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Autore: Bertu    14/05/2014    13 recensioni
Matteo è chiamato da tutti il Gigante Buono. 208 centimetri di tenerezza e amore da donare, anche se preferisce riversarlo sui piccoli pazienti dell'ospedale dove lavora che su una ragazza. Sorriso perfetto e braccia da favola, potrà mai diventare il Grande Gigante Innamorato?
Lucia abiti di fronte a Matteo, ma, complici gli orari diversi e una vita sociale inesistente, non l'ha mai incontrato. Dolce e romantica, ha un debole per i sorrisi, le belle braccia e i bambini. Sogna ormai da anni il suo "Mister X", anche se sa che non lo incontrerà mai: quando parla a un ragazzo balbetta sempre, purtroppo.
Tutto questo, però, è destinato a cambiare.
Gli amici di Matteo e la piccola Cisky uniranno le loro forse non solo per farli finalmente incontrare, ma per svolgere il ruolo di Cupido.
Saranno balbettii?
Sarà indifferenza?
Oppure sarà... amore?
Solo una cosa è certa. Come dice Ivano: "L'amore non è questione di testa, ma di pancia. Anche se io ho solo addominali scolpiti".
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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IL GRANDE GIGANTE INNAMORATO

Capitolo 6

 

Mai nella sua vita Lucia si era sentita così a disagio.
Eppure ne aveva collezionate di figure di merda nel corso degli anni, eppure l’imbarazzo che stava provando in quel momento non aveva eguali.

Quando era inciampata nell’ultimo scalino cadendo poco aggraziatamente sul suo relatore, nonché presidente di facoltà e di commissione in sede di Laurea, avrebbe voluto seppellirsi, ma lui l’aveva gentilmente aiutata a rialzarsi dicendo che queste cose potevano benissimo capitare quando si è di fretta e il pavimento è bagnato.
Adesso stava molto più attenta a dove metteva i piedi, eppure continuava ad arrossire ogni volta che vedeva il prof.
Anche perché lui era davvero affascinante… ma questo è un altro discorso.

Per non contare quella volta che aveva quasi castrato il ragazzo di Camilla…
Beh, a dirla tutta, la colpa in quell’occasione era solamente di Gabriele. Quel  sant’uomo voleva farsi perdonare per qualcosa che Cami accusava avesse commesso e aveva preparato una cenetta fantastica per la sua Milla. Avendo il doppione delle chiavi, era entrato nell’appartamento senza nessun problema e aveva iniziato a cucinare. Intanto che mescolava il sugo per la pasta, un’idea fantastica lo aveva illuminato.
Perché non dedicarle una canzone?
Perché non dedicarle una canzone nudo, coperto solo dalla chitarra?

In un certo senso era normale che Lucia si fosse spaventata vedendo chiappe sconosciute nel suo salottino. E visto che era una donna pratica, gli aveva lanciato addosso tutti i libri contenuti nella borsa.

Le opere complete di Pavlov e Skinner avevano lasciato i lividi sulla pelle di Gabriele che, dopo due anni, non riusciva a guardare la migliore amica della sua ragazza senza ricordarne la furia omicida.
In compenso, Lucia non aveva dimenticato il culo di Gabriele.
Annuiva con il fare di chi la sa lunga ogni volta che Cami sproloquiava di quella particolare parte anatomica.

Eppure l’imbarazzo che stava provando in quel momento era… epico.
Provò a fare un passo indietro, verso la porta, ma quasi inciampò in un pupazzo.
A eccezione di Cisky, ancora stretta nell’abbraccio di Matteo, la stavano guardando tutti. Tre paia di occhi, quattro se contava anche quelli animali del coniglietto nella gabbietta, la fissavano.

Tentò di controllare il suo respiro, era praticamente andata in iperventilazione, e mettere in pratica i consigli del professore che aveva tenuto il seminario sul controllo dello stress.
Il primo passo era figurarsi i suoi problemi e trasferirli in una mela.

