tanti, esplosero nelle scale. Alzai la testa al soffitto e sospirai
sconfitta, la sfiga non mi abbandonerà mai.
“Cazzo”
Cercai di infilare gli abiti all’interno di quello che rimaneva
della valigia provai a chiuderla saltellandoci sopra,
ma niente di fatto allora mi ci sedetti sopra sconsolata.
“Sei proprio una stronza”
“Al massimo mi dicono di essere uno stronzo”
Mi voltai verso l’ingresso e Noah era in
piedi alla porta che mi osservava divertito.
“Da quanto sei qui?”
“Giusto il tempo di vederti saltellare, sei illegale con quei
jeans Maky”
Cosa stava succedendo? Mi stava sorridendo? Stava scherzando con me?
“Io…” Non riuscivo a parlare “che ci fai qui Noah?”
“Quella sfigata di Hay
si è dimenticata qualcosa a casa mia, ormai eravamo qui e mi ha chiesto di
venire a vedere di cosa avevi bisogno”
“L’ha fatto apposta”
“Ne sono convinto anche io”
Sorrideva, sorrideva come prima.
“Maky, io devo chiederti scusa, sono
stato un po’
precipitoso, cioè io… tu... non so”
Sorrisi anche io, era il suo modo per
dirmi che aveva capito , lo apprezzavo.
“Devo chiederti anche io scusa, non
dovevo mentirti”
Mi alzai verso di lui, e la valigia esplose ancora, mi voltai e
abbassai le spalle, ma proprio adesso cazzo! Tornai alla valigia e le tirai un
calcio.
“Wow”
Lanciai un’occhiata di fuoco a Noah e
iniziai a
raccogliere qualcosa, lo sentii affiancarsi e iniziò ad aiutarmi, volevo
voltarmi e guardarlo, iniziai ad arrossire, il respiro mi si fece più pesante,
anche dopo questo tempo lontani solo la sua presenza mi faceva vibrare, e lui,
lo stronzo lo sapeva bene. Si vece sempre più vicino, sentivo il suo fiato
vicino al mio viso, sentivo il suo profumo, iniziai a tremare e muovere
nervosamente una gamba, volevo baciarlo, volevo che mi baciasse qui, sulle
scale con in mano un mio reggiseno. Scusa? Lo osservai
bene e lo vidi controllare il pezzo del mio guardaroba intimo che aveva in
mano.
“Noah!”
Gli strappai il pezzo dalle mani e lo misi in tasca, controllai se
c’era altro ma fortunatamente era rimasto nella
valigia. Penso che un colore più rosso del mio viso non
esisteva ancora nella tavolozza dei colori, mi trattenei a forza per non
ridere, tutto ciò era davvero assurdo, fino a due ore fa pensavo a lui e al
fatto che fosse così vicino ma così distante e ora lo ritrovavo tra i miei
vestiti. Ma avevo imparato: con lui era così.
“Continuo a preferire quello rosa”
Mi sussurrò abbastanza vicino per farmi
davvero cedere le gambe, mi aggrappai a lui per non cadere dal gradino e fu un
attimo, le mie mani sulle sue braccia, le sue sui miei fianchi, i miei occhi di
nuovo nei suoi, quel blu non era più freddo era tornato quel blu che riusciva a
scaldarmi. Mi avvicinai e appoggiai la
testa al suo petto, strinse la presa e quel goffo incontro divenne un
abbraccio, l’abbraccio più tenero che qualcuno mi avesse mai fatto,respirai ancora il suo
profumo e mi sentii a casa, lui era davvero il mio rimedio, ero tornata a New
York convinta di tornare a casa, ma ormai la mia casa era a Boston, lui era la
mia casa, e non potevo non ammettere più a me stessa che lo amavo, amavo il suo
profumo, il suo tocco, il suo sorriso, il modo in cui mi faceva sentire viva.
Una lacrima scivolò sulle mie guance e gli bagnai la felpa dell’università che
indossava, se ne accorse e strinse ancora più
l’abbraccio, altre lacrime e il suo abbraccio più stretto, e mi sentii in pace.
Alzai il viso e incontrai ancora i suoi occhi sorridenti, portò una mano sul
mio viso e mi asciugò la lacrima che solcava il mio volto.
“Maky”
Sorrisi anche io e portai le mani al suo
collo, mi alzai in punta di piedi e strofinai la mia guancia sulla sua, il mio
naso toccò il suo, il suo respiro si confuse con il mio; chiusi gli occhi e mi
rilassai, la sua mano raggiunse le mie labbra e ne percorse il profilo con un
dito, mi morsi il labbro che aveva appena toccato e lo sentii mugolare, dai Noah, baciami, ti prego. Mi avvicinai ancora una gamba si incastrò tra le sue, appoggiò la fronte alla mia e le sue
labbra sfiorarono inesorabili le mie, tutto ciò era assurdamente, pazzescamente
eccitante, non avevo mai provato nulla di genere, un trasporto così totale,
un’attesa di un bacio così agognata, lo sentii indugiare ancora e per la prima
volta con lui presi io l’iniziativa. Appoggiai le mie labbra alle sue, aspettai
che mi ricambiasse ma lo sentii irrigidirsi, aprii gli occhi e mi staccai, era
troppo presto, e io ero troppo stupida.
