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Autore: KaterinaVipera    14/05/2014    3 recensioni
[SEGUITO DI "GRAZIE A LEI"]
Dopo due anni di silenzio, Cat crede che Loki l'abbia solo ingannata; dopotutto lui è il Dio degli inganni, come poteva aver creduto che avrebbe mantenuto la sua promessa?
"Ritornerò. Ritornerò per te." le aveva detto prima di tornare ad Asgard e lei gli aveva detto che lo avrebbe aspettato. E lo sta ancora facendo, sotto lo sguardo preoccupato dei suoi cari.
Quello che non si aspetta è che Loki la sta osservando, ed è molto più vicino di quello che la ragazza possa immaginare, perchè ancora una volta, la vita della mortale è in pericolo a causa delle azioni sconsiderate del Dio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache dei Nove Regni'
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Il cerchio del portale si dissolse e tutto nella sala dei computer tornò come prima.

“Che significa?” tuonò Fury, che aveva capito ma sperava di aver frainteso. Nessuno gli rispose e la cosa lo fece alterare di più. “Caterina aspetta un figlio,” domandò retorico. “come?” proseguì. Era già molto nervoso perché una banda di ''eroi'', che aveva salvato il mondo da un'invasione aliena, non era riuscito a tenere sotto controllo una ragazza e glielo avevano comunicato da ultimo, solo perché costretti dagli eventi e, adesso, gli avevano taciuto pure questa. In che lingua glielo doveva dire che lui voleva sapere TUTTO?!?

“Mi aspettavo che uno della tua età sapesse come nascono i bambini.” rispose ironico Stark, cercando di cambiare discorso sperando che non chiedesse chi fosse il padre perché altrimenti ci sarebbe stato da divertirsi. Il miliardario ricevette uno sguardo che avrebbe fulminato chiunque all'istante, e non importava se il mittente di quell'occhiataccia aveva un occhio solo.

Fury continuava ad attendere una risposta, impaziente; il silenzio venne spezzato da Banner, che essendosi guardato intorno, notò la mancanza di una persona.

“Dov'è tuo fratello?” chiese rivolgendosi all'unico Dio rimasto in sala.

Loki era sparito. Era andato via mentre tutti erano impegnati a non fare niente per salvarla. Non avrebbe aspettato che quegli incompetenti la lasciassero morire.

Sarebbe andato ad Asgard per rubare le Gemme e fare quello che quegli umani non erano in grado di fare.

Sapeva di non poter contare sull'aiuto di Heimdall per farsi aprire il passaggio, altrimenti quel cagnolino sarebbe andato ad abbaiare subito da Odino e si sarebbe fatto scoprire. E comunque non ne aveva bisogno, gli sarebbe bastato usare la sua magia per ritornare nella dimora degli Dei.

Ritornato nella sua camera, in silenzio, aveva già iniziato a formulare l'incantesimo per teletrasportarsi, quando fu interrotto da Thor.

“Che stai facendo Loki?”

“Faccio quello che è giusto.”

“Non puoi andare da Thanos da solo, non sai dove si trova e ti ucciderà!” Thor lo aveva voltato a forza e adesso i due si trovavano faccia a faccia.

“Si trova su Titano. E comunque non stavo andando lì.” aveva riconosciuto il luogo in cui si trovavano; quella era la sua sala del trono. Il suo regno era Titano.

A Thor gli ci volle solo un secondo per capire il folle e inattuabile piano del fratello.

“Non puoi rubare le Gemme! Se Padre lo venisse a sapere le conseguenze delle tue azioni sarebbero tremende.”

Incurante di quello che suo fratello adottivo aveva da dirgli, continuò a recitare la formula dell'incantesimo.

“Non potrai tenere nascosta una cosa del genere a nostro Padre!”

“Tuo padre!” rispose con arroganza il Dio; e poi perché Thor doveva essere così cocciuto da non capire certe sottigliezze al volo? Allora era vero, che sotto tutti quei muscoli, non si nascondeva niente di concreto. “E comunque, lui lo dovrà sapere.” era questo il punto fondamentale del suo piano. Far sapere ad Odino che le Pietre erano state rubate per essere portate da Thanos che, in breve tempo, avrebbe appreso la notizia del furto.

