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Autore: Nerhs    13/05/2014    3 recensioni
Sentii la panca su cui ero seduta,scricchiolare di nuovo. La sua presenza di fianco a me era evidente. Lo sentii sospirare,stava fissando l’altare di fronte a lui.
-Quindi sono…quanti anni hai?- chiese rompendo il silenzio che si era formato nella piccola cappella
-Diciannove.-
-Sono diciannove anni che tu vieni a pregare qui?- chiese con un misto di innocenza e stupore
La mia risata suonò lì dentro,facendo comparire sul suo volto,un sorriso timido.
Lo guardai e scrollai la testa.
-Sono circa cinque o sei anni.- dissi
Lui annui e poi si mise seduto sull’inginocchiatoio davanti alla panca su cui ero seduta io.
Alzò il mio viso e mi fissò negli occhi.
-Ho…bisogno di te,Ester.- sputò
Ero sicura che le mie guance non fossero mai diventate così rosse come in quel momento.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8.
 
 
Lo guardai negli occhi e mi decisi che quello sarebbe stato il momento più adatto per morire.
Aveva gli occhi imploranti, supplichevoli di far tornare nella mia inutile testa tutte le parole che avevo appena pronunciato.
Marissa si era sollevata dal letto e, stupida ragazza, aveva stretto forte Ashton tra le braccia. Si rintanò nel suo petto e lo strinse, mentre lui però guardava me. La sentì sussurrare un “Devo parlarti Ashton” ma lui la scansò freddamente dal suo corpo.
Lei ancora non aveva capito la delicatezza di quella situazione, e si era subito gettata tra le sue braccia, come se io avessi cessato di esistere il momento dopo in cui le avevo dato il via libera di provarci con il mio ragazzo.
Ashton la degnò di uno sguardo e lei arrossì violentemente.
 
- Ora no.- brontolò con le lacrime e i singhiozzi che dimezzavano i suoi respiri
 
Con la ragazza ancora presente, lui si avvicinò e si fermò a pochissimi centimetri dal mio viso. Si abbassò alla mia altezza e le nostre lacrime ormai, sembravano non distinguersi più. I singhiozzi rumorosi che riempivano quel maledetto silenzio si confondevano, lasciando libera interpretazione sulla persona dalla quale provenissero. Ansimante, per il poco fiato e per il dolore che gli martellava il petto poggiò quasi le sue labbra sulle mie.
 
- Dimmi che ho sentito male, dimmi che tu non hai mai detto nulla del genere. Ti prego.-
 
Le lacrime si fecero più numerose e ormai un pianto convulso si era appropriato di me. Scossi la testa e alzai gli occhi verso i suoi. Erano diventati tremendamente più chiari, erano verdi, un verde stupendo. Un verde che se avesse voluto, mi avrebbe costretto a rimangiarmi tutto ciò che avevo ammesso, perché anche se tristemente e non volente, lo avevo ammesso. Ma ora il mio “problema” più grande era giunto:Ashton sarebbe stato d’accordo? Ovviamente no.
Al vedere i miei occhi, lui si staccò dalla mia fronte e lasciò cadere le sue mani sui suoi fianchi e sorrise esausto.
 
- Così hai deciso senza interpellarmi, sebbene fosse una scelta che avrei dovuto intraprendere io?- chiese retorico
- No, non è così. Io ci ho pensato a te, ho pensato a me e ho pensato anche a lei. E l’unico problema qui, in mezzo a voi due, ero io.-
- Ma io non amo lei. Lei non è sempre, maledettamente, dannatamente, ossessivamente, fortunatamente al centro dei miei pensieri. Ci sei tu, sempre tu. Io amo te, e basta. Ho fatto una scelta, e tu la distruggi così? Tu mi ami?- chiese avvicinandosi
- Certo che ti amo Ashton.-
- Allora perché stavi per mollarmi senza neanche farmelo sapere?-
- Per lei. Lei ti ama.-
- Ma io amo te. Non credi sia un gran bel macello?- sospirò ridendo nervosamente
- Un grande macello. Bello si, ma grande.-
 
Ashton si girò verso Marissa che ora piangeva più di prima e si avvicinò lentamente. La mia mente si chiedeva cosa avesse voluto fare. Se lei avesse capito che nonostante la mia “rinuncia”, lui avrebbe continuato ad amare me. Ashton si mise le mani in tasca e le sorrise docilmente. La ragazza diventò rossa come i suoi capelli e vidi le sue pupille dilatarsi nelle lacrime che stavano per scendere.
 
