-Sua eccellenza
Freezer-
La voce del suo devotissimo soldato non lo indusse a volgere lo
sguardo verso di lui, non occupando una posizione abbastanza importante
tra i
suoi eserciti, e non godendo di abbastanza considerazione da parte sua per
essere
reputato degno di una tale grazia si limitò a annuire
scocciato.
Interpretando correttamente quel grugnito come un esortazione a
parlare subito e in fretta il soldato si schiarì la voce e
iniziò.
-Il “principino”- nome che avevano appioppato alla
più giovane e
promettente recluta nelle legioni più importanti del
padrone, chiara presa in
giro riferitasi al suo sangue reale e al trono perduto di una terra
ormai conquistata
-Fallo entrare-
-Si signore-
Infilò il portone laterale della sala.
Mentre l’uomo sul trono
stava degustando del vino la stessa porta si riaprì e la
sala venne
attraversata da un barbaro alto dai capelli intrecciati in una lunga
treccia con
fili verdi.
Si prostrò ai suoi piedi inginocchiandosi dietro di lui, se
bene
non potesse vederlo.
-Ebbene?-
-è andato tutto magnificamente, il principino diventa ogni
volta
più forte-
-mmmm…-
Un breve attimo di silenzio.
Freezer lentamente fece oscillare la superficie del liquido
muovendo leggermente il bicchiere, forse attendeva qualcosa, si
aspettava che
la sua spia avesse continuato descrivendo minuziosamente ciò
che era accaduto
durante la battaglia al fiume, nulla di ciò venne proferito,
ma Zarbon non
rimase muto.
-Posso sapere perché avete tanto a cuore la sorte di Vegeta?
Perchè vi interessa essere informato dei suoi progressi,
quel ragazzino ha
appena quindici anni ma sembra che sia sempre la chiave fondamentale
per
ottenere il successo durante le operazioni militari-
Seguì un altro, più lungo, attimo di silenzio in
cui Zarbon rimase
a chiedersi se avesse fatto una domanda inopportuna e, nel qual caso,
quale
sarebbe stata la punizione inflittali.
-Ti ho mai raccontato delle leggende del popolo dei Sayan Zarbon?-
Zarbon rimase per un attimo interdetto, ma rispose.
-No mai-
Freezer si voltò e si alzò dal trono.
-Ve ne sono due di fondamentale importanza, le restanti sono
futili-
Camminò avanti e indietro nervosamente.
-Devi sapere che, molto tempo fa, il popolo Sayan; la rozza razza
da cui discende il nostro prezioso principino, si contraddistingueva
non solo
per la sua forza ma anche per una singolare bizzarria:…una
coda.
Camminando
per i corridoi con l’imponenza e
l’austerità di un re
il quindicenne guardava dritto davanti a se ignorando gli sguardi
divertiti dei
militi.
Cosa
mai aveva di tanto
ridicolo?Forse trovavano ridicolo essere dei combattenti validi a solo
quindici
anni? Forse ancora non si rendevano conto che lui era molti gradini
sopra di
loro? Ma la cosa, ancora, non importava.
Ancora non
sapevano…
Ancora non
sapevano che rispetto all’esiguo numero di combattenti
che loro avevano eliminato nella precedente battaglia lui ne aveva uccisi
infinitamente di più.
Ancora non
sapevano che il suo sangue non doveva mai , per la loro
incolumità, essere oggetto di
scherno.
Ancora non
sapevano che la loro forza paragonata alla sua era
modica se non trascurabile.
Ancora non
sapevano quanto lui fosse pericoloso…non lo sapevano,
ancora.
Si
sentì frenare da una mano che gli afferrò il
braccio,
guardò la mano non il suo interlocutore.
-ehi
principino, vuoi una parata per il tuo trionofo?- suggerì in
una chiara frase di scherno.
Seguirono
scoppi di risa in tutto il corridoio.