Aveva quasi finito di recitare l'incantesimo.

“Lascia che venga con te.”

“Lavoro meglio da solo.” ultimò la formula.

Davanti a lui si formò il varco che, con i suoi colori vivaci, irradiava con una luce accecante tutta la stanza. Il Dio dai capelli neri si fece trasportare all'interno del flusso; prima che esso potesse sparire, Thor gli andò dietro.

In breve tempo, poco più di una manciata di secondi, si ritrovarono all'entrata di una grotta buia ed umida, nascosta nel folto di un bosco.

“Siamo ad Asgard?” domandò Thor, non riconoscendo quel luogo in particolare.

Che cosa di ''lavoro meglio da solo'' non gli è chiaro?

Non rispose ad una domanda tanto sciocca ed inutile e si diresse nel folto bosco, passando per un sentiero invisibile per tutti coloro che non ne conoscevano l'ubicazione. Camminarono uno di fronte all'altro, in silenzio.

“Non sapevo dell'esistenza di questo sentiero.” dichiarò ad un certo punto il Dio del tuono.

“Nessuno lo sa, tranne me.” rispose benché fosse seccato della presenza del fratello. Anche se, a pensarci bene, alla fine gli sarebbe potuto tornare utile per il suo piano.

Dopo aver camminato a lungo, assorti ognuno nei loro pensieri, in mezzo alla vegetazione a tratti insidiosa e fitta, iniziarono a scendere lungo il pendio, non molto ripido, che dal bosco portava direttamente alle soglie del palazzo senza esporli a rischi o senza che qualcuno li potesse vedere. Quando non furono molto lontani videro che l'entrata principale era sorvegliata, normale routine o, forse, già sapevano del loro arrivo. Se così fosse stato, lo avrebbero scoperto presto.

Con Loki alla testa, si diressero nascosti dalla penombra, che ormai stava inghiottendo tutto il Regno, verso un'entrata che non sarebbe mai stata sorvegliata. La stessa che usavano da piccoli per sgattaiolare fuori dal palazzo senza essere visti.

Nascosta da un giardino verde e rigoglioso, c'era una porta, in legno che, si vedeva, era stata dimenticata. I disegni si erano difatti sbiaditi e resi indistinti dal lento ed inesorabile scorrere del tempo. In alcuni punti erano mancanti, lasciando sospeso il motivo della decorazione.

Non dovettero fare molta forza per aprirla. Bastò spingere un po' con la mano ed essa li lasciò entrare. Una volta dentro, si ritrovarono all'interno di uno stretto e buio corridoio, ricoperto di polvere e ragnatele. Chiusero la porta alle loro spalle, sprofondando nella più totale oscurità. Erano cresciuti dall'ultima volta che avevano attraversato quel passaggio segreto; l'ultima volta che lo usarono erano decisamente più piccoli e senza tanti strati di vestiti o senza armature a complicare i movimenti.

Loki sollevò una mano all'altezza del suo busto, tenendo il palmo rivolto verso l'alto, dal quale comparve una fiamma bianca che rischiarì il loro cammino.

Avevano una sola possibilità per rubare le Pietre; se avessero fallito le conseguenze sarebbero state tremende: Thor e Loki sarebbero stati accusati di tradimento (di nuovo), uno esiliato, l'altro imprigionato fino alla fine dei suoi giorni e la ragazza sarebbe morta.

Le ho taciuto qualcosa di così importante, di così diverso per me, per il semplice motivo che ne ero, e sono, terrorizzato.

Nessuno lo aveva mai amato, salvo sua madre. Non sapeva cosa significava amare ed essere amati. Era sempre stato sulla difensiva, per non esporsi, come un debole, a quelli che lui chiamava inutili rischi. Ma con lei era diverso, lo era sempre stato perchè era lei ad essere diversa da tutti. Era migliore persino di quelli che si ritenevano superiori alla sua razza. Lei che non si era fatta intimorire dal fatto che fosse uno sconosciuto, che si era fidata a prescindere da chi o cosa lui fosse.

Come aveva fatto a non accorgersene prima che anche lui si fidava ciecamente di lei e che la sua non era semplice attrazione fisica, ma qualcosa di molto più profondo, e per una volta, molto sincero?