Una mela..
Immaginò una Matteo-mela.
Oddio… che mela sexy. Non sarebbe riuscita a mangiarla nemmeno se fosse stato l’ultimo alimento sulla terra e lei stesse morendo di fame. Neppure Eva sarebbe riuscita a mordere una Matteo-mela.
Ci avrebbe fatto ben altro con una Matteo-mela.
Tutte le ragazze avrebbero avuto bisogno di una Matteo-mela.

Scosse la testa.
NO!
Non poteva nemmeno usare la tecnica della mela.
Vaffanculo.

E non poteva nemmeno guardare nessuno negli occhi.
Fissare Matteo le avrebbe ricordato la Matteo-mela e sarebbe diventata del colore di quella di Biancaneve, fissare il ragazzo vicino al Gigante le avrebbe scombussolato la pressione e la ragazza le avrebbe fatto venire un attacco di depressione.

Magra, ma non troppo, alta, ma non troppo, occhi chiari e lunghi capelli castani.
Adesso i suoi capelli erano corti e facevano veramente schifo.
Perfetto. Adesso la sua autostima era sotto i piedi.
Sospirò leggermente. Sarebbe stato meglio ritornare nel suo appartamento il prima possibile prima di combinare altre figure di merda da aggiungere all’album.

Prese un respirò profondo ma non riuscì a proferire parola.
Qualcuno la stava stritolando in un caldo abbraccio.
E, a giudicare dall’altezza, doveva sicuramente trattarsi di Matteo.

In due lunghe falcate l’aveva raggiunta e stretta in un abbraccio.
Immobile e impalata, le braccia incollate ai fianchi, chiuse gli occhi per poter percepire meglio ogni sensazione.
208 centimetri di tenerezza la stavano avvolgendo facendola sentire… amata.
I brividi ricominciarono a scorrere lungo la schiena e le farfalle nello stomaco si fecero così rumorose che la ragazza ebbe paura che anche Matteo potesse percepirle.

E la Matteo-mela… profumava.
Di buono.
Non di quelle strane colonie o dopobarba che gli uomini si ostinano a mettere credendo di attrarre più ragazze. Nessun profumo costoso, niente di complicato.
Profumo di pulito.
Profumo di… di cielo senza nuvole e passeggiate al parco sotto il sole.
Profumo di Matteo.

La metà sana del suo cervello, o meglio l’unico pezzettino che coraggioso non voleva arrendersi a quella mela, pregò che quel profumo non le restasse attaccato alla maglietta. “Lucia, sinceramente? Avresti il coraggio di lavarla?”
“Certo che no!” rispose la parte fan delle mele. “E la annuseremo ogni volta che ne avremo bisogno”.

Persa in quelle discussioni mentali, non si accorse che Matteo la stava guardando negli occhi.
Oddio.
Adesso sarebbe svenuta.
Prego intensamente di non dover rispondere a nessuna domanda prima di ritrovarsi a rispondere cose senza senso.
“Amo le mele. Ma se tu fossi una mela non ti mangerei. Ti venererei. Creerei una religione solo per te”.
“Il lato B di Gabriele non è male. Ma il tuo è il top”.

Fortunatamente Matteo non le chiese nulla.
La ringraziò di essersi presa cura di Cisky e di non averla lasciata con quei due deficienti che non riuscivano a stare lontani l’uno dall’altra.
- Voi due non farete più i babysitter insieme. Non commetterò lo stesso errore un’altra volta. Vedrete ancora la mia piccina, ma separatamente - disse sibilando e gli occhi stretti.

La sua mano destra abbandonò la schiena di Lucia che riuscì a tornare a pensare coerentemente. La ragazza si ritrovò a sperare che Matteo chiedesse a lei di prendersi cura di Cisky.
Forse, se lo avesse chiesto, Matteo avrebbe accettato la sua proposta, ma certe abitudini sono dure a morire.
E, ammettiamolo… parlare con lui senza balbettii sarebbe stato ancora un po’ fuori dalle sue capacità.