Vegeta rimase
impassibile, non una parola tra tutte quelle
derisorie sulle bocche dei soldati era riuscita a smuovere una fibra del
suo
corpo.
Non aveva
corrugato la fronte ne il suo sguardo si era incrinato
in un espressione amareggiata o offesa, era come sempre indicibile.
Continuava a
fissare la mano che ancora non si era staccata dal
suo braccio.
-Che ti
prende moccioso? Sua altezza non condivide la mia idea?-
Vegeta non si
mosse, ma finalmente parlò.
-Ti consiglio
caldamente di levare la tua manaccia dal mio
braccio-
Il soldato
sorrise divertito dal tono minaccioso del giovane....
ancora non sapeva.
-Certo, non
sia mai che noi oltraggiassimo il principino- disse rivolto a tutti i
suoi compagni e spettatori della scena
staccando la mano da Vegeta.
Un frazione
di secondo dopo il ragazzo si voltò verso di lui, lo
squadrò da capo a piedi; era un energumeno incapace, di un
altezza impressionante
con un’ ispida barba rossa.
-Muori- gli
augurò Vegeta secco, quasi in un sibilo sadico
arricciando i lati della bocca in un ghigno.
Il soldato
guardò il ragazzo dall’alto verso il basso,
scoppio a ridere e mise il palmo della mano sulla testa di Vegeta
appiattendo
la sua folta capigliatura e scompigliandogliela.
Poi si
rivolse a tutti i presenti guardandosi intorno.
-Ma lo avete
sentito?Il moccioso mi ha forse minacciato? Principino
non credi di aver azzardato una mossa rischiosa-
Vegeta a
quelle provocazioni non cambiò la sua espressione, rimase
divertito dalla stupidità di quel colosso e
della
leggerezza con cui firmava la
sua condanna a morte.
-Stai ancora
parlando?-
La spada si
mosse velocemente in direzione del suo ventre
affondando nella parte destra di questo, penetrando nella carne.
Strinse la
presa sull’elsa conficcata nelle membra del gigante e la
rigirò per rendere la sua veloce agonia più
dolorosa.
Sfilò
l’arma e lo statuario omone cadde all’indietro con
lo
sguardo vitreo puntato al soffitto.
Un chiazza di
sangue si allargò sotto il corpo.
La spada era
puntata avanti e passava alla gola di un soldato
all’altro.
-Chi di voi
vuole aggiungere qualcosa?-
Gli altri,
che avevano riso di gusto alla sceneggiata fatta dal
compagno indietreggiarono ammutoliti, non osando neanche respirare.
Vegeta ripose
la spada nel fodero.
-Bene-
Riprese a
percorrere il corridoi a grani falcate, sotto lo sguardo
atterrito di tutti.
Presto il
soprannome “ principino” e le risa che
accompagnavano
quel nomignolo ogni volta che veniva pronunciato scomparvero lasciando
posto al
terrore.
***
Gli
esploratori si aggiravano insicuri nel territorio della
foresta, la descrizione del soldato che aveva assistito al massacro
corrispondeva alla
figura di un fantasma
onnipotente e malvagio che si aggirava sicuro e imbattibile tra gli
alberi,
muovendosi agilmente, sebbene aiutato da un’arma, il cui
unico scopo era spezzare
vite.
Il capo, in testa, in groppa ad un cavallo, tirò le briglie
per
accostare alcuni corpi insanguinati.
-Signore perché non andiamo via?- suggerì uno che
già stava
indietreggiando di alcuni passi.
-Nemmeno per sogno, io procedo, tu, pavido, vattene se vuoi, non
ci sei di alcun aiuto-
Non un ombra, nemmeno di un animale, o il suono del canto di un
uccello avevano rotto l’immobilità della
foresta… neanche il vento.
Il silenzio era inquietante.
Un urlo disumano arrivò all’esercito.
Il cavallo di colui che guidava i fanti cominciò ad agitarsi
nitrendo spaventato.
-Soldati!- chiamò il comandante in testa.
