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Autore: Anna Wanderer Love    13/05/2014    2 recensioni
Davanti ai miei occhi non c’è più il sacco da boxe. Immagino di colpirlo.
Colpirlo come ho fatto quella volta, quando avevo sedici anni.
Un ringhio mi sfugge dalle labbra mentre aumento la velocità dei colpi finché i muscoli delle braccia non cominciano a bruciare, e dopo poco tempo sento un rumore strano, come di qualcosa che cede. Mi fermo all’istante, ansante, e sbatto le palpebre, cancellando dalla mente l’immagine di lui con il volto ricoperto di sangue.
******************************
-No, aspetta. Senti... va bene. Non... non ne vuoi parlare. Ma... io sono qui, d’accordo? Tu ci sei sempre stato per me, e ora voglio esserci io. Promettimi che quando ne avrai bisogno verrai da me e mi racconterai cosa ti sta succedendo. Promettimelo, Ward.
(SkyeWard, accenni FitzSimmons)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grant Ward, Jemma Simmons, Leo Fitz, Skye, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm Trying To Protect You'
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I’m Trying To Protect You:

 


Ward:

Sto osservando la mappa dell'aereo quando sento la voce di Skye urlare qualcosa che non riesco a distinguere dal grido di Simmons e dal suono di uno sparo. All'improvviso mi ritrovo per terra, il respiro mozzato dal peso di qualcuno che si è gettato su di me, salvandomi probabilmente la vita.
Apro le palpebre e mi ritrovo a fissare il volto di Skye sopra al mio. I suoi grandi occhi scuri mi guardano atterriti, e sento il suo respiro soffiare sulle mie guance. La afferro per i fianchi e rotolo su di lei, ignorando l'adrenalina e il suo gemito di sorpresa e non lasciandomi distrarre dal contatto fisico col suo corpo.
Afferro la pistola e in un secondo premo il grilletto, puntandola verso l'uomo prima che riesca a sparare. Quello cade con un urlo e resta per terra a contorcersi e urlare insulti.
Skye al suono dello sparo chiude gli occhi, stringendosi velocemente le braccia al corpo e alzando istintivamente la gamba. Mi colpisce la coscia col ginocchio e la guardo, improvvisamente agitato e col cuore  mille. Percorro ansiosamente con lo sguardo il suo busto, tirando un sospiro di sollievo nel vedere che non è ferita.
Lei riapre lentamente gli occhi e mi guarda timorosa. Restiamo a fissarci per qualche istante, entrambi col respiro corto.
Sentiamo un fischio sommesso provenire dalla nostra sinistra e ci voltiamo. Fitz e Simmons sono accovacciati dietro al tavolo e ci guardano ad occhi sgranati. Il primo a parlare è lui, mentre un sorriso si disegna rapidamente sulle labbra di Jemma.
-Ragazzi, ma trovatevi una camera...
Mi volto di scatto verso Skye e vedo che è avvampata ed evita con cura di guardarmi. Solo allora mi rendo conto che sono inginocchiato su di lei. Mi insulto mentalmente e mi sposto da sopra di lei, sentendo mio malgrado le mie guance arrossarsi. Resto comunque in ginocchio al suo fianco e quando cerca di alzarsi in piedi la blocco tirandola a me per la vita.
-Ferma- sussurro al suo orecchio, ben consapevole degli occhi di Fitz e Simmons puntati avidamente sulla mi schiena e del suo petto che preme contro il mio -forse ce ne sono altri.
Skye si immobilizza all'istante, smettendo di respirare per qualche istante. Lascio scivolare la mano dalla sua vita al suo fianco e la spingo di nuovo per terra. Lei asseconda i miei movimenti senza dire una parola, ma so che ha paura.
Silenziosamente impugno la pistola con tutte e due le mani, avvicinandomi al bordo del tavolo. Prendo un respiro profondo ed esco di scatto allo scoperto. Vedo solo un volto bruciato dal sole, con una grossa barba nera, prima di premere due volte il grilletto. Sento il gemito di Skye e il grido di Simmons quando nell'aria tesa risuonano gli spari.
Colpito.
L'uomo, che si era nascosto nell'ombra senza ripararsi dietro a qualcosa, cade a terra con un urlo.
Mi avvicino al suo corpo -non ho la minima idea se sia ancora vivo o meno- e con un calcio allontano la pistola dalla sua mano. Al suono l'uomo apre gli occhi, così scuri che  confondo la pupilla con il nero dell'iride.
Sorride, un sorriso malvagio, mentre un rivoletto di sangue gli cola dall'angolo della bocca. All’improvviso mi sputa in faccia, e mi ritrovo a strofinare il braccio contro sulla guancia, stringendo i denti, furioso.

