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Autore: OfeliaMontgomery    15/05/2014    2 recensioni
Il mio nome è Tiffany Rose e il giorno di Halloween ho perso tutti. Ho perso una madre dolce e apprensiva, una piccola sorellina giocherellona che amavo tanto e un padre protettivo che sarebbe andato contro tutti e tutto pur di proteggermi. I miei amici, Lola dolce e ingenua e Ryan forte e sempre con la battuta pronta. Se stavi male cercava in ogni modo di tirarti su di morale. E ora non ci sono più, sono tutti morti. Sono rimasta sola con l’altra mia sorella minore, l’unica che sono riuscita a salvare in quel maledetto giorno.
Quel giorno che tutti avevamo atteso con ansia si è trasformato in una carneficina vera e propria. I mostri camminavano in mezzo a noi. Quella notte i morti viventi, quegli zombie hanno attaccato ogni forma di vita distruggendola. Si sono nutriti di persone innocenti. Hanno infettato con il loro morso molte persone, trasformandole in zombie. E hanno ucciso, mangiato, squartato tutti, compresa la mia famiglia e i miei amici.
Nessuno sa il motivo di questa invasione, nessuno sa da dove sia potuto iniziare il virus. Per adesso l’unica mia preoccupazione è portare al sicuro mia sorella Alice. Il più lontano possibile dalla città.
Genere: Dark, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Alice dormiva beatamente nel suo letto mentre io stavo sulla soglia della porta a guardarla. Finalmente si era addormenta, quella sera quasi nessuno riusciva a prendere sonno, era molto difficile. Regina aveva mangiato pochissimo ed insieme ad Hannah si era rintanata nella sua stanza.
Leroy aveva scelto di dormire in salotto per lasciare le due ragazze da sole, anche se avrebbe voluto tanto consolare lui la figlia.
Jason invece se ne stava in camera nostra a controllare dalla finestra gli zombie, in caso si avvicinassero alla casa.
Diedi un’ultima occhiata ad Alice poi girando i tacchi, entrai in camera, facendo così girare Jason dalla mia parte. Mi fece un sorriso stanco che ricambiai con uno altrettanto sorriso fiacco.
Presi il mio pigiama da dentro l’armadio e mi cambiai, buttando i vestiti indossati per terra. Jason mi guardava attentamente, osservava ogni mio movimento. Indossai il mio pigiama a fiori, composto da un paio di pantaloni e una maglietta pesanti. Mi strinsi nelle spalle e poi avvicinandomi a lui, gli accarezzai i capelli – Come ti senti? – gli chiesi, dandogli un bacio sulla guancia.
Jason appoggiò le mani sui miei fianchi e mi avvicinò a lui, facendo così sfiorare i nostri bacini – Stanco, molto stanco – rispose con voce fiacca, prima di baciarmi il collo e poi appoggiare la testa sulla mia spalla. Ispirò il mio profumo e poi alzando il viso, fece combaciare le sue labbra con le mie in un bacio bisognoso.
Presi i suoi capelli fra le mani e gli strinsi fortemente, avvicinandomi ancora di più a lui. Jason mi prese dai fianchi e mi alzò da terra ed io incrociai le gambe intorno alla sua vita per sostenermi.
Lentamente si spostò da lì e mi appoggiò con molta delicatezza sul letto; staccai le mie labbra dalle sue per riprendere fiato, Jason intanto si tolse la maglietta e la buttò per terra poi tornò a divorarmi la bocca. Le sue mani iniziarono a correre per tutto il mio corpo, tracciando con i polpastrelli delle linee immaginarie che creavano piccoli cerchi. Dove le sue dita passavano, la pelle iniziava a bruciare. Arrivò con le mani al bordo della mia maglietta e la sfilò continuando però ad accarezzare la mia pelle, ormai bollente. Iniziò ad accarezzarmi la pancia piatta, per poi salire fino ad arrivare ai miei seni prosperosi. Iniziai a tremare, Jason stava per spostare le mani ma lo fermai in tempo – Ti prego continua – sussurrai imbarazzata e a corto di fiato. Jason annuì e con molta velocità riagganciò le mie labbra alle sue.