Il Gigante si sedette sul divano vicino a Cisky, che stava giocando con il coniglietto nella gabbietta. Cominciò ad armeggiare con il telefono e quando lo ripose nella tasca, prese Cisky in braccio.
- Domani la nostra piccina andrà a fare un giretto con lo zio Ivan. Non voglio pensare a come ti vizierà quello lì… - disse per poi iniziare a solleticarle la pancia.

Il secondo ragazzo, sempre tenendo quella bellissima ragazza per mano, si avvicinò a Matteo e gli diede una pacca sulla spalla.
- Ci sentiamo Gigante. E scusa ancora… -
Matteo sorrise… un sorrise che, anche se non diretto a lei, face tremare le gambe di Lucia.
- Tranquillo, vecchio. Tutto si è risolto per il meglio. Adesso… scheggia. E ti prego… non saltare addosso a Giorgi sul mio pianerottolo -

Lucia fece per uscire, ma Matteo la chiamò.
- Lucia… Vorrei ringraziarti per tutto quello che hai fatto per Cisky in questi giorni. Ti andrebbe di rimanere qui a cena? -

Incapace di parlare, Lucia sorrise e annuì.
Gianluca, ormai sulla porta, si girò verso l’amico.
Aveva appena chiesto a una donna di rimanere per cena?
Alzò il pollice.
Il Gigante stava facendo progressi.

***

Francesca era stata a dir poco entusiasta di avere Lucia, la sua nuova migliore amica, a cena.
Aveva aiutato Matteo ad apparecchiare la tavola mentre lo deliziava raccontandogli come aveva trascorso il pomeriggio.

Il Gigante rideva, il viso finalmente tranquillo e senza preoccupazioni.
- Sono davvero contento che tu ti sia divertita, piccina – le disse mentre tagliava a rondelle le carote.
Quando ebbe finito, porse la parte restante alla bambina che, felice, sgambettò in direzione di Palla.

Ma non da sola.
Aveva infatti preso la mano di Lucia e, con la carota nell’altra, stava elencando quello che il coniglietto aveva già mangiato nel corso della giornata.
Lucia stava letteralmente pendendo dalle labbra di Cisky e questo permise al Gigante di osservarla a lungo.

Quel pomeriggio era stato istintivo abbracciarla.
Non si era neppure accorto di quello che stava combinando finché non l’aveva stretta tra le braccia. Come sempre, si era dovuto abbassare e solamente in quel momento si era reso conto della fragilità della ragazza.

Era… bassa. Anche se tutti, compresi Gian, Luca e Ivano sembravano bassi se paragonati a lui.
Tuttavia Lucia era teneramente bassa.
Se lui era un Gigante le poteva essere… un folletto.

Ma si sa… i folletti sono dispettosi e tendono a fare scherzi in continuazione.
Lucia no. In quei brevi istanti gli era parso di stringere tra le braccia qualcosa di prezioso e fragile. Un qualcosa che si poteva rompere facilmente.
Qualcosa di soffice e veramente tenero.
Come un pulcino.

Gli era sembrato così giusto abbracciarla. Farle capire la sua gratitudine in un modo che andava oltre le parole.
Abbracciarla gli era sembrata la cosa migliore da fare.

Eppure…
Eppure era anche così sbagliato.
Quell’abbraccio gli aveva fatto capire che Lucia era reale.
Che il suo sorriso e i suoi occhi erano reali.
Che il suo profumo era reale.

Quell’abbraccio aveva risvegliato sentimenti e fantasie che credeva sopiti da tempo.
Erano anni che non sentiva quel pizzico sulla nuca. E oggi erano rispuntati non appena l’aveva circondata con le sue lunghe braccia.
Qualcuno oltre a lui aveva notato che non aveva voluto lasciarla subito andare? Che aveva tenuto premuta la sua mano sulla schiena, come per cercare di prolungare quel contatto il più a lungo possibile? Che la sua altezza era perfetta per lui?

Per tutta la cena continuò a osservarla, grato di avere una scusa per farlo.
Osservò i suoi capelli scompigliati e li trovò adorabili.
Osservò le sue labbra e le trovò deliziose.
Si concentrò particolarmente sulle sue attenzioni per la piccola di casa e la trovò… perfetta. Neppure lui avrebbe mai potuto fare di meglio.