-Ward- dice con voce cavernosa -come sta tuo fratello?
Scoppia a ridere, mentre io mi gelo. Senza nemmeno rendermene conto sono sopra di lui, la mia pistola a terra, e lo sto massacrando di pugni.
-Cosa sai di mio fratello?- Urlo, colpendolo sul naso. La cartilagine si piega sotto al mio pugno e uno schizzo di sangue macchia il volto scuro dell'uomo, che nonostante tutto ride.
Pugno.
Pugno.
Pugno.
-Cosa sai di Jo?- Ringhio.
Sto per colpirlo ancora quando due mani mi afferrano il braccio, sollevato in aria, e scatto. Lascio la presa sull'uomo e afferro Skye per le spalle. Appena prima di colpire il suo zigomo il mio cervello registra i suoi occhi scuri che mi fissano impauriti, e mi fermo. Mi gelo letteralmente. I miei muscoli si immobilizzano e il silenzio piomba tra noi. Sento il respiro veloce della ragazza, veloce e impaurito, anche se i suoi occhi, sebbene nervosi, mi mostrano una fiducia infinita. Sa che la lascerò andare e sa che non mi avvicinerò più a quel bastardo. Ma nei suoi occhi vedo anche le domande, quei punti interrogativi che sono la sua specialità. Non capisco questa sua curiosità nei miei confronti. Nemmeno quando sono andato a letto con May lei mi ha chiesto qualcosa.
Lentamente, col respiro pesante, abbasso il pugno, sempre fissando Skye negli occhi. La lascio andare ma rimango fermo. Sento le gambe tremare.
L'ho quasi picchiata.
Indietreggio di scatto quando Skye cerca di avvicinarsi a me. No. Non posso averlo fatto. Stavo  per colpirla.
-Ward- il sussurro di Skye sembra un urlo nel silenzio buio e attonito. Fa un passo verso di me e io ne faccio due indietro. Vedo dai suoi occhi che ne rimane ferita ma non posso farla avvicinare.
Non... non voglio farle del male.
-Grant!- All'improvviso mi ritrovo in ginocchio, a terra, con le mani di Skye sulle guance. Allungo automaticamente le braccia e le afferro i polsi per cercare di allontanarla, ma lei rimane ferma. Posa la fronte contro la mia, incurante del fatto che io sia contrario. Sento il suo respiro sulle guance e il suo profumo di fragola riempirmi i polmoni, con un effetto calmante.
-Ward ascoltami- Skye avvicina ancora di più il viso e sento un'irrefrenabile voglia di posare le labbra sulle sue, prenderla tra le braccia e scappare da quest'inferno.
-Ascoltami, idiota. Tu non sei un mostro. Mi hai salvato la vita.  Ci hai salvato la vita. Non sei come tuo fratello. E troveremo il tuo fratellino, dovunque sia.
Lentamente il mio respiro si calma e mi ritrovo a fissare i dolci occhi di Skye. Non si è allontanata. I nostri volti sono a pochi centimetri di distanza. Chiudo gli occhi, cercando di non immaginarmi mentre la bacio.
Dannazione, devo smetterla di pensare a queste cose! Mi alzo di scatto, sottraendomi di colpo alla presa di Skye, e lei barcolla in avanti, presa alla sprovvista.
Per non vedere il suo sguardo ferito le do le spalle, do le spalle a tutti loro, e mi prendo la testa tra le mani, respirando a fondo, con rabbia. Sento la furia scorrere ancora nelle mie vene.
Il silenzio cala tra loro, ma so che si stanno guardando.
Probabilmente Fitz e Simmons saranno sconcertati, Skye si sentirà ferita.
Ma non riesco a preoccuparmi di questo. Continuo a immaginare Jo nelle mani di quei terroristi, torturato, ferito, sanguinante...
Deglutisco, respirando a fondo. Devo calmarmi, altrimenti non potrò salvare Jo.
Questa consapevolezza mi aiuta a tornare lucido.
Velocemente, la mia mente comincia a lavorare. Devo aiutare a eliminare tutti i terroristi da questo aereo, poi potrò andare nella casa sicura a verificare se Jo è rimasto lì.
Poi vedrò.
Raddrizzo la schiena e mi volto.
Non guardo Fitz e Simmons, ma getto una breve occhiata di scuse a Skye, ancora inginocchiata per terra. Mi guarda, un’ombra sconcertata e confusa negli occhi, ma distolgo lo sguardo.
Mi chino ad afferrare la pistola che ho lasciato cadere di fianco all’uomo, ora svenuto, che guardo con disprezzo e rabbia.
Mi volto e carico la pistola, facendo un cenno a Skye di rientrare nel laboratorio, sulla cui soglia sono rimasti i due scienziati.
Lei rientra davanti a me, senza dire nulla, e osservo la sua schiena, approfittando del fatto che non riesca a vedermi.
Dovrò spiegarle tutto, prima o poi.
Al solo pensiero sento una fitta allo stomaco.
Rientro anche io nel laboratorio e faccio scattare il pulsante di emergenza, che ci chiude dentro.
-E ora?- la voce di Simmons è insicura.
-Aspettiamo- rispondo secco.
 

