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Autore: Marra Superwholocked    13/05/2014    1 recensioni
Valery ha capito che colui che le sta di fronte è il Dottore che cercava. Ora potrà finalmente dirgli chi è lei. Ma un'oscura presenza sembra essere tornata e metterà a dura prova il nostro "Dottore stropicciato".
[Per leggere questa storia, dovete aver letto le prime due parti della trilogia di The White Panther]
Buona lettura!
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 11, Jack Harkness, Master - Simm, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The White Panther'
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La Retcon

 

 


Volto; maglietta; petto. Sì, il buco c'era. La pallottola era entrata. Petto; sangue; occhi. Jack continuava a far viaggiare le sue mani dal volto al petto della sua Val, stesa a terra con gli occhi serrati e il sangue che le usciva a fiotti dal buco provocato dalla pallottola.
«Valery! Valery!» urlò Jack scrollandola per le spalle. Il Dottore si era nel frattempo avvicinato ai due e insieme a Jack tentò in tutti i modi di svegliarla.
Adesso Idris era più serena; triste sì, ma molto più calma, perché conosceva bene le intenzioni della ragazza e poté finalmente rilassarsi. Quanto al suo “proprietario”, il Dottore continuava ad armeggiare col suo cacciavite sonico attorno al volto di Valery. Si era affezionato a quella ragazza. Lo aveva affascinato fin da subito, fin dal primo giorno che mise piede sulla Terra. Lei era lì, dietro l'angolo della strada, che lo fissava come se lo conoscesse da anni. Si sbagliava, ma lo capì solo quando la rivide dopo più di novecento anni di fugaci apparizioni. Valery aveva preso la strada più breve, aveva avuto la possibilità di vedere tutta la sua linea temporale in meno di un secolo e mezzo. Solo adesso concepiva appieno il motivo del viaggio senza meta della ragazza, solo nel momento in cui le sfiorò la guancia.
«Mamma, mi racconti ancora la storia del Dottore?»
«Tesoro, è tardi. Devi dormire.» La madre si piegò sulla figlia di sette anni per darle il bacio della buonanotte e sistemarle la coperta poiché fuori faceva molto più freddo del normale.
«Ma domani non ho scuola!» l'aveva supplicata la bambina.
«E va bene.» Sua madre aveva acconsentito non solo per fare un favore alla sua Valery, ma anche perché le faceva comunque un grande piacere ricordare.
Un salto nella mente di Valery portò il Dottore a vedere l'ultimo giorno in cui la ragazza vide i suoi genitori e in cui la stessa si sacrificò richiudendo per sempre il tessuto temporale che separava i due universi. Erano molto anziani e lei era appena uscita dal suo Tardis, allevato con così tanto amore, dopo che ebbe fatto un giro di prova nel passato. La mano della ragazza si avvicinò alla guancia del padre e ne toccò la basetta lunga e pungente, poi la fece scivolare dietro al collo e lo abbracciò più forte che mai. «Vai, bambina mia, trova il Dottore» le aveva detto. La madre, invece, aveva i capelli morbidi e lisci tenuti insieme in uno stretto chignon. Avevano perso la loro lucentezza, ma il volto era ancora fresco e sorridente come quando, a soli diciannove anni, conobbe il Dottore.
Quest'ultimo, come un fantasma invisibile nella mente di Valery, la riconobbe e sentì il bisogno di staccarsi dal flusso di ricordi della ragazza; lo rincuorava saperla felice, ma gli faceva male vederla con un uomo che non era lui. La prima volta che la baciò, lei non la ricordava nemmeno; la seconda, non era veramente lei; la terza, non era lui l'uomo che la strinse forte e la baciò appassionatamente su una spiaggia norvegese.
«Oh, quanta sofferenza, mio caro Dottore.» Valery aveva riaperto gli occhi e aveva ripreso a respirare. Andava contro le leggi naturali? No, affatto: le rispettava tutte e il Dottore sapeva il perché. Ma a parlare non era la ragazza, bensì il Maestro che, prossimo alla morte e consapevole di quel che era avvenuto, si piegò al suo destino. Non volle dire altro, solo confermare i pensieri del Dottore, e la sua ultima parola fu «Uccidimi», rivolto a Valery.
Come alimentato da una luce interna, il corpo della ragazza prese a brillare. Il Dottore le guardò le mani ed esse risplendevano di una leggera luce propria, un bagliore che lui aveva visto tante volte, troppe. Descritta da un lato quasi infantile, Valery era paragonabile ad un'enorme lucciola che stava cambiando lo stato di salute del suo corpo. Dalle maniche della sua maglietta e dal collo di essa cominciò a farsi più forte e determinata la luce color oro che precedeva l'ultima fase del rinnovamento delle cellule, della rigenerazione. Valery avvertì un leggero formicolio alla nuca mentre il Maestro ritornava a essere solo una presenza innocua nella sua testa e subito dopo il Dottore capì che era il momento e si allontanò. La luce dorata avvolse la ragazza che si sentì bruciare fino all'osso, ma era una sensazione di piacere. Chiuse gli occhi e si sforzò di gettare via tutto ciò che non serviva nel suo corpo e riuscì ad espellere immediatamente la pallottola mentre il suo petto ricostruiva le cellule danneggiate. Ma vi era ancora un corpo estraneo dentro di lei: l'anima, la coscienza del Maestro le aveva chiesto di ucciderlo. Valery, dunque, poteva fare una sola cosa.
