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Autore: Fragolina84    14/05/2014    2 recensioni
Sequel di "I belong to you"
"Non posso smettere di essere Iron Man perché il mio compito è proteggervi"
Il palladio gli sta avvelenando il sangue e l'America è di nuovo sotto attacco terroristico. Iron Man dovrà cercare la Chiave del Domani per salvare se stesso e le persone che ama.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tony Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La nascita della piccola Stark si avvicina e Tony è ancora lontano dal risolvere i propri problemi.
Riuscirà a nasconderli a sua moglie ancora per molto?
Grazie a chi ha apprezzato il mio lavoro fin qui e a chi vorrà farmi sapere cosa pensa di questa storia.
Buona lettura!


Victoria era distesa supina sul tappetino, le ginocchia flesse e i piedi saldamente piantati per terra. Inarcò lentamente la schiena, sollevando il bacino. Mantenne la posizione per alcuni secondi poi, altrettanto lentamente, tornò nella posizione iniziale, espirando.
«Ancora due, tesoro» disse Jordan, il suo personal trainer.
La donna eseguì, poi si distese completamente, rilassando i muscoli.
«Abbiamo finito per oggi» annunciò Jordan e la aiutò ad alzarsi. La sostenne mentre recuperava l’equilibrio – il pancione cominciava ad essere piuttosto ingombrante – e quando lei annuì, la lasciò.
«Ci vediamo domani?» chiese lei e il ragazzo annuì.
Victoria fece una doccia veloce e indossò un corto abito premaman di colore rosa. Poi raggiunse il salotto, sedette sul divano con le gambe ripiegate sotto di sé e il PC portatile in equilibrio sul bracciolo e aprì il programma di videoscrittura, dedicandosi a scrivere.
Trascorse un’ora senza che lei se ne rendesse conto finché, ad un tratto, Pepper irruppe in salotto.
«Dov’è tuo marito?» sbottò e Victoria trasalì: Pepper sembrava davvero arrabbiata.
«Cos’ha combinato stavolta?» chiese, come se stesse parlando di un bambino che ha combinato qualche guaio.
«Ha dato la via l’intera collezione di arte moderna. Tutta! Ti rendi conto?»
Victoria non era appassionata di arte. Certo, apprezzava i quadri e le opere disseminate per la villa, ma l’arte moderna non era proprio il suo campo quindi non afferrava il disagio di Pepper.
«E sai qual è la cosa buffa?» proseguì l’amica e Victoria scosse la testa. «Che l’ha data ai Boyscout d’America!».
Victoria soffocò una risatina.
«Dov’è?» chiese di nuovo Pepper in tono bellicoso.
«Nel seminterrato, ad armeggiare con chissà che» rispose Victoria e Pepper girò sui tacchi e infilò la scala per scendere.
La donna ridacchiò divertita, lieta che il seminterrato fosse completamente insonorizzato: di certo lo scontro sarebbe stato acceso e rumoroso. E si rituffò nel proprio lavoro.
Rialzò la testa quando sentì qualcuno salire la scala. Pepper comparve sulla sommità e Victoria sorrise.
«Allora? Com’è andata?» domandò, ma Pepper parve non udirla.
«È impazzito» mormorò invece, talmente piano che Victoria pensò di aver capito male.
«Pep? Tutto bene?» chiese, notando in quel momento l’espressione assente dell’amica. Pepper non rispose e Victoria mise giù il portatile e si alzò, raggiungendola proprio mentre Tony saliva dal piano inferiore.
«Ma che è successo laggiù?» s’informò la donna, girando lo sguardo su di lui.
Per tutta risposta Tony l’affiancò e le cinse la vita con un braccio.
«Amore, ti presento il nuovo presidente e amministratore delegato delle Stark Industries» disse con un sorriso, facendo un cenno verso Pepper. Victoria inarcò le sopracciglia.
«Scusa, ma non sei tu il presidente?»
Lui scosse la testa. «Non più» esclamò allegramente. «Ho appena conferito entrambe le cariche a Pepper. Non è meraviglioso?»
Pepper alzò la testa e sembrò accorgersi di loro solo in quel momento. Sorrise.
Victoria era perplessa. Non capiva bene cosa fosse successo, ma c’era qualcosa di strano nell’aria. L’entusiasmo che stava dimostrando Tony aveva una nota falsa come un cattivo odore nascosto sotto un costoso Chanel N° 5. Non sapeva spiegarsi il perché di quella decisione: la società era la sua vita e non capiva perché avesse deciso di cederla a Pepper. In quel momento poi, con la Stark Expo appena avviata. Si ripromise di chiarire la cosa con Tony.
