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Autore: trullitrulli    28/07/2008    5 recensioni
Il suo unico talento era uccidere; amava sentire le ossa cedere, il sangue stillare dalle suture con l'imposizione delle sue mani. Una schiava di razza nobile gli cambierà la vita con un incantesimo, la sua maledizione...questa è la loro storia.
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bulma, Vegeta
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Scusate ancora per la lunghezza del capitolo, ringrazio tutti quelli che recensiscono e che leggono e anche chi ha messo la storia tra i preferiti^^ ricordate che sono in possesso di armi letali ( nel caso non si fosse capito era una minaccia) (se se come no nd voi) (-_-'nd io) 

-Sua eccellenza Freezer-
La voce del suo devotissimo soldato non lo indusse a volgere lo sguardo verso di lui, non occupando una posizione abbastanza importante tra i suoi eserciti, e non godendo di abbastanza considerazione da parte sua per essere reputato degno di una tale grazia si limitò a annuire scocciato.
Interpretando correttamente quel grugnito come un esortazione a parlare subito e in fretta il soldato si schiarì la voce e iniziò.
-Il “principino”- nome che avevano appioppato alla più giovane e promettente recluta nelle legioni più importanti del padrone, chiara presa in giro riferitasi al suo sangue reale e al trono perduto di una terra ormai conquistata - ha completato la vostra richiesta e qui fuori c’è un vostro collaboratore che desidera conferire con voi per…-
-Fallo entrare-
-Si signore-
Infilò il portone laterale della sala. 
Mentre l’uomo sul trono stava degustando del vino la stessa porta si riaprì e la sala venne attraversata da un barbaro alto dai capelli intrecciati in una lunga treccia con fili verdi.
Si prostrò ai suoi piedi inginocchiandosi dietro di lui, se bene non potesse vederlo.
-Ebbene?-
-è andato tutto magnificamente, il principino diventa ogni volta più forte-
-mmmm…-
Un breve attimo di silenzio.
Freezer lentamente fece oscillare la superficie del liquido muovendo leggermente il bicchiere, forse attendeva qualcosa, si aspettava che la sua spia avesse continuato descrivendo minuziosamente ciò che era accaduto durante la battaglia al fiume, nulla di ciò venne proferito, ma Zarbon non rimase muto.
-Posso sapere perché avete tanto a cuore la sorte di Vegeta? Perchè vi interessa essere informato dei suoi progressi, quel ragazzino ha appena quindici anni ma sembra che sia sempre la chiave fondamentale per ottenere il successo durante le operazioni militari-
Seguì un altro, più lungo, attimo di silenzio in cui Zarbon rimase a chiedersi se avesse fatto una domanda inopportuna e, nel qual caso, quale sarebbe stata la punizione inflittali.
-Ti ho mai raccontato delle leggende del popolo dei Sayan Zarbon?-
Zarbon rimase per un attimo interdetto, ma rispose.
-No mai-
Freezer si voltò e si alzò dal trono.
-Ve ne sono due di fondamentale importanza, le restanti sono futili-
Camminò avanti e indietro nervosamente.
-Devi sapere che, molto tempo fa, il popolo Sayan; la rozza razza da cui discende il nostro prezioso principino, si contraddistingueva non solo per la sua forza ma anche per una singolare bizzarria:…una coda.

 

 
Camminando per i corridoi con l’imponenza e l’austerità di un re il quindicenne guardava dritto davanti a se ignorando gli sguardi divertiti dei militi.
Cosa  mai aveva di tanto ridicolo?Forse trovavano ridicolo essere dei combattenti validi a solo quindici anni? Forse ancora non si rendevano conto che lui era molti gradini sopra di loro? Ma la cosa, ancora, non importava.
Ancora non sapevano…
Ancora non sapevano che rispetto all’esiguo numero di combattenti che loro avevano eliminato nella precedente battaglia lui ne aveva uccisi infinitamente di più.