- Marissa, mi dispiace, ma…io non ti amo. Tu meriti di più, io non ti merito. Troverai qualcuno che sappia veramente apprezzarti a pieno, ma non sono io. Mi dispiace, spero che tu possa capire.- disse
- Oh, certo capisco. Siete molto carini insieme.- sorrise fintamente e si asciugò una lacrima, per poi andarsene.
 
Non potevo vederla soffrire in quel modo.
Sentivo sentimenti opposti che combattevano dentro il mio petto, per riuscire a fuoriuscire.
Da una parte provavo pena, tristezza e risentimento nei confronti della ragazza, perché lei era triste, era distrutta. E dall’altra c’era la soddisfazione e la confusione provocata dal suo comportamento così dannatamente infantile.
Ashton si voltò verso di me e mi guardò insistentemente. I suoi singhiozzi si erano finalmente placati, al contrario dei miei. Si avvicinò velocemente e tornò a far combaciare le nostre fronti.
Mi poggiò le mani grandi e calde sul collo e con i pollici mi accarezzò ogni porzione di pelle che riusciva a raggiungere. Strofinò il suo naso sul mio e poi unì i nostri petti, tanto da poter sentire quanto il suo cuore batteva contro il mio seno.
 
- Vuoi ancora lasciarmi?- chiese
- No, per nulla al mondo. Mi dispiace.- sospirai
 
Lo sentii buttare fuori un respiro e mi baciò. Un bacio che non mi aveva mai dato, un bacio che le sue labbra non mi avevano mai concesso. Mi costrinse contro il muro, e spalmò il suo corpo contro il mio. Premette le sue labbra sulle mie e la sua lingua non tardò a bagnarmi la bocca. Dischiusi le labbra e il suo calore mi pervase il corpo. Ci staccammo solo quando eravamo rimasti letteralmente senza fiato. Ridemmo l’uno sulle labbra dell’altra e lui mi strinse forte a sé.
 
- Ti amo. Solo te.- disse
- Mi dispiace.-
- Ora è tutto passato.-
 
Mi strinsi sempre più forte contro di lui e le sue braccia sicure mi avvolsero come fosse il loro unico compito, come se la loro intera esistenza, dipendesse da quella stretta.
 
 
 
 
 
 
 
Guardai la radiosveglia e notai che erano le dieci e cinquantaquattro minuti.
Mi girai verso il ragazzo che era steso accanto a me e sorrisi accarezzandogli il ciuffo. Sembrava dormisse beato, i suoi tratti erano rilassati e il piccolo taglio sotto il suo naso, stava diventando piano una cicatrice trasparente. Il suo respiro regolare mi cullava e le fossette ora si vedevano a malapena. Gli accarezzai di nuovo il ciuffo spostandolo indietro e le sue braccia mi presero e mi trasportarono su di lui. Mi lasciai andare in una risata, anche perché ci trovavamo al margine del suo letto e rischiavamo di cadere.
 
- Tirati più di là!- dissi, lui obbedì, trascinando anche me con lui
- Pensavo stessi dormendo- continuai poi
- Mi piaceva sentirti sorridere e accarezzarmi i capelli.-
- Se tu sei sveglio non sorrido e non posso comunque toccarti i capelli?-
- E’ più…eccitante!- miagolò
 
Gli diedi una botta sulla spalla e poggiai la mia testa nel incavo del suo collo.
 
