La mattina mi alzai,
ed ero in perfetta forma.
Ash ieri non era
andata a fare la ronda, non si sentiva tanto bene. Per cui sapevo che
il
pomeriggio sarei dovuta andare io con i rifornimenti per le serate
extra.
Questi erano .bende, cerotti, disinfettante, patatine, panini e tante
tante
caramelle.
Io ero già
salita in
macchina e l’aspettavo.
Entrò, era
assonnata, e di certo non arzilla come lo ero io.
“Hai dormito bene?”
“Diciamo...” dissi ripensando al
pomeriggio
trascorso.
“Sai che oggi...”
“Serata extra... certo che lo so!”
Lei fece di si con
la testa.
Non capivo
perchè
quando mancava un pomeriggio poi doveva recuperare. Una volta glielo
chiesi
“Per il mio
professore. Lui è stato un padre
per me quando ne avevo bisogno, e non mi va di ingannarlo”
Anche se sapevo che
anche se per lei non fosse stato importante non avrebbe mai ingannato
qualcuno.
“Oggi sei piuttosto silenziosa”
“Per te è stata una bella dormita,
per me
invece no“
“Incubi?”
“Come al solito”
Stavolta non arrivammo
tardi a scuola. Sentivo che c’era qualcosa che non andava.
Ash non era lei.
Poi decisi di
chiederglielo all’uscita visto che, anche se ci eravamo
ricordate la strada, la
mia macchina non arrivava ad 80, quindi ci dividemmo subito.
Non mi piaceva vederla
così, era triste.
Poi mentre camminavo
notai una cosa che non avrei mai voluto vedere.
Una moto, una moto
diversa, una moto famigliare. Corsi verso di essa. Misi una mano sulla
spalla
del ragazzo che si toglieva il casco.
“Ivan”
Poi quando se lo
tolse mi accorsi che non era lui.
“Scusa, pensavo che eri un altro”
Poi mi girai e me ne
andai.
Insomma, mi ero
fatta una promessa. Ma perchè sentivo ancora quel vuoto
dentro? E sapevo che
nessuno sarebbe riuscito a colmarlo.
Specialmente se a
prima mattina c’era storia.
Sbuffando entrai in
classe cercando di non inciampare stavolta.
Andai al mio banco.
Il ragazzo del
mistero c’era.
Oggi non aveva gli
occhi neri, anzi, erano chiari, color oro, topazio. Erano dolci e
profondi,
sembrava poterci entrare dentro.
E così feci,
mi
persi per un attimo in quegli occhi che scrutavano il professore.
Sicuramente mi
credeva una cretina visto che ero stata un
minuto ferma a guardarlo, anche se lui non mi ha guardata
in faccia.
Forse era abituato
ad essere guardato.
Solo ora notai il
suo volto. Liscio, freddo, perfetto, forse anche troppo.
Uno di quei
fotomodelli con lo sguardo freddo ma che se vuole ti addolcisce. Uno di
quelli
bellissimi che vedi nelle copertine. Uno di quelli che possono avere
tutte
quelle che vogliono, ma , a quanto ho visto, lui non voleva nessuno.
Avevo
sentito parlare dei Cullen, e di Edward, da Jessica.
Aveva detto che era
uno schianto ma che Forks non aveva abbastanza ragazze per lui.
Quindi non aveva una
ragazza, o forse ce l’aveva ma non lo voleva dire a nessuno.
Ma alla fine
perchè
stavo a pensarci? Forse perchè guardare e pensare a lui era
sicuramente meglio
di pensare alle guerre.
Certo, una goffa e
stupida come me sicuramente non gli interessava.
Senza accorge mene
mentre lo pensavo feci una faccia strana e mi uscì una
specie di sbuffo.
Lui si girò a
guardarmi. Uno sguardo magnetico. Mi persi ancora nell’oro.
Ma perchè
faceva
così? Forse sapeva di far sentire male le persone. Ti faceva
sentire niente in
confronto a lui, sembrava davvero un
dio
dell’Olimpo. Di quelli che ti distruggono con i fulmini.
Ma alla fine, come
faceva a sapere che era così incredibilmente bello.
Oddio! L’ho
detto!
Ho detto a qualcuno che non sia Ivan che è bello!
Va bè, tanto
a lui
che gliene frega di me e poi, l’ultima cosa di cui ho bisogno
è di un ragazzo.
