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Autore: Tikal    15/05/2014    6 recensioni
Elisa è una ragazza solitaria, che preferisce affidare i suoi pensieri e le sue storie alle parole di un blog, dove si firma "Hope", speranza.
Una ragazza un po' fuori dal normale, con gli occhi verdi e un ciuffo azzurro, che conosce il potere e la magia delle parole, il loro incanto, affascinante e allo stesso tempo terribile.
Un incontro farà prendere alla sua vita una piega completamente nuova, che la trascinerà in un'avventura a cavallo tra il reale e il fantastico, alla scoperta del mondo nascosto sotto i suoi occhi, un mondo che non aspetta altro che essere scoperto.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
 
– Elisa! – La voce di sua zia la distolse dai suoi pensieri. Abbassò il volume della musica e si avvicinò all’auto, una vecchia Volkswagen color grigio argento targata Varese. Elisa aprì la portiera posteriore ed entrò, gettando lo zaino sul sedile di fianco al suo.
L’interno dell’abitacolo sapeva di vecchio e vissuto, con l’odore pungente dei deodoranti per auto che permeava i sedili.
La donna al volante indossava una maglia nera ed un paio di leggins del medesimo colore, le braccia pallide ricoperte di bracciali di perline che tintinnavano ogni volta che girava il volante.
– Ho visto che quest’estate andrà di moda il nero… – esordì raggiante. Elisa smise di ascoltarla in quello stesso istante. Alzò di nuovo il volume della musica e si concentrò sul paesaggio del paesino che scorreva fuori dal finestrino.
Lorenza D’Angelo, sorella di Cesare D’Angelo, il padre di Elisa, era una donna decisamente eccentrica. Viveva all’estero per la maggior parte del tempo, ma tornava a casa due o tre giorni al mese, per far visita ai genitori e alla famiglia. Aveva i capelli castani, simili a spaghetti, e gli occhi grandi e scuri, non era magra, ma si sforzava di non darlo a vedere. Un tempo doveva essere stata anche una bella donna, ma con il passare degli anni la sua bellezza era sfiorita, lasciando solamente un’ombra di ciò che era stata.
Come molti degli altri parenti, non tollerava molto la nipote, la “pecora nera” della famiglia, il suo carattere abbastanza ribelle ma allo stesso tempo solitario, e tendeva a caricare, sulle sue spalle di quindicenne, pesi troppo grandi per lei.
Quando poi Elisa, in terza media, aveva espresso il suo desiderio di diventare una scrittrice, Lorenza, come la maggior parte della sua famiglia, si era sentita chiamare in causa dalla scelta della nipote, contrastando in ogni modo il suo sogno.
Avevano fatto di tutto per farle cambiare idea, spingendola a lasciar perdere quella malsana idea di provare a seguire i propri sogni, l’avevano demotivata, dicendole che scriveva male, che non sarebbe mai riuscita a combinare nulla di buono, che forse non sarebbe mai nemmeno riuscita a superare gli esami. Ma Elisa era testarda, aveva continuato a scrivere nonostante la sua famiglia le andasse contro, ed era uscita più forte da quella esperienza. Come una lama, forgiata nel fuoco e temprata nell’acqua, Elisa non si era arresa, ignorava le critiche dei parenti, gli scherzi dei cugini, e continuava, in segreto, a seguire il suo sogno.    
Si era costruita una maschera di indifferenza e sicurezza, lasciando che ogni cosa le scivolasse addosso, aveva accettato, seppur a malincuore, che i suoi genitori la iscrivessero ad un liceo scientifico, perché pensavano di poterla distogliere dai suoi obbiettivi.
Aveva accettato la sconfitta fiera, o almeno così la gente credeva, ma aveva voluto lasciare un ultimo segno dei suoi sogni, e così, al tema scritto della prova di italiano, era tornata a casa con un bel nove.
I suoi genitori avevano creduto che mandarla in quella scuola sarebbe stata la cosa migliore per tarparle le ali, ma si sbagliavano.
Elisa era rimasta affascinata da quella scuola sin dal primo giorno, aveva qualcosa che la stregava dal primo all’ultimo mattone. I banchi, vecchi e ricoperti di disegni e scritte, testimonianze di scorci di vita vissuti all’interno di quelle vecchie classi dai muri scrostati, le persone che percorrevano ogni giorno i corridoi, creando ogni volta la loro storia.
Elisa era affascinata dalle persone, ognuna di loro aveva una storia da raccontare, e lei non aspettava altro che sentirla.
Quella era la scuola che faceva per lei, lo aveva sentito dal primo giorno in cui vi aveva messo piede, la scuola delle persone perennemente indecise, quelle persone che non sapevano ancora che fare della propria vita, ma che non se la sentivano di escludere tutte le possibilità fino all’ultimo. Si era iscritta al giornale della scuola, scoprendo anche la passione per il giornalismo, e quell’anno aveva aperto il blog dove pubblicava le sue storie, in barba a tutti i suoi parenti; quella, era stata una delle sue più grandi soddisfazioni.
 
