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Autore: Anna Wanderer Love    13/05/2014    6 recensioni
-Quello che sei stata non ha importanza, ora. Stavi dalla parte sbagliata, ma l’hai capito. Ora sei qui. Con me. Con noi. Con lo S.H.I.E.L.D... o almeno quel che ne resta.
Un sorriso amaro balenò sulle labbra rosse dell’agente, e Steve si sentì rincuorato, almeno in parte.
-Sei stata tu a salvarmi la vita prima. Non Thor, non Fury, non Stark. Sei stata tu. La stessa Natasha Romanoff che ha ucciso quelle donne, degli uomini, quei bambini. Hai salvato centinaia di vite solo nella battaglia di New York. Il passato è passato- Steve sentì l’amaro delle proprie parole sulla lingua, mentre lei gli scoccava un’occhiata sorpresa -e non puoi cambiarlo.
Steve e Natasha vengono fatti prigionieri in una missione; riusciti a scappare devono fare i conti al fianco degli altri Avengers contro la corruzione nello S.H.I.E.L.D. e un nuovo terrorista che sembra conoscere esattamente tutti gli esperimenti di Bruce, altresì detto Hulk...
(Post Captain America: The Winter Soldier, StevexNatasha; spero vi piaccia se decidete di leggere!)
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You're Not A Monster
 


Natasha era comodamente sdraiata sul divano. Sentiva Steve trafficare in cucina preparando il caffè, e un buon odore si stava spargendo per la casa.
-Vuoi anche tu?- Le chiese Steve dall'altra stanza.
-No grazie- Natasha sorrise e incrociò le braccia sotto alla nuca.
Steve la raggiunse pochi minuti dopo con in mano una tazza bianca da cui si alzavano piccole nuvolette di fumo.
Si sedette sulla poltrona, trascinandola però più vicina al divano dove la spia era stravaccata. Restarono in silenzio per qualche minuto. Natasha osservava il soffitto con sguardo assente e Steve osservava lei.
-Mi piace casa tua- disse infine la russa, girandosi sul fianco verso di lui.
Ha definitivamente preso possesso del divano, pensò divertito il Capitano.
-Sento che c'è un però in arrivo- sospirò, guardando gli occhi della spia illuminarsi divertiti.
-Ma- continuò infatti Nat, ignorando il suo commento -è spoglia.
Steve aggrottò le sopracciglia, perplesso.
-Non intendo per l'arredamento- precisò la russa, girandosi nuovamente supina. -Non ci sono fotografie, né tue né dei tuoi amici, o anche di luoghi che hai visitato...
-È strano che proprio tu mi dica una cosa del genere. Dovresti sapere che non sono andato molto in giro se non per le missioni di Fury. Inoltre ti ricordo che essendo novantenne non ho molti amici, dato che sono tutti morti.
A parte Bucky, che è sparito.
Natasha gli scoccò un'occhiata assassina.
-Hai me, cretino. Sono tua amica- affermò con tono pericolosamente freddo.
Steve rimase spiazzato, ma cercò di non darlo a vedere.
-Questo me l'ero perso- abbozzò un ghigno che si attenuò quando Steve si accorse della scintilla nello sguardo cristallino della spia.
-Ma davvero?- Chiese sarcastica la russa, mettendosi lentamente seduta.
-Già- asserì con tono perfettamente calmo il Capitano. In realtà stava tremando. Sapeva che lei gliel’avrebbe fatta pagare, solo non sapeva come e quando.
Calò il silenzio. Nella stanza si udivano soltanto i respiri dei due.
Dopo qualche minuto Natasha si alzò con un movimento elegante e sorpassò la poltrona dove sedeva l’amico. Steve si girò per tenerla d’occhio e proprio in mezzo a suo campo visivo si presentò la visione delle gambe slanciate dell’amica, scoperte dalla gonna che indossava.
Steve si girò in fretta, ingoiando un sorso bollente di caffé e scottandosi la gola.
Sbuffò, con una smorfia, e la voce della russa gli arrivò alle orecchie inaspettatamente divertita.
-Tutto bene?
Steve grugnì in risposta, alzando gli occhi al cielo. Si alzò dalla poltrona e cercò una via di fuga da quella situazione imbarazzante a senso unico andando in cucina, ma lei lo seguì.
Steve posò con misurata lentezza la tazza sul tavolo, le guance impercettibilmente rosse.
Natasha era bella, sì, però non poteva pensare a lei in quel modo. Ma allora perché aveva trovato molto piacevole la vista di quelle gambe?
-Ehi- quando Nat gli si affiancò Steve aveva ripreso il controllo delle sue guance e dei suoi pensieri.
Ma quando abbassò lo sguardo verso di lei e il suo sguardo incredibilmente blu cadde involontariamente sulla scollatura della canottiera, Steve si girò di scatto, imprecando mentalmente, e con grandi passi irritati si chiuse nella sua stanza.
Rimasta sola in cucina, Natasha ridacchiò.
 

