La voce di Bill
Kaulitz. Così profondamente leggera, rauca e seducente. Bella. La voce di Bill iniziò a
diffondersi
per la sala. Le sue parole, le
parole che componevano la canzone, che le davano corpo.
Jetzt sind wir
wieder hier
Bei dir oben auf´m Dach
Die ganze Welt da unten kann von mir aus
Untergehen heute nacht
Il suono melodioso
cessò mentre Nicole portava timorosa il microfono alla
bocca, incitata da Bill
a continuare da sola. Tom suonava attento ai vari passaggi, ma come un
gatto
che dorme con un occhio solo chiuso, parte della sua attenzione era
rivolta a
lei. Rivolta a quella ragazza che in punta di piedi si stava
arrampicando verso
il gancio con attaccate le chiavi del suo cuore.
Gustav alla batteria tendeva anche lui
l’orecchio curioso. Georg con il suo basso alzò
gli occhi per osservare anche
lui le prime parole in musica della rossa.
Erano lì, con il
fiato sospeso, in attesa.
Nicole prese
coraggio. Se avesse steccato e avesse fatto una figura pietosa davanti
a Tom,
davanti a Bill e agli altri ? Se avesse toppato qualche parola nel
testo ?
Improvvisamente si rese conto che doveva cantare che la breve intro di
Bill non
le era servita a nulla per tranquillizzarsi. Eppure sapeva cantare. Lo sapeva fare. Perchè agitarsi tanto per una cosa in
cui era portata ? Poi
quando incontrò gli occhi di Tom capì. Era per
lui. Non voleva deluderlo.
Sind wir zum
letzten Mal zusamm´
´s hat doch grad erst angefangen
Wenn dieser Tag der letzte ist
Bitte sag´ es mir noch nicht
Wenn das das Ende fur uns ist
Sag´s nicht
Noch nicht
L’acuto nella sua
voce salì come niente. E quando Bill e gli altri sgranarono
gli occhi non fu
certo per aver udito qualcosa di brutto o stonato. Erano sorpresi.
Brava questa
Nicole, veramente! Tom sorrise. Lo sapeva. In cuor suo lo sapeva che
questa
tipa, che aveva trovato per caso, che aveva voluto seguire, conoscere,
era
qualcosa per cui valeva la pena comportarsi in modo diverso dal solito.
La
ascoltò e fu davvero felice di poterla accompagnare con la
sua chitarra. La
musica continuava, lei seguitava a cantare
sorridendo ora al suo partner musicale, Bill. Si sorridevano
compiaciuti e
allegri fino a quando …
Das ist der letzte
Tag
Das ist der letzte Tag
Ist das der letzte Regen bei dir oben auf´m Dach
Ist das der letzte Segen und unsere letzte Nacht
Hat unser Ende angefangen, egal wir sind ja noch zusamm´
Si
misero tutti quanti a saltare.
E
saltarono, saltarono. Ridendo e spezzando le parole
della canzone per il continuo muoversi.
Quando
ebbero finito, rimasero ad applaudire loro stessi
ridendo ancora.
Erano
le tre di notte quando, alla fine, rientrarono in
albergo. Ancora una volta, Nicole aveva ceduto a Tom, ai baci di Tom,
alle
coccole di Tom, agli abbracci di Tom. Non era riuscita a dire di no a
quel
“
dormi con me sta notte ? “
Ed
eccola ancora, con una maglietta di Tom addosso, i
lunghi e ondulati capelli rossi sciolti. Semplice e bellissima seduta a
gambe
incrociate sul letto matrimoniale a fare zapping in tv. Se ne stava
lì
tranquilla quando Tom le uscì dal bagno a torso nudo.
Le
prese un colpo. Riuscì davvero a sentire il proprio
cuore arrestarsi e poi ripartire più veloce di prima.
“
hai intenzione di dormire così ? “
domandò lei
preoccupata sia per la salute di lui , sia per il suo autocontrollo
messo a
durissima prova
“
boh, magari si “ fece lui sedendosi accanto a lei e
baciandole il collo teneramente
“
ma non hai freddo ? “ fece lei
“
adesso no, però tengo se mi venisse freddo ti
abbraccio, che problema c’è ? “
Nicole
lo guardò con aria falsamente scettica. Poi
cedette e gli sorrise, lo prese dietro la nuca e lo trascinò
giù con sé.
Le
loro bocche si fusero in una. Tom fece scorrere
dolcemente una mano sotto la maglietta di lei, poi lungo le sue cosce,
dal
ginocchio fino all’anca lievemente sporgente, poi le
baciò ancora il collo, poi
una guancia, poi tornò sulla bocca di lei mentre con
l’altro braccio la
stringeva a sé fortemente, in modo possessivo. Lei si
separò per prendere
fiato. Lo guardò negli occhi e stando ancora sdraiata con
lui accanto, appoggiato
sul gomito, cominciò a disegnarne i tratti con
l’indice. Percorse la linea della sua mandibola,
il contorno delle sue
labbra ( che si schiusero in un piccolo e morbido bacio ) la linea del
naso, il
contorno degli occhi fino ad arrivare alla radice dei suoi capelli, dei
suoi
meravigliosi rasta. Fu a quel punto che lui si chinò e le
diede ancora qualche
bacio. Sorridendole, accarezzandole i capelli. La stava guardando in un
modo in
cui, forse non l’aveva mai guardata prima. Per una volta, non
la stava guardando
come una donna, come una femmina, ma la stava guardando come un essere
umano a
cui mai e poi mai, avrebbe voluto fare del male. A questo punto fu lui
a
tracciare i contorni del viso di lei. Partì da una morbida
onda rossa dei suoi
capelli e arrivò alle sopracciglia, a quegli occhi grandi da
bambola per morire
sulla sua bocca rosea. Fu lei a parlare per prima.
“
se ti dico una cosa carina giuri di non prendertela
ammale ? “
“
che cosa carina ? “ fece lui incuriosito
“
è una cosa carina … non eccessivamente carina,
carina
il giusto. È una cosa che in fin dei conti si dice anche
agli amici quindi …
prometti che se te la dico non ti spaventi ? “
“
dilla “ disse lui incoraggiandola
“
ti voglio bene “
La
guardò seriamente. Ecco, i giochi erano fatti. Questa
ragazza gli voleva bene. Ora sarebbe stato ancora più
difficile lasciarla dopo
essersela scopata. Sarebbe stato difficile non avere sensi di colpa
dopo averla
usata e dopo averla buttata via. Ma poi se la sarebbe fatta e
l’avrebbe buttata
via ? No, lui sapeva già che la mattina dopo, avrebbe voluto
tenerla con sé.
Non ce l’avrebbe fatta. Poi sorrise, si chinò e la
baciò, poi la fece sedere e
l ‘abbracciò forte. La strinse e le mise le
braccia dietro la vita. poteva
sentirla aderire perfettamente contro il suo torace spoglio. Era
evidente,
dentro di lui, che dopo quelle parole, non se la sarebbe mai , s o l o
scopata.
Aveva tra le mani qualcosa, adesso. Qualcosa di caldo, di dolce, di
forte.
Aveva in mano il cuore di una bellissima ragazza. Tom Kaulitz
capì tutto questo
quando non riuscì ad esprimerle quello che provava per lei a
parole ma dovette
farlo attraverso un abbraccio. il più sincero di tutti.
Un
abbraccio che gridava forte , a squarcia gola
“
anche io, anche io, anche io “