-Ci siete tutti? Qualcuno è stato ferito?-
Uno di loro, quello più vicino, si mise a contare le
unità del
piccolo battaglione.
-Quelli che sono venuti con noi ci sono, sono tutti qui-
Ad urlare era stato un altro.
-Comandante, venga, venga-
-Cosa è successo?-
-Abbiamo trovato un uomo, è ancora vivo-
-Fa parte dei ribelli?-
-No signore non l’ho mai visto prima, sta delirando nel
sonno, sta
urlando!-
A confermare le parole del soldato fu un altro straziante urlo
seguito da gemiti e dal chiaro rumore di un respiro ansante.
***
-Oh Bulma sono così felice che tu sia tornata-
Bulma si vide arrivare i genitori piangenti incontro, sua madre si
avvinghiò a lei stringendola in un abbraccio protettivo
più forte che poteva e
piangendo ancora le sue ultime lacrime per lei.
-Tesoro non sai quanto sono stata in pena per te, credevo ti
avrebbero trovata delle bestie feroci, o peggio…i soldati,
oh chi sa come hai
sofferto- continuò a vaneggiare, troppo felice di aver
ritrovato la figlia.
Bulma la strinse di più a se, anche se la stava abbracciando
talmente forte da mozzarle il respiro aveva troppo cuore per
staccarsela di
dosso, sapeva quanto erano stati ansiosi di rivederla e quanto erano
preoccupati
per la sua incolumità, non se la sentiva di rinnegare il
loro affetto e i loro
amorevoli gesti.
-Va tutto bene mamma, non mi è successo niente- la
rassicurò.
Si staccò da lei per squadrarla da capo a piedi;
notò
l’abbigliamento umile, la bianca veste ridotta a un pezzo di
stoffa sgualcito,
insufficiente per ripararla da gelido inverno che già si
preannunciava e per nascondere
le sue armonie ad occhi indisceti.
Storse il naso nel costatare che la sua pelle nivea emanava uno
spiacevole odore di terriccio bagnato e, ad una attenta analisi,
risultava
macchiata di quella sostanza densa e marrone e pure le vesti, che
conservavano
qualche traccia di sangue raggrumato tra le pieghe, erano spoche.
-Tesoro ma sei un disastro, devi cambiarti-
Bulma gettò uno sguardo al pezzo di stoffa che le rimaneva
al
posto del chimono e la sua faccia si contrasse in una smorfia di
disgusto nel
notare la fanghiglia intrisa nella sua pelle.
-Vedrai che dopo un bagno caldo dimenticherai tutto di questa
orribile esperienza- disse scostandole una ciocca di capelli, anche
questa
imbrattata di fango, dagli occhi.
Cinguetto un paio di moine su quanto fosse felice che la sua
adorata figliola fosse tornata e su quanto in
quell’accampamento girassero
ragazzi così affascinanti nelle loro armature in bronzo e
Bulma, suo malgrado
la stette ad ascoltare.
Chissà come doveva essersi sentita sola durante la sua
assenza, e
chissà ora come era felice di poterla riavere accanto a se,
se ora lei l’avesse
rimproverata per la sua frivolezza o per commenti poco opportuni su
ragazzi
piacenti che passavano lungo il loro cammino si sarebbe mortificata nel
vederla
così mal disposta nel rivederla e nel passare del tempo con
lei.
La coscienza le impedì di interromperla mentre farneticava
riguardo a Goku, di come fosse stato coraggioso in quegli ultimi
giorni, di
come avesse guidato bene le sue truppe, poi infilò in quel
discorso il nome di
Chichi e
Bulma rizzò le orecchie, ora interessatissima.
-… quella ragazza è così dolce, dovevi
vederla quando Goku l’ha
portata qui, era terrificata, tutta imbrattata di caligine, con i
vestiti mezzi
stracciati…- un flusso di parole venne elargito nei seguenti
minuti, Bulma
continuò ad ascoltarlo per cogliere altri particolari sulla
vita nell’accampamento
e su Chichi.
