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Autore: sve_chan    12/05/2014    1 recensioni
"...Detestava in realtà ammettere di essere caduta tanto in basso, da essersi innamorata perdutamente, come una scema e che quell'amore impossibile era in grado di influenzare la sua intera esistenza, che lei era in grado di influenzare la sua intera esistenza..."
Ispirato alla canzone Undo, di Sanna Nielsen (una partecipante all'Eurovision Song Contest 2014), questa song-fiction rispecchia la mia (terribile) situazione sentimentale.
Sconfitta, depressa, abbandonata dalla persona che ama, che le aveva promesso (invano) di tornare, Sophie sente che è il momento di cambiare, che il suo dolore ha raggiunto il massimo livello e che se non farà qualcosa, impazzirà.
Ma come si può riuscire a cancellare un sentimento tanto forte, da riuscire a condizionare ogni suo pensiero e azione?
Genere: Dark, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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La pioggia si infrangeva con violenza contro i vetri del corridoio e poi, in mille rivoletti, scivolava verso il terreno, simile a lacrime disperate sul volto di una fanciulla.
Sophie in quel momento desiderò che ogni goccia di pioggia fosse una di quelle lacrime salate che le opprimevano in petto da troppo tempo ormai, ma che proprio non ne volevano sapere di sgorgare fuori.
Forse era proprio questo fatto ad accentuare ancora di più il suo dolore.

Silent, I can't wait your silent
Working up a storm inside my head

Aveva la testa poggiata contro la finestra gelata, così come la mano che non stringeva spasmodicamente quel telefono il cui silenzio era più freddo del ghiaccio e più tagliente di una spada.
I suoi occhi seguivano la melanconica danza dell'acqua, ma la sua mente era altrove, ferma a quella splendente giornata di aprile in cui la sia agonia aveva avuto inizio. Nelle sue orecchie aleggiava ancora l'eco delle ultime parole le aveva detto, a cui lei si aggrappava come sua ultima consolazione, per quanto fossero subdole, sfuggenti. Quella frase, quel dannato "Tranquilla, mi faccio sentire io." occupava ancora il centro fisso dei suoi pensieri e sulle sue labbra percepiva anche ora il suono della risposta che a fatica era riuscita a pronunciare: "Va bene, ti aspetto".
"Quanto tempo è passato? -si chiese, come aveva già fatto centinaia di volte- Ventinove giorni, quattro ore e sedici minuti. Si è fatta sentire?
No..."

Nothing, I just stood for nothing
So I fell for every thing you said

Un rumore di passi veloci, un gruppo di studenti le passò accanto bisbigliando e risvegliandola dal torpore in cui era scivolata. Si trattava dei suoi compagni di classe, con cui adesso non parlava più, anzi, a pensarci bene, non aveva più la forza di parlare con nessuno, chiunque esso sia stato.

Hear the roumble, hear my voice

"Basta!" le urlò una voce nella testa, talmente forte da farle venire i brividi. Non poteva andare avanti così, non parlava più, non dormiva, non mangiava, non riusciva neanche a fare l'unica cosa in grado di donarle un po' di sollievo, scrivere.
Detestava in realtà ammettere di essere caduta tanto in basso, di essersi innamorata perdutamente come una scema e che quell'amore impossibile era in grado di influenzare la sua intera esistenza, che lei era in grado di influenzare la sua intera esistenza.

Silent, I can't wait your silent
Gotta make a change and make some noise

Ricordava fin troppo bene il periodo in cui lei faceva parte della sua vita, quando Sophie aveva un sorriso luminoso, gli occhi brillanti, la mente fra le nuvole, il cuore a mille, un sacco di amici sempre intorno, lei sempre intorno e i voti di scuola alle stelle.
Ora invece si sentiva vuota, spogliata, come se il cuore e l'anima le fossero state strappate via con le unghie, lasciando al loro posto un guscio vuoto invaso da mera oscurità. Gli amici se n'erano andati, lei se n'era andata, i voti erano precipitati, la sua mente era sprofondata in un abisso senza fine, il suo sorriso era tirato e i suoi occhi spenti, come privi di vita.
Come aveva fatto a ridursi in uno stato così pietoso per colpa di una persona?