Quando fu ora di mettere Cisky a dormire, Lucia chiese teneramente se poteva essere lei a leggere la favola della buona notte alla biondina.
Il sorriso della bambina andava da un orecchio all’altro. I suoi occhi luccicavano di speranza. Come poteva dirle di no?

Le osservò andare in camera, mano nella mano.
Palla, che nel corso della serata si era pappato qualcosa come quattro pannocchiette, era già stato salutato e ora, dormiva tranquillamente, il musetto nascosto sotto la zampetta destra.

Matteo iniziò a sparecchiare pensando come Cisky, in pochissimo tempo, fosse riuscita a costruire un legame con una persona conosciuta per caso.
Lui non conosceva nulla dei suoi vicini di casa, ma avrebbe rimediato quella sera.
E altre molte sere.

Quando sentì i passi leggeri di Lucia venire verso la cucina, si girò verso di lei.
Guardinga, si stringeva le braccia, come se avesse perso l’armatura che aveva indossato tutta la sera.
Vedendo Matteo indaffarato al lavello, si apprestò a dargli una mano.
- Non ti preoccupare. Posso benissimo fare da solo – le disse, temendo che si sentisse obbligata a sbrigare le faccende domestiche.
Lei lo rincuorò con un sorriso.
- Tranquillo. Ho mangiato anche io e non so se si è capito dal resoconto di Cisky di questo pomeriggio… Nel caso ti sia sfuggito, io amo fare le faccende domestiche -
Matteo rise leggermente, cercando di trattenere la voce per non svegliare la biondina.

- Io lavo e tu asciughi? -
Lucia annuì. – Andata! –

Per un po’ lavorarono in silenzio, ognuno avvolto nei propri pensieri.
Matteo poi sobbalzò.
- Oddio! Non ti ho chiesto se volevi un caffè o qualcosa di caldo dopo cena! -
Si girò verso la ragazza con sguardo colpevole.
- Vuoi un caffè? -
- No, grazie –
- Un the? – il rimedio di Gian a tutti i mali del mondo forse poteva aiutare anche lui.
- No, tranquillo… sono a posto –
- Una camomilla? Una tisana depuratrice…? Anzi, depuratrice no. Passeresti una notte d’inferno e un’esperienza del genere non la augurerei nemmeno al mio peggior nemico –

Lucia rise.
Una risata cristallina che fece ridere anche Matteo.
Si guardarono negli occhi.
Quelli di Matteo puntati verso il basso e quelli di Lucia verso l’alto.

La ragazza toccò l’avambraccio nudo di Matteo.
- Non ti preoccupare. Va tutto bene -

Quel contatto ruppe il ghiaccio.
Iniziarono a parlare del più e del meno, di quanto Palla fosse ciccione e di come la missione di Cisky fosse diventata continuare a farlo ingrassare.
- E dire che quando l’ho vinto a una fiera di paese era veramente un animaletto scheletrico. Ivan l’ha consegnato a me perché tra tutti sono il più affidabile e mi ha raccomandato di metterlo all’ingrasso. Come puoi vedere, ci sono riuscito alla perfezione -
Lucia rise di nuovo.
- Ivan è lo zio Ivano? -

Le mani ancora immerse tra le bolle, Matteo esitò prima di rispondere.
Non stava pensando alla sua sicurezza o a quella dell’agenzia dove aveva lavorato la madre di Francesca. Potevano andare a farsi fottere quegli uomini in giacca e cravatta che non si erano più fatti vivi dopo avergli consegnato Cisky come se si trattasse di un pacco.
No, non era preoccupato di questo.
E non era preoccupato neppure dell’incolumità di Lucia. Sapeva che nessuno le avrebbe mai fatto del male solo perché aveva raccontato il passato ci Cisky.
E se Cisky, tra tutti gli abitanti del palazzo, aveva scelto lei forse un motivo c’era.

