Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: Iaiasdream    14/05/2014    6 recensioni
IN REVISIONE
I sogni, chi può vivere senza? Non riesco proprio ad immaginarmelo. Possono essere: dolci, lugubri, nascondigli per i tuoi più profondi pensieri, ma fanno sempre parte di te, rappresentano l’io di una persona, e anche se non si vuole credere, loro sono inevitabili... rieccolo lì, il mio passato. Arciere che scocca la freccia nel mio punto debole: l’inconscio. Di sicuro è lui che lo manovra. Lui, con quegli occhi taglienti e beffardi, con quel sorriso strafottente, disegnati su un viso irresistibilmente affascinante, è ritornato repentinamente a invadere la mia vita, lui artefice della sofferenza che mi aveva imprigionato per un po’ di tempo. Perché stava ricomparendo senza alcun pudore? Perché ricordarlo in quegli atteggiamenti? Che cosa vuole da me dopo tutti questi anni, che non sono molti ma, ancora oggi mi sembrano un’eternità?
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NOTE: ciaooo!!... oh! Finalmente eccolo qui, il capitolo, non ultimo, ma decisivo. Spero che dopo averlo letto, avrò spiazzato la vostra immaginazione, che sicuramente stavate usando per sapere il segreto del nostro bello e dannato Castiel… buona lettura a tutti!!
 
 
 
 
 
37° capitolo: IL SEGRETO DI CASTIEL
 
 
Lui rimane lì, e ci guarda, nascondendo la sua espressione in contro luce. Perché sei immobile? E perché non mi muovo anche io? Pur volendo, Viktor non accenna a volermi mollare. Mi sento soffocare, guardando la figura di Castiel così dannatamente ferma. Cerco di respingere la presa del moro.
<< Vick, ti prego, non riesco a respirare >> mormoro con fatica, lui mi lascia fissandomi. Non voglio che si accorga di Castiel, così lo guardo anche io, rivolgendogli un sorriso forzato << Sarà meglio andare a prepararci >> continuo, lui entra per primo e io prima di seguirlo, mi volto verso il lago per vedere la figura di Castiel che non c’è più.
Vado in bagno, e mi lavo. Rimango sotto lo scroscio dell’acqua bollente, con la fronte appoggiata alle mattonelle, e guardo il vuoto. Quel vuoto che non ha espressione, quel vuoto che non ha luce di ricordi. Chiudo gli occhi trattenendo il respiro. Non so perché lo sto facendo, ma sento il bisogno di non buttarlo fuori. Che intenzioni ho? Di soffocare? Lo getto via profondamente. Distacco la testa dalle mattonelle e l’alzo permettendo all’acqua di picchiettarmi sulla faccia. La riabbasso aprendo gli occhi e vedendo tutto appannato per colpa dell’acqua. Inizio a farmi tante domande e tanti dubbi invadono la mia mente. Subito il passato ritorna e subito ricordo il tragico episodio che mi portò a lasciare Castiel.
 
 
Si stavano avvicinando le vacanze di Pasqua, due giorni prima, mi trovavo a casa di Castiel, e stavamo ripassando per gli esami di maturità che si stavano repentinamente avvicinando.
Castiel e io eravamo seduti sul tappeto nella sala e stavo appoggiata di spalle al suo petto, mentre lui con le braccia allungate verso il tavolino, risolveva un equazione.
<< Allora hai capito? >> mi chiese per l’ennesima volta.
