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Autore: sihu    28/07/2008    10 recensioni
che succede se una mattina il nostro Rufy invece che correre a saccheggiare la cucina si mette a riflettere? e se l'oggetto delle sue riflessioni fosse il fratello, Ace? ho cercato di immaginare il rapporto tra due fratelli molto legati tra loro divisi dal mare ed uniti da un sogno.
Genere: Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace, Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I CONSIGLI DI UN PIRLA
 
Rufy se ne stava li, sdraiato sulla polena della nave a guardare l’orizzonte. Il suo sguardo si
Perdeva nell’immensità del mare che si tingeva di mille colori a causa della luce dell’alba che vi si rifletteva. Da sempre quello era stato il suo posto preferito, una volta aveva persino discusso con Zoro perché lo aveva trovato a dormire sulla sua polena. Lo era stato sulla Merry e lo era ancora sulla Sunny, la nuova meravigliosa nave che Franky aveva costruito.
Era passato molto tempo da quando il suo viaggio era iniziato. Aveva visto molte isole, incontrato tante persone e vissuto tante avventure. Certo, lui e i suoi compagni avevano anche rischiato di morire molte volte ma grazie al cielo erano ancora tutti li, a rincorrere i loro sogni.
Qualche giorno prima si erano lasciati alla spalle la nave dei pirati della Fenice. Insieme a loro avevano combattuto contro un ladro di bandiere e alla fine si erano salutati, dandosi appuntamento nel “Nuovo Mondo”. Chissà cosa li avrebbe aspettati nel Nuovo Mondo e chissà soprattutto chi avrebbero incontrato nel Nuovo Mondo.
Forse avrebbe finalmente incontrato e conosciuto Dragon, suo padre, quell’uomo che ispirava paura a chiunque sentisse il suo nome.  Era stato suo nonno a parlargli di lui qualche tempo prima. Sicuramente Smoker non avrebbe smesso di dare loro la caccia, catturare cappello di paglia era diventata la sua ossessione. Magari avrebbe incrociato la nave di Shank e Usup avrebbe potuto riabbracciare il padre. Avrebbe passato volentieri qualche tempo il compagnia dei suoi vecchi amici.
E poi c’era Ace. Rufy non aveva sua notizie da tanto e gli mancava molto. Aveva sentito delle voci che dicevano che era stato catturato, avevamo cercato di condannarlo a morte ma lui era scappato. Non era in pena per il fratello, Rufy era sicuro che niente e nessuno avrebbe potuto fermarlo, solo la nostalgia era forte. Gli sarebbe piaciuto girarsi e trovarlo appollaiato sulla polena sorridente.  Gli mancava la sua voce, le sue risate, quel suo bizzarro modo di prendere fuoco e di accendere le sigarette a Sanji, il suo addormentarsi come un sasso anche nelle situazioni più strane, quel suo essere così protettivo con lui. Insomma gli mancava non poterlo avere lì con lui a parlare del più e del meno e dei loro sogni come facevano un tempo prima di addormentarsi.
Ormai il sole era sorto da qualche ora e i ragazzi cominciavano a svegliarsi. Dalla cucina provenivano rumori di padelle e di tazze. Zoro era riuscito a fare perdere le staffe a Nami. Uso e Chopper apparecchiavano la tavola per non incorrere nelle ire di Sanji mentre Nico Robin e Franky guardavano divertiti la scena come se fosse la prima volta che vi assistevano.
Probabilmente non si erano ancora accorti della sua assenza, pensavano che dormisse. Era strano per il capitano essere già sveglio e così silenzioso a quell’ora. Era strano soprattutto che non fosse in prima linea a cercare di rubare qualcosa da mangiare a Sanji.
Guardò di nuovo verso il mare e gli sembro di vedere l’immagine del fratello riflessa nell’acqua. Fu solo per un momento, poi Rufy guardò meglio ma non c’era più nulla.
“Devo essere pazzo” si disse ad alta voce.
Sentì dei passi alle sue spalle, ribaltò la testa indietro e si trovò davanti Zoro.
“Stamattina mi sono alzato presto per allenarmi e ti ho visto qui. È strano, sicuro di stare bene?” chiese lo spadaccino con quel suo tono discreto ma amichevole.