Il profilo famigliare delle case le scorreva davanti agli occhi, che lo osservavano distratti e disattenti. La mente di Elisa vagava, rilassata dal monotono borbottio delle parole di Lorenza, che le arrivavano distanti e smorzate dagli auricolari che aveva nelle orecchie. La sua fantasia volava, toccando luoghi mai sfiorati da uomini; senza nemmeno dare molta retta al testo della canzone, Elisa tamburellava, seguendo una melodia che suonava nella sua mente, sulla portiera della macchina.
L’auto passò di fianco ad una vecchia casa abbandonata da anni con le assi di legno inchiodate alle finestre e le erbacce che crescevano rigogliose nel giardino. Elisa chiuse gli occhi e lasciò andare l’immaginazione; quando li riaprì, al posto della casa sorgeva un antico maniero dalle spesse e alte mura, da cui provenivano strani lamenti e grida, e sopra cui si concentravano delle nubi scure.
La ragazza sorrise, immaginando la storia che quel vecchio castello poteva celare mentre la strada scorreva veloce. Fuori dal finestrino si susseguivano case, palazzine e giardini che ai suoi occhi assumevano magicamente forme diverse. Era divertente vedere la realtà trasformarsi e piegarsi a un suo comando, assumendo qualsiasi forma lei volesse.
– Siamo arrivati. – l’auto frenò davanti all’entrate di un grande edificio che un tempo doveva essere stato color giallo limone, ma che con gli anni si era scurito. Elisa aprì la portiera e scese dalla macchina, la cartella in spalla. Dietro di lei sentì l’auto ripartire senza che sua zia si fermasse a salutare. Meglio così, andava già bene che lei e i suoi parenti non cercassero di strangolarsi a vicenda ogni volta che si vedevano, non voleva essere in debito con loro più del dovuto.
Gettò di sfuggita un occhiata al display del telefonino che segnava le otto meno cinque, ed entrò.

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Angolo autrice

Pubblico oggi il secondo capitolo perché altrimenti domani non riesco a metterlo.
Questo secondo capitolo è molto breve, me ne rendo conto, ma è di passaggio e serve per capire un 
po' di più il personaggio di Elisa ed una parte della sua storia.
La sua famiglia è anche uno dei motivi, ma non il più importante, per cui lei è così solitaria,
ma verrà spiegato più avanti.
Premetto che sono già molto avanti nello scrivere la storia e spero che piaccia a voi come a me piace scriverla 
e ai miei amici leggerla (i miei compagni si sono autoinvitati a leggere le mie storie ed io sto impazzendo)
Il cognome di Elisa non è un riferimento casuale a un certo personaggio di una certa saga di cui qualcuno è 
innamorata... ;) 
Comunque. Vi avviso che i primi capitoli servono principalmente per inquadrare il 
personaggio di Elisa e l'ambiente in cui si muove, e che la trama vera e propria sarà spiegata bene penso nel quinto capitolo 
da un personaggio speciale... (la smetto, altrimenti rischio di raccontare ogni cosa)
Mi scuso se non ho risposto alle recensioni (tre recensioni al primo capitolo, TRE!!!) ma, come ho già detto è un periodo piuttosto incasinato, ma ringrazio comunque le tre persone che hanno recensito e vi sono infinitamente grata di aver speso due minuti per dirmi cosa ne pensate e vi dico che c'è una ragione ben precisa se Elisa si firma Hope ;)
Bene, penso di aver detto tutto, se non sono stata chiara su qualcosa non esitate a chiedere.
Hope
(nel frattempo, se la richiesta è stata eseguita, ho cambiato nickname) 
Quinidi alla prossima settimana,
Hope


 
   
 
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