Lei che aveva rischiato la sua vita per trovare lui.

Adesso toccava a Loki. Sarebbe morto per trovarla e salvarla.

[I will be the one that's gonna find you. I will be the one that's gonna guide you. My love is a burning consuming fire.] [Io sarò l'unico che ti troverà. Io sarò l'unico che ti guiderà. Il mio amore è un ardente fuoco consumatore.]1

Procedettero in silenzio fino a che non intravidero una fioca luce farsi più intensa, man mano che le si avvicinavano. Erano giunti alla fine del tunnel; si affacciarono per constatare eventuali problemi.

Il corridoio era deserto, illuminato da piccoli falò accesi dentro ad degli enormi paioli messi in fila. Nessun rumore, nessuno nei paraggi. Asgard non era ancora andata a dormire ma di certo a quell'ora non avrebbero incontrato nessuno in quella parte del palazzo.

“Possiamo ancora trovare un'altra soluzione.” bisbigliò Thor.

“Se vuoi vattene, non chiedere lo stesso a me.” disse asciutto Loki, con la forza di chi è sicuro di sé e di quello che sta facendo.

Il Dio biondo gli appoggiò una mano sulla spalla vedendo la risolutezza del fratello. La stessa che aveva lui quando, insieme, andarono da Malekith per salvare Jane.

Si diressero alla camera delle armi, sicuri di poter aggirare l'ostacolo delle due uniche guardie che controllavano quel piano. Loki era stato in grado di rendere se stesso e suo fratello invisibili a tutti, Heimdall compreso. Il guardiano stava davvero perdendo colpi: prima gli elfi oscuri, adesso loro. Era stato più facile del previsto ingannarlo. Beh, meglio così.

Mancavano ormai pochi metri, le ultime gradinate nella semi oscurità e finalmente sarebbero giunti alla camera che custodiva lo scrigno delle Pietre. Adesso non c'era più niente e nessuno che li potesse fermare. Si resero visibili e svoltarono l'angolo che li avrebbe messi di fronte all'enorme portone in oro massiccio. A Thor il compito di neutralizzare le guardie, mentre Loki avrebbe rubato le Pietre. Il biondo i muscoli e il moro l'astuzia, come sempre.

Erano davanti al portone quando vennero bruscamente circondati da un esercito che era lì e li stava aspettando. Si fermarono di colpo, accerchiati da dozzine di militari che puntavano le armi dritte ai loro busti. I due Dei, ora prigionieri, alzarono subito le mani in segno di resa.

Il comandante delle truppe si fece avanti. “Per ordine di Odino, ho l'ordine di portarvi al suo cospetto, in quanto siete stati accusati essere traditori di Asgard.” con un gesto della mano, ordinò a due dei suoi di ammanettare i prigionieri.

“Ehi, non c'è bisogno di arrivare a tanto. Ci siamo arresi e siamo disarmati.” alzarono le braccia per dimostrare che stavano dicendo la verità.

“Mi dispiace, principe. Ho ricevuto l'ordine da Vostro Padre.” disse il comandante e fece proseguire le due guardie.

“Aspettate. Non opponiamo resistenza, veniamo di nostra volontà dal Padre degli Dei. I ferri non sono necessari.” continuò Thor.

L'uomo si fece convincere, in fondo il Dio biondo aveva sempre agito per il bene di Asgard, non c'era da temerlo lui. Era l'altro, il vero ed unico a perseverare nel tradimento e che, quindi, non spirava nessuna fiducia. Si avviarono tutti nella sala del trono, senza però, abbassare mai le armi e lo sguardo dei soldati era pressoché fisso sul mago. I due Dei si guardarono reciprocamente, tirando un sospiro di sollievo per un pericolo appena scampato, che era stato quello delle manette. Thor appena trovatosi accerchiato, aveva cercato con lo sguardo i suoi amici in mezzo agli altri soldati, ma non li aveva trovati. Forse non erano neanche stati avvisati sapendo che avrebbero fatto di tutto pur di aiutarlo. Mossa astuta da parte di Odino.

“Fai qualcosa, Loki.” bisbigliò suo fratello dopo un po' che camminavano.

