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Autore: se solose    14/05/2014    6 recensioni
Ho divorato i tre libri in tre giorni, e quando sono arrivata alla fine mi sono resa conto di voler sapere di più sulla storia di Peeta e Katniss, e cosi ho iniziato a fantasticarci sopra tanto da decidere di scriverci una fanfiction.
Ovviamente la storia parte dalla fine del terzo libro, perciò potrebbe contenere spoilers.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Le primissime luci del mattino filtrano dalle tende all'interno della stanza. Tutto mi sembra confuso, sfocato. Mi stiracchio un po' stropicciando gli occhi, quando torno ad aprirli vedo tutto con più chiarezza. Allungo un occhio al comodino e vedo che la sveglia punta alle sei.
-Perché non riesco mai a fare una dormita come si deve?-
Mi giro e realizzo che l'altro lato del letto non è più vuoto; c'è Peeta.
Sorrido. 
Sono contenta di non dover passare più notti insonne, piene di preoccupazione, piene di incubi, perché senza di lui accanto le serate non erano mai tranquille, tutti i fantasmi tornavano a farmi visita, l'ultimo soprattutto,  quello di Prim.
Alzo le coperte delicatamente,  cercando di fare movimenti leggeri per non svegliarlo ma non ottengo il risultato sperato; ma infondo veniamo dagli Hunger Games, non esistono movimenti impercettibili, per noi!
"Buongiorno" mi sussura nell'orecchio mentre mi circonda la vita con un braccio.
"Buongiorno" rispondo posando la mano sulla sua, lasciandomi cadere di nuovo sul cuscino.
"Non volevo svegliarti" "Figurati! Devo anche sbrigarmi in realtà,  altrimenti faccio tardi. Devo riprendere il ritmo!"
Prima che possa replicare sento le sue labbra sulle mie; la sua lingua che si fa strada alla ricerca della mia. Rispondo al suo bacio con avidità, tanto che quando si stacca da me continuo a cercare le sue labbra, come se non potessi farne a meno. 
"Devo andare". Protesto.
Scende dal letto lasciandomi sola, ancora una volta, in quel grande letto così mi avvolgo nelle coperte fino a coprirmi anche la testa. 
Anche se è presto decido di alzarmi; mi infilo nella  vestaglia e vado dritta alla finestra per aprire le tende  guardando fuori. Peeta si sta dirigendo verso il giardino di Haymitch  che, sveglio, sta parlando a quelle oche rumorose; la scena sarebbe divertente se non fossi già di cattivo umore,  anche se non posso avercela con Peeta perché non resta a casa a compiangersi come avrei fatto io. 
Mi butto nella vasca concedendomi un lungo bagno rigeneratore ma nel silenzio della casa mi ritornano in mente gli incubi degli ultimi giorni. Ancora una volta nella mia mente il frastuono dei bombardamenti,  il viso di Prim che sbiadisce nella mia memoria come quello di mia madre. Un senso di abbandono, ecco cosa provo, quello che ho paura di continuare a provare. 
Mi chiedo se riuscirò mai a mandarlo via.
La giornata prosegue lenta, senza uno scopo, nonostante la mia battuta di caccia, che comunque è andata piuttosto bene e dunque ne approfitto per passare a portare un po' di carne fresca a Sae la Zozza che non vedo da qualche tempo. Da quando ho ricominciato ad uscire fuori dal letto la mattina, per l'esattezza.

"Katniss" una voce squillante mi chiama mentre percorro quella manciata di metri fino a casa. È Effie.
"Aspettami" mi dice mentre saltella tra grumi di terreno fresco, erba e fango con quelle scarpe con il tacco alla francese tanto tipiche di lei.
"Oh, certe volte mi chiedo come faccio a vivere in questo posto". Sorrido.
"Me lo chiedo anche io. È così poco...da te!". Mi guarda indignata dalla testa ai piedi per poi sbuffare. "Sei stata a caccia?". La domanda è retorica vista la faretra sulle mie spalle e l'arco nella mano destra. "Si, un po' di allenamento non fa mai male" "Certo, certo".  Entriamo in casa e senza ormai dovermi perdere in troppi perbenismi Effie va a sedersi dritta sul divano, facendomi segno di andare vicino a lei. Poso gli arnesi da caccia e l'accontento. "Katniss devo dirti una cosa". La sua voce si fa seria e inizio a preoccuparmi davvero.  "Cos' è successo?"

   
 
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