Undo my sad,
Undo what hurts so bad

Con uno sforzo immane, si staccò dalla finestra e iniziò a camminare, barcollando, verso l'uscita della scuola, che dava su un grande cortile asfaltato. Le lezioni sarebbero iniziate in una decina di minuti, ma non le importava, che senso aveva tornare in classe, se ciò che dicevano i professori le entrava da un orecchio e le usciva dall'altro?
No, le lezioni non erano quello di cui aveva bisogno, ciò che le serviva era un cambiamento drastico.

Undo my pain,
Gotta get out, trough the rain

Sophie mosse il primo passo verso l'esterno e la pioggia le bagnò volto, vestiti e capelli. Era fredda, pungente, ma quel freddo non le dispiaceva, anzi era in grado di renderla più lucida. Ora sapeva cosa doveva fare. Doveva riprendere il controllo della sua vita che stava andando a rotoli, doveva affrontare quella montagna insormontabile che gravava su di lei e l'unico modo per farlo era andarsene da lei.

I know that I'm over you
At last I know what I shoul do

Come soleva ripetere sua madre "Via il dente, via il dolore", così avrebbe fatto, avrebbe raggiunto la radice del suo dolore e l'avrebbe sdradicata a mani nude, avrebbe fatto male, molto male, ma poi, probabilmente si  sarebbe sentita sollevata.
Sarebbe scappata via da quella città anonima, avrebbe preso il primo aereo e avrebbe viaggiato verso le terre lontane che tanto desiderava visitare. Certo, prima o poi la nostalgia l'avrebbe assalita, le avrebbe divorato i sogni, le avrebbe ghiacciato le ossa, eppure, mitigata dal sole e dal mare, forse si avrebbe attenuato la sua morsa.
La ragazza spalancò le braccia e lasciò che l'acqua le sfiorasse il corpo con le sue dita incorporee. Finalmente aveva trovato la forza di lasciarsi quella ragazza dagli occhi da gatto alle spalle e Dio se quella forza la faceva sentire bene!

Undo my sad...

Era quasi giunta al cancello del cortile, quando udì il suono di una corsa nelle pozzanghere e una voce che avrebbe potuto riconoscere ovunque che la chiamava.
Il suo momento di benessere scomparve e la sua forza crollò, come un castello di carte.

Trouble, baby I'm in trouble
Every time I look into your eyes

<< Sophie, che ci fai qui sotto la pioggia?! Vieni che tra poco iniziano le lezioni! >> disse Annie, una volta che la ebbe raggiunta. Teneva la sua giacca di pelle sollevata sopra la testa a mo' di riparo, ma era comunque bagnata fino al midollo e aveva gli occhiali un po' appannati.
<< E tu da quando ti preoccupi della mia istruzione? >> chiese Sophie, abbassando le braccia e girandosi lentamente.
<< Più che della tua istruzione a me importa di te e della tua salute... >>
<< Ah, davvero? >> la ragazza alzò un sopracciglio, dubbiosa, ma non ebbe il coraggio di guardarla in faccia.
<< Davvero! A stare qui ti beccherai una polmonite! >>
<< Che mi venga pure una polmonite! Sei stata via ventinove giorni, quattro ore e trentatré minuti e ora mi vieni a dire che ti importa di me?! >>

Save me, oh, I'm gonna save me
Far away form all the crazy lies

Annie sospirò : << Ne parliamo dentro, dai. >>
<< No! Io a scuola non ci torno! Non mi importa niente dei professori, dei miei compagni, dei miei amici e neanche di me stessa! Guardami, Annie, guardami! -Sophie sollevò il volto, dove il trucco sbavato le aveva disegnato una ragnatela grottesca- Tu mi hai ridotta così, sei riuscita a distruggermi con un'unica frase! Ho passato giorni e notti intere in attesa di un messaggio, anche insignificante e invece mi hai lasciata lì...sola...a farmi logorare dal dolore! Quindi non credo che tu tenga veramente a me! >>