“Ci sto provando.” rispose con la voce di chi sta compiendo uno sforzo enorme.

“Silenzio voi!” ordinò il comandante. Aveva ricevuto l'ordine di non farli parlare tra loro e quando Odino avrebbe visto che non erano incatenanti con le dovute precauzioni, cioè, che uno in particolare non lo era, si sarebbe adirato molto.

Ancora qualche corridoio da svoltare e una gradinata da scendere e sarebbero arrivati. I soldati erano abbastanza tranquilli, anche se tutti temevano che Loki potesse giocarli qualche brutto scherzo con maledizioni e incantesimi.

“Loki!” disse in un sussurrò Thor. Non ricevette risposta. “Ci siamo quasi! Sbrigati!” ancora silenzio da parte del fratello.

“ORA!”urlò il Dio moro; fu allora che ebbe inizio la seconda parte del piano.

Loki scomparve sotto gli occhi increduli dei soldati, rimasti di stucco per un attimo. Nel momento in cui la figura del Dio scomparve, in mano a Thor si presentò il suo martello. Non dette modo alle guardie di attaccare, alzò la mano destra nella quale teneva saldamente il Mjolnir e scagliò a terra la sua arma. L'onda d'urto che si propagò per tutto il corridoio fece si che i soldati venissero scaraventati a terra o che andassero a sbattere contro le colonne in pietra e la parete. Solo un paio di guardie resistettero al colpo ma vennero messi fuori gioco da un paio di pugni del Dio.

Adesso erano tutti al tappeto, ma non sarebbe passato molto tempo prima che qualcuno si rendesse conto di quanto era appena accaduto e desse l'allarme. Dovevano sbrigarsi.

Si diresse alla camera delle armi dove Loki, quello vero, lo stava aspettando con un piccolo scrigno argentato tra le mani.

“Ce ne hai messo di tempo.” lo rimproverò. “Ancora un po' e mi avrebbero condotto da nostro padre.”

Ripercorsero lo stesso tragitto dell'andata. Solo quando furono dentro al tunnel, iniziarono a sentire il passo serrato dei soldati che li stavano cercando per tutto il palazzo con Odino alla testa dell'esercito, furioso a causa della scomparsa delle Pietre e per l'incompetenza dei suoi uomini.


 

Nel frattempo alla base...

Restare con le mani in mano non era da loro. Restare con le mani in mano sapendo che la vita di qualcuno era in pericolo era ancora più duro da sopportare. All'oscuro su dove si trovasse la ragazza, su dove fossero spariti i due Dei e all'oscuro sul piano da attuare.

Solo Banner e Stark riuscirono a lavorare tutto il giorno nel laboratorio costruito al piano di sotto. Rinchiusi in quelle quattro mura di pura tecnologia, in compagnia di JARVIS, a cui di tanto in tanto Tony chiedeva qualcosa, riuscirono a trovare un modo per poter eliminare Thanos. Si, se solo fossero stati a conoscenza di dove si trovasse.

“Quell'infame è fuggito via.” disse Steve battendo un pugno sul tavolo. “Non tornerà.” continuò mentre faceva avanti e dietro. Ormai il sole era calato da diverso tempo, lasciando spazio solo alle stelle e ad una luna decrescente.

“E' un egoista, pensa solo a se stesso. Vi siete dimenticati che lui voleva conquistare la Terra? Cosa ci dice che non ne approfitterà per riprovarci?” gli altri nella stanza si erano girati a guardarlo. “Tradirà noi come ha fatto con la ragazza.”

“Non lo farà.” disse Bruce entrando nella stanza, in compagnia di Tony, mentre si toglieva gli occhiali e si stropicciava gli occhi segnati dalla stanchezza.

“E come lo sai?”

“E' abbastanza chiaro. Perché, prima di tutto non l'ha mai tradita, e poi, Stark ed io, abbiamo motivo di credere che sia tornato ad Asgard.”

“Come fate a pensare una cosa del genere?”

“Mentre eravamo nel laboratorio, i computer hanno rilevato un innalzamento delle onde gamma, seppur per breve durata.”

“Non capisco dove vuoi arrivare.”