Feci una smorfia poi mettendo le mani sul libro lo chiusi nervosa << Lascia perdere! Non fa per me! Questa matematica maledetta non mi servirà a niente nel mio futuro. Per ciò che voglio fare io, la matematica non esiste >>
<< Ma per il momento ti servirà >> ribatté lui riaprendo il libro << se non riesci a capire questa semplice equazione, sta sicura che non passerai gli esami >>
<< Sta sicuro che se riesco a farla, quel gangster travestito da mia prozia, architetterà qualcosa per farmi prendere un brutto punteggio >>
Lo sentii sbuffare un sorriso, facendosi più avanti per guardare meglio il libro. La sua presenza virile sfiorò il mio sedere e subito fui presa dalla voglia di farlo. Lui continuava a spiegare, io gli presi una mano e iniziai ad accarezzarla, poi presi le sue dita e le portai alle mie labbra, che dischiusi prontamente accogliendo la sua pelle sulla mia lingua. Lo sentii fremere, ma continuava a spiegare. Per farlo distrarre, esagerai le mie mosse. Portai le sue dita sul mio collo, disegnando una linea fin sotto i seni. Lui ritrasse la mano.
<< Uff! Mi sembri proprio Nathaniel! >> sbuffai incrociando le braccia al petto. Lui fece un movimento strano, mi afferrò dalle spalle, buttandomi per terra e mettendosi a gattoni su di me. mi guardava fulminante, e io gli sorridevo.
<< Non c’è niente da ridere! >> esclamò a denti stretti << non mi paragonare più a quell’idiota >>
Io allungai le braccia avvolgendo le sue spalle e prima di tirarlo a me sussurrai << E allora, smettila di comportarti come lui, e fa uscire il Castiel che c’è in te >>. Mi sorrise, ci baciammo con foga, poi lui si alzò e prendendomi in braccio, salimmo su in camera sua e facemmo l’amore dimenticandoci dell’equazioni e degli esami.
A pomeriggio inoltrato, mi destai prima io. Lui dormiva a dorso nudo di pancia all’aria e con il viso rivolto verso di me. Anche se quell’aggettivo non gli si addiceva, sembrava un angelo. Gli accarezzai i capelli sorridendo, poi mi avvicinai al suo viso e lentamente sfiorai le sue labbra con le mie. Rimasi a guardarlo con tenerezza << Non ci lasceremo mai, non è vero Castiel? >> sibilai. Lui continuava a dormire, chiusi anche io gli occhi, non volevo svegliarlo e interrompere quella tranquillità. Mi riaddormentai. Quando riaprii gli occhi, Castiel non era più accanto a me. mi girai nel letto, stiracchiandomi e guardandomi intorno. La stanza era vuota. Mi alzai e mi vestii in fretta. Scesi al piano di sotto e trovai Lysandro che leggeva una rivista di musica.
<< Ciao Lys. Hai per caso visto Castiel? >> chiesi portandomi i lunghi capelli a un lato. Lysandro alzò lo sguardo dal giornale, e mi guardò con un sorriso.
<< è andato a far fare una passeggiata a Demon, penso che sarà di ritorno fra pochi minuti >>
Sbuffai annoiata e mi avvicinai alla televisione. Armin stava giocando indisturbato, mi sedetti accanto a lui e senza proferire parola, guardai il suo gioco, incrociando le braccia al petto.
<< Che c’è? >> chiese Occhi di ghiaccio guardandomi di sfuggito, per poi volgere lo sguardo al gioco.
<< Mhm >> risposi facendo spallucce. Lui non mi chiese più niente, e continuò a imprecare verso la tv. Dopo qualche minuto entrò Castiel, aveva un’aria imbronciata. Mi alzai di scatto dal divano e gli andai incontro.
<< Ehi, ti sei alzata? >> chiese accennando un lieve sorriso.
<< Perché non mi hai chiamata? Avresti potuto portarmi insieme a far fare la passeggiata a Demon >>
<< Stavi dormendo così beatamente che non ho voluto svegliarti >> mi rispose afferrandomi i fianchi e baciandomi. Lo abbracciai sentendo quel bacio travolgente. Lui mi distaccò, mi prese per mano e ci incamminammo verso la cucina.
<< Cosa c’è? >> chiesi.
<< Ho ricevuto una telefonata da mia madre >> iniziò con aria imbronciata.
<< E cosa vuole? >> chiesi incuriosita.
<< La sera di Pasqua, ci sarà una cena, fra tutti gli azionisti di mio padre, e il vecchio vuole che ci sia anche io >>
<< E sei arrabbiato per questo? >> chiesi ancora.
