'Dai, Davide'
“Al
fatto che mi mancano tantissime cose da fare”
“Per
esempio?” lo invito a sedersi di fianco a me sul letto,
è fradicio
e trema.
“Volevo
formare una band, essere il batterista o il front man, sai quelli che
cantano davanti a milioni di persone, faccia a faccia con i
fans?”.
Annuisco
mentre allungo le coperte sulle sue gambe esili, lasciate scoperte
dai pantaloncini da calcio dello stesso colore della maglietta.
“Ti
piace cantare?” gli domando istintivamente.
“Sì,
tanto, a te?”
“Sì,
mi fa sentire libera” confesso rivolgendo uno sguardo al mare.
Lui
tira fuori dalla tasca un foglietto, lo apre, lo stira un po'
servendosi del comodino e fissa le parole, giocherellando con un
angolo del foglio.
“Cos'è?”
gli chiedo osservando senza capire molto.
“La
mia canzone preferita”
“Cantala”
gli dico prendendo in mano il foglio e leggendone velocemente le
parole.
“Cantiamo
insieme” propone lui, accetto ed iniziamo.
Iniziamo,
parola dopo parola, entriamo in sintonia l'uno con l'altro, le voci
si intonano, interpretiamo ogni parola, ogni frase, cantiamo il
significato del testo, come se per qualche minuto il resto del mondo
si fosse bloccato e noi due fossimo soli, soli in mezzo al nulla.
Alla
fine ci blocchiamo e la stanza rimane immersa nel silenzio per
qualche minuto, il vuoto colmato solo dal leggero suono dei nostri
respiri.
“Canti
bene” gli dico spezzando il silenzio.
“Grazie”
“Che
altre cose avresti voluto fare?”
“Volevo
un cane... E poi... Non ho mai baciato una ragazza” conclude
sospirando e posando il testo della canzone sul comodino.
Mi
giro e lo guardo stranita: pensavo che un ragazzo come lui fosse il
primo ad avere tante ragazze intorno, fosse il primo a non farsi
problemi a ferire le ragazze e a comportarsi come un Don Giovanni,
forse mi sbagliavo e dovrei ricredermi.
“E
se dovessi morire?” mi chiede sempre rattristato,
terrorizzato,
spaventato, la preoccupazione nella voce.
“Ce
la farai” lo incoraggio appoggiando la testa sulla sua spalla.
I
suoi ricci leggermente umidi mi sfiorano la spalla scoperta a causa
della maglietta a maniche corte, provocando un leggero solletico.
“Ho
paura di no”
“Davide,
sei tu quello che ha sempre combattuto, quello forte, quello
coraggioso, sei un soldato” esclamo convinta cercando di
sollevargli il morale.
“Ogni
tanto anche i soldati si arrendono” commenta lui portandosi
le mani
sopra gli occhi e piegando la testa all'indietro, fino a toccare il
muro.
Rimango
in silenzio, vorrei continuare a consolarlo, ma quando le parole
finiscono si sta in silenzio, vicini col cuore, ma senza parlare.
“Prima
ci insultavamo solamente, Maggie, ora stiamo parlando normalmente e
abbiamo anche cantato insieme”
“Sarà
l'ospedale” constato, quando sento la sua mano stringere la
mia.
“Questo
posto qualcosa di buono ha fatto” commenta continuando a
tenere
stretta la mia mano, intrecciando le sue dita con le mie.
“Maggie”
mi richiama lui, la sua voce è rauca.
Mi
giro verso di lui e ci guardiamo negli occhi qualche secondo, poi
osservo le nostre mani intrecciate: sembra una scena quasi dolce,
ripensando a come erano le cose tra noi a scuola, provo una strana
sensazione, come un brivido lungo la schiena.
“Maggie,
non è che puoi darmi tu un bacio?” chiede
velocemente.
“Cosa?”
“No,
nulla” risponde sconsolato, mollando la presa sulla mia mano
ed
alzandosi dal letto.
Recupera
le sue cose e poi si dirige verso la porta, un pallone sotto il
braccio e le cuffie al collo.
“Davide,
aspetta” lo richiamo prima che se ne possa andare.
Mi
alzo e barcollando mi dirigo da lui, appoggiandomi qua e là
sui
mobili della stanza. Mi sento debole ed impotente, lui allunga una
mano e, afferrandola, trovo l'equilibrio reggendomi alle sue braccia.
“Forza”
sussurro vicina a lui, stringendomi in un abbraccio.
“Che?”
“Dai,
Davide” continuo bisbigliando, avvicinandomi al suo viso
quasi da
sentirne il respiro.
Noto
un luccichio nei suoi occhi, ora sorride lievemente e si avvicina
lentamente, con una mano mi carezza i capelli e con l'altra mi tiene
stretta a sé. Allaccio le braccia dietro il suo collo e mi
alzo in
punta di piedi, fino a sfiorare le sue labbra. Davide accorcia le
distanze e le sue labbra iniziano a carezzare dolcemente le mie: un
bacio delicato, leggero, impacciato. Continua a sostenermi, sento le
gambe doloranti, ma reggendomi a lui continuo a lasciargli piccoli
baci sulle labbra.
“Grazie”
sussurra lui, tenendomi sempre tra le sue braccia.
“Davide,
mi fanno malissimo le gambe” dico appoggiando la testa sulla
sua
spalla, lui mi solleva leggermente e mi aiuta a sedermi,
divaricandomi delicatamente le gambe e continuando il bacio.
“Grazie,
Maggie” continua a ringraziarmi lui.
“Per
un bacio?” domando sorridendogli e stringendo una sua mano.
“Dopo
tutto quello che ti ho fatto...”
“Ormai
è passato” rispondo abbassando lo sguardo.
“Guarda,
l'arcobaleno” esclama indicando la finestra che dà
sul mare.
Mi
giro facendo forza sulle braccia ed osservo il panorama sorridendo
come una bambina, come se fosse la prima volta che vedo le
conseguenze meravigliose di un temporale.
Davide
mi abbraccia da dietro, stringo le mie mani con le sue e rimaniamo
immobili qualche minuto a guardare il mare incorniciato da una
striscia di sette colori.
“Maggie,
ora devo andare” dice sciogliendo l'abbraccio.
“A
domani”
So che aspettavate
un bacio, potete pure festeggiare/piangere/urlare/commuovervi
nelle recensioni
così sono felice anche io c:
Comunque sì, ce l'hanno fatta a baciarsi *cori angelici*
Vabbè, nulla di che in questo capitolo... Solo un bacio, non
è nemmeno un capitolo chissà quanto lungo, ma
spero vi piaccia e desidero taaante
recensioni c:
Vi lascio subito perchè sono immersa da compiti, tra mappe,
verifiche e interrogazioni io e i libri stiamo chiusi ore e ore insieme
(?), ringrazio tutti per le recensioni dolciose awaw
Quindi recensite e datemi sostegno, sto per impazzire, watanka ♥