Ancora non sapevano che il suo sangue non doveva
mai , per la loro incolumità, essere oggetto di scherno.
Ancora non sapevano che la loro forza paragonata alla sua era modica se non trascurabile.
Ancora non sapevano quanto lui fosse pericoloso…non lo sapevano, ancora.
Si sentì frenare da una mano che gli afferrò il braccio, guardò la mano non il suo interlocutore.
-ehi principino, vuoi una parata per il tuo trionofo?- suggerì in una chiara frase di scherno.
Seguirono scoppi di risa in tutto il corridoio.
Vegeta rimase impassibile, non una parola tra tutte quelle derisorie sulle bocche dei soldati era riuscita a smuovere una fibra del suo corpo.
Non aveva corrugato la fronte ne il suo sguardo si era incrinato in un espressione amareggiata o offesa, era come sempre indicibile.
Continuava a fissare la mano che ancora non si era staccata dal suo braccio.
-Che ti prende moccioso? Sua altezza non condivide la mia idea?-
Vegeta non si mosse, ma finalmente parlò.
-Ti consiglio caldamente di levare la tua manaccia dal mio braccio-
Il soldato sorrise divertito dal tono minaccioso del giovane.... ancora non sapeva.
-Certo, non sia mai che noi oltraggiassimo il principino- disse rivolto a tutti i suoi compagni e spettatori della scena staccando la mano da Vegeta.
Un frazione di secondo dopo il ragazzo si voltò verso di lui, lo squadrò da capo a piedi; era un energumeno incapace, di un altezza impressionante con un’ ispida barba rossa.
-Muori- gli augurò Vegeta secco, quasi in un sibilo sadico arricciando i lati della bocca in un ghigno.
Il soldato guardò il ragazzo dall’alto verso il basso, scoppio a ridere e mise il palmo della mano sulla testa di Vegeta appiattendo la sua folta capigliatura e scompigliandogliela.
Poi si rivolse a tutti i presenti guardandosi intorno.
-Ma lo avete sentito?Il moccioso mi ha forse minacciato? Principino non credi di aver azzardato una mossa rischiosa-
Vegeta a quelle provocazioni non cambiò la sua espressione, rimase divertito dalla stupidità di quel colosso e
della leggerezza con cui firmava la sua condanna a morte.
-Stai ancora parlando?-
La spada si mosse velocemente in direzione del suo ventre affondando nella parte destra di questo, penetrando nella carne.
Strinse la presa sull’elsa conficcata nelle membra del gigante e la rigirò per rendere la sua veloce agonia più dolorosa.
Sfilò l’arma e lo statuario omone cadde all’indietro con lo sguardo vitreo puntato al soffitto.
Un chiazza di sangue si allargò sotto il corpo.
La spada era puntata avanti e passava alla gola di un soldato all’altro.
-Chi di voi vuole aggiungere qualcosa?-
Gli altri, che avevano riso di gusto alla sceneggiata fatta dal compagno indietreggiarono ammutoliti, non osando neanche respirare.
Vegeta ripose la spada nel fodero.
-Bene-
Riprese a percorrere il corridoi a grani falcate, sotto lo sguardo atterrito di tutti.
Presto il soprannome “ principino” e le risa che accompagnavano quel nomignolo ogni volta che veniva pronunciato scomparvero lasciando posto al terrore.

 

 

 

***

Gli esploratori si aggiravano insicuri nel territorio della foresta, la descrizione del soldato che aveva assistito al massacro corrispondeva alla
figura di un fantasma onnipotente e malvagio che si aggirava sicuro e imbattibile tra gli alberi, muovendosi agilmente, sebbene aiutato da un’arma, il cui unico scopo era spezzare vite.
Il capo, in testa, in groppa ad un cavallo, tirò le briglie per accostare alcuni corpi insanguinati.