E’ finita.
I terroristi sono rinchiusi e ammanettati nella stanza degli interrogatori.
La Romanoff e May sono micidiali, e in questo momento stanno sorvegliando i prigionieri.
Io sono con Coulson, Fitzsimmons e Skye nel laboratorio.
Skye si è presa una bella botta in testa quando mi ha salvato la vita, e Simmons vuole controllare a tutti i costi che tenga il ghiaccio.
Fitz sta controllando i danni all’aereo, ma non sembra niente di grave.
Coulson... Coulson mi fissa con il suo sguardo che preannuncia tempeste. E’ seduto sullo sgabello, a braccia incrociate, e mi sta fissando da dieci minuti buoni, dieci minuti in cui io non ho fatto altro che fissare le mie mani, sporche di sangue e abbandonate in grembo.
Quando Skye finisce di borbottare sull’eccessiva prudenza di Simmons cala un silenzio sgradeole. Sento gli sguardi fuggevoli di tutti i presenti su di me, sguardi che mi guardano per un secondo e poi fuggono via.
Avranno paura?
Ho perso la calma.
Ho perso la calma con troppa facilità, e sto aspettando la sfuriata di Coulson da dieci minuti.
A un certo punto sento Simmons avvicinarsi a me, e mi porge dei fazzoletti inumiditi.
-Tieni- mi dice gentilmente, mentre i suoi dolci occhi castani cercano i miei -pulisciti le mani.
Li prendo, ma non la guardo.
Torna da Skye dopo qualche secondo di esitazione.
-Che diamine ti è preso?
La voce di Coulson mi arriva come uno schiaffo. Anzi, è molto peggio. Sento la delusione che trapela dal suo tono, l’amarezza.
Serro i denti, stringendo i pugni. Non mi preoccupo di eliminare le macchie rossastre sulla mia pelle, tanto ormai il danno è fatto.
-Ward. Ti ho chiesto cosa diamine ti è preso. Rispondi.
-Non è colpa sua!
Sorpreso, mi volto verso Skye, e la vedo improvvisamente in piedi, mentre lancia il ghiaccio sul tavolo davanti a noi. Fissa Coulson con una tale grinta che penso che sarebbe meglio portarla in un’altra stanza, ma non avrei mai il coraggio di farlo.
Jemma prova a posarle una mano sulla spalla, ma lei si scosta bruscamente, avvicinandosi a me di un passo. Vedo la scintilla ferita nei dolci occhi di Simmons, e cerco di non sentirmi in colpa.
-Coulson, lei non era qui quand’è successo, ma io... ma noi sì. Quell’uomo ha detto qualcosa a proposito del fratello di Grant. Lei sa la sua storia. La conosciamo tutti. E chissà perché non credo che si riferisse al fratello che lo picchiava, piuttosto a quello che subiva con Ward. Se lei avesse un fratello, o una sorella, non avrebbe paura se...
-Skye- la mia voce la zittisce all’improvviso.
Si volta, guardandomi con i suoi grandi occhi da cerbiatta, e la fisso intensamente.
-Skye, non è necessario. Non insistere. Ho sbagliato, e ne sono consapevole. Siediti, per favore.
Sul viso di Skye si forma una smorfia di fastidio, appena trattenuta, ma questo basta per farmi sentire uno strano calore alla bocca dello stomaco.
Skye mi ha difeso, anche dopo aver rischiato di prendersi un pugno in faccia da parte mia.
Torno a guardare Coulson, ma prima che possa cominciare a pensare le mie labbra si muovono da sole.