“Noah”
La nostra conversazione era ferma a ripetere i nostri nomi. Lo osservai,
stringeva i pugni, era nervoso, agitato, spaventato. Cosa
avevo combinato ancora?
“Makayla, andiamo piano ti prego”
Annuii e ritornai ad ammucchiare i vestiti. Cosa
voleva dirmi? Che voleva riprovarci con me, ma voleva
che rallentassimo? Un ragazzo come lui che rinuncia ad
un bacio? Non capivo.
“Rallenta”
Mi prese un polso e lo strinse, alzai il viso e lessi dubbi e
ansia anche in lui.
“Ci sono parecchie cose che devo, dobbiamo
sistemare, possiamo essere amici? Per me sei importante”
Amici? Due amici non soffrono come noi, due amici
non si desiderano come noi. Ma cosa potevo dire? La
situazione era stata difficile, e per lui non era cambiato nulla, io avevo
iniziato a fare chiarezza nella mia vita, ma la sua era comunque stata
danneggiata, cosa
pensavo di poter fare?
“OK”
Dovevo accettare le sue condizioni, ma a modo mio. Un lampo di
pazzia attraversò la mia mente: mi voleva come amica? Che problema c’era, avrei
fatto del mio peggio per essere sua amica, prima però doveva sapere del mio
viaggio a NY e dovevamo riniziare insieme da amici senza più il passato pronto ad allontanarci.
“Va bene Noah” dissi con più convinzione
“amico, aiutami a mettere in ordine questo casino”
Sorrise e portò senza fatica le altre due valigie in stanza mentre
io mi occupai di prendere tutto quello che era finito a terra, con quattro
viaggi riuscimmo a portare tutto in camera.
“Ora mi spieghi dove hai intenzione di
mettere tutta questa roba”
Osservammo le valigie e il piccolo armadio infondo alla stanza, lo
aprii e dentro metà era già pieno. Mi portai le mani sulla testa, non avevo
pensato a questo piccolo particolare.
“Se vuoi puoi scegliere cosa tenere qui e
il resto lo portiamo da me, ho un armadio enorme”
“Amici” gli ripetei alzando gli occhi.
Sorrise, si avvicinò e mi diede una pacca sul sedere, scattai in
avanti e mi massaggia dove mi aveva colpito.
“Sei pazzo?”
“Amici” ripetè con il mio tono di prima.
“Gli amici si schiaffeggiano il sedere?”
“Non lo so, io sono un amico un po’…
unico”
Alzai gli occhi al cielo e sorrisi.
“Maky ti prego basta
vestiti, ma quanti cazzo ne hai”
“In effetti un po’”
Noah
era stato l’intero pomeriggio con me e mi aveva aiutato a decidere quali abiti
tenere qui e quali portare da lui, avevo fatto anche una divisione
ulteriore per lasciarne un po’ anche a Hay,
che, me l’avrebbe pagata cara, ancora non si era fatta vedere.
“Dai le scarpe no, va bene tutto, ma io non posso resistere, ho
detto che voglio essere tuo amico, non il tuo amico gay,
ti prego, pietà”
Era coricato sul mio letto e mi implorò,
sorrisi e chiusi il resto nelle valigie, ci avrei pensato dopo; avevamo parlato
del più e del meno, mi aveva chiesto di algebra ma c’erano cose che dovevamo
chiarire ed era arrivato il momento; mi sedetti sul letto dai suoi piedi e lui
si tirò su.
“Ma se, da buoni amici, parlassimo di
tutto quello che ci è successo ultimamente?”
Provai a chiedergli, lo sentii muoversi e poi rilassarsi.
“Sono qui, dimmi”
“La devo prendere larga o posso arrivare
direttamente alle conclusioni?”
Mi guardò con fare interrogativo, sogghignò.
“Parti da Magdalene”
Ok. Respirai e iniziai a raccontargli la mia
vita a New York, gli raccontai i miei trascorsi da It-girl
scalmanata, rise e si rilassò ad ascoltare la mia storia, mi accorsi che lui mi
aveva raccontato molto di lui e della sua vita mentre di me davvero non sapeva
nulla. Gli raccontai dei miei genitori, ma per ora evitai Sophie, gli raccontai
del nonno Astor e mi commossi, si avvicinò e mi prese
la mano, strinse e continuai, gli raccontai gli anni del liceo, della mia vita da ragazzina
viziata, e poi arrivai a Sophie, si irrigidì ancora mentre gli dicevo del mio
rapporto con mia sorella.
“Io non sapevo niente della sua vita, la
vedevo ogni tanto su appuntamento, ma il problema era che a me della sua vita
non mi interessava particolarmente”
Dirlo a voce alta era drammatico.
“E poi martedì sono tornata a New York e ho
cercato di mettere la parola fine al mio passato, ma sono riuscita a combinare
solo casini. Sono andata da Sophie…” respirai “Ho visto tuo padre, sono
impazzita e ho urlato male parole a tutti e due e poi
come al mio solito sono scappata”.
Alzai gli occhi e lo osservai, era immobile.