“Le onde gamma sono le stesse che si manifestano quando quelli ai piani superiori scendono da noi.” spiegò Tony. “E poi, hai notato come quel bell'imbusto guarda la ragazza? E inoltre aspetta un marmocchietto da lei. No, non tradirà noi nè tanto meno lei.” Si diresse al bancone degli alcolici e si versò un po' di whisky nel bicchiere, lo mandò giù in un sorso e se ne versò di nuovo.

“Vuoi?” domandò a Steve con l'unico scopo di irritarlo. Chissà perché a Tony era sempre piaciuto irritare le persone, sopratutto se erano permalose come il Capitano.

“No.” rispose secco l'altro, irritato per l'appunto.

“No? Davvero?” insistette l'altro.

“Come fai a pensare sempre al bere?”

“Io penso perchè bevo.” disse Tony.

“E' tutto un gioco per te?” il Capitano alzò il tono di voce.

“Certo che no, sarebbe monotono se fosse un gioco.”

“Come puoi dire questo? Come fai ad essere così indifferente?” si avvicinò di scatto a quell'uomo ricordandosi di suo padre, una persona per bene, gentile. Niente a che vedere con il figlio arrogante e presuntuoso.

“Non sono indifferente,” disse mettendosi una mano sul cuore, con fare molto teatrale. “solo che non mi comporto come una donnetta isterica.”

Steve stava per ribattere ma vennero interrotti.

“Signori, il comandante Fury richiede la vostra immediata presenza.” disse un agente mandato a chiamarli da Fury stesso.

Ecco che nuovamente, nella sala dei computer, era apparso il portale; Thanos stava parlando e quando giunsero gli altri, il discorso era già avviato.

“... le mie Pietre o lei farà una brutta fine.” le era accanto, tenendole la testa all'indietro per i capelli.

“Non abbiamo ancora le Pietre. Ci vorrà del tempo prima che..”

Il mostro viola rise. “Io ho tutto il tempo ma non credo che lo stesso valga per lei.” afferrò il pugnale che aveva nel fodero e con un colpo deciso glielo conficcò nella spalla destra, fino a che non fece uscire la punta dall'altra parte. Le urla di Cat risuonarono macabre in tutta la sala del trono, fino a giungere alle orecchie degli agenti.

Il sangue vermiglio iniziò a sgorgarle copioso dalla spalla. Caldo e denso le scivolava lungo la schiena e il petto, impregnando la maglietta. La lama le aveva attraversato le ossa, il dolore intenso e insopportabile quasi da farle perdere i sensi e bloccandole il respiro in gola.

“Ci stiamo lavorando, non è facile trovarle.” Nick cercava di guadagnare tempo, tempo che Cat non aveva più.

“Invece è molto semplice: dite al principe che se non avrò le Gemme potrà dire addio alla vita della mortale e a quella di suo figlio.” posò la lama scarlatta sulla pancia della giovane.

Quando sentì il freddo del metallo, iniziò a dimenarsi incurante del dolore alla spalla. Tentava di allontanarsi dalla lama, non vi riuscì legata stretta per i polsi più che mai.

Thanos aumentò lievemente la pressione, fino a far spuntare una linea rossa sul suo ventre, scosso da impercettibili spasmi.

“Nooooo..” strascicò quel no fino a farlo diventare un semplice rantolio.

“Ricordate: avete tempo fino allo scadere della notte!” disse brusco prima di chiudere la conversazione.


 






- Angolo dell'autruce - 
Salve a tutti e ben ritrovati.. Spero che questo capitolo sia di vostro gradimenti e che non lo troviate noioso o troppo banale ( in questi giorni ho perso un pò di fiducia in quello che scrivo..).. Vi è piaciuto lo scherzetto che Loki gioca alle guardie????
Le cose si mettono DAVVERO tanto tanto male per la povera midgardiana... Chissà se i nostri eroi riusciranno a salvarla in tempo... booooooooooooooooooooh...
Detto questo, vi auguro che abbiate trascorso dei buoni minuti leggendo questo capitolo... Wow, sono 13.. è la storia più lunga che abbia mai scritto XD e il bello dovrà ancora venire XD
Ciao ciao, al prossimo aggiornamento..
La vostra Vipera :-*

NOTE
1 Whisper in the dark, Skillet

 

  
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