Cominciai a seguire
storia mentre stavolta mi accorsi che era lo sguardo di lui a essersi
fermato
su di me. Poi di girò.
L’ora
finì
velocemente, purtroppo. Stavolta però non se ne
andò, anzi.
“Ciao” mi disse con una voce dolce e
vellutata come non avevo sentito a nessuno.
Mentre a me
uscì un
“C-ciao”
“Io sono Edward Cullen”
“Roxanne Finley” dissi stavolta senza
problemi, ma a guardarlo mi cadde il libro che avevo in mano e lui lo
prese.
Aveva ottimi riflessi.
Quando lo presi
dalle sue mani mi accorsi che erano gelide, dure, ma anche perfette.
Per un
attimo ebbi dei brividi.
“Stai attenta” mi disse, e poi si
girò e se
ne andò.
3 frasi, mi aveva
detto 3 frasi. Erano abbastanza forse, mi sentivo sazia.
Sazia di quella voce
così bella e dolce.
Quando uscì
dalla
classe mi sentì come se mi fossi fatta una dose.
Così, senza
accorge
mene inciampai e finì per terra, son il peso tutto sulla mia
mano.
Usandone solo una mi
alzai e mi diressi alla mensa. La sinistra la tenevo nella tasca del
giubbotto,
visto che il dolore era fortissimo.
C’era
già Ash ad
aspettarmi. Senza parlare ci dirigemmo al nostro tavolo.
Non aveva detto
niente, quindi capì che era stata una giornataccia.
Arrivate ci sedemmo
e io buttai uno sguardo al tavolo dei misteri.
Lui era lì,
mi
guardò e poi si girò a parlare di non so che cosa
con quello muscoloso, Emmett
se non sbaglio.
“Giornataccia?” dissi a Ash mentre di
girava
una Coca Cola fra le mani.
“Lo sarà”
“Non essere così pessimista, magari
non ne incontri”
“La volta che mi è andata meglio alla
serata
extra mi sono spezzata 4 unghie. E alla mano ne avevo solo 2
lunghe”
“E le altre?”
“Dei piedi”
“Bè allora mettiti le scarpe chiuse,
al posto
di fare la fotomodella per i demoni”
“Si okay ma non gridare”
“Non stavo gridando”
“Intendevo, quando dici quei nomi abbassa la
voce”
“Così va bene?” dissi
sussurrando a presa in
giro.
“Ah ah. Lo sai che intendevo!”
“Si certo! O forse è
perchè vorresti
incontrare qualcuno e uscire con lui?”
Dissi sapendo che mi
rivolgevo a quello del tavolo dei misteri.
“Oh non rompere. Lo conosco appena e a lui
non interessa niente di me”
“Appunto. Come mai vuoi uscire con
lui?”
“Bè, sarò cambiata io, ma
non i gusti per i
bei ragazzi”
Disse ridendo e poi
si girò a guardarlo. Si, forse aveva ragione, era un bel
ragazzo, ma alla fine,
a quel tavolo, tutti lo erano.
Ancora una volta la
campana suonò. Lei si alzò, forse sperava in un
incontro come la volta
precedente.
Camminò fino
ala
porta e poi nuovamente qualcuno le andò a sbattere contro.
“Oh, scusa ancora”
“Non ti sei stancato vero?”
“Eh, che, sai com’è, sei
così piccola che
nemmeno ti vedo!”
“é un offesa o un
complimento?”
“Scegli tu, quale ti piace” poi fece
finta di
pensarci “Ti faccio capire meglio, con un paragone. Tu sei
una sardina. Una di
quelle piccole che nemmeno si vedono quando nuotano ma che sono tanto
buone!”
“Okay, non era un complimento!”
“Perchè?”
“Perchè mi hai paragonata a un
pesce!”
“Bè, allora controbatti, io che ti
sembro?
“Un orangotango. Una di quelle scimmie brutte
ma dolcissime!”
“Oh grazie, non che le sardine siano di una
bellezza unica! E poi, mi sà che questo orangotango te lo
sei inventata tu
perchè è l’unica razza di scimmia che
non conosco!”
“No, è quello della
canzone” disse fermandosi
“Ci son due coccodrilli ed un orangotango, due
pi...” non la fece finire e le
mise una mano sulla bocca per tappargliela.
“Scusa, lo show è durato
già troppo!”