«Congratulazioni» esclamò Victoria, abbracciando Pepper che ricambiò timorosa. Era davvero scossa.
«Signora, una chiamata per lei» annunciò Jarvis.
«Chiunque sia, dì che richiami» ordinò Tony. «Siamo impegnati».
«Ma non se ne parla neanche!» insorse Victoria. «La telefonata è per me, tu non hai voce in capitolo» disse, rivolta a Tony. «Chi è Jarvis?» chiese poi.
«La signora Collins della Simon & Schuster» riferì Jarvis.
Il cuore della donna accelerò bruscamente.
«Simon & Schuster?» domandò incredulo Tony. «La casa editrice di New York? E cosa vogliono da te?»
«Sul mio cellulare, Jarvis, per favore» ordinò Victoria, recuperandolo dal tavolino su cui era posato.
«Subito, signora» rispose il maggiordomo virtuale, deviando la chiamata sul cellulare di Victoria.
«Pronto?»
«La signora Johnson?» domandò una voce dall’altro capo.
«Sì, sono io».
«Buongiorno, sono Ashley Collins, della casa editrice Simon & Schuster» si presentò. Dalla voce sembra piuttosto giovane, forse della sua stessa età. «Abbiamo ricevuto il suo romanzo e ne siamo rimasti positivamente colpiti. È molto buono, davvero».
Victoria arrossì, fenomeno raro per lei.
«Pensavamo di fare quattro chiacchiere di persona con lei a questo proposito» disse la Collins e Victoria storse la bocca in una smorfia. La sede dell’editore era a New York ed era spaventata all’idea di affrontare di nuovo la trasvolata degli Stati Uniti. Anche se non aveva detto nulla a Tony, il viaggio precedente verso la Expo l’aveva stancata parecchio e doveva pensare alla creatura che portava in grembo.
«Sarebbe interessante» replicò Victoria «ma io sono al settimo mese di gravidanza e mi risulterebbe scomodo venire a New York».
«Oh, mi scusi. Non le ho detto che in questo momento la sto contattando dal nostro ufficio di Los Angeles» la informò Ashley.
«Beh, questo cambia tutto».
«Se per lei è un problema venire a Los Angeles, posso tranquillamente raggiungerla a Malibu» si offrì la donna, ma Victoria declinò l’offerta.
«Non è necessario, ma la ringrazio. Quando pensa che potremmo incontrarci?»
«È libera domani pomeriggio?»
Victoria era tentata di chiedere a Tony di darle un pizzicotto: non poteva credere che tutto si stesse realizzando in così breve tempo.
«Assolutamente».
«Molto bene. La aspetto alla sede alle cinque del pomeriggio, ok?»
Victoria accettò l’appuntamento. Ashley le diede l’indirizzo dell’ufficio e la salutò. La donna riattaccò e posò il cellulare. Poi sedette lentamente sul divano, mentre Pepper e Tony la fissavano curiosi.
«Allora?» domandò alla fine suo marito. «Si può sapere cosa volevano da te?»
«Gli piace ciò che ho scritto» sussurrò Victoria.
Tony si inginocchiò davanti a lei. «È meglio se ci spieghi tutto dall’inizio».
Così Victoria raccontò che aveva inviato il suo romanzo ad un paio di editori, tra cui la Simon & Schuster, tanto per vedere se succedeva qualcosa.
«Ma quando l’hai finito? Non mi hai detto nulla» protestò Tony.
«Mi dispiace. Ma se te ne avessi parlato, avresti insistito per metterci il tuo zampino e io volevo fare tutto da sola. Non volevo approfittare del cognome Stark» confessò, abbassando lo sguardo.
«Tesoro, ma ormai tu sei una Stark» rilevò lui e la donna annuì.
«Sì, e sono fiera di esserlo. Ma volevo che quegli editori leggessero un romanzo scritto da Victoria Johnson, moglie di Tony Stark, non da Victoria Stark. Capisci?»
Lui sorrise, lo sguardo carico di tenerezza e ammirazione. «Sì, lo capisco» disse. «Ma non ho ancora deciso se perdonarti per averlo fatto leggere agli editori prima di me» borbottò poi, in tono fintamente indignato. Poi si volse verso Pepper: «Direi che abbiamo parecchio da festeggiare stasera» esclamò.