“Vai avanti”
“Sono tornata a casa dai miei e ho discusso
anche con loro, mia madre giustificava il comportamento di Sophie, anzi è stata
lei a convincerla a fare quello che ha fatto, Noah
mia madre..”
“Dai, Maky continua
dai”
Cercò di sorridermi e continuai a raccontargli,
ancora lacrime, ancora lacrime per loro che non ne
meritano.
“Mia madre ha detto e fatto cose indicibili,
mio padre poi è intervenuto ed è solo stato in grado di dirmi che sapeva
benissimo che sono ad Harvard e che se non porto bei
voti al primo semestre interverrà, il mio passato non vuole mollarmi ma io ho
un piano. Ho praticamente svuotato camera mia, io non
torno più a NY e per la media, fino ad ora posso stare tranquilla, ma se per
caso mio padre si fa vivo, mi dovrò spostare ancora, non voglio il suo
controllo, non voglio avere più a che fare con loro.” Piansi ancora.
“Poi prima di ripartire sono ripassata da
Sophie, mi ha chiesto di te, ma non ho risposto, non le deve interessare, le ho
detto che le cose si possono sempre aggiustare, era sconvolta, sapeva che tu
eri ad Harvard e mi ha aiutata a venire qui, voleva
che ti trovassi, voleva che sapessi, ma non riusciva a dirmelo, era un
tentativo davvero mal riuscito di riavere notizie di te”
“Grazie per non avergli detto niente” mi
strinse ancora la mano e incrociò le mie dita con le sue.
“Ho urlato il tuo nome davanti a tuo padre, è
sbiancato”
“Non mi interessa di
lui”
Annuii e rimasi in silenzio, lo sentii
respirare con foga.
“Makyala, apprezzo
quello che hai fatto”
“Noah, io l’ho
fatto per me, dovevo sapere e dovevo chiudere”
“Stai soffrendo”
“Sono sempre la mia famiglia, ma come dicevi
tu, tu hai perso di più”
“Non è una gara Maky”
ripetè quello che gli avevo detto quando era tornato
in camera mia dopo l scoperta della mia identità.
Sorrisi e mi alzai, mi avvicinai allo
specchio e controllai il mascara colato su tutto il mio viso, nello specchio
vidi riflesso il suo viso sorridente e timoroso avvicinarsi, mi abbraccio alla spalle e appoggiò il suo viso al mio collo.
“Grazie”
“Noah, io ti ho solo
fatto soffrire ancora per una storia vecchia”
“Non è vecchia, purtroppo” Sogghignò “Quindi hai fatto incazzare il grande Edward Clark?”
“Direi di si”
“Non è da tutti, ma tu non sei come gli altri”
“L’unica nota positiva di essere nata a New
York è la mia arroganza”
“Beh non solo”
Mi osservò dallo specchio, i suoi occhi
scivolarono su di me, c’era tutto tranne che amicizia nel suo sguardo; cercai
di divincolarmi dalla sua presa ma era come avere un muro alle spalle.
“Noah”
“Maky”
Ancora solo i nomi, certo che non eravamo
grandi oratori.
Avvicinò di nuovo il viso al mio e chiusi gli
occhi, sentii ancora il suo respiro sul mio collo e vi appoggiò le labbra, mi
baciò diversi punti del collo e un lamento uscii dalle mie labbra, che gioco
stava facendo? Staccò le sue labbra e mi fece girare, mi alzò e mi sedette con
una mossa sul mobiletto sotto lo specchio, il mio viso era alla sua altezza,
appoggiò ancora la fronte alla mia e chiudemmo entrambi gli occhi.
“Sei andata fino a
New York per me Magdalene Makayla
Astor Miller, sei andata per me, per noi; hai fatto
qualcosa per te, ma so benissimo che sei partita per me. Ti ho visto quel
giorno scappare dalla biblioteca, era gelosia, ero con un’altra, volevi
un’altra possibilità con me e dovevi dimostrarmi qualcosa, ma io sapevo già che
tu non eri come loro, ero solo arrabbiato e deluso, volevo aver chiuso quel
capitolo, ma come dici anche tu il passato ti trova
sempre.” Mi guardò negli occhi e continuò “ Non ti posso dire niente ora, sono
ancora ferito, ma il fatto che sono qui, con te, che siamo qui, insieme e sto
così bene per me è tanto”
Mi abbracciò ancora e lo strinsi a me, aveva
ragione, potevamo farcela insieme.
Hay si fece viva dopo un’altra ora, aveva una voce strana al telefono
come se aspettasse la mia incazzatura o altro, ma al
sentirmi stranamente tranquilla la sentii respirare normalmente, le dissi che
appena tornata al dormitorio avrebbe trovato delle cose per lei, e iniziò a
farmi duemila domande per sapere cosa c’era, risi e Noah
sentendola urlare rise con me, era ancora qui, sul mio letto, aveva detto
che se non volevamo il signor Astor tra i piedi doveva riprendere a fare il mio tutor,
prima che ci pensasse qualcun altro, voleva essere mio amico no? Gli avevo
raccontato dei tentativi di Matt, e il solito comportamento da uomo alfa
si era di nuovo incaricato mio tutor. Questa cosa dell’essere
amici era appena iniziata ma era davvero divertente, avevo iniziato
subito a metterlo in crisi su ogni argomento più spinoso, e lui aveva reagito
prima con fastidio ma poi aveva capito che stavo giocando e aveva iniziato a
giocare con me. Eravamo di
nuovo in sintonia, forse come non eravamo mai stati mossi da
quella passione che ancora oggi ci tiene
insieme. Più di una volta lo osservai mentre mi fissava, ma spostava
immediatamente lo sguardo. Era possibile che dopo un periodo di nulla due
persone possano ricominciare meglio di prima? Ero incredula e felice.