-…e poi trovo che lei e Goku siano una magnifica coppia, oh
devi
vedere come arrossisce mentre parla con lui, è
adorabile…-
Bulma rise nel scoprire la passione che Chichi aveva per Goku.
Si, in effetti, sarebbero stati una splendida coppia.
-…Ha tanto insistito per aiutarci in tutti i modi possibili
quella
cara ragazza, si è anche premurata di cucinare per tutta la
legione del nostro
Goku, eh si… lei si merita proprio un bel ragazzo come lui-
lanciò una
distratta occhiata a Bulma per capire se stesse ascoltando e fu lieta
di
constatare che;si, stava ascoltando.
-Beh come dicevo, quella poveretta diceva di essere arrivata dal
castello, Goku l’aveva sottratta a un guerriero
salvandola da fine certa, tu la
conoscevi cara?- rivolse nuovamente lo sguardo verso Bulma che ora
fissava il
pavimento.
-Bulma mi stavi ascoltando?-
-Umh…si, si mamma, parlavi di… un guerriero-
-A proposito- cinguettò maliziosa e abbassando i toni della
sua
acuta voce – ho sentito dire, dal nostro Goku, che ti hanno
trovata con uno dei
soldati in atteggiamenti… svenevoli
…-
Bulma arrossì fino alla radice delle prime ciocche di
capelli
azzurri.
-…era affascinante?- le chiese sussurrandoglielo in un
orecchio e
concludendo con una risatina appena trattenuta.
Bulma colma di indignazione rivolse alla madre un occhiata irosa e
offesa, divenendo più rossa che mai.
Possibile che le importasse di più che il soldato che aveva
probabilmente goduto di lei per alcuni secondi fosse attraente
più di sapere se
lei stesse bene?
-Mamma- la rimbeccò lei –Ti sembra il caso?-
-Tesoro stavo solo chiedendo- si discolpò lei con il suo
più
radioso sorriso.
-In ogni caso si dice che costui sia un demone maligno che ora si
aggira furioso per la foresta-
Scostò la tenda della sua stanza.
-Esagerati-
La signora Bunny diede istruzioni a un paio di ancelle di portare
un catino ramato nella tenda e pochi istanti dopo queste tornarono con
ciò che
aveva chiesto.
Lo fece riempire d’acqua calda e di essenze profumate.
Bulma annusò l’aroma che emanava il liquido,
ricordava che, quando
era ancora nella dimora del tirannico
Freezer, si lavava semplicemente con un
secchio di acqua del pozzo e ricordava quando era lei che doveva
preparare i
bagni al suo padrone.
Non metteva essenze ne altro, semplicemente si assicurava che
l’acqua fosse abbastanza calda e svuotava il catino di quella
sporca una volta
finito, osservandone il colore che aveva assunto, a volte addirittura
rosso.
Venne spogliata dei suoi stracci e si immerse completamente nel
bagno caldo aiutata dalle serve.
Le osservò; avevano delle facce indecifrabili, vuote.
Era assolutamente normale tutto ciò per loro, svolgevano il
loro
compito noncuranti.
Improvvisamente si sentì indegna di tutto quel lusso e le
allontanò mentre si accingevano a lavarla.
Cercò di mantenere un tono stizzito e imperioso ma la sua
voce si
incrinò a metà della frase quando vide la faccia
mortificata delle due.
-Faccio da sola, grazie-
Una volta finito venne ricoperta da un panno bianco.
Se bene la madre le avesse fatto vedere una lunga fila di abiti
sfarzosi decorati con pizzi con circa tre strati di gonne e ornati di
perle ai
bordi della generosa scollatura che erano riusciti
a salvare nel marasma generale, durante la
loro fuga, lei li scartò tutti.
Frugò tra l’insieme degli indumenti in cerca di
qualcosa di più
sobrio, trovò quel che cercava.