-Signore perché non andiamo via?- suggerì uno che già stava indietreggiando di alcuni passi.
-Nemmeno per sogno, io procedo, tu, pavido, vattene se vuoi, non ci sei di alcun aiuto-
Non un ombra, nemmeno di un animale, o il suono del canto di un uccello avevano rotto l’immobilità della foresta… neanche il vento.
Il silenzio era inquietante.
Un urlo disumano arrivò all’esercito.
Il cavallo di colui che guidava i fanti cominciò ad agitarsi nitrendo spaventato.
-Soldati!- chiamò il comandante in testa.
-Ci siete tutti? Qualcuno è stato ferito?-
Uno di loro, quello più vicino, si mise a contare le unità del piccolo battaglione.
-Quelli che sono venuti con noi ci sono, sono tutti qui-
Ad urlare era stato un altro.
-Comandante, venga, venga-
-Cosa è successo?-
-Abbiamo trovato un uomo, è ancora vivo-
-Fa parte dei ribelli?-
-No signore non l’ho mai visto prima, sta delirando nel sonno, sta urlando!-
A confermare le parole del soldato fu un altro straziante urlo seguito da gemiti e dal chiaro rumore di un respiro ansante.

***

 
-Oh Bulma sono così felice che tu sia tornata-
Bulma si vide arrivare i genitori piangenti incontro, sua madre si avvinghiò a lei stringendola in un abbraccio protettivo più forte che poteva e piangendo ancora le sue ultime lacrime per lei.
-Tesoro non sai quanto sono stata in pena per te, credevo ti avrebbero trovata delle bestie feroci, o peggio…i soldati, oh chi sa come hai sofferto- continuò a vaneggiare, troppo felice di aver ritrovato la figlia.
Bulma la strinse di più a se, anche se la stava abbracciando talmente forte da mozzarle il respiro aveva troppo cuore per staccarsela di dosso, sapeva quanto erano stati ansiosi di rivederla e quanto erano preoccupati per la sua incolumità, non se la sentiva di rinnegare il loro affetto e i loro amorevoli gesti.
-Va tutto bene mamma, non mi è successo niente- la rassicurò.
Si staccò da lei per squadrarla da capo a piedi; notò l’abbigliamento umile, la bianca veste ridotta a un pezzo di stoffa sgualcito, insufficiente per ripararla da gelido inverno che già si preannunciava e per nascondere le sue armonie ad occhi indisceti.
Storse il naso nel costatare che la sua pelle nivea emanava uno spiacevole odore di terriccio bagnato e, ad una attenta analisi, risultava macchiata di quella sostanza densa e marrone e pure le vesti, che conservavano qualche traccia di sangue raggrumato tra le pieghe, erano spoche.
-Tesoro ma sei un disastro, devi cambiarti-
Bulma gettò uno sguardo al pezzo di stoffa che le rimaneva al posto del chimono e la sua faccia si contrasse in una smorfia di disgusto nel notare la fanghiglia intrisa nella sua pelle.
-Vedrai che dopo un bagno caldo dimenticherai tutto di questa orribile esperienza- disse scostandole una ciocca di capelli, anche questa imbrattata di fango, dagli occhi.
Cinguetto un paio di moine su quanto fosse felice che la sua adorata figliola fosse tornata e su quanto in quell’accampamento girassero ragazzi così affascinanti nelle loro armature in bronzo e Bulma, suo malgrado la stette ad ascoltare.
Chissà come doveva essersi sentita sola durante la sua assenza, e chissà ora come era felice di poterla riavere accanto a se, se ora lei l’avesse rimproverata per la sua frivolezza o per commenti poco opportuni su ragazzi piacenti che passavano lungo il loro cammino si sarebbe mortificata nel vederla così mal disposta nel rivederla e nel passare del tempo con lei.
