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Autore: Clouds_Jas    14/05/2014    3 recensioni
Avete presente quei film dove arrivano i ragazzi con la camminata sexy al rallentatore, gli occhi semichiusi accecati dal sole, la mano nei capelli completamente bagnati e con in dosso solo i jeans? Ryan lo sta imitando perfettamente e io non riesco a staccargli gli occhi di dosso.
Le gocce d’acqua sulla sua pelle nuda perfettamente abbronzata scintillano come diamanti.
Le seguo con lo sguardo: da una piccola ciocca di capelli segue la linea del collo, poi scende sui suoi pettorali perfettamente scolpiti fino ad arrivare agli addominali dove incontrando i pantaloni si frantumano come specchi caduti a terra.
–La maglietta l’hai lasciata a casa con il pudore?–
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Sguscio via dalle sue braccia e raccolgo i jeans sul pavimento ignorando la sua domanda.
Cosa dovrei rispondere “scusa dammi il tempo di riprendermi, tutto questo mi ha offuscato il cervello”? È assolutamente fuori questione.
–Ti ordino di uscire da questo maledetto camerino!– Urlo con voce falsamente piccata.
Potrei giurare di aver visto le sue labbra atteggiarsi ad un sorriso, e una risposta maliziosa far capolino sulla sua lingua, ma, al contrario abbassa la maniglia della porta e mi lascia da sola al buio a riflettere sui miei sentimenti.
Cosa dovrei provare ora? Un senso di enorme fastidio? Eppure, dentro di me, si è creata una gran confusione: la parte più ragionevole sta cercando di prevalere su quella che vuole fregarsene di tutto e tenere stretto Ryan.
Qui non è come decidere tra tiramisù o gelato.
 
Così come i pantaloni tornano a cingermi i fianchi, io torno da lui ormai seccato di aspettarmi.
Sbuffo intristita. –Questo abito ha più zeri di quanti me ne aspettassi. Non avrei mai pensato che un pezzo di stoffa cucito in modo da sembrare carino potesse costare così tanto!– Accarezzo il tessuto delicato con i polpastrelli. –Mi toccherà lasciarlo qui nelle grinfie di chissà quale donna… Probabilmente nessuno lo desidererà più di me! –
Una risata smorzata si fa largo nelle mie orecchie, la sua.
 –Non ridere delle mie sventure! Lo so che ho esagerato un po’ con le parole, amo essere melodrammatica!–
Mi guardo intorno incantata dai colori del negozio, ma nello stesso tempo limitata dai pochi soldi rimasti nel portafoglio, non avrei dovuto comprare tutti quei jeans!
All’improvviso qualcosa attira il mo sguardo. –Ehi, puoi scusarmi un attimo?– Dico volgendo la mia attenzione sul biondo.
Lo vedo allontanarsi fino a scomparire dalla mia vista, e di soppiatto mi dirigo al reparto maschile, agguantando un berretto della stessa tonalità di blu dei suoi occhi.
Mi guardo le spalle nuovamente e noto la figura snella di Ryan parlare con una commessa totalmente ammaliata dal ragazzo. La fulmino con lo sguardo anche se lei non può vedermi e mi trattengo dall’urlarle che lui è solo mio e che deve tenere le sue unghie finte lontane da lui.
La scena si prolunga per alcuni minuti, giusto il tempo di maledire lentamente quella stupida civetta e di sperare che metta un po’ di ciccia su quel suo corpo perfetto da modella. Perché alcune ragazze sono graziose anche vestendo come uno spaventapasseri? Me lo chiedo ogni giorno.
Ryan esce dal locale e io, imbronciata, mi avvicino alla cassa per poi pagare velocemente il berretto facendolo incartare in una bustina rossa.
Infreddolita, chiudo gli ultimi bottoni del cappotto e sguscio via dal negozio.
Mi guardo intorno e lo trovo ad aspettarmi appoggiato ad un tronco di un albero che segue con interesse in miei movimenti.
È davvero possibile che un ragazzo così, a due giorni da Natale, stia passando il suo tempo con me? Con me che non sono mai stata bellissima, a me che sono il suo opposto?
Stingo la busta tra le dita e la avvicino al mio petto, colpita da una fitta di tristezza.
–Ehi. – Dice con un sorriso disegnato sul viso.
Potrebbero nascere i fiori intorno a lui con quell’aria dolce e calda che crea intorno a se soltanto ridendo.
Gli porgo il regalo, esitante. –So che non è ancora Natale, ma… Auguri!–
Lo prende tra le mani e sposta il suo sguardo sorpreso su di me. –Un tempo non dicevi di odiarmi?–
Mi mordo un labbro. –Ehm… Forse ho cambiato idea sul tuo conto. Su, aprilo! –
Tutto concentrato strappa l’incarto e apre la scatola mantenendola con una mano mentre afferrando il berretto con l’altra.
–Okay, volevo regalarti un neurone, ma non potendo ho scelto questo! Magari tenendo il tuo cervello al caldo comincerà a funzionare…– Scherzo io.
Ride, rido e il tempo si ferma in quest’attimo di felicità.
–Ah, che ragazza pungente!– Lo infila sulla testa lasciando scoperta solo una piccola porzione di capelli. –È davvero stupendo. Mi ricorda te: piccolo, delicato e carino.– Con aria felice rovista tra i miei acquisti, allungandomi una bustina sconosciuta. –Anche io ho preso qualcosa per te.–
La afferro, il battito accelerato.  –No. No. No! – Squittisco trattenendomi, ancora una volta, dal saltargli addosso. –Oh mio Dio! Cosa? Non dovevi, il mio era solo un pensierino. Lo sai che sto stringendo tra le dita il vestito più costoso della mia vita?!–
Annuisce con fare poco convinto.
 