<< Il fatto è che vogliono farla qui >>
<< E allora? Castiel, non ci trovo niente di male, in fin dei conti, questa è casa loro >>
<< Lo so! Ma i miei non sanno che ho trasformato la loro casa in una pensione per studenti >>
<< Ah, ecco… >> risposi volgendo lo sguardo da un’altra parte << Beh, non li puoi neanche cacciare >> continuai cercando di farmi venire in mente qualche idea strabiliante. La mia lampadina, si accese pochi istanti dopo.
<< Ho trovato! >> esclamai facendo schioccare le dita.
<< Cosa? >> chiese lui curioso.
<< Potremo parlargliene ai ragazzi e facendoci prestare gli abiti da camerieri dal negozio di zia, potremo travestirci, fingendo di essere i tuoi camerieri >>.
Lui non rispose, mi guardò squadrandomi dalla testa ai piedi e iniziò a sorridere.
<< Che c’è? >>
<< Mi immaginavo come staresti con un vestito da maid. Mi raccomando indossa uno facile da togliere >> risponde malizioso.
<< Castiel! Ti sembra questo il momento? >>
Lui mi afferrò il braccio e mi baciò appassionatamente << Sei un po’ ottusa di comprendonio, ma devo ammettere che ti passano fantastiche idee per questa testolina che ti ritrovi >>
<< Se non avessi aggiunto l’ultima frase, potevi dire addio alla mia idea >> risposi sorridendo e baciandolo un’altra volta.
Parlammo del fatto agli altri, che accettarono subito e senza esitazione di aiutare il loro amico. Ordinammo dal negozio di zia Michelle, delle divise da cameriere, e iniziammo i preparativi per la festa. Rosalya e io riordinammo la casa anche con l’aiuto di Kim e Violet. Quando finalmente il fatidico giorno arrivò, la casa era ritornata a essere ciò che era originariamente. Ci andammo a preparare tutti. Dopo essermi vestita, andai nella camera di Castiel, la porta era socchiusa e lo intravidi di fronte allo specchio mentre indossava la giacca dello smoking. Non l’avevo mai visto vestito in quel modo, era davvero sexy e bellissimo. Avrebbe fatto resuscitare anche una rosa secca al solo guardarlo. Sorrisi, e bussai. Lui mi diede il permesso di entrare. Aprii la porta e mi vide dallo specchio. Si girò per ammirarmi meglio, intento anche ad aggiustarsi il papillon.
<< Allora? >> chiesi aspettando la sua risposta. Lui sciolse il fiocco avvicinandosi a me e sbottonandosi il colletto della camicia. << Che fai? >> chiesi.
<< Mi spoglio, no? >>
<< E perché? >>
<< E lo chiedi anche? Sei provocante con questa divisa >> rispose cingendomi i fianchi.
<< Castiel, smettila e rimettiti il papillon, non abbiamo tempo >> dissi scansandomi e andando a raccogliere il pezzo di stoffa nero, glielo porsi e lui sbuffando lo prese, riabbottonandosi la camicia.  