La coscienza le impedì di interromperla mentre farneticava riguardo a Goku, di come fosse stato coraggioso in quegli ultimi giorni, di come avesse guidato bene le sue truppe, poi infilò in quel discorso il nome di Chichi e
Bulma rizzò le orecchie, ora interessatissima.
-… quella ragazza è così dolce, dovevi vederla quando Goku l’ha portata qui, era terrificata, tutta imbrattata di caligine, con i vestiti mezzi stracciati…- un flusso di parole venne elargito nei seguenti minuti, Bulma continuò ad ascoltarlo per cogliere altri particolari sulla vita nell’accampamento e su Chichi.
-…e poi trovo che lei e Goku siano una magnifica coppia, oh devi vedere come arrossisce mentre parla con lui, è adorabile…-
Bulma rise nel scoprire la passione che Chichi aveva per Goku.
Si, in effetti, sarebbero stati una splendida coppia.
-…Ha tanto insistito per aiutarci in tutti i modi possibili quella cara ragazza, si è anche premurata di cucinare per tutta la legione del nostro Goku, eh si… lei si merita proprio un bel ragazzo come lui- lanciò una distratta occhiata a Bulma per capire se stesse ascoltando e fu lieta di constatare che;si, stava ascoltando.
-Beh come dicevo, quella poveretta diceva di essere arrivata dal castello, Goku l’aveva sottratta a un guerriero
salvandola da fine certa, tu la conoscevi cara?- rivolse nuovamente lo sguardo verso Bulma che ora fissava il pavimento.
-Bulma mi stavi ascoltando?-
-Umh…si, si mamma, parlavi di… un guerriero-
-A proposito- cinguettò maliziosa e abbassando i toni della sua acuta voce – ho sentito dire, dal nostro Goku, che ti hanno trovata con uno dei soldati in atteggiamenti…
svenevoli …-
Bulma arrossì fino alla radice delle prime ciocche di capelli azzurri.
-…era affascinante?- le chiese sussurrandoglielo in un orecchio e concludendo con una risatina appena trattenuta.
Bulma colma di indignazione rivolse alla madre un occhiata irosa e offesa, divenendo più rossa che mai.
Possibile che le importasse di più che il soldato che aveva probabilmente goduto di lei per alcuni secondi fosse attraente più di sapere se lei stesse bene?
-Mamma- la rimbeccò lei –Ti sembra il caso?-
-Tesoro stavo solo chiedendo- si discolpò lei con il suo più radioso sorriso.
-In ogni caso si dice che costui sia un demone maligno che ora si aggira furioso per la foresta-
Scostò la tenda della sua stanza.
-Esagerati-
La signora Bunny diede istruzioni a un paio di ancelle di portare un catino ramato nella tenda e pochi istanti dopo queste tornarono con ciò che aveva chiesto.
Lo fece riempire d’acqua calda e di essenze profumate.
Bulma annusò l’aroma che emanava il liquido, ricordava che, quando era ancora nella dimora del tirannico
Freezer, si lavava semplicemente con un secchio di acqua del pozzo e ricordava quando era lei che doveva preparare i bagni al suo padrone.
Non metteva essenze ne altro, semplicemente si assicurava che l’acqua fosse abbastanza calda e svuotava il catino di quella sporca una volta finito, osservandone il colore che aveva assunto, a volte addirittura rosso.
Venne spogliata dei suoi stracci e si immerse completamente nel bagno caldo aiutata dalle serve.
Le osservò; avevano delle facce indecifrabili, vuote.
Era assolutamente normale tutto ciò per loro, svolgevano il loro compito noncuranti.
Improvvisamente si sentì indegna di tutto quel lusso e le allontanò mentre si accingevano a lavarla.
Cercò di mantenere un tono stizzito e imperioso ma la sua voce si incrinò a metà della frase quando vide la faccia mortificata delle due.
-Faccio da sola, grazie-
Una volta finito venne ricoperta da un panno bianco.
