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Autore: ___Page    15/05/2014    6 recensioni
Con la coda dell’occhio si rese conto che qualcuno si stava avvicinando a grandi falcate. Fece per girarsi a guardare di chi si trattasse quando un grido belluino gli perforò le orecchie.
-RORONOAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-
Un secondo dopo era per terra e qualcosa lo teneva saldamente giù.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Trafalgar Law, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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LA RISSA

 

A Zomi, che mi ha ispirato con “Under the desk”

 


-Ripetilo, se ne hai il coraggio!- I due ragazzi, in mezzo al giardino, si fissavano in cagnesco mentre un drappello di studenti cominciava ad affollarglisi intorno.
-Uhm… a cosa ti riferisci esattamente?- disse il moro con un sorrisetto strafottente sulle labbra
-Ti avverto Trafalgar io…-
-Zoro!- Sanji lo chiamò con una certa urgenza nella voce -Vieni via, sta arrivando qualche professore, probabilmente c’è anche il preside!- aggiunse, ricevendo solo un ringhio del verde in risposta.
-Zoro andiamo!- si intromise Usop. –Lo sai cosa ha detto il preside! Se ti becca questa è la volta buona che ti espelle!-
Il ragazzo si fermò a valutare per un attimo le parole dell’amico senza smettere di guardare in tralice l’avversario, accorgendosi in quel momento di un vociare in avvicinamento. Due professori e il preside si stavano avvicinando. Cazzo!!! Lui e Trafalgar Law si accapigliavano almeno una volta al mese e dopo l’ultima rissa Il preside era stato molto chiaro “Createmi ancora problemi e vi espello.” Ma ammettere la sconfitta era umiliante.
-Zoro dai vieni via!!!- ripeté Usop, dando manforte all’amico biondo che lo incitava a battere in ritirata. Ma il ragazzo non ci pensava nemmeno. Era incazzato nero! Voleva cancellare quel ghigno soddisfatto dalla faccia di Law. Oltretutto era convinto che la frase incriminata non gli fosse sfuggita proprio mentre gli passava accanto per caso. 
Ancora qualche attimo di indecisione, la voce del preside sempre più vicina. Maledetto!!! E va bene per questa volta si sarebbe ritirato ma la prossima gliela avrebbe fatta pagare con gli interessi! Fece per avvicinarsi ai suoi amici quando capì di essere stato riconosciuto dal preside, sebbene ancora lontano e ignaro di chi fossero gli altri studenti coinvolti nella baruffa. Tutta colpa di quello sua stupida, inconfondibile zazzera verde. Merda!!! Era fottuto!
-Beh, Roronoa, allora io vado, ci si vede eh!- fece Law, ghignando a più non posso. Bastardo!!! Era quello il piano?! Aspettare abbastanza perché il preside lo riconoscesse per poi squagliarsela?!
-Roronoa!- il preside, sempre più vicino lo apostrofò, alzando la voce. Il giovane si maledisse per la sua stupidità e il suo orgoglio. Non avrebbe mai, MAI, trovato una scusa abbastanza buona per salvarsi. Ovvero aveva appena comprato un biglietto di sola andata per l’espulsione. All’ultimo anno di liceo, per giunta.
-Idiota, idiota, idiota!- si insultò da solo a mezza voce.
 Improvvisamente la sua attenzione fu attirata da un movimento ai bordi del suo campo visivo. Con la coda dell’occhio si rese conto che qualcuno si stava avvicinando a grandi falcate. Fece per girarsi a guardare di chi si trattasse quando un grido belluino gli perforò le orecchie.
-RORONOAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-
Un secondo dopo era per terra e qualcosa lo teneva saldamente giù.
 

§

 

Cercò di mettere a fuoco il viso sopra di lui, riconoscendo immediatamente una testa di un’interessante sfumatura di rosso, tendente all’arancione. Il viso della ragazza, coperto in parte dalla frangetta, era contratto in un’espressione furiosa. Seduta a cavalcioni sopra di lui, lo sguardo truce, lo prese per il colletto e puntandogli contro il dito indice, minacciosa, gli sibilò a denti stretti:
-Reggimi il gioco…- prima di mettersi a sbraitare senza ritegno.
-Ritira quello che hai detto!!! Ritiralo, brutto…-
-Si… signorina Cocoyashi?!?- il preside era esterrefatto. Continuando a spostare lo sguardo dal verde alla rossa, incredulo, cercava di trovare una spiegazione plausibile a quella situazione, che sembrava scagionare Roronoa, una volta tanto vittima dell’aggressione della compagna. Ma non trovandola si arrese all’apparenza.
-Signorina Cocoyashi! Nel mio ufficio! Subito!- disse, asciutto.
Zoro tirò un colpevole sospiro di sollievo: era salvo!