-Gli stanno dando la caccia, signore.
Fitz si immobilizza, e Skye lascia cadere di nuovo il ghiaccio che aveva appena ripreso in mano. Simmons sgrana gli occhi e Coulson aggrotta le sopracciglia, sporgendosi sul tavolo e appoggiandoci sopra i gomiti. Con un cenno della testa mi invita a continuare, e mi schiarisco la gola. Quando inizio a parlare la mia voce è roca, e piena di agitazione.
Non sono l’agente Ward, ora. Sono solo un fratello preoccupato.
-Jo mi... mi ha chiesto aiuto un mese fa, circa. Gli serviva un rifugio sicuro, mi disse che si era cacciato nei guai e che doveva sparire per un po’... si è rifiutato di dirmi il nome di chi lo minacciava, ma è qualcuno con molti mezzi e ancora più risorse. In un mese hanno scoperto dov’era e mandato all’aria tre rifugi. Mi ha contattato qualche giorno fa e gli ho dato il vecchio indirizzo di casa nostra, nessuno vive lì da dieci anni almeno ed è un porto sperduto tra le colline. Pensavo che sarebbe stato al sicuro, ma... è da tre giorni che non lo sento e ho un brutto presentimento.
Taccio, col cuore che batte a mille, gli sguardi di ogni persona presente fissi su di me.
Coulson mi fissa, la fronte aggrottata e quella ruga che gli si forma sempre ogni volta che è preoccupato. Tengo lo sguardo fisso nei suoi occhi, ormai svuotati di tutta l’irritazione, se così si può chiamare, per non dover incrociare quello dei ragazzi.
Non quello di Fitzsimmons in particolare, ma quello di Skye.
Sento le sue iridi color cioccolato cariche di stupore e amarezza fisse sulla mia schiena.
Mi aveva chiesto cosa non andava, e non gliel’ho detto. Non le ho mai detto nulla, anche se lei con me si è sempre sfogata, mi ha raccontato del suo passato, dei suoi dubbi, della sua rabbia e del dolore quando li avevo traditi tutti, e ha persino pianto davanti a me, una volta...
Non sono riuscito a fidarmi. Di nuovo.
-D’accordo- Coulson sembra invecchiato di cent’anni, all’improvviso.
-Skye, cerca informazioni sul fratello di Ward. Fitzsimmons, per ora occupatevi di controllare la salute dei prigionieri. Domani decideremo cosa fare.
Coulson si alza e velocemente se ne va, diretto verso il suo ufficio.
Jemma e FItz escono dalla sala, e Skye fa per seguirli.
-Skye, aspetta un momento.
Lei si blocca, mentre Simmons ci rivolge un’occhiata preoccupata prima di sparire dietro l’angolo. Con un sospiro mi alzo e mi dirigo verso di lei, incrociando le braccia. So che dovrei chiederle scusa, però... però non ne ho il coraggio.
Skye si volta e mi fissa con i suoi grandi occhi castani, senza l’usuale calore che li contraddistingue.
-Cosa vuoi?
Abbasso lo sguardo sulle mie braccia e chiudo gli occhi, sospirando.
-Nulla. Non... nulla.
Mi volto e maledicendomi mentalmente esco dalla sala, andando verso la cuccetta, con il suo sguardo puntato sulla mia schiena.
Sono un codardo.





Perdono, perdono per questo ritardo mostruoso! Ma ho avuto dei problemi... spero vi sia piaciuto comunque :) Devo scappare!
Un bacione!
Anna
   
 
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