Se bene la madre le avesse fatto vedere una lunga fila di abiti sfarzosi decorati con pizzi con circa tre strati di gonne e ornati di perle ai bordi della generosa scollatura che erano riusciti  a salvare nel marasma generale, durante la loro fuga, lei li scartò tutti.
Frugò tra l’insieme degli indumenti in cerca di qualcosa di più sobrio, trovò quel che cercava.
Sebbene l’idea di vestire di nuovo con eleganza la allettasse non poco scelse alcuni abiti semplici per passare inosservata quando sarebbe andata in giro per la base: una camicia bianca con una lunga semplice gonna blu e delle scarpette comode prive di zeppa o tacchi.
Tenuta molto simile a quella che indossava quando si recava sui monti Paoz.
Una volta pronta la madre dubbiosa, con una mano sul mento, sospirò.
-Non capisco perché vuoi andare in giro in questo modo, sei così avvenente con tutti quegli abiti-
Bulma sorrise furba.
-Mamma- disse calma con un sorriso il suo sorriso malizioso – Io sono avvenente qualunque cosa indossi- concluse ridente  e si sistemò una scomposta ciocca di capelli azzurri incamminandosi verso l’uscita.
Una volta scostato il telo un ruggito, accompagnato da un improvviso e violento spostamento d’aria fece vacillare alcune tende non molti metri più in la, alcune donne, con i vasi dell’acqua sulla testa si gettarono a terra con le mani sulla nuca per proteggersi dalla causa di tanto trambusto.
Un paio di possenti ali blu grigiastre si spiegarono provocando una seconda raffica che stavolta travolse una più vasta area riuscendo a far prendere il volo a qualche tendone li in mezzo.
-ehi- irruppe la voce scocciata e tediata di un soldato –dite a quell’idiota di Goku che se vuole tenere quella bestiaccia deve badarci bene, se non vuole che qualcuno ci rimetta le penne- urlò ancora più astioso con le mani a imbuto sulla bocca per farsi meglio sentire dai compagni più distanti.
Quattro tendoni più in la un altro urlò di rimando.
-Ma non è quello di Goku, ieri ne è entrato un altro, è da un paio di ore che non ne vuole sapere di stare fermo, quella specie di lucertola-
Bulma corse nella direzione dove provenivano metallici suoni di catene che sbattevano sul terreno e dove un gigantesco drago si innalzava di qualche metro dalla terra ferma strattonando gli anelli dello strumento a cui era vincolato e che lo trattenevano.
Per quanto dalle sue fauci guizzasse fuoco il ferro non si piegava o ammorbidiva.
In preda alla rabbia dovuta alla sua impotenza e alla libertà privatagli l’essere scalpitava e sbatteva le poderose ali in preda all’ira.
Un terzo ruggito venne emesso dall’essere, accompagnato da uno sbuffo che fece guizzare qua e la qualche scintilla.
-Attenti se non lo fermate quel coso ci distrugge la base-
Bulma si avvicinò ancor di più per appurare che fosse il suo amico drago, incrociò i suoi occhi gialli dalle pupille strette come quelle di un gatto e le si illuminò lo sguardo.
-Drago!!!Drago sono Bulma-
Alcuni dei reparti osservavano la ragazza che tentava di comunicare con il drago in volo sbracciandosi e agitando le braccia per salutarlo.
-Sei matta, levati di li, quella lucertola ti fa arrosto-
Bulma indirizzò ai suoi interlocutori un’occhiata scocciata.
-Drago, drago-
Il drago sentì un vociare confuso sulla terra ferma, tra tutte le voci di uomini forti che urlavano ne distinse una particolarmente acuta, inconfondibile.
Una ragazza agitava le braccia in segno di saluto, chi stava salutando? Lui?
Le sue ali frustarono l’aria con meno vigore ed iniziò a scendere di quota.
I suoi occhi gialli dunque poterono meglio distinguere tra quella che per lui era marmaglia la figura della ragazza schiava dai capelli azzurri.