 

 -Te la sei vista brutta eh amico? Ma sapevo che Nami avrebbe escogitato qualcosa! Per questo sono corso ad avvisarla!-
Rufy parlava saltellando e facendo traballare il lettino dell’infermeria su cui lui e il suo migliore amico stavano seduti. Usop e Sanji erano in piedi di fronte a lui, accogliendo come sempre ad occhi sgranati  uno dei rari lampi di genio del moro. Già chiamare Nami era stata un’ottima idea, pensò la “vittima” dell’aggressione tenendo lo sguardo basso e le mani in tasca. Di certo ad alta voce non lo avrebbe mai ammesso, men che meno di fronte alla mocciosa.  
-Si ma io non ho capito cosa le è venuto in mente… Cioè sicuramente è stata un’idea geniale, altrimenti ora Zoro sarebbe dal preside e non in infermeria ma non ho ancora capito come ha fatto…- fece Usop, pensieroso.
-E’ evidente no? La dolce Nami-swan è una studentessa modello e non rischia l’espulsione per una sciocca bravata. Ma tutti sanno che questa stupida testa d’alga le fa spesso perdere la pazienza…- proseguì, ignorando l’occhiataccia che il compagno gli aveva lanciato -…così ha finto di aggredirlo, per prendersi la colpa e salvarlo dall’espulsione- concluse poi aspirando una boccata di fumo dalla sua onnipresente sigaretta, ignorando il divieto di fumare negli ambienti chiusi.
-Già! E’ proprio così!-
Una voce, molto simile a un ringhio fece impallidire i quattro. Sanji e Usop, di spalle alla porta, si voltarono tremanti. Nami era ferma, gambe divaricate, il pomello della porta stretto in mane e una vena pulsante sulla fronte.
-B-beh, allora n-noi… andiamo… v-vieni R-Rufy…- disse Usop avvicinandosi a Sanji in cerca di protezione.
Uscirono dall’infermeria lasciando da soli i due compagni e richiudendosi la porta alle spalle. Si fissarono con sguardo truce qualche istante prima di esplodere.
-Pezzo d’idiota!!! Ma che ti dice il cervello?!? Ci tiene tanto a farti sbattere fuori???-
-Mocciosa!!! Fatti gli affari tuoi!!!-
-Nel caso non te ne fossi accorto, sono finita in punizione per salvarti il culo, razza d’imbecille!!! Direi che sono anche affari miei ora!!! Sengoku mi ha fritto il cervello per mezz’ora nel suo ufficio!!! E tutto per aiutare un ominide come te!!!-
-Mpf… Nessuno te l’ha chiesto!-
-Ah ma che bel ringraziamento!!!- fece la rossa fuori di sé, mentre muovendosi a scatti e sbattendo ante e sportelli cercava qualcosa negli armadietti dell’infermeria.
Finalmente trovò una boccetta di acqua ossigenata, del cotone e dei cerotti. Staccò un batuffolo di cotone lo imbevve di disinfettante e poi si diresse a passo di marcia verso il lettino dove il verde stava seduto con le braccia incrociate sul petto, guardandola in cagnesco.
-Adesso vedi di stare fermo!- sbraitò per poi iniziare a medicargli il taglio che aveva sullo zigomo. Nonostante l’insospettabile delicatezza della ragazza nel medicarlo, Zoro si ritrasse non appena il liquido entrò in contatto con la ferita.
-Ehi, vacci piano strega!!!-
-Ho detto sta fermo, cretino!!!-
-Mocciosa!- si ritrasse di nuovo -Non ci penso proprio a farmi medicare da te! Chissà quanti soldi mi chiederai poi solo per avermi tamponato un po’ la faccia e appiccicato un cerotto!!!-
-Dimentichi quelli che mi dovrai per l’aiuto che ti ho dato!- disse, tirandogli la lingua.
-Strozzina!!!-
-Cavernicolo!!!-
-Vai al diavolo! Io non ho bisogno di te, non mi serve il tuo aiuto e ti sarei grato se la piantassi di starmi addosso!!!-
Lei lo fulminò con uno sguardo inceneritore e stava per ribattere quando la porta si spalancò di nuovo. Lentamente senza smettere mai di sorridere mellifluo, provocando un’improvvisa follia omicida nel verde, Trafalgar Law entrò in infermeria.
-Non vorrei rovinare questo bel quadretto davvero, ma potrei avere anche io l’occorrente per medicarmi per favore?-  
Senza dire una parola né voltarsi Nami finì di medicare il compagno, appiccicandogli un cerotto sullo zigomo, per poi voltarsi verso il nuovo arrivato. Staccò un altro batuffolo di cotone lo imbevve nuovamente e indicò con un cenno del capo la sedia del dottore, che in quel momento era in pausa.
-Dai siediti- fece avvicinandosi a lui.
Che cosa?!? Lo voleva… medicare?!?!?
Law non se lo fece ripetere due volte. Si accomodò sulla sedia e aspettò che Nami gli si fosse posizionata di fronte in piedi tra la sue gambe lasciate aperte per farle spazio. Il moro sollevò il mento per mostrare l’abrasione che aveva sul collo. Nami si piegò su di lui, appoggiò la mano sinistra sul collo del ragazzo e cominciò a picchiettare con delicatezza. Un profondo ringhio baritonale cominciò a scuotere il petto del verde che, ancora seduto sul lettino, lanciava occhiate assassine a quello stupido scarabocchio tatuato. Non ci mise molto, il moro, ad accorgersi della reazione del compagno e decise di divertirsi un po’. Lo fissò sornione, come un gatto intento a fare le fusa, e sfiorò con la punta delle dita un delle gambe nude della rossa dritta davanti a lui. Lei lo guardò negli occhi, sorpresa. Aveva dei begli occhi, nulla da ridire, grigi e profondi. Aveva fatto cadere ai suoi piedi migliaia di ragazze con solo lo sguardo ma Nami non era il tipo che capitolava per così poco. Tuttavia decise di stare al gioco, vedendo che qualche vantaggio lo portava anche a lei. Con un sorriso malizioso si avvicinò ancora di più al ragazzo che gli sussurrò qualcosa all’orecchio, senza mollarle la gamba, facendola ridere sommessamente. Il volume del ringhio aumentò di un paio di tacche divenendo del tutto udibile e minaccioso.
-Fatto!- Disse Nami buttando il cotone e strofinandosi le mani per asciugare quel po’ di liquido disinfettante che le era finito sulla punta delle dita. Law si alzò e si avviò verso l’uscita.
-Grazie Nami-ya… Roronoa…-
 