I suoi genitori, arrivarono dopo qualche ora, e tutti mettemmo in scena la nostra recita. La madre di Castiel, era bellissima, vestiva in modo impeccabile, e non appena mi vide, mi fissò a lungo sforzandosi di ricordarsi dove mi aveva già incontrata. Io feci finta di niente, per non rovinare il nostro spettacolo che fino a quel momento stava andando a gonfie vele. Ore dopo, iniziarono ad arrivare anche gli altri invitati. Castiel era già sceso da un pezzo, ed era rimasto per tutto il tempo affianco al padre che lo presentava ai suoi colleghi. Lo guardai fiera, e come se lui avesse letto i miei pensieri, volse lo sguardo verso di me, sorridendomi e facendo uno occhiolino, lo ricambiai con un discreto bacio volante. Lui continuava a sorridermi, quando ad un tratto, il suo sguardo tramutò repentino. Lo vidi sgranare gli occhi, e sbiancare. Non stava guardando più me, mi volsi cercando di capire cosa aveva visto per diventare pallido in quella maniera. Tra tanti invitati, intravidi una figura femminile, che era appena entrata e porgeva il suo soprabito ad Armin. Mi volsi di nuovo verso Castiel per essere sicura che stava guardando quella ragazza. Non mi sbagliavo, era come avevo pensato. Castiel guardava la nuova arrivata e in quel preciso istante, la stava fissando con occhi colmi di odio. Guardai ancora la ragazza. Questa era poco più alta di me, magra, viso ovale, occhi azzurri e lunghi e mossi capelli di un nocciola, raccolti ai lati da fermagli di Swarovski. Tutta truccata, e con in dosso un abito a tubino azzurro. La guardai quasi incantata, ma mi stavo anche chiedendo il motivo dell'espressione di Cass. Seguii tutte le mosse della ragazza. Rivolsi lo sguardo verso Castiel che stava parlando in disparte con il padre, e gesticolavano tutti e due nervosamente. Li guardai ancora più curiosa, poi Castiel si allontanò dal padre e lo vidi dirigersi velocemente verso Lysandro. In mezzo a quella folla, li persi di vista.
Intanto la ragazza, stava ancora vicino la porta di entrata e si guardava intorno con aria un po' strana. Decisi di avvicinarmi a lei per chiederle se aveva bisogno di qualcosa. Non appena glielo chiesi, lei mi guardò con aria superiore alzando un sopracciglio e storcendo di poco le carnose labbra pittate esageratamente di rosso.
"Devo imparare a fregarmene degli altri, questa stronza deve essere proprio una di quelle viziate antipatiche".
<< Sentiamo... >> rispose incrociando le braccia al petto, e guardandomi dalla testa ai piedi, con uno sguardo schifato << in cosa potrebbe servirmi, una serva come te? >>
"Mi ha chiamata serva? Non ci posso credere! Brutta puttana, ringrazia solo il legame che c’è tra me e Castiel, altrimenti dopo questa risposta del cavolo, ti avrei fatto vedere io in cosa poteva servirti la serva! Di sicuro per prima cosa ti avrei strappato quella schifosa lingua biforcuta che ti ritrovi. Stronza patentata!"
<< Smamma, non ho bisogno di te. La persona che dovrà servirmi non sei tu >>.
Avevo delle belle parole poggiate sulla lingua, da schiaffarle su quel bel faccino, quando venni interrotta da Lysandro, che mi afferrò per una mano, trascinandomi con lui.
<< Lys che c'è? Hai bisogno di qualcosa? >> chiesi cercando di fermarlo.
<< E-ecco, volevo sapere dove sono le tartine >> balbettò un po' confuso.
<< Chiedilo a Violet, è lei che sta in cucina >> risposi. Mi voltai per andarmene e lui mi afferrò un'altra volta la mano. Lo guardai dubbiosa. Perché si stava comportando in quel modo? Gli chiesi cos'altro voleva. Lui volse lo sguardo verso la folla, sembrava più smarrito.
<< Lys, ma che cos'hai? >> chiesi volgendomi di scatto anche io verso la folla. Il nobiluomo cercò di fermarmi, ma ormai avevo visto la scena che, come la punta di un pugnale ben arrotato, iniziò a punzecchiarmi il cuore.
Castiel aveva preso per mano quella ragazzina viziata, e, facendosi largo tra la folla, se la stava portando fuori in giardino.
Istintivamente feci due passi per seguirli, Lysandro cercò di fermarmi ma io mi feci mollare scansandolo in maniera brusca. Mi incamminai verso l'uscita, sentendomi il cuore in gola e un'angoscia penetrarmi l'anima. Appena fui fuori in giardino, mi accorsi di avere il fiatone e neanche avevo corso, mi guardai intorno, cercando di trovate i due. Sentii da lontano delle voci. Le seguii attenta a non fare rumore. Quei mormorii provenivano oltre il cancello. Mi nascosi dietro un muretto ricoperto interamente dall'edera e guardai quello che stava succedendo. Castiel stava di fronte a quella stronza, e sembrava stessero litigando.