-Steve, Fury ci vuole alla base entro venti minuti- urlò Nat, facendo trasalire il Capitano.
Si voltò e la vide schizzare da una parte all’altra del salotto. Con una smorfia ancora assonnata fece un paio di passi e cercò di non venire travolto mentre provava a dirigersi verso il divano, dove la sera prima aveva posato la giacca.
Non appena l’ebbe afferrata Natasha lo scansò bruscamente, e Steve vide l’ombra sul suo volto. Non disse nulla, ma sapeva che quando Nat aveva quell’espressione si preannunciavano guai.
Cinque minuti di imprecazioni rabbiose in russo dopo erano seduti nella macchina di Natasha, che guidava ignorando bellamente i semafori rossi e gli stop.
Più o meno a metà del tragitto Steve si arrischiò a scoccare un’occhiata alla collega. I suoi capelli rossi erano raccolti in una coda, e i suoi occhi azzurri saettavano sulla strada, da un macchina all’altra mentre le sorpassava.
-Cattive notizie vero?
Lei gli scoccò un’occhiata scettica.
-Come se potessero essere buone, Rogers- disse in tono di rimprovero.
Steve tornò a guardare fuori dal finestrino.
Nat era di pessimo umore, quel giorno, e lui non poteva chiederle il motivo senza finire a terra in un secondo. Perciò preferiva starsene zitto, anche se dentro bruciava di curiosità.
Nat si morse il labbro, guardando di sfuggita il Capitano. Le dispiaceva di essere stata così brusca, ma quella giornata si preannunciava davver disastrosa. Osservando il profilo del volto di Steve però, Natasha riuscì a trovare un briciolo di calma, sufficiente per parlare senza aggredirlo nuovamente.
-Le spie hanno informato il colonnello che i terroristi si stanno muovendo.
Steve si voltò a guardarla, aggrottando le sopracciglia bionde.
-Quindi ci muoviamo in anticipo. Ma non dovremmo andare all’aeroporto privato di Stark?
Un vago sorriso illuminò le labbra della russa, che lo guardò con uno sguardo strano.
-Dovremmo, sì. Ma a quanto pare Fury ha deciso di mettere a disposizione un Bus.
-Un cosa?
Il sorriso di Natasha si allargò, mentre schiacciava l’acceleratore con così tanta forza che Steve si ritrovò schiacciato contro il sedile.
-Vedrai.
 

Natasha si godette l’espressione stupefatta di Steve quando vide il Bus.
Con un sorriso si caricò sulla spalla anche la borsa del Capitano, che non si accorse di nulla, troppo occupato a esaminare il jet con i suoi occhi azzurri.
Scuotendo la testa si avviò verso il portellone di carico, salendo sulla rampa. Barton era appoggiato a uno dei due SUV neri dello S.H.I.E.L.D. che Fury aveva messo a loro disposizione. Appena la vide le sorrise, e Nat si sentì rassicurata dal calore familiare dei suoi occhi.
-Ci sono stati dei cambiamenti- le annunciò Barton, facendo congelare il suo sorriso.
-Anche Banner e Stark verranno con noi. Fury ha pensato che tutti insieme....
-Potessimo fare meglio, già, Legolas- Stark comparve alle loro spalle e batté una mano sulla spalla dell’arciere, che gli scoccò un’occhiata gelida.
Stark non ci badò e rivolse un sorriso alla russa, che lo fissava senza riuscire a decidere di essere seccata o divertita. Stark le piaceva, quando non esagerava o trasgrediva agli ordini.
-Natasha- il miliardario fece un abbozzo di inchino, facendole scappare un sorrisetto.
-Piacere di rivederti, Stark- lo salutò lei, prima di voltarsi sorpresa, mentre qualcuno le strappava di mano una borsa. Incrociò gli occhi di Steve, che si alzarono sugli altri due.
-Barton, Stark- fece un cenno, poi si caricò la borsa sulla spalla e seguì Stark, che aveva già cominciato a illustrargli tutti i dettagli del Bus, costruito dalle Stark Industries e progettato da lui stesso.
-Sempre il solito- mormorò sconfortato Barton, scuotendo la testa.
Natasha lo sorpassò con un sorrisetto.
-Ammettilo, Clint- lo prese in giro -ti annoieresti a morte se non ci fosse lui.
 