“Signorina, è con me? Gli integrali non si risolvono pensando a quanto è bello il
tutor”
Alzai gli occhi al cielo e li riportai sul
quaderno di algebra.
“Basta Noah, ti prego, pietà”
Un’ora di algebra era più che sufficiente per
me, per l’intera umanità forse.
“Ti va di andare da
me così metti apposto quel casino?”
Indicò la pila di abiti senza dimora che
risiedevano ai piedi del mio letto
"Si ma gli
altri?"
"Si ma il
problema?"
Disse prendendomi in giro come ogni volta. E in effetti non seppi cosa rispondere. Alzò le spalle
mimando un 'ho ragione io' , si alzò e prese una
valigia vuota e la riempì con gli abiti sul letto trattandoli come stracci, Dio
perdonalo perchè non sa quanto costa un Dolce&Gabbana. Dopo avermi rovinato
tutti gli abiti prese la sacca e andò dalla porta, mi fece segno di seguirlo e
uscimmo.
"Cazzo!"
Lasciò cadere la borsa. Ci risiamo, mi
trattenni dal piangere e lo guardai farneticare da solo.
"Che c'è?"
"L auto ce l ha
Hay" Uomini così ottusi.
"Camminare?" Mi guardò sorridendo.
"Dio sentire dire ad
una donna di camminare é meglio di un..."
"Ciao Noah!"
E iniziai a correre, stava per dire una
battuta volgarissima e va bene amici ma sono sempre
una ragazza! Sentii dei passi dietro di me e ripensai a quel giorno in cui mi
diede il primo bacio, rallentai e lo aspettai.
"Quindi questa cosa dello scappare ti piace
proprio"
"Beh tu però mi prendi sempre"
Ops. Mi voltai a guardarlo.
"Senza doppi sensi Noah"
Scoppiammo a ridere e camminammo verso casa
dei ragazzi.
Fu come se non fui mai scappata, entrai e
l'accogliente casino mi strappò un sorriso, mi trattenni dall'abbracciare Noah, ero davvero felice. Adam e Caleb erano seduti sul
divano e si voltarono verso di noi, Adam sgranò gli occhi e riguardò Noah, poi guardò la valigia e poi riguardò me.
"Sono solo vestiti, non stanno al
dormitorio"
Cercai di spiegare la situazione prima che
l'ansia si impadronisse completamente di me.
"Calma Maky,
bentornata tra noi"
Caleb mi lanciò un sorriso e mi rilassai.
“Giochi con noi?"
Adam mi fece cenno di sedersi con loro e
giocare al videogame ma indicai il piano di sopra,
sbuffarono e ritornarono a urlare alla tv. Non avevo più visto nemmeno David da
quel giorno e non avevo voglia di affrontarlo ora, mi guardai in giro in cerca di indizi sulla sua presenza e Noah
si avvicinò al mio orecchio. David è fuori per qualche giorno"
"Grazie"
Sorrise e indicò il divano.
“Tesoro, non ti offendere ma io altri vestiti
basta, ti porto su la valigia e poi vengo a sedermi qui."
"Sai che fatica"
"Sono già stanco"
Sorrisi ancora e gli indicai la strada per il
piano superiore, riprese la sacca e salii le scale, Magdalene
non farlo, i miei occhi si posarono inevitabilmente sul suo sedere, i jeans
fasciavano alla perfezione i muscoli tesi, pensai che non avrei
potuto diventare ancora piú rossa in visi ma
mi sbagliavo, ogni volta era peggio.
"Maky stai pensando al mio lato b?”
Follia.
"Scusa?"
Chiesi calmando il rossore.
"Mi sento violato nella mia intimità...tu mi guardi come un oggetto"
Schioccai un'occhiata diffidente.
"Hai ripreso con la droga? Fatti aiutare
Noah, ne puoi uscire"
"Dio, Maky...
Tu...mi... A me.." respirò "mi sei mancata,
cazzo"
"Questo non ti esula da fare un test anti stupefacenti"
Scrollò la testa e sorrise e aprii la porta
della camera, i pensieri tornarono a quella domenica insieme, alla notte
abbracciata e mi sentii di nuovo bene, eravamo amici ma almeno eravamo insieme.
"Sono felice tu sia tornata qui"
Noah interpretò giustamente i miei pensieri ,
anche i suoi occhi descrivevano come ci stavamo sentendo entrambi erano accesi,
luminosi e io mi sentivo cosi con lui.
"Anche io Noah"
Si avvicinò all'armadio e aprii due ante
infondo verso la finestra.