<< Che cazzo sei venuta a fare qui? >> esclamò Castiel irritato.
<< Che maniere... È così che dai il bentornata alla tua vecchia fiamma? >> ribatté lei, quasi con provocazione.
<< Ma quale vecchia fiamma? Che cazzo stai dicendo? Non sei mai stata niente per me! >>
<< Oh, Castiel... >> continuò lei accarezzandogli la piega del colletto della giacca << come puoi parlarmi in questo modo? Dopo tutto quello che c'è stato fra noi due. Non ho dimenticato tutte quelle volte che ci siamo amati completamente >>
<< Amati? Era solo sesso! Non eri altro che uno sfogo per me >>
<< Però... >> riprese lei avvicinandosi di più al suo petto << ammettilo che ti piaceva farlo con me. L'hai sempre detto anche tu che ero l'unica che ti saziava. Adesso non lo sono più? >> chiese con sensualità allungando il viso verso quello di Castiel che non si mosse, e non la baciò nemmeno.
Guardavo quella scena tremante di rabbia e di angoscia. Perché Castiel non la respingeva? E perché non le diceva che adesso stava con me? Iniziai a vedere un po' appannato, accorgendomi che stavo per piangere, all'inizio ebbi l'impulso di uscire allo scoperto e di allontanare quella sgualdrina dal mio Castiel, ma fu proprio quest'ultimo a farmi fermare. Lo vidi mentre le afferrava i polsi e la strattonava leggermente.
<< Basta con le tue cazzate! >> esclamò Castiel irritato << dimmi per quale cazzo di motivo ti sei presentata alla festa? >>
<< Lo vuoi veramente sapere? >> chiese lei ritraendo bruscamente le braccia, e rivelando un ghigno cattivo << Sono solo venuta ad annunciare il nostro grande segreto a tutti quei patetici ricconi, lì dentro. Quel segreto che da anni ci lega. E che tutta la tua famiglia, tu per primo negate l'esistenza! >>
Strinsi un ramo di edera nella mia mano, sentendo la punta del pugnale, iniziare ad affondare nel cuore.
<< Di che diavolo... >> chiese Castiel.
<< Di che? >> lo interruppe la ragazza << Di CHI, vorrai dire! O te lo sei dimenticato, che è anche sangue tuo! >>
SANGUE TUO? quelle due parole, martellarono il pugnale infilandolo nel mio cuore per metà. Stavo faticosamente riordinando le idee per capire il senso di quella frase.
<< Sei solo una puttana, Ginevra! >> esclamò Castiel afferrandole di nuovo il polso. << Stai mettendo in mezzo quell'innocente creatura, solo per i tuoi scopi maledetti. So benissimo cosa stai cercando! >>. L'afferrò violentemente dagli omeri e in tal modo la baciò per poi buttarla per terra << È questo che vuoi! >>. La ragazza scoppiò in una risata cattiva.
Il pugnale aveva ormai trapassato per intero il mio cuore. Sentii mancare un battito, la mia voce mi abbandonò, non volli vedere il resto della scena, mi misi di spalle appoggiata al muretto colmo di edera  respirando a fatica, tappandomi la bocca con la mano per non farmi  sentire, scivolai, rimanendo seduta per terra, trattenendo il respiro e sentendomi morire.
Dopo qualche secondo sentii la voce di Castiel dire << Non avrai mai ciò che brami! Pensavi che agendo in questa maniera, mi sarei intimorito accettando di sposarti? Ritorna dalla fogna da dove sei venuta, e lascia in pace quel bambino, sta bene dove sta >>.
Sentii che si stava avvicinando. Mi alzai dal suolo confusa e iniziai a correre senza avere una meta precisa. L'importante era scappare il più lontano possibile da quel ragazzo che non sentivo più mio.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: Iaiasdream