Sebbene l’idea di vestire di nuovo con eleganza la allettasse
non
poco scelse alcuni abiti semplici per passare inosservata quando
sarebbe andata
in giro per la base: una camicia bianca con una lunga semplice gonna
blu e
delle scarpette comode prive di zeppa o tacchi.
Tenuta molto simile a quella che indossava quando si recava sui
monti Paoz.
Una volta pronta la madre dubbiosa, con una mano sul mento,
sospirò.
-Non capisco perché vuoi andare in giro in questo modo, sei
così
avvenente con tutti quegli abiti-
Bulma sorrise furba.
-Mamma- disse calma con un sorriso il suo sorriso malizioso –
Io
sono avvenente qualunque cosa indossi- concluse ridente e si sistemò una
scomposta ciocca di capelli
azzurri incamminandosi verso l’uscita.
Una volta scostato il telo un ruggito, accompagnato da un
improvviso e violento spostamento d’aria fece vacillare
alcune tende non molti
metri più in la, alcune donne, con i vasi
dell’acqua sulla testa si gettarono a
terra con le mani sulla nuca per proteggersi dalla causa di tanto
trambusto.
Un paio di possenti ali blu grigiastre si spiegarono provocando
una seconda raffica che stavolta travolse una più vasta area
riuscendo a far
prendere il volo a qualche tendone li in mezzo.
-ehi- irruppe la voce scocciata e tediata di un soldato –dite
a
quell’idiota di Goku che se vuole tenere quella bestiaccia
deve badarci bene, se
non vuole che qualcuno ci rimetta le penne- urlò ancora
più astioso con le mani
a imbuto sulla bocca per farsi meglio sentire dai compagni
più distanti.
Quattro tendoni più in la un altro urlò di
rimando.
-Ma non è quello di Goku, ieri ne è entrato un
altro, è da un paio
di ore che non ne vuole sapere di stare fermo, quella specie di
lucertola-
Bulma corse nella direzione dove provenivano metallici suoni di
catene che sbattevano sul terreno e dove un gigantesco drago si
innalzava di
qualche metro dalla terra ferma strattonando gli anelli dello strumento
a cui
era vincolato e che lo trattenevano.
Per quanto dalle sue fauci guizzasse fuoco il ferro non si piegava
o ammorbidiva.
In preda alla rabbia dovuta alla sua impotenza e alla
libertà
privatagli l’essere scalpitava e sbatteva le poderose ali in
preda all’ira.
Un terzo ruggito venne emesso dall’essere, accompagnato da uno
sbuffo che fece guizzare qua e la qualche scintilla.
-Attenti se non lo fermate quel coso ci distrugge la base-
Bulma si avvicinò ancor di più per appurare che
fosse il suo amico
drago, incrociò i suoi occhi gialli dalle pupille strette
come quelle di un
gatto e le si illuminò lo sguardo.
-Drago!!!Drago sono Bulma-
Alcuni dei reparti osservavano la ragazza che tentava di
comunicare con il drago in volo sbracciandosi e agitando le braccia per
salutarlo.
-Sei matta, levati di li, quella lucertola ti fa arrosto-
Bulma indirizzò ai suoi interlocutori un’occhiata
scocciata.
-Drago, drago-
Il drago sentì un vociare confuso sulla terra ferma, tra
tutte le
voci di uomini forti che urlavano ne distinse una particolarmente
acuta,
inconfondibile.
Una ragazza agitava le braccia in segno di saluto, chi stava
salutando? Lui?
Le sue ali frustarono l’aria con meno vigore ed
iniziò a scendere
di quota.
I suoi occhi gialli dunque poterono meglio distinguere tra quella
che per lui era marmaglia la figura della ragazza schiava dai capelli
azzurri.
Appena fu a qualche metro dal suolo le ali cessarono
definitivamente di sbattere e con il suo peso considerevole ricadde al
suolo provocando
una piccola crepa sul terreno.
Una lieve scossa fece rovesciare il marasma che si agitava sotto
di lui, la ragazza compresa.