“Si, avevo voglia di guardare il mare. È bellissimo vero? E poi, questo posto è l’ideale per pensare.” rispose Rufy cercando di nascondere quella vena nostalgica dalla sua voce. Sapeva che voleva sapere che cosa gli stava succedendo. Tra tutti i compagni Zoro era quello con cui riusciva quasi a capirsi senza parlare.
“Già, è l’ideale per pensare.” rispose Zoro. Aveva capito che il suo capitano aveva qualcosa ma preferiva fosse lui a parlargliene, non voleva fargli violenza.
“Sai, oggi sono 2 anni che ho lasciato la mia isola. Pensavo a quante cose abbiamo visto, imparato, affrontato.” disse alla fine Rufy dopo una lunga pausa di silenzio.
“Sembra incredibile che siamo ancora tutti vivi.” Osservò lo spadaccino.
“Pensavo ad Ace. Chissà come se la passa.. Vorrei potergli raccontare cosa abbiamo combinato da quando non ci vediamo..” continuò il ragazzo di gomma.
“Per me ha saputo delle nostre avventure. Dopo Enies Lobby poi.. Siamo una delle ciurme più ricercare con una delle taglie più alte in fondo. Ha sicuramente saputo di noi.” cercò di confortarlo Zoro. Quando aveva conosciuto Ace aveva capito quanto fosse profondo il legame tra i due fratelli ma tuttavia non aveva mai capito quanto a Rufy mancasse il fratello. Una parte di lui era quasi geloso di quel loro rapporto. Avrebbe voluto farne parte, avere anche lui dei fratelli come Ace e Rufy.
“Hai ragione. Sono sicuro che è fiero di me. Che è fiero di noi!” disse Rufy ritrovando il sorriso.
“Vieni a fare colazione prima che a Sanji venga una crisi di nervi?” chise lo spadaccino con quel suo ghigno divertito. Finalmente Rufu era tornato il solito.
“Certo, sto morendo di fame. Cominciate pure, arrivo tra qualche minuto.” disse Rufy tornando a fissare il mare. Lo spadaccino lo lasciò da solo e andò dagli altri.
Un gabbiano planò dolcemente e si fermò a pochi centimetri da lui. Stringeva tra le zampe una sorta di pacchettino fatto in qualche modo. Chi lo mandava doveva averlo fatto di fretta, probabilmente aveva poco tempo e la marina alle calcagna. Sul pacchetto c’era scritto il suo nome. Monkeu D. Rufy. Sorrise riconoscendo quella grafia. Era quella di Ace. Che si fosse ricordato che giorno fosse?
 Lo aprì e gli scivolo tra le mani un bracciale. Era fatto di cuoi con legato un ciondolo che raffigurava un teschio con un cappello di paglia. Era identico alla bandiera che sventolava     sull’albero maestro della Sunny. Il cappello di paglia del ciondolo però si poteva spostare. Il ragazzo lo spostò e sentì una melodia familiare.
All’improvviso ricordò. Erano bambini ed erano ancora sulla loro isola, prima che Ace partisse per diventare pirata. Rufy aveva appena mangiato il frutto del mare ed aveva rischiato di annegare. Quando lo aveva saputo Ace era corso da lui, preoccupato e lo aveva abbracciato forte soffocando l’istinto di riempire di botte il fratellino per averlo fatto stare così in pena.
“Ho avuto paura di perdere il mio fratellino.” disse Ace con quel suo solito sorriso velato però dalle lacrime. Rufy non aveva saputo rispondere. Da lontano arrivava una melodia e una voce femminile stava cantando una canzone bellissima. La melodia che veniva dal ciondolo era la stessa. Rufy si sforzò di ricordare le parole.
Ho tanti pregi quanti difetti
Mi mancheranno le virtù
Ma un fratello maggiore
Non ha sempre ragione
Solo qualche anno in più
E so darti il tormento su tutto
È chiaro dovrei finirla
Ma per tua disgrazia non ho figli
E da lasciarti ho i consigli di un pirla
Quella canzone, quelle parole gli portarono alla mente tanti ricordi. Quando combinava qualche disastro Ace prima si arrabbiava e poi gli dava una mano. A volte se la prendeva con lui, gli urlava che era piccolo e non capiva nulla ma poi gli chiedeva scusa. Che in fondo un po’ di ragione l’aveva anche lui. Che essere grandi non voleva dire sapere tutto ma avere tante responsabilità fastidiose e che era meglio rimanere piccoli almeno con la testa. E poi quante litigate, quante volte si erano pestati per motivi stupidi. A volte il suo fratellone lo picchiava anche solo per passare il tempo, si divertiva  a tormentarlo ma lui non riusciva a non volergli bene.