“Guarda che io canto benissimo”
“Lo so” disse a bassissima voce, come
se
parlava frà se, ma Ash lo sentì.
“Come?”
“Scusa devo andare. Ciao, ci vediamo
sardina”
“Certo” disse lei e poi
cominciò a pensare
alla conversazione appena avuta con quel tipetto alquanto interessante.
Uscì dalla
mensa
dopo di Ash, ma qualcuno mi finì addosso, quindi mi abbassai
per raccogliere le
cose ma, non ricordandomi della mano, feci per usare anche quella, ma
poi sentì
un dolore tremendo e mi uscì anche un
“Ahi”
“Non ti avevo detto di stare attenta?”
Sentì quella
voce,
quella voce che avevo sognato di sentire per tutti i 20 minuti della
mensa.
Alzai lo sguardo e
vidi che aveva già raccolto i libri, quel ragazzo era di una
velocità unica!
Poi si
abbassò e mi
prese la mano.
“Questa è da medicare”
Io
lo guardai, solo dopo mi accori che per
tutto il tempo non avevo detto una parola a parte un
cenno con la testa.
Lui con le sue
braccia forti mi alzò e poi mi accompagnò fino
all’infermeria.
Entrò anche
lui, e
mentre l’infermiera mi medicava si era messo vicino al muro e
mi guardava, ma
la cosa che mi sorprendeva e che anche io lo guardavo.
Poi finì e mi
disse
che avevo una piccola distorsione.
Edward mi
aiutò ad
uscire.
“Posso chiederti quando ti sei fatta
male?”
“Fuori all’aula di storia!”
“Non posso lasciarti un attimo eh?!”
Io lo guardai e
risi. Era davvero bello!
“Vuoi che ti dica grazie?”
“Per cosa?”
“Mi hai aiutata!”
“Dovere”
“Non devi farlo per forza!”
“Lo so ma, se non lo faccio ci sto
male!”
“Io sono arrivata”
“Okay, cerca di non farti male in
quest’ora!”
“Ci proverò!”
Poi mi girai ed
entrai in classe!
L’ora
passò veloce e
al suono della campana uscì di classe. Stavo per
oltrepassare la porta ma
inciampai e caddi per terra. Poi vidi una mano ferma vicino a me e
senza sapere
nè di chi fosse nè chi era la persona stessa la
strinsi, per darmi una spinta
in più ad alzarmi. Man mano che salivo riconoscevo sempre di
più la persona.
“Ci hai provato... ma penso che ti sia andata
male...”
“Capita” dissi facendo spallucce.
“E poi dovrei fidarmi!”
“Puoi farlo, e poi quella non era una
promessa...”
Poli vidi una
biondina alquanto buffa camminare per il corridoio di fronte a me.
Aveva un jeans
largo, delle converse verdi e una maglia bianca con sopra la felpa rosa.
Ascoltava
l’mp3
dirigendosi all’armadietto.
Si, era davvero
strana.
“Ash” gridai, ma che lo facevo a fare
se
aveva le cuffie.
Subito si
girò.
Mi salutò con
la
mano e poi indicò l’aula di biologia.
Io le feci solo un
cenno con la testa.
“Lei è la tua amica?”
“Così si dice...”
Il ritorno a casa fu
molto più facile in confronto agli altri.
Camminavo decisa,
facendo finta si sapere dove andare. Questo tirò un
po’su Ash almeno.
Solo dopo un poi
però mi accorsi di girare sempre intorno ad un gruppo di
alberi.
“Ma lo fai apposta, o magari stai cercando di
prendermi in giro?”
“Ash dai ti prego non cominciare!”
dissi
senza togliere lo sguardo dalla strada.
“Senti so-tutto-io, non sto cominciando
proprio niente. sei tu che dici di sapere la strada e se non arriviamo
a casa
entro 10 minuti io scendo e vado a piedi!”
“Penso....penso che non puoi aspettare di
più!” e guardai di fronte a me.
“Perchè?” lei smise di
guardare me e guardò
avanti.
Una creatura verde
avanzava verso di noi.
“E ora?”
“Non so...”
“Non so? Ma sei tu qui quella che deve
ammazzarlo mica io...!” cominciai a surriscaldarmi.
Non so se lo feci
perchè cominciava davvero a fare caldo visto che era uscito
il sole, o perchè
quella roba si avvicinava sempre di più.