Appena fu a qualche metro dal suolo le ali cessarono definitivamente di sbattere e con il suo peso considerevole ricadde al suolo provocando una piccola crepa sul terreno.
Una lieve scossa fece rovesciare il marasma che si agitava sotto di lui, la ragazza compresa.
Bulma si tirò su insieme a tutti gli altri e si mosse nella sua direzione correndo ad abbracciarlo.
Non appena provò a sfiorarlo lui si scostò, sempre indignato dalla sua confidenza.
Bulma capì che forse aveva compiuto un gesto un po’ azzardato, conosceva la suscettibilità del suo amico rettile.
-Drago sono così felice che tu sia qui, non sai quanto sono stata in pensiero-
Lodrion abbassò il muso in modo da trovarsi alla stessa altezza della ragazza emise un verso animale e vagì un po’, Bulma sorrise.
I soldati frattanto si guardavano interrogativi non capendo; quella ragazza intendeva il drago se bene in quei suoni bassi e bestiali loro non vi trovassero alcun senso.
-Ti abbraccerei se tu non fossi così cocciuto- disse Bulma interrompendo i mugolii del drago.
Sorrise.
Il colosso si rizzò di nuovo in piedi e prese a strattonare nuovamente la catena indicando un’ uscita sul confine est con il muso .
La ragazza scosse la testa
-Non posso liberarti-
L’essere alato bramì contro Bulma poi riprese a indicare il portone est.
-Scusa drago ma nessuno ti ha più lavato da quando sei scappato?- lo punzecchiò lei.
Lodrion sdegnato continuò a ruggire con più convinzione.
Bulma assunse un espressione allucinata, come aveva fatto a scordarsene?
-Drago, drago- urlò allarmata per sovrastare i suoi ruggiti.
-Dov’è Vegeta?Tu lo senti, dov’è Vegeta?-
Il drago non si fermò, anzi, continuò a sbraitare con maggiore convinzione.
-Che hai drago? Mi dici che hai?- lo supplicò Bulma tentando di tirarlo con la catena.
Un’ ennesimo strepito bestiale e selvaggio attraversò il campo: il drago non accennava a smettere, il frastuono era divenuto intollerabile, molti uomini riuniti per assistere alla insolita conversazione tra ragazza e mostro, allarmati, impugnarono le armi credendo che il drago avrebbe attaccato da un momento all’altro.
Un carro che stava entrando proprio dalla porta verso cui Lodrion avrebbe voluto sfrecciare fu per essere rovesciato dalle folate di vento provocate dalle ali dell'essere che continuavano a fustigare l’etere.
Non accennò a smettere, ma cambiò il suo obbiettivo, che divenne il carro.
Cominciò a tendere gli anelli del vincolo che minacciava di cedere a tale furia.
Bulma continuava ad agitarsi e a supplicarlo di smettere ma il drago continuava incrollabile e saldo a ruggire contro il carro.
I cavalli si erano imbizzarriti e il conducente faticava a tenerli a freno.
Uno di questi si era già impennato e l’altro scalpitava nervosamente alla vista di quella lucertola troppo grossa.
-Mandate via quel carro, diamine mandatelo via- urlò Bulma che aveva capito l’obbiettivo di
Lodrion.
Il conducente, spaventato anch’ egli, obbedì e frustò i cavalli per farli fuggire velocemente.
-Drago piantala, se ne è andato, se ne è andato calmati-
Il drago non si calmò, seppur con meno vigoria continuò a sbuffare e tirare la catena.
-Ma di che avevi paura scusa? Era solo un carro-
Il drago strepitò contro Bulma minaccioso.
-Va bene vado a controllare, ma non darmi ordini, sei tu quello legato qui e io non sono più una schiava-
Lodrion spazientito la spinse con il muso intimandole di fare in fretta.
-Calmati sto andando, sto andando-
Poche tende più in la, il soldato stava strigliando gli stalloni.