-Che ti ha detto?- chiese furente Zoro, non appena la porta di chiuse dietro all’odiato compagno di scuola, facendo voltare Nami verso di lui.
-Come prego?!- chiese la rossa incrociando le braccia sotto il seno.
-Cosa ti ha detto? All’orecchio, intendo…-
-Mmmmmh… non credo che siano affari tuoi…- fece lei avviandosi verso l’uscita.
-Nami!!!- si alzò di scatto dal lettino -Lo sai perché mi sono azzuffato con lui?!?- chiese, agitato.
-Mm-no! Ma non preoccuparti, sono certa che Torao me lo racconterà molto volentieri stasera al nostro appuntamento!-
-A-a-appuntamento???-
-Mmmmhmmm…-
-Mocciosa, non vorrai… non avrai mica accettato di uscire con lui vero?!?-
-Si invece!-
-MA NON PUOI!!!-
-Come prego?!?!?- disse sollevando un sopracciglio.
-NON PUOI USCIRE CON QUEL DEPRAVATO COL PIZZETTO!!! NON PUOI!!! NON TE LO PERMETTO!!!-
-OH MA DAVVERO?!? E COME PENSI DI IMPEDIRMELO??? LEGANDOMI AL LETTINO DELL’INFERMIERIA FINO A DOMANI?!?-
-E’ UN PERVERTITO!!!-
-MEGLIO PERVERTITO CHE CAVERNICOLO!!!-
-CHE COSA?!? NON DIRAI SUL SERIO!!!-
-Si invece!!! A quanto pare a lui non da fastidio se gli “sto addosso” e lo aiuto a medicarlo!!! Quindi ho intenzione di stargli addosso il più possibile, e non in senso figurato!!!- concluse rossa in volta.
Il ragazzo la squadrò un attimo avvicinandosi a lei, suadente.
-E così…- le sorrise con il suo sorriso sghembo, sapendo di farla impazzire -vuoi qualcuno a cui stare addosso…- si avvicinò fino a bloccarla contro il muro, appoggiò l’avambraccio destro accanto al suo viso e la mano sinistra sulla sua vita, precludendole qualunque via di fuga -…ho capito bene?- le soffiò nell’orecchio prima di abbassarsi a baciarla sul collo, senza aspettare la risposta.
-B-buzzurro… mmh… n-non qui… potrehebbero… ah ah ah… sco-oh-prirci…- ansimò, il respiro affannato mentre lui le accarezzava le cosce che spuntavano sotto la corta gonna.
-Ma qui c’è un bel letto comodo…- le sussurrò prima di ricominciare a torturarla, baciandola sul collo, scendendo poi verso il seno, sollevandole la maglietta e sfilandole contemporaneamente le mutandine. Prese un suo capezzolo tra le labbra succhiandolo e mordendolo leggermente, mentre con una mano si spostava sotto la gonna a stuzzicare la sua intimità.
-Oh Kami!-
La ragazza, ansimante e sopraffatta dal tocco esperto del compagno, si aggrappò al suo collo, avvinghiando le gambe intorno alla sua vita e lasciandosi portare sul lettino. Gli sfilò la maglietta e gli si mise a cavalcioni sopra continuando a baciarlo e a gemere. La sollevò, portandola sotto di lui e cominciando ad abbassare la zip dei pantaloni. La guardava. Ansimante e con gli occhi socchiusi, era bellissima.
-Ehi mocciosa…- la chiamò senza smettere un attimo di baciarla e accarezzarla.
-Che… che c’è… ahh!!!- 
-Non ti ho ancora ringraziato per l’aiuto…-
Lei smise di baciargli il petto e sollevò il viso a guardarlo, sorridendo maliziosa.
-Credo proprio che tra poco lo farai…-
-Aguzzina…- disse lui ghignando e baciandole i capelli di fuoco, prima di rimmergersi nel suo collo e nel suo seno.
 