 ti dicono di alzarti tu siedi
E quando siedono tu alzati in piedi
Non aver fede solo in quello che vedi
Insegui i sogni fino a quando li credi veri
Il nonno, il sindaco del villaggio, nemmeno Shank credeva che ce l’avrebbe fatta. Nessuno gli dava retta quando lui diceva che voleva essere un pirata, il re dei pirati, solo sua fratello. Ace lo ascoltava, lo consolava quando tutti gli altri lo ferivano e gli diceva di credere nei sogni e di costruirsi il suo futuro. Quando si era incontrati l’ultima volta era stato così orgoglioso di lui. Era stato bellissimo vedere quell’espressione compiaciuta mentre gli presentava i suoi compagni e gli raccontava cosa avevano fatto.
Ed a un certo punto saranno tutti amici tuoi
Diranno di amarti per quello che sei
Vorranno solo privarti di un pezzo di quello che hai
Quante persone lo avevo preso in giro, lo avevano considerato un idiota. Solo suo fratello e la sua ciurma lo avevano capito veramente, solo loro erano la sua famiglia. Solo loro vedevano oltre quello sguardo ingenuo, solo loro sapevano che oltre c’era un ragazzo deciso e un guerriero eccezionale pronto a dare la sua vita per gli amici e per chi stava subendo un ingiustizia.
Hai la mia determinazione a compiere ogni errore
Prima di imparare
Solo
A volte non vale
Il prezzo da pagare
E come quando giocavi in cortile
È mio dovere evitare che tu ti faccia del male
O almeno tentare
Farai di testa tua
Seguirai la tua idea
Fatti un bel giro di boa
Anche se ce al bandiera dell’alta marea
È un vizio di famiglia
Come questi consigli di un pirla
Erano uguali loro due. Entrambi avevano lo stesso sogno ed erano pronti a tutto pur di raggiungerlo. Entrambi non erano disposti a dare retta a nessuno. Quando erano piccoli Ace si prendeva cura del fratellino, lo proteggeva, cercava di evitare che facesse disastri e si facesse male. Cercava. Rufy non si era mai fatto spaventare da un è pericoloso o da un non si può, ti fai male. Ace si arrabbiava sempre per questo, ma poi rifletteva e si rendeva conto che nemmeno lui aveva mai ascoltato i consigli degli altri e invece che arrabbiarsi scoppiava a ridere.
A un certo punto finita la festa
Vedrai tutti andar via
Ti accorgerai che quel poco che resta ti basta
Ed ecco, quella sarà casa tua
Prima o poi tutti li abbandonavano. Prima i loro genitori, poi il nonno. Alla fine Ace e Rufy erano rimasti soli, ma a loro andava bene così. Rufy ricordava bene i giorni che seguirono all’abbandono del nonno. Si erano ritrovati su un’isola nuova, soli. Ma a loro non importava. Rufy aveva Ace ed Ace aveva Rufy. Erano fratelli, amici, una squadra, una famiglia. Poi anche Ace lo aveva abbandonato e aveva preso il mare. Era stato 5 anni prima, 3 anni prima di lui. Per molto tempo lo aveva odiato e non aveva avuto più sue notizie. Dopo averlo rincontrato aveva realizzato che tutto era come prima.
“Siamo ancora una squadra.” si disse Rufy. “Certo, siamo lontani, migliaia di miglia e il mare ci separa ma siamo comunque una squadra. Prima o poi ci rivedremo fratello. Nel frattempo mi sono trovato delle persone fantastiche, che credono in me perché hanno visto oltre la mia sbadataggine e il mio essere infantile. Mi vogliono bene come me ne vuoi tu.”
“DEVI ESSERE ORGOGLIOSO DI ME, FRATELLONE” urlò Rufy. Il gabbiano volò via e le sue ulra si dispersero nel vento. I ragazzi sentirono l’urlo del loro capitano senza tuttavia riuscire a capirlo. Solo Zoro, che aveva un udito in grado di individuare nemici anche lontani, sorrideva guardando verso Rufy. Lui aveva capito.
Pochi minuti dopo un tornado si abbatte sulla cucina: Rufy. Era tornato quello di sempre. Vorace, iperattivo e infantile ma loro lo preferivano di gran lunga così. In poco tempo sbranò tutto il cibo che riuscì a trovare, schivando i colpi di Sanji.