–Vieni, ti porto sulla spiaggia. – Sussurra fissando il cielo grigiastro.
Spalanco la bocca impercettibilmente per lo stupore. –Con questo freddo? –
Sposta lo sguardo su di me e gli angoli della sua bocca si sollevano. –D’inverno il mare è molto più bello. Quando non ci sono molte persone intorno  è tutta un’atra storia: è tranquillo, rilassante e in un certo senso anche poetico. –
Una risata sfugge al mio controllo.
–Che c’è? – Chiede divertito.
Prendo una parte delle buste dalla sua mano destra. –Niente, semplicemente non credevo fossi così… zuccheroso.–
–Mi stai sottovalutando un po’!– Si avvicina un po’ più a me sussurrandomi all’orecchio: –Cosa vuoi che faccia ora?–
Arrossisco così, senza motivo, forse per via delle sue parole o per via della vicinanza.
–Voglio sapere qualcosa in più su di te…–
Le nuvole si stanno attenuando e il sole sta quasi per scomparire dietro le montagne.
Sposto un ciuffo capelli dalla mia fronte, pensando ad una possibile domanda.
–Con quante ragazze sei stato?– Chiedo con gli occhi puntati su di lui come se fossimo ad un esame ed io fossi lo spietato professore pronto a mettere un’insufficienza.
–Ci dovrei pensare su… Questa è davvero difficile!–
Aspetto qualche secondo fissando il pavimento sotto di me passo dopo passo.
–Credo una trentina… Non lo so con precisione.–
Aggrotto le sopracciglia. Questo non mi piace, proprio per niente.
–Quindi non le ricordi tutte?–
–No. – Dice lui tranquillamente.
–Come si chiama l’ultima e quanto tempo ci sei stato insieme?–
Mi ferma con una mano chiedendomi di aspettare che il semaforo diventi rosso. Attraversiamo velocemente la strada avvicinandoci alla spiaggia. Ormai il mare è prossimo, posso già vederlo.
–Si chiama Monica ed è stata la mia fidanzata per due giorni.–
Rido amaramente. –Due giorni? Ma davvero?!–
Cerca di prendere la mia mano, ma io lo respingo. –Sakura, lo so che tutto quello che sto dicendo mi sta dipingendo come un mostro, ma non lo sono, okay?–
Facendo finta di soffiarmi il naso soffoco un sospiro.
–Ecco, siamo arrivati. –Dichiara. –Dobbiamo solo scavalcare questo cancello.–
Seguo le sue istruzioni un po’ titubante. –Se ci scoprono qui non succederà niente vero?–
Poggio entrambi i piedi sulla sabbia morbida sprofondando un po’. –Non lo so, anche questo fa parte del divertimento!–
Mi sposto verso la riva con lui al seguito. –Allora cosa sei se non sei un mostro?–
Lo sguardo fisso sulle varie sfumature di rosso del tramonto.
Il rosso carico si sfuma fino a diventare arancione, mentre i margini da un colore simile al viola diventa di un blu profondo, quasi nero.
L’acqua cristallina si infrange poco lontano dai nostri piedi, l’aria fresca mi pizzica le guance e le onde del mare mi riempiono le orecchie con il loro rumore.
–Sono uno stupido schiavo dell’amore, pentito del proprio passato.– Lo guardo e lui guarda me con degli occhi che trattengono lacrime. Lacrime che vengono intrappolate dalle sue folte ciglia. –Sono innamorato di te, Sakura. Ti amo.–
 
Nel 90% dei casi l’amore a questa età è virgolettato, è solo una cotta, sono solo ormoni che si scontrano con altri ormoni.
Non può venirmi a dire “ti amo”  proprio lui: l’esempio perfetto di maschio deficiente che pensa solo a divertirsi. Non può dirlo lui che usa le ragazze come oggetti da collezione. Non può dirlo proprio lui.
Lui che di “ti amo” ne avrà detti miliardi. Non può dirlo con quegli occhi dolci quasi velati dalle lacrime, non può dirlo così perché comincio a crederci.
Ci sto credendo.


Jas is talking!
Hallo! H
oe gaat het? ("ciao! come state?" in olandese).
"Ci sto credendo"... 
Beh, questa è la fine della mia "Fiori di Ciliegio". Mi sento immensamente triste di lasciare così i miei personaggi preferiti. Sono legata a loro essendo questa la prima storia che scrivo.
Non so se questo capitolo abbia deluso le vostre aspettative, ma sinceramente io non amo i finali scontati, dove i protagonisti si giurano eterno amore e buona notte. La mia mente, proprio per questo motivo, ha partorito una fine come un nuovo inizio, perchè la fine è anche questo dopotutto. Con questo non voglio dire che continuerò la storia, eh! Ma chissà! XD
Ora vorrei ringraziare tutti i miei lettori per aver seguito la storia. Un ringraziamento speciale va a Carrots_Curls, la prima ad approvare la mia storia convincendomi a pubblicarla (passate da lei! :D), Maria Elena, una lettrice anonima che ha commentato tutti i miei capitoli con tanto di cuoricini e Smile_Tears (passate anche da lei :D) che è una delle mie prime sostenitrici. 
Un bacione a tutti,
sempre vostra.
-Clouds_Jas





        

Oddio. Mi manca il respiro! *Q*

                  



 
  
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