 



Extra:

Erano ancora in infermeria. Sdraiati sul lettino, Nami era appoggiata al caldo petto di Zoro, che le accarezzava la schiena con la punta delle dita  in tutta la sua lunghezza, facendola rilassare divinamente.
-Buzzurro?!-
-Che c’è?-
-Poi non mi hai detto il motivo del perché hai litigato con Torao...-
-Mpf! Niente! Una stupida battuta…-
-Ah!-
-Tutto ok?!-
-Si…-
-Che ti prende?!?-
-Niente… è che mi era parso di capire che la battuta fosse riferita a una ragazza…-
-Si, infatti!-
-mmm…-
-E quindi?!?-
-E.. e quindi… la ragazza in questione ero io?-
-Ma certo che eri tu! Credi che mi metterei a pestarmi con qualcuno per una ragazza che non fosse la mia mocciosa?!-
Lei gli sorrise radiosa.
-Però se la battuta era su di me potresti anche dirmela!- -Mmm… meglio di no!-
-Ma perché che avrà mai detto?!-
-Ma niente di che…-
-E allora dimmelo!-
-No!-
-Buzzurro!!!-
-Ho detto no!!!-
-ZORO!!!-
-Ahia, strega!!! Mi fai male!!! Oh e va bene! Se proprio vuoi saperlo lui… beh ecco… lui si domandava se… se avevi solo i capelli di quel colore o… o anche altri… ehm… peli del corpo… ecco!-

-Nami?! Tutto bene?-
Il viso della rossa era coperto dalla frangia ma Zoro sapeva bene quale espressione avrebbe visto se lo avesse sollevato. Furia, rabbia, ira allo stato puro.
-N-Nami?- non se la sarebbe mica presa con lui eh?
La ragazza si alzò di scatto, afferrò la maglietta e gli slip, che giacevano a terra, ignorando il reggiseno, se li infilò e si precipitò fuori dall’infermeria, scalza, per poi gettarsi di corsa lungo il corridoio.
Ma che diavolo sta facendo?!? Pensò il ragazzo grattandosi la nuca con la mano, un’espressione perplessa sul volto.
Non dovette aspettare molto, fu tutto più chiaro quando il grido della sua mocciosa, che prometteva vendetta tremenda vendetta,  riecheggiò per tutto il piano-terra:
-TORAOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!-
 
  
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