Riconoscendo la ragazza che prima era accanto al drago la salutò cordialmente.
-Salve, mi avevano avvertito che la principessa era graziosa-
Bulma accolse l’elogio sorridendo con falsa modestia.
-Oh grazie, è troppo gentile-
Leggermente nervoso l’uomo continuò a spazzolare i cavalli.
-Quel bestione prima o poi ci farà lasciare le penne, me lo sento, prima o poi mi prenderà un colpo nel vederlo li, ed è solo un giorno che sta con noi, non bastava quello di Goku, adesso ci si mette pure quel coso-
Bulma sorrise comprensiva, anche se il soldato sembrava sfogarsi parlando  più a se stesso che a lei.
-Sembrava molto interessato al suo carro-
Per un attimo seguì il silenzio, Bulma osservò distrattamente i guerrieri che avevano accompagnato il  mezzo; erano decisamente troppi per sorvegliare un trasporto idoneo solo a portare viveri.
-Doveva avere fame- continuò lei.
Il soldato intuì il suo ragionamento e sembrò quasi rallegrarsi.
-Ma qui dentro non ci sono cibarie- era stranamente troppo felice nel pronunciare quella frase.
-Allora che cosa ci facevate nel bel mezzo della foresta con…-
-Ehi tu-
Un paio di uomini, che avevano tutta l’aria di essere ufficiali accostarono il trasporto.
La ragazza li osservò.
Il primo era basso con la pelata che luccicava alla poca luce che riusciva a bucare le nubi e l’altro, incredibile ma vero, era dotato di un terzo occhio leggermente al centro della fronte sopra gli altri due, e più grande degli altri.
Bulma inorridì lievemente, notò che era anche egli pelato, molto più alto del primo ed egualmente robusto.
Distogliendo l’attenzione dall’insolita mal formazione del primo cercò di spostare, perché non si accorgesse che lo stava fissando e per salvare la faccia, l’attenzione sul secondo componente del duo
osservandolo meglio e riconoscendo in lui la figura di…
-Crilli-
-Bulma!!!-
Smontò velocemente da cavallo e tentando di destreggiarsi con il peso dell’armatura che gli gravava addosso abbracciò l’amica.
-Ti hanno trovata-
-Già, faticavo a riconoscerti con tutto quel bronzo- lo schernì la principessa.
Crilli arrossì.
-E già, a mali estremi, estremi rimedi, sai occorreva man forte all’esercito e così…-
-Interrompiamo un secondo i convenevoli, Goku vuole sapere se l’avete trovato- irruppe nella conversazione l’altro che smontò da cavallo.
-Tensing- lo salutò il conducente –sono fiero di annunciarti che la pattuglia di esplorazione ribelle l’ha trovato, Riff ti sta aspettando nel tendone; era preoccupato-
-Cosa ha trovato?- chiese Bulma.
-Perfetto- continuò l’altro ignorando la domanda della ragazza.
-Meno male- disse Crilli.
-Chiamatelo allora- continuò il conducente, riferendosi a Goku.
-Insomma mi dite cosa avete trovato?-
Crilli mise una mano sulla spalla di Bulma tentando di placare la sua ira sul nascere.
-Appena arriverà Goku lo saprai-
Poco dopo arrivò su un cavallo Goku, spogliato dell’armatura con adosso la sua solita casacca da contadino, a vederlo così non si sarebbe mai detto un guerriero se non per la spada che gli pendeva allacciata al fianco.
-Buon giorno a te Goku- fece la principessa indispettita poiché l’amico l’aveva completamente ignorata e aveva preso a parlare con alcuni dei cavalieri che avevano condotto il carro fino alla base.
-Ah ciao Bulma- la salutò con un sorriso lieto allargando le braccia e abbracciandola pure lui.
