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Autore: Inheritance    13/05/2014    1 recensioni
Storia ispirata ad un post di Tumbrl.
Dal testo:
"Per nostra natura, arriva un momento nella vita in cui abbiamo l'assoluta certezza che spenderemo il resto della nostra vita con una determinata persona. Lo sappiamo perchè nel momento in cui la incontriamo smettiamo di vedere il mondo in bianco e nero, per solo l'ombra che è, ed iniziamo a vederne i colori e a dare un nuovo significato alle cose.
Tuttavia, se anche non avessimo avuto una simile caratteristica che ci permettesse di riconoscere l'attimo in cui posiamo gli occhi sulla nostra anima gemella, io... beh, io penso che lo avrei capito."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Bene, siccome ho sonno (lol), ho deciso per la seconda parte stasera e le altre due domani :)

Spero vi piaccia e boh, commentate se vi va :3
Un bacio e un abbraccio,
Her.


II/IV



"Scusa, posso chiederti una cosa?"

Non so se voi possiate capire, parlo per esperienza quando dico che queste non sono cose che si sanno senza prima averle provate, e forse è egoistico da parte mia raccontarvi tutto ciò prima che possiate viverlo da soli, ma spero vogliate capire quanto questa storia significhi per me e quanto sia importante per me avere la possibilità di raccontarvela. 
Perciò, voglio dirvi che sono esattamente queste le parole che mi ha rivolto quella prima volta: 

"Scusa, posso chiederti una cosa?"

Suona orribile ora raccontarla in questo modo, come una specie di favola, ma se c'è una cosa che può realmente avvicinarsi alla realtà di quel singolo istante, di quel momento così breve e così intenso, così assolutamente sconvolgente -perchè di questo si tratta, di un puro e semplice sconvolgimento di tutto quanto fino a quel momento hai mai considerato vero- è proprio una favola. 
Come dire... un sogno. 

O una cosa simile, più o meno. Qualcosa che ci va vicino, insomma. 
L'immagine che ti compare davanti agli occhi, quando incontri la tua anima gemella, è proprio come quella che ti aspetteresti di trovare in un sogno, coi contorni sfumati e l'atmosfera surreale, ma col soggetto tanto nitido da essere l'unica cosa che rimane impressa una volta sveglio. 
E poi, come in un sogno, in cui si salta di scena in scena senza quasi rendersene conto, allo stesso modo di fronte a te tutto cambia. 

C'è da capire, in quello che sto cercando di farvi immaginare, che non si tratta di un semplice cambiamento di scenario da un luogo che si conosce ad un altro. Ciò di cui parlo è anzi completamente diverso: è la tua intera visione del mondo che varia in un sigolo istante, è un salto dimensionale in un pianeta che fino a quel momento non avresti mai creduto potesse esistere. 
Scoprire i colori, ecco, è trovarsi all'improvviso davanti -ma per essere specifici, dovrei dire dentro- all'inimmaginabile. 

Da quando sei piccolo a scuola ti insegnano dei colori, della loro origine, dell'inabilità dell'uomo di vederli fin quando non incontra la propria anima gemella, quella in grado di completarlo. 
Ciò che non ti insegnano, però, sono le sensazioni che ogni colore può provocare e l'ancor più forte emozione che si scopre nel vederli per la prima volta, tutti insieme, e per di più riflessi nelle iridi della persona che è la tua esatta metà, la completa gemella della tua anima. 

So che non è comprensibile ed è giusto che non lo sia, è la nostra natura e va rispettata, va assaporata in ogni singolo momento del suo corso, a partire da quel giorno in cui, forse ancora troppo piccolo per comprendere il significato di ciò che ti viene detto, vieni a sapere che c'è un intero lato del mondo che tu non puoi vedere, non ancora, fino al giorno in cui, dietro un angolo, sotto casa o addirittura al supermercato, tu -e parlo di te come di ogni altro essere umano su questa terra-, finalmente, la vedrai. 

Mi sono voltato, quel giorno, su quella scala, e ricordo di aver avuto come primo pensiero -che suoni bizzarro posso concedervelo- che quel ragazzo avrebbe dovuto indossare la propria divisa. 
Ed è strano da qui cercare di ricostruire il flusso dei miei pensieri, perchè non sono propriamente consapevole di quali essi siano stati.
L'unica cosa di cui sono certo è di aver pensato, a un certo punto, che avrei speso la mia intera vita a guardare il colore degli occhi di quel ragazzo e che, non importa quanti altri ne avrei visti, quello sarebbe sempre stato il mio preferito. 