Hear the roumble, hear my voice

<< Tu lo sapevi quanto ti amassi...sapevi quanto un tuo sorriso illuminasse le mie giornate...Io ho provato a capirti, ho resistito alla fortissima tentazione di scriverti, ma a quanto pare tu non ti sei minimamente sforzata di capire me! E adesso che ho finalmente trovato il coraggio di provare a dimenticarti, torni, come se non fosse mai successo niente! Magari per te non è cambiato nulla, ma la mia via si è tramutata in polvere sotto i miei occhi! >>

Undo my pain,
Undo what hurts so bad

<< E ora...ora me ne voglio andare e basta! Voglio fuggire lontano perché qui mi sembra di impazzire! E questa volta non sarai tu a fermarmi! >>

Undo my pain
Gotta get out, trough the rain

Sia Sophie che Annie erano ammutolite, immobili sotto l'acquazzone. La prima ansimava, la gola le doleva per quanto aveva urlato e la pioggia si fondeva con le lacrime che le solcavano il viso.
Ma se pensa a che adesso sarebbe stata meglio si sbagliava, era infatti scivolata in un dolore talmente sordo da rasentare l'apatia.

I know that I'm over you
At least I know what I should do

Le due ragazze rimasero ancora qualche istante, poi Sophie fece per andarsene, quando Annie lasciò cadere la giacca, la afferrò per un braccio e la tirò a sé.

Undo my sad...

Ora i loro volti erano talmente vicini, che i loro respiri si fondevano insieme e nei loro occhi potevano vedere luci e ombre delle loro anime. Sophie provò a parlare, ma nessuno seppe mai cosa volesse dire, perché in quel momento Annie la baciò.

Undo my sad,
Undo what hurts so bad

La ragazza all'inizio rimase basita e una parte di lei era inaspettatamente tentata di correre via, ma la dolce pressione di quelle morbide labbra sulle sue riuscì a farle abbassare ogni tipo di difesa.
La pioggia, il freddo, l'apatia, il dolore e il mondo intero ero scomparsi, annientati dall'inaspettata passione di quel bacio.

Undo my pain,
Gotta get out, trough the rain

I loro corpi si fusero in un abbraccio perfetto, Annie le cinse i fianchi con un braccio e le sfiorò una guancia con le dita, Sophie invece  le passò le mani fra i capelli e lungo la schiena.
Il suo cuore batteva talmente forte da levarle il poco respiro che il bacio le concedeva, il suo stomaco era colmo di farfalle in volo, il suo corpo era attraversato da brividi di piacere e nella sua mente tutta la tristezza dei giorni addietro svaniva.
Avrebbe tanto voluto fermare il tempo e rimanere così, per sempre.

I know that I'm over you
At last I know what I should do

L'acquazzone intanto cresceva d'intensità e anche la loro passione non era da meno. 
Quel bacio valeva più di mille parole, valeva ogni ora, ogni minuto, ogni secondo di quei ventinove atroci giorni.
La campanella suonò in lontananza, ma a loro non importava, in quel momento qualsiasi cosa che non fossero loro due era minuscola, ininfluente, insignificante.

Undo my sad...

Sophie non seppe mai dire con precisione quanto durò quel bacio, seppe solo che quando si staccarono per lei era troppo presto. Le due si guardarono negli occhi, quelli nocciola, anonimi, di Sophie erano colmi di lacrime di gioia, quelli azzurri venati d'argento puro di Annie invece erano stupiti, come se non avesse reagito di sua spontanea volontà.
Poi, la ragazza sciolse l'abbraccio e raccolse il suo cappotto, non rialzò lo sguardo, non osò dire neanche una parola, si voltò e corse verso la scuola.
Sophie rimase così nuovamente sola in balìa del diluvio, con le labbra che fremevano, le mani che tremavano come impazzite, il cuore ridotto a brandelli e il dolore che tornava a squarciarle l'anima...

I said undo...

Fine (?)
   
 
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