"Sono tutte tue"
Mi trattenni dal rispondere altro. Mi
avvicinai a lui e gli lascia un bacio sulla guancia,
indugiai un po' di più con le labbra e lo sentii sciogliersi e poi
allontanarsi.
"Ti aspetto giù" e chiuse la porta
senza guardarmi.
Inizia a liberare i miei abiti dalla
costrizione della valigia e a cercare di stirarli con le mani il più possibile,
avevo deciso con Noah di portare qua da lui i vestiti
più leggeri e troppo formali per la vita da campus, come tutti i vestiti da
sera che avevo preso, dovevo essere proprio incazzata per prendere anche questi
pensai osservando due abiti: uno lungo e trasparente azzurro un Elie Saab che
mi avevano regalato per i miei diciott’anni e un altro
rosso, un Valentino che avevo voluto a tutti i costi e che avevo usato ad una
cena di beneficienza di mio nonno. Sorrisi e li appesi alla gruccia, no, erano
comunque un mio pezzo di vita e li volevo con me e poi diciamolo sono due abiti
da urlo! Sistemai il primo nell'armadio e sentii come squittire alle mie
spalle.
"Dimmi che non è quello che sembra"
Hay era alla porta con un'espressione strana sul volto, stava
pensando che mi stavo traferendo da Noah??
"Hay, no guarda! Noah mi presta solo il suo armadio"
"Ma non mi interessa
Noah, dimmi che è un Elie Saab"
Donne, siamo tutte
uguali. Annuii e la vidi saltellare dalla gioia.
"Posso toccarlo?"
Scoppiai a ridere e le dissi di provarlo ma
rifiutò raccontandomi una storia assurda sul fatto che meraviglie del genere
non si possono condividere. Mi aiutò a sistemare il resto e per evitare
malintesi le raccontai della richiesta di Noah di restare amici, fece ancora quell'espressione assurda e scettica
mi disse che non sarebbe durata.
"Voi pensate di far meglio, volete
evitare di soffrire ancora ma siete talmente ciechi da non capire che così è
ancora peggio."
"Forse hai ragione, ma non posso
pretendere di più, ho combinato un casino"
"Basta darti le colpe
Maky! Tu hai omesso solo il tuo cognome, anche per
colpa mia, non hai fatto niente tranne essere stata te stessa. Non sapevi nulla
e non puoi pensare di avergli rovinato la vita, non trattarlo come se dovessi
salvarlo, lui ha bisogno solo di essere libero dai
senso di abbandono che continua a portarsi dietro ma sei tu provi pena per lui
non lo aiuti" Diretta. Precisa.
"Non è pena Hay,
prima quando me lo sono trovato davanti non era pena te lo assicuro"
"Lo immagino! Te l
ho mandato perchè oggi era davvero figo e volevo
condividere"
"Sei un'amica"
"La migliore, comunque Maky, pensaci bene, secondo me questa cosa degli amici vi
scapperà di mano senza nemmeno che te ne accorga"
"Lo penso anche io,
ma lui vuole cosi"
"E tu cosa vuoi?" Il domandone.
"Io...non
voglio essere sua amica"
"Allora diglielo!" No.
"Hay, io prima
ci ho provato! Ma lui è scappato!"
"Testa di cazzo"
Mi sedetti sul letto e Hay
mi seguì.
"Hay, io mi
sono innamorata come non mi è mai successo, oggi l'ho visto e mi è sembrato di
non averlo mai lasciato. Non posso salvarlo ma lui ha salvato
me, senza di lui non avrei mai trovato la forza di dire basta definitivo ai
miei. Ma capisco che io ho aperto una ferita in lui e sta a lui decidere come
comportarsi, io posso solo cercare di esserci se avrà bisogno di me"
Scosse la testa.
"Non vuole una badante, vuole te che gli rispondi, che hai sempre da dirgli, che non
lo tratti come una qualunque che conosce la sua storia." Continuò ancora "se sa che te l’ho detto mi ammazza.
Quando ha scoperto di te è venuto a cercarmi, mi ha
chiesto perchè vi avevo avvicinati se sapevo, gli ho
risposto che non mi interessava chi fossi tu ma per me era abbastanza il fatto che
lui fosse felice. Se ne era andato incazzato, ovviamente, vi siete rivisti ed è
andata ancora peggio, è tornato da me e mi ha chiesto cosa doveva fare gli ho
ripetuto solo di essere felice e l ho mandato in
confusione ancora di più. Mentre tu volavi a New York
ha guidato verso casa tutta la notte. É andato da sua madre e da Nora, voleva
convincersi che solo loro fossero la sua unica felicità ma sua madre deve
avergli detto qualcosa ed ora eccovi qui. Lui ti ha
detto cosa provava in un momento di rabbia, ti ama è chiaro, e tu ami lui:
diglielo e fatela finita, oppure..." alzò gli
occhi e incrociò i miei.. .La sua testa stava elaborando qualcosa.
"Oppure?" la incalzai.
"Ti fidi di me?"
"Ho scelta?"
"Sapevo che ci saremmo capite!"