Per quanto possa semprare una frase romantica, posso giurarvi che è la stessa che sentirete pronunciata da ogni singola persona abbia conosciuto la sua anima gemella. 
Forse anche questo è parte della nostra natura, forse siamo predisposti a stare con una determinata persona per tutta la vita e per tutta la vita abbiamo la predisposizione ad amare il colore dei suoi occhi. 

Questo sì che sarebbe poetico. 

Ricordo anche, di quel giorno, di aver pensato che sarebbe stato bello fare qualcosa di simile a ciò che aveva fatto molto tempo prima mio padre, di prendere e baciarlo lì, su quella scala, eppure il mio corpo si è mosso da solo, senza che io potessi dargli alcun ordine, ed ha allungato la mano per stringere quella del ragazzo di fronte a me. 

C'è da considerare, anche, in momenti del genere, che non si è mai da soli a vivere un'esperienza che è una specie di rinascita, e c'è perciò da immaginare che il ragazzo in questione avesse in volto, se possibile, un'espressione ancora più esterrefatta della mia. Del tipo che ti saresti aspettato di vederlo svenire da un momento all'altro. 
Perciò non sembrava adatto il momento per un bacio o per un qualsiasi gesto esageratamente teatrale. 

Ma chiariamo per primi i concetti essenziali: quel ragazzo era assolutamente bellissimo. 

Voglio dire, era di quelle bellezze che possono essere considerate rare, di quelle che ti fanno somigliare a qualcosa tipo un angelo. 
Era bello, quel ragazzo, con i suoi lineamenti delicati e le orecchi leggermente a punta. Era bello con le sue labbra dall'aspetto morbidissimo e le ciglia lunghe e chiare -molto chiare, chissà che colore è quello.
Era bello con la sua forma slanciata e i capelli acconciati ad opera d'arte e con quel sorriso che doveva essere finto perchè non c'è cosa al mondo che possa essere tanto meravigliosa quanto reale.

A bocca socchiusa, incantato da tanta bellezza, gli ho stretto la mano, e dopo qualche secondo sono persino riuscito a formulare una risposta.

"Ciao, il mio nome è Blaine." 

Che era una cosa stupida da dire in quel momento -vi do pienamente ragione a riguardo-, ma che allo stesso tempo sembrava anche la più giusta. 

"Kurt." 

Ha detto lui, allungando la mano a stringere la mia. 

Per nostra natura, arriva un momento nella vita in cui abbiamo l'assoluta certezza che spenderemo il resto della nostra vita con una determinata persona. Lo sappiamo perchè nel momento in cui la incontriamo smettiamo di vedere il mondo in bianco e nero, per solo l'ombra che è, ed iniziamo a vederne i colori e a dare un nuovo significato alle cose. 
Tuttavia, se anche non avessimo avuto una simile caratteristica che ci permettesse di riconoscere l'attimo in cui posiamo gli occhi sulla nostra anima gemella, io... beh, io penso che lo avrei capito. 

Penso che in quell'attimo -durato più di quanto fosse necessario- io avrei comunque capito di trovarmi di fronte alla persona con cui avrei passato ogni singolo giorno della mia vita futura e che mi avrebbe reso felice come mai nessuno avrebbe mai potuto fare. 
In qualche modo, che non mi è chiaro e forse è giusto che non lo sia, io lo avrei saputo. 

Ho amato Kurt dal primo momento che ho posato lo sguardo su di lui. 
Ho amato i suoi colori dal primo istante in cui li ho visti. 
Ho amato la sua voce dalla prima volta che ha accarezzato le mie orecchie. 
L'ho amato come nessuno ha mai amato ed ogni giorno ho ringraziato il cielo per aver lasciato che una creatura simile amasse me

Era convinto, Kurt, che il destino -o chi per lui, questo è chiaro- non ci creasse già destinati ad una persona in particolare, ma si limitasse ad accoppiarci in seguito, a seconda della nostra formazione come persone, con quella che più riteneva adeguata. 
Diceva, in sostanza, che non eravamo stati fatti per stare insieme, ma che eravamo stati noi stessi a renderci tali da essere compatibili l'uno con l'altro e che, in fondo, anche se con l'intercessione di qualcosa di superiore, eravamo stati noi a trovarci. 

Non so se sono mai stato pienamente d'accordo con questa sua affermazione, non so se, cambiando qualcosa della tua vita, anche la tua anima gemella potrebbe cambiare, ma Kurt era così gioioso mentre ne parlava con convinzione che non ho mai avuto forza nè volontà di contestare quell'ipotesi. 

Perciò, quando ne parlava e cominciava ad elencare tutte le argomentazioni che potessero in qualche modo fornire supporto alla sua tesi, io, semplicemente, lo baciavo. 
E baciare Kurt -vedete- era qualcosa di assolutamente magico. 

  
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