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Autore: Miakoda    14/05/2014    1 recensioni
[1012 parole]
"Le maschere nella nostra società sono all’ ordine del giorno. Maschere grigie, impolverate, senza anima.
Non si sa esattamente perché esistano, perché la gente ne porti dieci, venti, cento. Semplicemente si usano. Il motivo potrebbe anche essere un misto di emozioni. Sensazioni. Paure. Paura di non essere accettati. Riluttanza nell’ approvarsi. Anche, chi lo sa, per proteggere un segreto. Magari una perla nera che galleggia nella testa di chi è costretto a portare una maschera per custodirla. Proteggerla da occhi indiscreti. Impedirle di frantumarsi."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fic partecipa al contest Watercolor indetto dal gruppo Facebook A panda piace fare le bolle d'assenzio [EFPfanfic]
Pacchetto grigio.
Le maschere nella nostra società sono all’ ordine del giorno. Maschere grigie, impolverate, senza anima.  
Non si sa esattamente perché esistano, perché la gente ne porti dieci, venti, cento. Semplicemente si usano. Il motivo potrebbe anche essere un misto di emozioni. Sensazioni. Paure. Paura di non essere accettati. Riluttanza nell’ approvarsi. Anche,  chi lo sa, per proteggere un segreto. Magari una perla nera che galleggia nella testa di chi è costretto a portare una maschera per custodirla. Proteggerla da occhi indiscreti. Impedirle di frantumarsi.
Le maschere condizionano la nostra vita - negativamente. Perché, portando una maschera, bisogna reprimere sé stessi. Abbandonare il proprio modo di essere, solo per piacere agli altri. Impedire al cuore e alla mente di renderti unico.
Però c’è una ragazza che con le maschere sa fare cose incredibili. Sa trasformarle, come bruchi, solo che la crisalide la crea lei. E, dopo un po’, quelle maschere tanto brutte e grigie, si trasformano in splendide farfalle. Il nome di questa strana, pazza, sognatrice ma incredibile ragazza è Charlotte Mitchell.
Molti si chiedono da dove abbia iniziato. Beh, non è stato facile imparare, ma se ci è riuscita una bambina ci può riuscire chiunque.
Era un giorno soleggiato di metà Settembre. La brezza leggera muoveva i lunghi capelli neri di Charlotte mentre si dirigeva saltellando allegramente verso il suo primo giorno di scuola alle medie, ignara di cosa la aspettava.
Era ancora innocente. Una piccina che passava le giornate con i suoi amati libri, seduta in giardino sotto l’ ombra di un salice piangente, giocando con le candide margherite. Una bambina che schizzava le tele con le sue tempere, per sentire il calore dei colori penetrarle il cuore.
L’ arrivo a scuola fu a dir poco traumatico. I corridoi grigi le mettevano ansia. Anche un po’ di paura. Ragazzine della sua età che buttavano lo zaino per terra, masticando del chewing gum a bocca aperta. Alcune erano addirittura truccate.
Ma Charlotte sapeva leggere. Sapeva vedere la verità negli occhi. E, si sa, le maschere coprono il viso, ma non gli occhi. Gli occhi sono lo specchio dell’ anima. Vedeva la sofferenza davanti ad ogni parolaccia detta da bambine non ancora pronte. Undici anni. Vedeva la riluttanza con la quale pronunciavano parole su parole con tono di noncuranza. Indifferenza. Solo perché l’ essere menefreghisti era considerato cool.
Charlotte provò a fare amicizia. Niente. Non si integrava. Era sbagliata. Un semplice errore.
Le lacrime salate erano ansiose di far capolino sul viso della piccola, ma era forte. Non si sarebbe fatta scalfire. Era decisa a tener testa a quelle gocce di cristallo che minacciavano di bagnarle il volto. Ma, dentro, si sentiva malissimo. Come mille lame argentate le avessero attraversato il petto, come se, con quel semplice rifiuto da parte delle sue compagne, avesse perso le ali con le quali aveva viaggiato in mondi nascosti a tutti, solo suoi. E ora non poteva più viaggiare. Perché, prima, viaggiare nei meandri nella mente era uno svago, ma, se lo avesse fatto dopo quel giorno, sarebbe stato solo un futile tentativo di scappare dalla realtà. E lei non voleva scappare. Essere una vigliacca. Rifugiarsi nei sogni, pur di fuggire dalla realtà, una realtà che, prima o poi, avrebbe affrontato comunque.
L’ unico modo, all’ inizio, sembrava costruirsi una maschera. E così fece.
La maschera che aveva formato sul suo viso, quello che prima era dipinto di colori dell’ arcobaleno, l’ aveva trasformata. Il grigio era sempre presente sul suo viso. Triste. Monotono. Uguale a tutti gli altri. Inutile. Un unico punto grigio in mezzo a tanti. Tutti avrebbero potuto farne a meno. Perché non era più sé stessa. E soffriva. Era una sofferenza diversa da quella che aveva provato il primo giorno di scuola. Perché, prima, era sola, ma era originale. Ora era “amica” di persone che detestava. Aveva perso il colore. Era una copia. Una monotona, orribile e noiosa copia. E odiava esserlo. Odiava il modo in cui si comportava. Odiava imitare gli altri. Aveva perduto la sua luce. E la rivoleva indietro. Anche in scatola se necessario.  Voleva poter riaprire un libro senza paura di essere vista. Prendere un pennello, colorare il mondo, il tutto senza il timore di vedere il proprio arcobaleno macchiato di grigio. Poter tornare a sognare, a viaggiare. Ma non poteva.
Sfigata, le avrebbero detto. Secchiona, l' avrebbero presa in giro. Nerd, le avrebbero urlato.
Sapeva come spezzare le catene che aveva costruito. Sapeva come uscire dalla sfera che la racchiudeva.
Un arcobaleno. Fiori. Farfalle. Pennelli. Luce. Era nel suo mondo. E poteva trasformarlo in realtà.
Leggero, il suo pennello colorava le bianche pareti della sua camera. Le sue dita affusolate voltavano le pagine dei suoi libri, brillanti sotto la luce del sole. Non le importava sopprimere sé stessa. Non le importava niente.
E nessuno la criticava. Era gioiosa. Aveva trasformato la sua maschera.
Ma non sempre tutto funziona. Il grigio era sempre dietro l’ angolo. Perché, quando sei te stesso, ci sarà sempre qualcuno non disposto ad accettarti. Qualcuno che ti guarderà male. Qualcuno che non tollererà la tua esistenza. Invidia. Cosa? Il coraggio. Il coraggio di essere unici, originali. Il coraggio di uscire dagli schemi. Il coraggio di vivere secondo il proprio volere. Non quello degli altri. Essere delle imitazioni. Sanno farlo tutti. Ma colorare la propria maschera, trasformarla in qualcosa di meraviglioso, è una cosa che sanno fare in pochi. Qualcosa che rendeva unici. Inimitabili. Faceva crescere le ali. Ali magiche, ali invisibili, capaci di trasportarti in mondi incantati. Ali colorate. Ed è lì, che le maschere smettono di essere grigie. È lì, che le maschere smettono di essere monotone. Polverose. È lì, che le maschere diventano magiche. È lì, che le maschere trasformano un dolce fiore in mezzo a un cumulo di macerie in un giardino con rose, tulipani, orchidee pronte a sbocciare. A mostrare al mondo che è possibile colorare la propria maschera. Basta trovare quel pizzico di coraggio necessario per sgusciare fuori dalla perla nera che opprime il tuo modo di essere. Perché anche le maschere possono diventare infiniti arcobaleni dipinti ad acquarello.

   
 
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