Natasha si sistemò al posto di guida. Banner e Stark erano nel laboratorio del Bus, adiacente allo spazio che ospitava i SUV, e Barton era da qualche parte a pulire il suo arco.
Si allacciò la cintura e si passò una mano tra i capelli, spettinando la coda. Indossò le cuffie e diede l’avviso della partenza imminente. L’aeroporto dello S.H.I.E.L.D. era vuoto, e la torre le diede immediatamente l’ok per partire. Fury aveva chiaramente disposto indicazioni perché avessero la precedenza su tutti.
Non appena le ruote si staccarono da terra e furono in alto, Natasha si sentì libera. Amava volare e pilotare gli aerei, ma nessuno sapeva di quella passione, eccetto Barton, forse.
Era passata poco meno di un’ora ed erano a circa undici mila metri di altezza quando sentì qualcuno entrare nella cabina di pilotaggio. Sorrise leggermente, riconoscendo subito il profumo di dopobarba che si diffuse attorno a lei.
-Ciao Cap.
Steve non disse nulla, ma si sedette accanto a lei, al posto di copilota.
Incrociò le braccia, fissando davanti a sé. Natasha gli scoccò un’occhiata incerta. Perché aveva quell’espressione stanca? Non l’aveva mai visto così, con le spalle curve e lo sguardo perso.
-Ehi- allungò la mano destra e l’appoggiò sul suo braccio, sentendo i muscoli tendersi sotto al suo tocco. Steve si girò verso di lei sbattendo le palpebre.
-Tutto a posto?
Lui la fissò a lungo, così a lungo che Nat si sentì distogliere lo sguardo e una morsa formarsi alla bocca dello stomaco.
-Non sei...stanca di questo? Tutto questo?- La sua domanda la lasciò spiazzata.
Aggrottò le sopracciglia rosse, scrutando a labbra strette le nuvole davanti  sé.
-Steve... sì, certe volte lo sono. Certe volte...- la sua voce si fece più incerta, e Nat avvertì l’interesse di Steve crescere a dismisura. -Certe volte mi chiedo come sarebbe se avessi un’altra vita. Ma poi... poi mi ricordo che senza di noi la gente non potrebbe vivere tranquilla. Non ci sarebbe nessuno che la proteggerebbe da Loki, dal Tesseract o da 084*.
Steve rimase in silenzio, assorbendo le parole della russa.
Davvero pensava a un’altra vita?
-Hai ragione- disse all’improvviso, voltando la testa verso di lei. Nat lo stava già guardando, e i loro occhi si fusero in una catena azzurra e blu.
-Mi dispiace- mormorò Cap.
Lei gli sorrise dolcemente. Le sembrava un bambino.
-Non importa, Steve. Capita a tutti di sconfortarsi.
-Anche a te?
-Anche a me- confermo lei con un sospiro, voltandosi e spezzando la catena dei loro sguardi.
Rimasero in silenzio per un po’. Natasha cercava di non deconcentrarsi e pensare solo a guidare, ma la domanda di Steve continuava a rimbombarle per la testa.
Non sei stanca di questo?
Sì, in effetti c’erano stati dei giorni in cui il solo pensieri di alzarsi e andare da Fury per avere altre missioni le faceva venire la nausea. Andare in missione implicava uccidere qualcuno, interrogarlo, rischiare la vita o, come minimo, qualche mutilazione. E non c’era mai una squadra di recupero, per lei e per Barton. Aveva sempre dovuto arrangiarsi a tornare con i mezzi che aveva, e c’era sempre riuscita. Ma c’erano notti in cui si svegliava sudata, i ricordi dell’ospedale in Russia che le trafiggevano mente e cuore, insieme alla paura di morire.
Perché sì: Natasha Romanoff era una spia, un’agente dello S.H.I.E.L.D., una russa e un’assassina, ma era anche umana. E aveva paura di morire, anche se non lo mostrava mai. Sputava in faccia a chi la torturava, si mordeva a sangue la lingua piuttosto che urlare, ma aveva paura della morte e, soprattutto, di chi le era vicino. Perché solo chi le era vicino poteva ferirla.
-Atterreremo tra un’ora e mezza. Va’ a dirlo agli altri.
Il tono di Natasha era gelido e non ammetteva repliche. Steve capì all’istante che voleva stare da sola e si alzò, con un sospiro. Prima di andarsene le posò una mano sulla spalla, poi il silenzio e il ronzio appena percettibile dei motori furono gli unici compagni della spia.

 

♦   ♦    ♦   ♦



ANGOLINO DELLE CIAMBELLE CARNIVORE BLU CHE SI VERGOGNANO:
Scuuuuuuuuuuuuuusaaaaate!
Mi spiace tanto di essere così in ritardo! T.T
Comunque, allora. QUi non c'è molta azione, ma ho messo un po' più di feeling tra i nostre due cuccioli (Nat e Steve) e ho messo Occhio di falco eheheheh XD
Spero vi sia piaciuto...
Un bacio!
Anna

 

   
 
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