Bulma si tirò su insieme a tutti gli altri e si mosse nella sua
direzione correndo ad abbracciarlo.
Non appena provò a sfiorarlo lui si scostò, sempre
indignato dalla
sua confidenza.
Bulma capì che forse aveva compiuto un gesto un
po’ azzardato,
conosceva la suscettibilità del suo amico rettile.
-Drago sono così felice che tu sia qui, non sai quanto sono
stata
in pensiero-
Lodrion abbassò il muso in modo da trovarsi alla stessa
altezza
della ragazza emise un verso animale e vagì un
po’, Bulma sorrise.
I soldati frattanto si guardavano interrogativi non capendo;
quella ragazza intendeva il drago se bene in quei suoni bassi e bestiali loro non
vi
trovassero alcun senso.
-Ti abbraccerei se tu non fossi così cocciuto- disse Bulma
interrompendo i mugolii del drago.
Sorrise.
Il colosso si rizzò di nuovo in piedi e prese a strattonare
nuovamente la catena indicando un’ uscita sul confine est con
il muso .
La ragazza scosse la testa
-Non posso liberarti-
L’essere alato bramì contro Bulma poi riprese a
indicare il
portone est.
-Scusa drago ma nessuno ti
ha più lavato da quando sei scappato?- lo
punzecchiò lei.
Lodrion sdegnato continuò a ruggire con più
convinzione.
Bulma assunse un espressione allucinata, come aveva fatto a
scordarsene?
-Drago, drago- urlò allarmata per sovrastare i suoi ruggiti.
-Dov’è Vegeta?Tu lo senti,
dov’è Vegeta?-
Il drago non si fermò, anzi, continuò a sbraitare
con maggiore
convinzione.
-Che hai drago? Mi dici che hai?- lo supplicò Bulma tentando
di
tirarlo con la catena.
Un’ ennesimo strepito bestiale e selvaggio
attraversò il campo: il
drago non accennava a smettere, il frastuono era divenuto
intollerabile, molti
uomini riuniti per assistere alla insolita conversazione tra ragazza e
mostro,
allarmati, impugnarono le armi credendo che il drago avrebbe attaccato
da un
momento all’altro.
Un carro che stava entrando proprio dalla porta verso cui Lodrion
avrebbe voluto sfrecciare fu per essere rovesciato dalle folate di
vento
provocate dalle ali dell'essere che continuavano a fustigare
l’etere.
Non accennò a smettere, ma cambiò il suo
obbiettivo, che divenne il
carro.
Cominciò a tendere gli anelli del vincolo che minacciava di
cedere
a tale furia.
Bulma continuava ad agitarsi e a supplicarlo di smettere ma il
drago continuava incrollabile e saldo a ruggire contro il carro.
I cavalli si erano imbizzarriti e il conducente faticava a tenerli
a freno.
Uno di questi si era già impennato e l’altro
scalpitava
nervosamente alla vista di quella lucertola troppo grossa.
-Mandate via quel carro, diamine mandatelo via- urlò
Bulma che aveva capito l’obbiettivo di
Lodrion.
Il conducente, spaventato anch’ egli, obbedì e
frustò i cavalli
per farli fuggire velocemente.
-Drago piantala, se ne è andato, se ne è andato
calmati-
Il drago non si calmò, seppur con meno vigoria
continuò a sbuffare
e tirare la catena.
-Ma di che avevi paura scusa? Era solo un carro-
Il drago strepitò contro Bulma minaccioso.
-Va bene vado a controllare, ma non darmi ordini, sei tu quello
legato qui e io non sono più una schiava-
Lodrion spazientito la spinse con il muso intimandole di fare in
fretta.
-Calmati sto andando, sto andando-
Poche tende più in la, il soldato stava strigliando gli
stalloni.
Riconoscendo la ragazza che prima era accanto al drago la
salutò cordialmente.