Niente panico. No. Troppo panico. Hailey si
alzò e si diresse verso la mia borsa frugò e prese il mio telefono, iniziò a
schiacciare tasti.
"Che fai?" Le chiesi ma ovviamente
non rispose. Mi avvicinai e le strappai il telefono dalle mani ma un sorriso
vittorioso apparve sul suo viso.
"Accelero solo un po’ le cose"
La bustina dei messaggi indicava che ne era
stato inviato uno, andai tra quelli inviati e lessi.
Ciao! Stasera
vado alla pub McAndy, c 'è
una festa, sono con alcuni amici, ci raggiungi?
Era inviato a Matt.
"Hay ma sei
impazzita?"
"No conosco
solo troppo bene quello sfigato di sotto. Preparati ci sarà
da ridere!"
"Ma non mi va
di usare Matt!"
"Non mi dire che Magdalene
non ha mai fatto giochetti subdoli a Manhattan!"
"Sento puzza di Gossip Girl"
"Dovresti imparare da Blair e
Serena!" Alzai gli occhi al cielo
"Dai Maky, non
ci credo che tu non abbia mai tramato niente"
Ripensai alla mia vita, ero talmente vuota e
viziata che avevo tutto quello che volevo senza aver bisogno nemmeno di
architettare piani alla Blair Warldorf.
"Veramente no"
"Noiosa" Sorrisi.
"Comunque questo tuo piano kamikaze non
mi piace, scrivo a Matt che è saltato tutto. E poi io non ci vengo alla
festa!"
"Peccato, Noah
ci porta Amber."
Sgranai gli occhi.
"La mora della biblioteca"
Come? Che senso aveva tutta questa storia? Siamo amici ok, ma io pensavo amici esclusivi. Ok. Forse non
avevo capito niente.
"Hay lui ha
detto che prova ancora qualcosa per me!"
"Tesoro, è Noah,
le brutte abitudini non muoiono"
Continuavo a non capire.
"Brutte abitudini?"
"Ma sto scherzando!
Sta facendo la stessa tattica tua"
"Tua se mai"
"Pignola! Comunque quando l'hai visto in
biblioteca con quella tipa ha detto che ti sei
ingelosita, lo fa apposta, non pensare che sia tanto intelligente perchè non lo è."
"E dovrei non usare intelligenza nemmeno
io?"
Questa storia aveva davvero dell'assurdo.
"No, una donna che gioca è diverso"
"Ma nel New Yersey
cosa vi insegnano?"
Rise e mi guardò.
"Maky, dai hai
fatto la dura e non è servito hai iniziato a volere Noah
dal primo momento che lo hai visto, è scoppiato il casino e lo vuoi più di
prima, fidati di me?"
"Mi hai già detto di non avere scelta vero?"
Strizzò l'occhio e scoppiò a ridere
fragorosamente.
"Siete solo due stupidi"
Annuii sconfitta.
“Hai qualche vestito per stasera tra quelli
che hai portato qui?"
"Si qualcosa potrebbe esserci!"
Saltellò soddisfatta e mi abbracciò.
"Questo
affetto?"
"Sei la compagna di stanza più strana e
complessata che poteva capitarmi"
"Apprezzo lo slancio ma il complimento
lascia un po' a desiderare"
"Se vi date anche un bacio fate felice un povero ragazzo triste"
Ci staccammo e Noah
apparve sorridente, aveva davvero ragione Hay oggi
era più bello che mai. Sorrisi e ripresi Hay e le scioccai un bacio a stampo sulle labbra, niente che non
avessi mai fatto a NY. Hay rise e Noah
sbiancò.
"Stai meglio bambino triste?"
Lo dissi con una voce che nemmeno una porno
star di bassissima lega poteva fare peggio. Gli occhi di Noah
si infuocarono e mi morsi il labbro inferiore, fu
ancora peggio, lo sentii irrigidirsi e sospirare l'aveva voluto lui.
"Signorine volevo
sapere se scendevate, si parlava di riscaldamento alcolico prima di stasera”
Hay si lasciò andare ad un urletto da
alcolizzata e io sorrisi, uscimmo dalle porta e da gentiluomo Noah ci fece passare.
"Tocca a me ora!"
Mi sussurrò quando gli passai vicino, scesi
le scale con le mani sul sedere, aveva ragione Hay eravamo solo due stupidi.
"Noah, stasera
Maky ha invitato un amico"
Ok fare la spavalda ma cazzo Hailey!
"Ah si?"
Si voltò verso di me con una smorfia strana
sul viso.
"Lo sfigato
"NonsonoandatoalMit?"
Trattenni una risata.
"Si ho invitato
Matt, è un problema?"
"Io vado con Amber, quale
è il problema Maky. Siamo amici no?"
Stronzo.
"L'oca della biblioteca?"
Mi scappò dalle labbra, sorrise e si toccò la
testa rasata.
"Beh un po' oca lo è... Però ha due..."
Mi avvicinai e gli posai un dito sulle labbra
per zittirlo.
"Siamo amici, ma io sono una
ragazza"
Prese la mia mano tra le sue.
"Non me ne dimentico mai"
E sorridendo si accomodò sul divano con Adam,
mi voltai verso Hay che sorrideva come una pazza.