I ragazzi notarono che sul suo polso c’era un braccialetto nuovo. Chiesero spiegazioni ma il capitano non rispose e corse via di nuovo ridendo.
“Certo che oggi è proprio strano” Osservò Nami, perplessa dal comportamento di Rufy.
“qualcuno di voi sa qualcosa?” continuò Usop.
“Stamattina è stato per ore a fissare l’orizzonte come ipnotizzato.” raccontò Sanji senza interrompersi dal riordinare la sua cucina.
“Zoro, sai nulla?” chiese Usop allo spadaccino che stava giusto rientrando in cucina dopo essere stato sul ponte per chissà quale ragione.
“Come? No.. Nulla. Ma è Rufy.. Non sarà nulla di importante. È già tornato lo stesso, no?” rispose lo spadaccino. Non aveva detto loro nulla della conversazione della mattina con il capitano e stringeva tra le mani un biglietto che aveva trovato sul ponte che quello sbadato di Rufy non aveva visto.
“E poi quel braccialetto. Chissà dove lo ha preso. Ieri non lo aveva!” continuò Nami curiosa.
“Gli è arrivato stamattina via posta” raccontò Nico Robin a cui non sfuggiva mai nulla.
“Chissà chi glielo manda e perché..” continuò Nami sempre più curiosa. Era strano tutto questo mistero intorno a qualcosa che riguardava Rufy. La curiosità la stava letteralmente divorando.
“Penso che non si saprà mai. Non mi sembra che abbia voglia di dirlo lui, no?” osservò lo spadaccino dirigendosi verso il ponte con uno strano sorriso.
Il capitano stava fissando l’orizzonte. Il suo sguardo non era più triste e nostalgico come qualche ora prima. Con la mente stava già pensando alle mete future del viaggio. Alla mille avventure che li stavano aspettando lungo la rotta del grande blu.
“Ehi Rufy..” lo chiamò lo spadaccino distogliendolo dai suoi sogni ad occhi aperti.
“Che c’è Zoro?” chiese il ragazzo di gomma girandosi verso il compagno.
“Questo è caduto dal pacchetto di tuo fratello..” disse Zoro porgendogli il biglietto che stringeva in mano.
“Grazie, non mi ero nemmeno accorto ci fosse un biglietto insieme al ciondolo!” disse Rufy. Lo spadaccino non potè fare a meno di notare che Rufy era sempre lo stesso e non sarebbe mai cambiato né cresciuto.
“Rufy” lo chiamò nuovamente lo spadaccino. Stava andando ad allenarsi e gli dava le spalle.
“Si?” disse Rufy ancora rivolto verso l’amico. O meglio, verso le spalle dell’amico.
“Auguri..” disse lo spadaccino dirigendosi dall’altra parte del ponte con uno strano sorriso.
Il ragazzo di gomma non rispose e tornò a guardare il mare. Una folata di vento improvvisa fece volare via il bigliettino e lo portò lontano, nel mare lasciando a Rufy a male pena il tempo di leggere quello che c’era scritto.
BUON COMPLEANNO FRATELLINO. CONTINUA A INSEGUIRE I SOGNI E NON DIMENTICARTI DEL TUO FRATELLONE. CI VEDREMO ANCORA, VEDRAI.

PICCOLE NOTE DELL'AUTRICE
innanzitutto grazie per essere arrivati fino a qui, spero che la mia storia sia stata di vostro gradimento.
è la prima prima fan fiction su one piece, quidi chiedo venia. ne ho lette parecchi e non ho trovato nulla che parlasse del rapporto tra Ace e Rufy così ho pensato di provarci io.

la canzone di cui si parla nella storia è "i consigli di un pirla" degli articolo 31 (ho tagliato qualche riga che avrebbe fuorviato la storia) , ho pensato a questa storia proprio mentre la ascoltavo ed è più che appropiata visto che nella realtà questa canzone è stata scritta e regalata da j-ax degli articolo 31 a suo fratello grido dei gemelli diversi per il suo compleanno.
nella storia ho messo alcuni riferimenti temporali immaginati da me e quindi non so se corrispondenti a verità. mi servivano per dare un idea del tempo che è passato dall'inizio del viaggio.

non so pià che dire quindi lascio la parola a voi, sperando che mi diciate la vostra!


  
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