Pepper rimase a cena con loro, sicché Victoria non ebbe la possibilità di parlare con Tony. Ma quando si ritirò nel proprio appartamento, i due salirono in camera da letto. Scivolarono sotto le lenzuola e Victoria si avvicinò al marito che, al buio, la strinse a sé.
«Mi dispiace di non averti detto del romanzo» mormorò.
Lui le baciò la testa. «Non preoccuparti. Le tue motivazioni sono pienamente condivisibili. Capisco che il mio nome possa essere, come dire, ingombrante. Certo, mi sarebbe piaciuto che ne avessimo parlato insieme».
«Le motivazioni che ti hanno spinto a rinunciare alla presidenza della Stark, invece, sono piuttosto nebulose e anch’io avrei preferito che ne parlassimo, prima». Avvertì distintamente la sottile tensione che attraversava il suo corpo.
«Sono dieci anni che Pepper è la mia assistente personale, è qualificata quanto me per portare avanti le Stark Industries. Anzi, forse più di me» replicò, ma a Victoria non sfuggì che aveva evitato la questione.
«Francamente non capisco, Tony. Perché proprio ora, con la Expo appena avviata? Pensavo che la compagnia di tuo padre fosse la tua vita».
Lui si mosse, girandosi sul fianco e avvicinando il viso a quello di lei. «Sei tu la mia vita, Vicky» sussurrò, la voce morbida come una colata di miele. E la baciò.
La dolcezza di quel bacio le fece dimenticare all’istante ogni questione e rispose con trasporto, cercando di ricordarsi di respirare. Quando, dopo quella che le parve un’eternità, Tony interruppe quel momento di beatitudine, lei tenne gli occhi chiusi.
«È illegale, sai?»
«Che cosa?» chiese lui.
«Incantare una giovane donna, incinta tra l’altro, in questo modo».
Lui sogghignò e fece per scostarsi, ma Victoria lo trattenne contro di sé.
«Un po’ di luce, Jarvis» ordinò e il computer eseguì. Una tenue luce si diffuse nella stanza e Victoria guardò suo marito. Tony era uno degli uomini più belli che avesse visto. Le linee e i piani del suo viso, che lei conosceva così bene, erano puri e senza difetti ma l’impressione che se ne ricavava non era certo quella di una bellezza infantile. Tony era un uomo vero ed era questo che l’aveva affascinata sin dal primo momento.
Lo fissò negli occhi nocciola e lo desiderò esattamente come la prima volta. Lo attirò a sé, riprendendo a baciarlo, ma stavolta l’atmosfera si scaldò subito. Tony l’accarezzò, scendendo con la mano e infilandola sotto la camicia da notte, sfiorando il ventre e fermandosi sul seno che si era già ingrossato a causa della gravidanza.
«Fa l’amore con me, Tony» sussurrò lei e il desiderio gli inondò le vene, esplodendogli nel cervello come una supernova. Ma quando Victoria, desiderosa del contatto con la sua pelle, infilò le mani sotto la sua maglietta per togliergliela, si irrigidì e si scostò. Non si mostrava a torso nudo da quando aveva scoperto quei segni sul suo petto.
A causa della gravidanza, la loro vita intima si era modificata quindi, fino a quel momento, non aveva avuto difficoltà. Ma non poteva permettere che lei lo vedesse e chiedesse spiegazioni di quei segni violacei che si dipanavano a partire da quel piccolo cerchio di luce al centro del petto.
«Jarvis, spegni la luce» comandò e la stanza si oscurò. L’unica luce era quella della luna al di là della grande vetrata che inargentò i lineamenti rilassati di Victoria. Prima che potesse chiedere spiegazioni circa la luce spenta – sapeva bene quanto Tony preferisse la luce accesa per poterla guardare mentre facevano l’amore – si abbassò di nuovo a baciarla, permettendole ora di togliergli la maglia.
Victoria lo trovò effettivamente strano ma quando Tony abbassò il capo, arrivando a lambire con la lingua il seno diventato così sensibile, non pensò più a niente. Stordita dalla passione che lui sapeva scatenare si abbandonò alla sua bocca e alle sue mani.
Fecero l’amore in modo languido e lento, indugiando nelle carezze e nei baci. Victoria era completamente persa in quelle sensazioni, incapace di mantenere la lucidità di fronte al suo romantico assalto.
Molto più tardi, quando ormai la luna aveva fatto un bel tratto del suo percorso nel cielo, quando i respiri e i cuori si calmarono, rimasero abbracciati sotto il lenzuolo a chiacchierare nel buio.