La rigenerazione prese piede e partirono tre raggi di luce abbagliante che, per la loro potenza, bruciarono letteralmente ogni residuo di vecchio ed estraneo che aveva in sé per dare vita ad una “nuova” Valery, la quale ansimò stremata e soddisfatta al termine del cambiamento perlopiù invisibile.
Il Dottore esplose in lacrime di gioia; sollevò la ragazza dal pavimento del Tardis e l'abbracciò. Era tutto finito. Il Maestro non c'era più, il Dottore era salvo, Valery era riuscita nella sua missione e il tutto per merito di Jack: per una volta, era lui l'eroe della situazione.
Valery e il Dottore erano ancora stretti l'una all'altro in un impeto d'entusiasmo che, presto, si sarebbe tramutato in qualcosa che avrebbe cancellato ogni momento insieme.
«Dottore, non riesco a respirare» disse Valery col collo bagnato delle lacrime del Dottore.
«Non sono solo! Non sono più solo!» continuava a ripetere quest'ultimo tra i singhiozzi.
Jack li guardava dall'alto; sapeva che Valery non lo avrebbe deluso, che non lo avrebbe lasciato solo.
La ragazza non aveva cambiato nessun parametro del suo aspetto né del suo carattere grazie al suo DNA: venti per cento Umano, ottanta per cento Signora del Tempo. In realtà, i suoi genitori avevano tutti i requisiti per essere considerati dei veri umani. Be', tutto tranne la grande intelligenza di suo padre, nato dalla mano mozzata del Dottore stesso e dal contatto con un'umana, Donna Noble.
Il pensiero che ora attanagliava la mente del Dottore era che egli avrebbe voluto viaggiare con Valery per il resto della sua vita, con una persona che finalmente capisse appieno i suoi gesti e quanto lui diceva, ma il suo progetto non aveva futuro: come lui, la ragazza aveva terminato tutte le sue rigenerazioni, usate per scoprire quale fosse il momento migliore per rivelarsi a lui, e lo aveva sempre aiutato, seppur indirettamente, rimanendo ogni volta dietro le quinte. Quanto sarebbe durata, dunque? Quattro, cinquecento anni? Forse anche di più, ma se fosse successo qualcosa di grave? Non poteva lasciarla sola, lui sapeva come ci si sentiva, ma sapeva anche che nelle vene le scorreva il sangue di una guerriera: Rose. Chi l'avrebbe mai fermata?
Ragionò su tutto questo in pochissimi istanti e fu subito preso dal panico. Non voleva dirle addio, né ora né mai. Cominciò a sudare freddo, a tremare. Sbarrò gli occhi e fissò Valery la quale si aspettava una reazione simile, ma sperò di aver percepito male.
Mentre Val cercava di sentire il polso del Dottore, quest'ultimo cominciò a dare i primi segni di pazzia. Fu allora che la ragazza decise di agire.
«Val, non credi che...»
«Sì, Jack. Purtroppo, sì.» Il suo tono di voce era più freddo del ghiaccio e più tagliente di una lama appena affilata.
Il suo immortale amico si allontanò di qualche passo e recuperò il suo cappotto. Mentre frugava in esso tra le innumerevoli tasche alla ricerca della scatoletta, Valery tentava di tener fermo il Dottore. «Trovata!» urlò Jack. «Val, ne sei sicura?»
«Guardalo, Jack! Mamma sapeva che non era una buona idea... Non lo è mai stata!»
A Jack gli si strinse il cuore nel vederla così, ma il Dottore stava soffrendo e non lo stava affatto nascondendo. «Assicurati delle ore, altrimenti Dio solo sa cosa quest'uomo potrebbe arrivare a fare per recuper-»
«Sono passate ventitré ore e cinquanta minuti da quando l'ho visto correre in quella strada» lo interruppe lei. «Se ci va bene, riusciremo a fargli credere di aver seminato quei soldatini di legno senza averli affrontati, ma dagli quella maledetta pillola! Ora!» Sembrava inferocita, fuori di sé, tanto che a Jack vennero i brividi.
Parlava della sua invenzione.
Avevano pianificato tutto, dall'inizio alla fine, nei minimi dettagli: se ci fossero state delle complicazioni nella fase finale, la soluzione era una sola e non si poteva tornare indietro. La Retcon, una pillola che cancella dalla memoria le ultime ventiquattr'ore del soggetto che l'assume. «Vai a prendere un bicchiere, svelto! Mancano solo otto minuti, Jack!» gli urlò lei tenendo saldo il Dottore in un abbraccio che lui non voleva finisse.
L'immortale vide davanti a sé il corridoio che portava alle mille stanze del Tardis, tra cui la cucina: era l'unico che Idris decise di illuminare per aiutarlo. Corse diretto al suo obiettivo e lasciò Valery e il Dottore da soli.
«Dottore, stai tranquillo, andrà tutto bene.»
«Valery, ho sentito quello che avete detto e non sono uno stolto.» Sembrava aver riacquisito la ragione.
«Lo so, lo so. Ma quella pillola, credimi, è essenziale.»
«Lo credo anch'io. La Retcon è l'arma più potente che Jack abbia mai usato. Io mi fido di te e penso che in questo momento non ci sia cosa migliore che dimenticare.»
Dopo pochi istanti, Jack tornò quasi correndo con un bicchier d'acqua in mano, tutto traballante. Prese dalla tasca dei pantaloni la scatoletta e l'aprì: al suo interno era conservata una sola pillola. La raccolse tra pollice e indice e la porse al Dottore insieme al bicchiere.
«Alla salute!» brindò il Gallifreyano.
Un ultimo sguardo, un sorso, poi più nulla.

   
 
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