-Salve, mi avevano avvertito che la principessa era graziosa-
Bulma accolse l’elogio sorridendo con falsa modestia.
-Oh grazie, è troppo gentile-
Leggermente nervoso l’uomo continuò a spazzolare i
cavalli.
-Quel bestione prima o poi ci farà lasciare le penne, me lo
sento,
prima o poi mi prenderà un colpo nel vederlo li, ed
è solo un giorno che sta
con noi, non bastava quello di Goku, adesso ci si mette pure quel coso-
Bulma sorrise comprensiva, anche se il soldato sembrava sfogarsi
parlando più
a se stesso che a lei.
-Sembrava molto interessato al suo carro-
Per un attimo seguì il silenzio, Bulma osservò
distrattamente i
guerrieri che avevano accompagnato il mezzo;
erano decisamente troppi per sorvegliare
un trasporto idoneo solo a portare viveri.
-Doveva avere fame- continuò lei.
Il soldato intuì il suo ragionamento e sembrò
quasi rallegrarsi.
-Ma qui dentro non ci sono cibarie- era stranamente troppo felice
nel pronunciare quella frase.
-Allora che cosa ci facevate nel bel mezzo della foresta
con…-
-Ehi tu-
Un paio di uomini, che avevano tutta l’aria di essere
ufficiali
accostarono il trasporto.
La ragazza li osservò.
Il primo era basso con la pelata che luccicava alla poca luce che
riusciva a bucare le nubi e l’altro, incredibile ma vero, era
dotato di un
terzo occhio leggermente al centro della fronte sopra gli altri due, e
più
grande degli altri.
Bulma inorridì lievemente, notò che era anche
egli pelato, molto
più alto del primo ed egualmente robusto.
Distogliendo l’attenzione dall’insolita mal
formazione del primo
cercò di spostare, perché non
si accorgesse che lo stava fissando e per
salvare la faccia, l’attenzione sul secondo componente del duo
osservandolo
meglio e riconoscendo in lui la figura di…
-Crilli-
-Bulma!!!-
Smontò velocemente da cavallo e tentando di destreggiarsi
con il
peso dell’armatura che gli gravava addosso
abbracciò l’amica.
-Ti hanno trovata-
-Già, faticavo a riconoscerti con tutto quel bronzo- lo
schernì la
principessa.
Crilli arrossì.
-E già, a mali estremi, estremi rimedi, sai occorreva man
forte
all’esercito e così…-
-Interrompiamo un secondo i convenevoli, Goku vuole sapere se
l’avete
trovato- irruppe nella conversazione l’altro che
smontò da cavallo.
-Tensing- lo salutò il conducente –sono fiero di
annunciarti che
la pattuglia di esplorazione ribelle l’ha trovato, Riff ti
sta aspettando nel tendone; era preoccupato-
-Cosa ha trovato?- chiese Bulma.
-Perfetto- continuò l’altro ignorando la domanda
della ragazza.
-Meno male- disse Crilli.
-Chiamatelo allora- continuò il conducente, riferendosi a
Goku.
-Insomma mi dite cosa avete trovato?-
Crilli mise una mano sulla spalla di Bulma tentando di placare la
sua ira sul nascere.
-Appena arriverà Goku lo saprai-
Poco dopo arrivò su un cavallo Goku, spogliato
dell’armatura con
adosso la sua solita casacca da contadino, a vederlo così
non si sarebbe mai
detto un guerriero se non per la spada che gli pendeva allacciata al
fianco.
-Buon giorno a te Goku- fece la principessa indispettita
poiché l’amico
l’aveva completamente ignorata e aveva preso a parlare con
alcuni dei cavalieri
che avevano condotto il carro fino alla base.
-Ah ciao Bulma- la salutò con un sorriso lieto allargando le
braccia
e abbracciandola pure lui.
-Sono felicissimo che ti abbiano trovato- disse sinceramente
– non
sapevi quanto erano in pena i tuoi genitori e anche Chichi era
preoccupatissima…
e poi Yamacha…si stava strappando i capelli -
Bulma annui poco interessata.