Mi girai e tirai dal
cofano il borsone e glielo misi davanti.
Lei sbuffando
uscì
dall’auto e si diresse verso il mostro.
Quando fu a circa un
metro da lui lasciò andare il borsone, si
abbassò, e ne tirò fuori un’ascia.
“Senti, stavo così comoda in
macchina, e tu
mi hai fatta scomodare, quindi cerchiamo di fare una cosa
veloce!”
Io intanto dalla
macchina osservavo tutta la scena.
Cominciai ad avere
paura, quell’essere era davvero grnade e grosso.
Ash corse verso di
lui con l’ascia in mano, ma lui la prese e la
buttò via.
Allora lei
cercò di
colpirlo con un pugno, ma lo potè fare solo al petto, visto
che alla testa non
ci arrivava.
Lui le prese la mano
e piano piano la strinse.
Ad Ash uscì
una
lacrima di dolore, poi si accorse della situazione.
Con l’altra
mano lo
colpì in pieno viso.
Poi si
avvicinò ad
un albero e ne staccò un ramo.
Solo dopo si accorse
che alla fine c’erano delle foglie.
Poi lo prese e lo
conficcò nell’occhio del mostro.
“Ora sembra più carino!”
Anche lui per il
dolore urlò qualcosa.
Poi Ash si diresse
all’ascia buttata ai piedi di un altro albero e con un taglio
secco gli staccò
la testa.
E cominciò a
venire
verso l’auto.
“Scusa, ma quello lo lasci
lì?”
Si girò a
guardare quell’enorme
mostro steso per terra.
Poi guardò me
con un
sorrisetto.
“Oh no, mi dispiace tutto ma non
questo...!”
“Dai non so che altro fare...”
“No, no no e no. Quel coso nella mia macchina
non ci entra nemmeno da morto...!”
“Ma è morto!”
Poi mi fece gli
occhi da cucciolo, cercando di comprarmi.
“E va bene, ma io non lo entro.”
Quando arrivai a
casa, spensi l’auto e mi accorsi che quella dei nostri non
c’era.
“Allora chi era quel tipo?”
Mi girai verso di
lei.
“Uno!”
“Uno
chi?”
“Si chiama Edward!”
“Ah....non sai dirmi altro? Stavate
parlando...!”
“Si, stavamo parlando delle mie cadute e dei
miei bassissimi riflessi...”
“Ma tu piace...”
“Penso proprio di si...” e poi mi misi
a
ridere con lei.
“Tu?”
“Ho conosciuto uno, si chiama Emmett, ed
è
davvero carino. Spero di incontrarlo prima che cominci a pensare che
sono
pazza...”
“Perchè?”
Lei si
posizionò di
lato.
“Te l’ho detto che prima ero
diversa.”
“Si...”
“Allora appena diventai una cacciatrice,
c’erano
dei ragazzi che volevano uscire con me.
Uno lo buttai
giù
dal pullman perchè c’era un demone che era appena
entrato.
L’altro lo
feci
cadere dal balcone del ristorante perchè si era riempito di
vampiri.”
Stava per
continuare, ma decisi di fermarla.
“Basta grazie. Scusa, ma questi non si
facevano male!”
“Sempre meglio di essere uccisi...!”
“Certo che allora sei un pericolo
pubblico...”
“Sta parlando...”
E poi uscimmo dall’auto.
Spazio Autrice
Che
ne pensate di questo? Ho cercato di farli conoscere meglio, e ho
aggiunto una scena d'azione.
Non
vi preoccupate, tra poco diventarà più avvincente.
Ora
vorrei ringraziare:
Bella4
alexandrathebest:
Ciaooo.
certo che passerò a guardare le tue storie,
ho dato già un occhiata e guardandole sono tutte
più che belle, non saprei da
dove cominciare^^...comunque sicuramente tra poco troverai una mia
recensione...che ne pensi di questo capitolo?? Grazie x il
commento^^...
kiss kiss...
carlottina: Grazie
per
la recensione. comunque non preoccuparti, dei consigli penso che si
dovrebbero
dare sempre!^^! Cercherò di fare come dici... dimmi se pensi
che c'è
quclos'altro che non va... Comunque di questo capitolo che ne dici?
...smack...
Bene,
ora ci vedremo con il prossimo capitolo...
Un
grazie a tutti quelli che hanno letto...
Gx_Gse