-Sono felicissimo che ti abbiano trovato- disse sinceramente – non sapevi quanto erano in pena i tuoi genitori e anche Chichi era preoccupatissima… e poi Yamacha…si stava strappando i capelli -
Bulma annui poco interessata.
-Non mi hai visto durante l’incendio? Ti stavo inseguendo ma sei riuscita a seminarmi- fece allegro come se si fosse trattato di tanto tempo fa e come se lei non avesse rischiato di bruciare assieme al castello.
-Mi dispiace-
-Vieni nella tenda di tuo padre- disse indicando uno degli alloggi apparentemente uguali agli altri con il pollice della mano puntato dietro di se -li dobbiamo decidere come procedere, potresti esserci utile, avrai sentito qualcosa durante la tua permanenza…-
-Che c’è la dentro?- chiese indicando con un cenno del capo la carrozza mal messa cogliendo Goku alla sprovvista
Il grosso carro era al lato della piccola stradina contornata ai lati dagli alloggi.
-è roba che deve ritornare nel casale, e mi raccomando- disse ora rivolto ad altri uomini che armeggiavano con il lucchetto della porta del mezzo -ricordatevi di mettere del metallo più resistente- continuò sempre col suo infantile e spensierato sorriso.
Una volta che vide le due ante della porta aprirsi si diresse decisa verso i soldati e li scostò bruscamente con un rapito gesto delle braccia sperando che si facessero da parte subito.
-Ehi ragazzina che diamine vuoi fare? Non si scherza con questa roba-
Bulma ignorò palesemente il loro commento e decise di risparmiarli la scenata; ci avrebbe pensato poi ad avvertirli che lei era la principessa e a pretendere le loro scuse.
Nell’ombra dell’angolo più lontano vide assopita una figura che sulla sommità del capo aveva una capigliatura a lei molto famigliare, vestita di un armatura non troppo pesante con in vita una spada sanguinolenta.
Giaceva immobile con la testa reclina verso il basso.
Fece un salto per entrare all’interno della piccola stanzina, inciampando in alcune casse.
Il corpo addormentato era stato gettato su alcune catene che non avevano reso morbido l’atterraggio per il dormiente prigioniero che ora riposava scomposto su queste.
Osservò il carro ammuffito e buio, sporco e umido, per non dire puzzolente, sfiorò con la mano le pareti cercando appoggio per non incespicare nuovamente.
Scostò le catene che facevano da giaciglio all’uomo per accomodarsi accanto a lui.
Lo guardo di sottecchi sentendo il suo respiro affannato, la sua fronte era sudata e sporca.
Sollevò il viso di Vegeta guardandolo intensamente.
Vide la sua faccia contorta in una smorfia di sofferenza, annaspava e si agitava in un sonno poco tranquillo.
Bulma si rabbuiò, triste per lui.
Si sfilò dalla tasca un fazzoletto e con questo gli pulì la fronte sudata.
Lo sollevò dalla sua scomoda posizione facendolo distendere per terra.
Rimase li alcuni secondi a fissarlo intensamente assorta da chissà quali pensieri, gli accarezzò capelli affondando le dita nella sua folta fiamma nera.
Vegeta gemette ancora sofferente per qualche cicatrice infettata e Bulma si morse il labbro, come a rimproverarsi per le lacrime che le pungevano gli occhi.
Astenendosi dal piangere abbandonò un incosciente Vegeta.
Le piangeva il cuore nel lasciarlo in quello stato, e ancor di più le piangeva sapendo che avrebbe dovuto svegliarsi solo nel casale, senza neanche un po’ di conforto materiale.
Uscì seria dal carro con un espressione grave e computa.
-Appena si sveglia voglio che lo portiate immediatamente al tendone di mio padre, dateli un altro po’ di tranquillante e toglieteli le armi… non provocatelo- disse con tono autorevole ai soldati che se ne stavano occupando.
-Bulma perché?- chiese Goku
-Ci darà una mano- rispose secca.

  
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