-Non mi hai visto durante l’incendio? Ti stavo inseguendo ma
sei
riuscita a seminarmi- fece allegro come se si fosse trattato di tanto
tempo fa
e come se lei non avesse rischiato di bruciare assieme al castello.
-Mi dispiace-
-Vieni nella tenda di tuo padre- disse indicando uno degli alloggi
apparentemente uguali agli altri con il pollice della mano puntato
dietro di se -li dobbiamo decidere come procedere,
potresti esserci utile, avrai sentito qualcosa durante la tua
permanenza…-
-Che c’è la dentro?- chiese indicando con un cenno del capo la carrozza mal messa cogliendo Goku alla
sprovvista
Il grosso carro era al lato della piccola stradina contornata ai
lati dagli alloggi.
-è roba che deve ritornare nel casale, e mi raccomando-
disse ora
rivolto ad altri uomini che armeggiavano con il lucchetto della porta
del mezzo
-ricordatevi di mettere del metallo più resistente-
continuò sempre col suo
infantile e spensierato sorriso.
Una volta che vide le due ante della porta aprirsi si diresse
decisa verso i soldati e li scostò bruscamente con un rapito
gesto
delle braccia sperando che si facessero da parte subito.
-Ehi ragazzina che diamine vuoi fare? Non si scherza con questa
roba-
Bulma ignorò palesemente il loro commento e decise di
risparmiarli
la scenata; ci avrebbe pensato poi ad avvertirli che lei era la
principessa e a
pretendere le loro scuse.
Nell’ombra dell’angolo più lontano vide
assopita una figura che
sulla sommità del capo aveva una capigliatura a lei molto
famigliare, vestita
di un armatura non troppo pesante con in vita una spada sanguinolenta.
Giaceva immobile con la testa reclina verso il basso.
Fece un salto per entrare all’interno della piccola stanzina,
inciampando in alcune casse.
Il corpo addormentato era stato gettato su alcune catene che non
avevano reso morbido l’atterraggio per il dormiente
prigioniero che ora riposava scomposto su queste.
Osservò il carro ammuffito e buio, sporco e umido, per non
dire
puzzolente, sfiorò con la mano le pareti cercando appoggio
per non incespicare
nuovamente.
Scostò le catene che facevano da giaciglio all’uomo
per accomodarsi accanto a lui.
Lo guardo di sottecchi sentendo il suo respiro affannato, la sua
fronte era sudata e sporca.
Sollevò il viso di Vegeta guardandolo intensamente.
Vide la sua faccia contorta in una smorfia di sofferenza,
annaspava e si agitava in un sonno poco tranquillo.
Bulma si rabbuiò, triste per lui.
Si sfilò dalla tasca un fazzoletto e con questo gli
pulì la fronte sudata.
Lo sollevò dalla sua scomoda posizione facendolo distendere
per
terra.
Rimase li alcuni secondi a fissarlo intensamente assorta da
chissà
quali pensieri, gli accarezzò capelli
affondando le dita nella sua folta fiamma nera.
Vegeta gemette ancora sofferente per qualche cicatrice infettata e Bulma
si morse il labbro, come a rimproverarsi per le lacrime che le
pungevano gli
occhi.
Astenendosi dal piangere abbandonò un incosciente Vegeta.
Le piangeva il cuore nel lasciarlo in quello stato, e ancor di
più
le piangeva sapendo che avrebbe dovuto svegliarsi solo nel casale,
senza
neanche un po’ di conforto materiale.
Uscì seria dal carro con un espressione grave e computa.
-Appena si sveglia voglio che lo portiate immediatamente al
tendone di mio padre, dateli un altro po’ di tranquillante e
toglieteli le armi…
non provocatelo- disse con tono autorevole ai soldati che se ne stavano
occupando.
-Bulma perché?- chiese Goku
-Ci darà una mano- rispose secca.