*07
LUGLIO 2006*
Maurizio
rallentò, parcheggiando il motorino nella piazzola di sosta vicino al giardino
che abbelliva l’esterno.
Lavinia
balzò giù dalla sella e incrociò le braccia dietro la schiena, fissando il cielo
azzurro e terso.
Dopo
il fratello s’incamminò, apprestandosi a entrare per l'ultima volta in
quell'edificio, che per ben cinque anni aveva chiamato scuola, seguito a ruota
dalla sorella minore.
Con
il cuore in gola, si avvicinò lentamente ai quadri dove lo stava aspettando
l'esito finale degli Esami di Maturità. Deglutì, con l’impressione di vedere
appannato.
“Lavinia,
per favore… guarda prima tu! Io non ci riesco”, ammise, in ansia. Neanche la
partita più difficile l’aveva fatto sentire così, sul filo del
rasoio.
Lei
lo osservò con una certa perplessità, sbattendo più volte le
ciglia.
“Che
dici, stupidone?! Non ti starai facendo prendere dal panico? Dai… negli ultimi
mesi ti sei impegnato e hai studiato tantissimo. Che motivo hai di spaventarti?”
lo incoraggiò.
Ma
poi ubbidì comunque. Con il dito indice scorse tutti i nomi dell'elenco, finché
non individuò quello del suo fratellone. Sorrise.
“Complimenti!
Hai preso 98!” esultò lei, levando le braccia al cielo.
“Pensavo
peggio...” disse lui, incredulo, tirando un lungo sospiro di
sollievo.
“Non
sei felice? Su, fammi un bel sorriso!” esclamò, facendolo voltare verso
sé.
Maurizio
sorrise e le diede un bacino sulla guancia. Lavinia arrossì, ringraziando che
non ci fosse nessuno ad assistere a quella dimostrazione di affetto
fraterno.
“Non
ci sarei mai riuscito senza di te...” dichiarò.
“Sì,
sì. È tutto merito mio e ovviamente anche della tua forza di volontà”, precisò
subito.
Dopo
l’osservazione schietta, entrambi scoppiarono a ridere, per poi tornare con la
mente al giorno in cui si erano chiariti e riappacificati.
Da
allora, si erano verificati molti fatti positivi: Maurizio aveva recuperato i
voti bassi, approfittando di ogni momento libero dallo sport per seguire le
lezioni del secondo e del terzo trimestre, per studiare con
impegno.
Lavinia
aveva preso l’abitudine di assistere agli allenamenti, alle partite disputate,
giocando lei stessa quando nessuno, a parte il fratello, la
vedeva.
Che
sia stato un semplice sogno oppure la preoccupazione di lui a cambiarla, adesso
non aveva alcuna importanza.
Il
tempo è relativo, non è mai troppo tardi per riscoprirsi uniti come un tempo,
per volersi bene.
A
lei era bastato uno scambio di corpi.
FINE
Note:
Anche l’epilogo, oltre alla revisione formale, riporta modifiche e piccole
aggiunte nel contenuto.