No, non erano queste le cose che lo preoccupavano.

Era l’intimità a preoccuparlo.
Nessuno al di fuori dei suoi amici sapeva del passato della biondina.
Perfino i genitori di Matteo non sapevano di avere una nipotina. Effettivamente il Gigante non andava molto d’accordo con i suoi, ma erano pur sempre sangue del suo sangue.

Lucia non era nulla per lui.
Solo una vicina di casa.
Una sconosciuta, fino a pochi giorni prima.
Eppure si cambia, anche nel giro di pochi minuti.
Ma condividere quelle esperienze era troppo intimo. Forse sarebbe toccato a Cisky decidere quando se e dove raccontarle gli avvenimenti che avevano sconvolto la sua vita.

Intanto lui poteva rispondere alla domanda e dire poco altro.
Nulla di più.
- Ivan è lo zio Ivano. È uno dei miei migliori amici. Ci conosciamo e frequentiamo dai tempi delle superiori. Lo stesso vale per quel cretino che oggi doveva far da babysitter alla piccina, ma non riesce a controllare i suoi ormoni. Sai, è poco tempo che è fidanzato e Giorgia… per lui esiste solo lei. Non ho mai visto un legame del genere in nessun’altra coppia. Cioè… non che io ne sia un esperto, ma… si attraggono come due calamite. Anche solo per sfiorarsi o tenersi per mano. Come ho detto… è strano -

Lucia aveva diligentemente piegato l’asciugamano per poi appoggiarlo sul lavello.
Avevano finito di lavare i piatti e si apprestavano a sistemare la cucina.
- Quindi qui nessuno è veramente un parente della bambina? -
Lo guardò dritto negli occhi. Matteo capì che Lucia non voleva immischiarsi negli affari di famiglia o fare quattro chiacchiere per ricavarne un pettegolezzo.

Era veramente interessata a Cisky e forse, il Gigante non era un esperto in materia, voleva dare anche lei una mano come poteva.
- No. Nemmeno io. Sono stato nominato tutore dalla madre, ma non siamo non abbiamo nessun legame di parentela. Questo naturalmente non vuol dire che io non tenga a lei. Sono innamorato cotto! Sono pazzo di lei…! L’adoro! Se potessi non farei che riempirla di baci dalla mattina alla sera. È così facile volerle bene -

Lucia annuì e si sedette sul divano, rilassata.
Matteo notò entusiasta che le difese che la ragazza aveva innalzato ritornata dalla cameretta sembravano finalmente abbattute.
La vedeva completamente a proprio agio mentre gli raccontava le esperienze che fino ad allora aveva avuto nel campo dell’infanzia.

Con minuzia e passione gli raccontò del progetto presso l’asilo “Il Sassolino” e dei sopralluoghi che aveva già fatto alcuni pomeriggi prima.

- Ci sono alcuni bambini adorabili, da spupazzare! Altri invece cercando di essere indipendenti, vogliono imitarti… Ma sono tutti semplicemente fantastici -

Matteo si ritrovò ad ascoltare Lucia estasiato.
Era un vulcano di energia e si veniva contagiati dalla sua passione solamente stando ad ascoltare.

Quella sera parlarono di tutto e il Gigante scoprì molto sulle abitanti al di là del pianerottolo.
- Non abbiamo mai avuto occasione di presentarci come si deve… e di questo ci devi scusare. Cami aveva iniziato a fare strane teorie e io pensavo che era meglio farla stare il più possibile lontana dalla tua porta prima che ti utilizzasse come cavia per uno dei suoi esperimenti. Attualmente è dal suo ragazzo, ma non appena ritorna ti suono, così si presenta anche lei -

Matteo rise immaginando Lucia che tentava di fermare la sua amica.
Lo aveva già capito nel corso della serata e adesso ne aveva avuto la conferma: era una ragazza d’oro.