Scossi la testa cerando di capire.
"Ti diverte tanto?"
"Oh si! Io ti ho avvertito, lui lo
stronzo lo sa fare bene ma ha trovato pane per i suoi denti"
"Hay..."
"Te l ho già
detto che siete due stupidi?"
E aveva ragione.
"Signorine aspettiamo
solo voi!"
Adam ci richiamò e andammo a sederci con
loro, Liv era ancora al dormitorio ci avrebbe raggiunto
da li a poco. Caleb arrivò con l'equivalente alcolico
per far andare in coma etilico 30 persone e lo
posizionò sul tavolino della sala. Avevano intenzioni bellicose.
"Il primo tu tesoro" Noah riempii un bicchierino da shot
di rum e me lo passò insieme ad un altro di succo di
frutta, sogghignava, guarda qui Noah Scott. Presi i
bicchierini e rovesciai il rum in bocca, scossi la testa e soffiai i fumi
dell'alcool, poi presi quello del succo e lo riappoggia al tavolino.
"Io liscio tesoro!"
Caleb e Adam scoppiarono ad
ululare e a ridere. Fu il turno di Hay e Cal le
riempii solo il bicchierino di succo, gli bastò un'occhiataccia per farsi dare
anche l'altro bicchiere, bevve entrambi e toccò a
Adam, poi Caleb e infine Noah, i ragazzi come me non
avevamo bevuto il succo, pensai lo avessero messo come gesto di carineria verso
me e Hailey.
"Alziamo la posta?"
Chiesi guardandoli, erano il mio pubblico.
"Se ti togli la maglietta per me va bene!"
Adam parlò e Noah
lo colpì su una spalla.
"Niente strip"
Presi la bottiglia di rum e versai due
bicchieri e bevvi. Il liquido caldo e dolciastro mi bruciò la bocca. Un altro
urlo dai ragazzi e sorrisi, riniziammo il giro e Hay riuscì alla grande a berne due anche lei.
"Principessa di Manhattan cosa hai in
serbo per noi ora?"
Noah mi stava stuzzicando ma per sua fortuna avevo già pensato alla
mossa successiva.
"Ora un bicchiere a testa, a turno uno
dice una cosa che non ha mai fatto e se gli altri l
hanno fatta devono bere" sorrisi "non ho mai, vediamo, conosciuto
nessuno di nome Nora"
Hay, Caleb, Adam e Noah bevettero, fregati.
"Non si usano le bambine Maky" intervenne finendo di bere Hailey "Non ho
mai vissuto a NY"
Ovviamente io e Noah
bevemmo.
"Non ho mai mangiato cibo
giapponese" disse Adam e tutti gli altri svuotammo
il bicchierino.
"Non ho mai visto Titanic" affermò
Caleb; io e Hay urlammo dopo questa
assurda notizia e bevemmo, brindando a Jack Dawson.
"Non ho mai ... Avuto
due nomi"
Noah. Bastardo. Ovviamente toccò bere solo a me. La situazione stava
iniziando a degenerare ma dovevamo continuare.
"Bel primo giro, ora scendiamo un po'
più nel torbido!"
L'avevo detto davvero? Avevo detto torbido?
Ok ero decisamente ubriaca.
"Non ho mai avuto un rapporto sessuale a
tre" decisamente ubriachissima.
Adam e Noah alzarono il bicchiere e brindarono come
prima io e Hay per Titanic, razza di schifosi!
"Non ho mai baciato una donna con la
lingua" disse Hay e con vergogna bevetti insieme
a tutti i ragazzi.
"Dio Makayla!"
Adam mi diede il cinque, che classe, mia
madre sarebbe fiera di me.
"Non ho mai fatto sesso al primo
appuntamento" inaspettato da Adam. Peccato solo
che io continuavo a bere.
“Non guardatemi cosi..
É successo dai..."
"Non ho mai provato una bambola
gonfiabile" Caleb.
Scoppiammo a ridere ma fortunatamente nessuno
svuotò il bicchiere. Toccava a Noah.
"Non ho mai fatto un
p..." Hay lo colpì alla testa.
"Sempre il solito" toccò bere solo
a me e Hay. E il turno tornò a me.
"Vediamo... Non ho mai... "Dovevo
colpire solo Noah "avuto 8
tatuaggi"
Sperai che Adam e Caleb ne avessero di meno perchè anche loro ne avevo intravisto qualcuno; per mia
fortuna prese da bere solo Noah.
"Questa è una sfida
amico!"
Adam ricambiò la pacca di prima a Noah, mi alzai trionfante ma tutto il rum bevuto fino ad ora mi riportò a sedere.
"Attenta piccola"
Sorrise ammiccante, lo ignorai e tornai a
concentrarmi sul gioco, ma non parlò Hay, fu il turno
di Noah.
"Non ho mai avuto più di duecento
vestiti"
Maledetto, bevvi e presi di nuovo la parola.
"Non ho mai frequentato un'oca"
Noah bevve con un ghigno, gli altri ormai avevano smesso di giocare e
si godevano solo il teatrino che stavamo facendo io e Noah e non avevo ancora intenzione di smettere.