- Ho avuto paura, sai prima, mentre eravamo con Marissa.- disse
- Paura di cosa?-
- Paura che tu avessi detto quelle cose seriamente, che poi mi avresti veramente lasciato. La tua voce sembrava così autoritaria, così seria. Mi hai…fatto male. Tu sei importante, e forse non so se lo hai capito, ma io ti amo più di ogni altra cosa.-
- Si, l’ho capito. E dispiace a me, perché non ho mai fatto nulla per dimostrartelo, perché anch’io ti amo.-
- Non devi dimostrarmi niente, io lo so.- mi baciò la fronte e poi mi passò la mano tra i capelli
 
Iniziai a pensare che su quel letto, con la mia testa incastrata sotto la sua spalla, con le sue labbra che baciavano le mie, con la sua mano che mi accarezzava i capelli e le nostre gambe intrecciate tra loro, ci fosse il paradiso. Io, con lui ero in paradiso. Quel posto talmente perfetto che niente e nessuno avrebbe mai potuto rovinare. Quel posto così incantevole, così in equilibrio, che nessuno avrebbe mai voluto abbandonare. E io non avrei voluto farlo, non volevo abbandonarlo sin dal inizio, e tutto era andato per il giusto verso, come doveva andare.
E c’eravamo io e lui, lì, in quella camera d’hotel, a scambiarci baci e paroline troppo smielate, che a volte ci prendevamo in giro da soli, l’uno con l’altra, e niente sarebbe potuto andare storto.
Un breve spasmo mi colpì mentre mi stringevo più forte al suo corpo, ma non ci feci molto caso.
 
- Che succede?- mi chiese notando la mia rigidità post-spasmo
- Nulla, nulla.- lo tranquillizzai
 
In poco più di dieci minuti ci ritrovammo a riposare in pace con i sensi, stretti e vicini.
Un secondo spasmo mi attraversò qualche ora dopo. E subito dopo un terzo, e un quarto finito il terzo. Chiusi forte gli occhi tra loro, consapevole che una crisi, una di quelle violente e spossanti mi avrebbe colpito da un momento al altro. Non volevo però che Ashton mi vedesse, non volevo che Ashton vedesse la “Ester con le crisi”. Mi costrinsi ad alzarmi mentre il mio copro tremava e mi chiusi nel bagno, senza la forza necessaria per chiudere completamente la porta.
Mi poggiai al lavandino mentre ancora tremavo e mi accorsi che la mia valigia, era nella mia camera, dove c’erano anche le bambine e dove c’erano anche le siringhe e le medicine necessarie per far passare la crisi. Iniziarono a salirmi tremendi conati di vomito e gli spasmi erano più violenti e sempre più frequenti. Provai a trascinarmi di nuovo verso la camera che ospitava un unico letto, quello dov’era steso Ashton che si stava dimenando tra le lenzuola in cerca del mio corpo. Se ne sarebbe accorto e io non sarei mai riuscita ad arrivare in camera.
Iniziai a gattonare di nuovo verso il bagno e mi poggiai contro il muro, mentre il tremore tormentava i miei arti.
 
- Ester, dove sei?- chiese la voce assonnata del ragazzo dalla camera
 
Un lamento breve mi uscì dalla gola, senza che volessi. Era semplicemente il dolore e la paura che mi facevano emettere suoni fastidiosi e strazianti. La porta del bagno si spalancò e vidi Ashton a torso nudo che mi guardava spaventato, mentre mi contorcevo negli spasmi dovuti ai calmanti.
Si avvicinò lentamente e mi accarezzò il viso, con gli occhi pieni di paura.
 
- C-chiama Jen-nifer.- riuscì a biascicare
 
Prima di svenire definitivamente, lo vidi annuire e scomparire dal bagno.
 
 
 
 
 
Nerhs’s box.
 
Mh, capitolo pieno eh!
C’è stato un odio generale nei confronti di Marissa che, wow, siete spaventose:)
Vi amo hahaha
Ora si è risolto tutto, contentee??
Però…c’è un Qui Quo Qua:la crisiiii!
Sto delirando, scusatemi.
Mi lasciate qualche recensione? *supplica*
No va beh, se vi è piaciuto, ma anche se non vi è piaciuto eh, scrivetemi qualcosa!
Vi amo veramente tanto bellezze, grazie di tutto <3
Nerhs xx
  
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