Si ritrovò a raccontarle della sua vita, del lavoro all’ospedale e di come prosciugasse ogni sua energia. Le raccontò dei piccoli pazienti che lo credevano un Gigante e che desideravano diventare come lui. Matteo ricordava una caratterista positiva e speciale per ognuno di loro.
Anche lui metteva passione nel suo lavoro, anima e cuore, proprio come Lucia.

Entrambi si stupirono quando guardando, guardando l’orologio per caso, scoprirono che mancava poco alla mezzanotte.

Insistendo, in fondo non era un tragitto particolarmente lungo e difficile, Matteo accompagnò Lucia alla porta.
- Beh… grazie per la bella serata – gli disse, gli occhi rivolti verso l’alto, dondolandosi da un piede a un altro.
- Grazie a te per tutto. Per aver tenuto d’occhio Cisky, per averci fatto compagnia a cena, per avermi deliziato con la tua compagnia. Grazie mille, Lucia – gli occhi rivolti verso il basso, un sorriso ampio stampato sulla faccia.

E poi accadde.
Il perché non lo seppe spiegare nessuno.
Eppure accadde.
Chinandosi verso di lei, come aveva fatto quel pomeriggio, Matteo la baciò sulle labbra.
Le mani le circondarono il viso e quelle di lei premettero sui fianchi del Gigante.

Stelle.
Farfalle.
Brividi.
Pizzichii…

Lucia non dovette nemmeno alzarsi in punta di piedi.
Tutto stava accadendo troppo velocemente.
Ma sfortunatamente non durò che un istante.

Troppo lento eppure troppo veloce.
Matteo si separò bruscamente, come se stesse improvvisamente riprendendo coscienza delle proprie azioni e del suo corpo.

Sgranò gli occhi e fece un passo indietro.
Cercò di mantenere il volto impassibile eppure non ci riuscì. Rivelò mille e altre mille emozioni mentre, nel modo più delicato possibile, il Gigante cercava di ritirarsi nel suo appartamento.
Balbettò un saluto e poi si rifugiò in casa sua, lasciando una Lucia sbalordita nel bel mezzo del pianerottolo. Cosa aveva combinato per farlo fuggire in quel modo?

Nel suo appartamento Matteo aveva chiuso a chiave la porta.
Poi, si era gettato sul divano emettendo un lamento di sconforto.
Aveva baciato Lucia.
Lucia.

LUCIA.

Oddio… cosa aveva fatto?
E soprattutto… perché?


MATTEO HA BACIATO LUCIA *^* waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa :D
Solo io sono emozionata? :P Oddio… lui è così dolce e lei così teneramente insicura :) Sono fatti l’uno per l’altra :3
A tal proposito vorrei spendere quattro parole su questa originale: come potete notare è diversa da quelle che ho scritto. Non c’è quella confidenza di UNM oppure quell’attrazione di Cowboy Cercasi.
Il GGI è prima di tutto una storia d’AMORE. Ma quello tenero che a volte viene dato per scontato, quello fatto di insicurezze e di paranoie che si risolvono semplicemente con un sorriso.
Un amore fatto anche d’inesperienza perché nessuno nasce maestro, soprattutto in questo campo.
Si è già capito.
Matteo.
Matteo.
Matteo.
Eh, già… ma come? È qui che vi voglio xD State con me è lo scoprirete :) Grazie mille per aver letto questo capitolo :) Spero vi sia piaciuto e vi abbia trasmesso qualcosa :D Se avete due secondini di tempo, vi va di lasciarmi una recensione? Lo dico facendo gli occhi a cuoricino <3
Sapete, è scientificamente dimostrato che le recensioni migliorano il morale degli scrittori e donano felicità :P
Vi ricordo il mio account fb (Bertu efp) per chiarimenti, consigli, critiche, domande o semplicemente fare due chiacchiere :D
Ci sentiamo tra due mercoledì :)
Un bacione!
Robi

P.s: un super ringraziamento speciale a Beatrice94, Criminol, Silvietta_efp, IlaPerla, Elev, SoftKitty, DarkViolet92, Serpentina e Flulovebelieve per aver recensito lo scorso capitolo. I love you girls *^*








 
   
 
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