"Non ho mai illuso dovevoandarealMit"
"Tecnicamente non ho fatto niente"
"Bevi" fu Hay
a obbligarmi.
Risi e buttai giù. Fortunatamente i bicchieri
erano diventati più vuoti, non ce l avrei fatta ancora
per tanto.
"Non ho mai dormito con qualcuno senza...."
"Bugiarda" cazzo! Bevemmo insieme.
"Non ho mai avuto amiche donne"
"Bugiardo" ma lui non bevve.
"Io e Hay
scusa?"
"Hay è come
una sorella, tu..."
I ragazzi iniziarono a sfottere Noah che si mise a ridere ma continuò a non bere, Hay mi pizzico un braccio e mi avvicinai.
"Vi serve ancora rum per essere
sinceri?"
Scossi la testa, l'alcool mi arrivò al
cervello.
"Non ti mai
voluto come amico"
E nemmeno Noah bevve,
i miei occhi oscurati dall'alcool incrociarono i suoi: speranza era quello che
provavo e leggevo nei suoi occhi.
"Non ho mai perso la testa come per
te"
Si zittirono tutti. Eravamo tutti ubriachi ma
stavamo dicendo la verità. Non bevvi e Noah sorrise ancora.
"Maky ultimo
giro" Adam mi passò la bottiglia.
"Non ho mai conosciuto nessuno come
te" Riuscii a dire.
"Specifica tesoro"
Maledetto Noah. Ci stavamo scambiando confidenze davanti a tutti con quantità
di alcool nel corpo da portarci in ospedale tutti ma non avevo fatto nulla di
più eccitante in vita mia.
"Stronzo"
"E poi?"
"Egocentrico"
"Si tesoro, continua che mi piace"
Disse simulando un piacere che gli stavo
dando solo a parole; mi infuocai.
"Assurdo"
"Poi?"
"Dove vuoi
arrivare Noah?"
"Meglio che non lo dica." avvampai
ancora.
"Tocca a me poi andiamo"
si portò le mani alla testa e respirò profondamente.
"Non mi sono mai innamorato, se non di
te"
E il silenzio raggiunse la stanza. Cosa dovevo fare? Per la seconda volta mi aveva dichiarato i
suoi sentimenti, e io? Io stavo zitta, immobile come
se un treno in corsa mi fosse passato sopra. Emozione, eccitazione, alcool un
mix letale. Alzai gli occhi verso di lui e c'era di nuovo tranquillità nel suo
sguardo. Presi il bicchiere e sentii la platea mugolare, ma
invece che riempirlo lo poggiai girato sul tavolo. Una mano raggiunse le
mie e le strinse. Noah si era allungato sul tavolino
e si era avvicinato a me. Non mi importava di nulla,
che ci fossero gli altri, che fossimo ubriachi, desideravo da oggi, da troppo
tempo un suo bacio, Desideravo lui. Mi alzai tenendogli le mani e mi andai a sedergli
in braccio, mi fece accomodare e portò una mano sul mio fianco, l'altra
percorreva il mio viso. Sospirai al suo tocco, era fuoco e
io ero già parecchio accesa. Mi voltai e la mia fronte raggiunse la sua, chiusi
gli occhi e respirai il suo profumo, sei tu, è lui, l'unica cosa che riuscivo a
pensare.
"Sei tu"
Lo dissi a voce alta.
"Solo tu"
Aggiunsi, abbassando il viso strusciando le
labbra fino alle sue, le appoggia e lui non si irrigidì
come al dormitorio ma aumentò la presa sui miei fianchi. E poi suonò il campanello,
mi staccai e Noah mi riportò come eravamo
prima del campanello. Sorrisi e sentii gli altri andare ad aprire, doveva
essere Liv.
"Ciao a tutti!"
Riconobbi la voce, mi staccai da Noah e mi alzai. Che ci faceva qui? Alla porta c'erano Olivia,
Matt e l'Oca. Perfetto. Mi voltai verso Noah ma
evidentemente anche lui non ne sapeva niente dal suo viso teso.
"Che cazzo?"
Mi disse sussurrando all'orecchio. Scossi la
testa e ci avvicinammo al gruppetto alla porta.
"Ehi Maky! Ho incontrato Matt al dormitorio, ti cercava"
Aspetta ma Hay gli
aveva scritto solo della festa, nulla di più, perchè
era andato al dormitorio?
"Non dovevamo vederci alla festa?"
chiesi con un po' troppo fastidio.
"Beh, volevo passare a prenderti"
Poverino, sorrisi.
"Grazie"
Poi Noah si
avvicinò all'Oca e la baciò a stampo sulle labbra e poi si voltò verso di me. Ma tutta la scena di prima? Stava giocando con il fuoco ed
eravamo abbastanza ubriachi, non mi sarei tirata indietro. Presi Matt
sottobraccio e dissi di essere pronta, guardai Noah e
gli feci l'occhiolino, lui mi rispose e uscimmo tutti da casa.
"Matty lascia
qui la macchina andiamo con la mia" Matty? Era
impazzito? Noah tirò via
Matt dalla mia presa e lo accompagnò alla sua auto, prevedevo una serata molto
impegnativa.