«Vuoi che venga a Los Angeles con te domani?» domandò Tony. «Tanto ormai sono disoccupato» ridacchiò.
«Vuoi fare il paparino che mi accompagna al colloquio?»
«Certo che no! Hai voluto arrangiarti? Ora andrai fino in fondo da sola» borbottò lui. «Io ti aspetterò in un bar in compagnia di un Vodka Martini».
Victoria sospirò, appagata e soddisfatta. «Posso chiederti una cosa, Tony?»
«Tutto ciò che vuoi».
«Pensi che sarei piaciuta ai tuoi genitori?»
Non avevano mai affrontato la cosa e Tony non parlava mai dei suoi. Anche in quel momento l’uomo rimase in silenzio, tanto che lei pensò di aver toccato un tasto dolente.
«Se gli saresti piaciuta? Ti avrebbero adorato, come minimo».
«Com’erano?» chiese, quasi timorosa di portare il discorso su quei binari.
Eppure Tony iniziò a parlare, dapprima con mozziconi di parole e poi sempre più spedito, con la classica parlantina che lo contraddistingueva e Victoria rimase ad ascoltarlo, incoraggiandolo con qualche domanda.
Le raccontò della sua infanzia, della figura di sua madre che il tempo aveva sfocato come se la guardasse attraverso un vetro appannato e di quella dai contorni più definiti di suo padre. Erano morti entrambi vent’anni prima in un tragico incidente d’auto, ma Howard era stato un uomo duro e severo che aveva inciso profondamente l’animo del piccolo Tony, rendendolo il ragazzo problematico che era stato ma contribuendo a forgiare l’uomo d’acciaio che era diventato.
Quando Victoria smise di rispondergli, Tony capì che si era addormentata. Si districò con delicatezza dal suo abbraccio e recuperò la maglietta che aveva gettato sul pavimento. Poi tornò a coricarsi e si assopì.
 
«Allora?» chiese Tony con impazienza non appena la vide entrare nel bar. «Com’è andata?»
Victoria si lanciò nel cerchio delle sue braccia e lui la fece piroettare. Il resto delle persone presenti li guardò con curiosità.
«La Simon & Schuster è interessata al mio romanzo!» esultò Victoria mentre Tony la posava a terra.
«Ah, mia moglie è una scrittrice!» esclamò Tony e poi attirò l’attenzione del barman. «Un altro giro, amico mio. E offro io tutte le consumazioni dei presenti!»
Gli altri avventori ridacchiarono, qualcuno applaudì.
«Raccontami tutto» disse Tony, facendola sedere accanto a sé.
Victoria gli raccontò di come la signora Collins gli avesse manifestato il grande apprezzamento per il suo lavoro. La casa editrice che rappresentava era ben decisa a stipulare un contratto con lei per la pubblicazione della sua prima storia. Secondo loro poteva benissimo diventare una serie di romanzi per ragazzi.
«È fantastico, tesoro» disse Tony, baciandole la guancia.
In quei giorni era ancora più bella del solito. Tony aveva capito cosa intendeva la gente quando diceva che le donne incinte emanavano una particolare radiosità. Il piccolo successo appena ottenuto (il primo di una lunga serie, ne era certo) aveva solo contribuito ad accenderle le guance di eccitazione, ma la donna emanava qualcosa da dentro di sé, qualcosa che la illuminava dall’interno, facendola letteralmente risplendere.
«Ho avuto l’impressione» proseguì Victoria «che fosse prima di tutto interessata al mio lavoro, anche se, ovviamente, c’è la volontà di accaparrarsi la prima opera della moglie di Tony Stark. Ma, se l’istinto non mi inganna, non è la loro prima motivazione».
«È quello che volevi, no?» chiese lui e la donna annuì.
«Esatto. Anche se, quando inizieremo a parlare di soldi, sfrutterò senza pietà il fatto di essere tua moglie. Mi vogliono? Dovranno sudare per avermi!» esclamò e Tony batté la mano sul tavolino.
«Questo è parlare come una vera Stark!» convenne ridendo.
Passarono il resto del pomeriggio gironzolando per Los Angeles. Tony insistette per portarla in Rodeo Drive e spesero una fortuna in graziosi vestitini per la futura principessa Stark.
Quando rincasarono, nella quiete del loro nido sulla scogliera di Malibu, Victoria era esausta ma felice. Dopo cena si rannicchiò sul divano addosso a Tony, guardando senza vederlo uno stupido programma alla televisione e finendo per addormentarsi cullata dal quieto respiro di suo marito.
  
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