 
La mattina seguente Jason ed io ci svegliammo presto per poterci fare una doccia veloce; appena la finimmo di fare quello che dovevamo fare, prendemmo la macchina e ci dirigemmo al supermercato per fare rifornimento di ogni cosa.
Ieri sera era stata la sera più bella del mondo, ripensare al suo tocco sulla mia pelle mi causava brividi in tutto il corpo e un sorriso da ebete mi appariva sul viso.
Quando quella mattina ci eravamo svegliati, eravamo abbracciati ed attorcigliati nelle lenzuola. Ripensandoci mi venne da ridere, eravamo così buffi ed imbarazzati. Era stata la mia prima volta ed era stata perfetta. Non mi sarei mai aspettata di perdere la mia verginità con una persona più grande di me, più grande di undici anni, ma vedevi qualcun altro in questo mondo? No, e allora? E poi mi stavo davvero innamorando di Jason, non saprei cosa fare senza di lui.
– Ehi baby dove andiamo prima? – mi chiese staccando dal volante una mano per andarmi ad accarezzare una guancia.
Arrossii di botto e girando il capo verso di lui risposi che era più importante il cibo e che la legna e le altre cose le avremmo prese dopo.
Continuava chiamarmi baby perché gli piaceva vedermi arrossire, lo aveva ammesso lui ieri sera dopo esserci dati il bacio della buonanotte.
Quel giorno faceva davvero freddo, infatti ci eravamo dovuti coprire bene; io indossavo un maglione e un paio di pantaloni pesanti con sopra ovviamente il giubbotto, invece Jason indossava un maglione, un paio di jeans strappati e una giacca di pelle. Non sapevo come faceva a non avere freddo.
– Ti ammalerai se non ti copri – lo sgridai, dandogli un colpetto sul braccio, facendolo ridere.
– Va bene mamma – girò la testa verso di me e mi fece la linguaccia. Risi di gusto, era bello quando si riusciva a stare un attimo in pace. Anche se quella pace durava ben poco.
Gli fece una pernacchia e poi girando il viso verso il finestrino potei notare che stava arrivando un bel temporale. Il cielo era grigio e le nuvole si stavano ingrandendo sempre di più.
– Tra poco pioverà – esclamai sbuffando poi appoggiando la testa contro il finestrino, misi il broncio.
Jason sbuffò seccato – Ci toccherà fare tutto velocemente – disse serio, fermando la macchina davanti al supermercato, come sempre d’altronde.
Uscimmo dalla macchina, io controllai a destra invece Jason a sinistra; quando fummo sicuri che non ci fosse nessuno zombie, entrammo nel supermercato e senza dividerci, andammo subito verso il mangiare, presi il carrello e lo riempii di ogni tipo di cibo in scatola e non, mentre Jason mi controllava le spalle.
– Secondo te dovrei prendere l’insalata surgelata? – gli chiesi a bassa voce mentre lo prendevo dai frigoriferi a muro del supermercato.
Jason mosse appena la testa, girando la testa verso la sua sinistra, di colpo fece partire una freccia che andò a colpire in pieno il cranio di uno zombie, l’unico in quel punto.
Jason si riprese la freccia; feci ancora un giro per prendere da bere poi uscimmo dal supermercato e caricammo la spesa in macchina. Nello stesso momento iniziò a piovere, facendo così uscire allo scoperto gli zombie. Il cielo si era oscurato quindi sembrava quasi sera e gli zombie sembravano amare di più la notte quindi stavano uscendo.
Jason ed io salimmo velocemente in macchina e facendo partire la macchina, schiacciammo qualche zombie sotto alle ruote dell’auto.
– Cazzo – esclamò Jason battendo le mani sul volante poi accelerò ed uscimmo da qual casino.
– Non possiamo tornare a casa ora, questi mostri ci seguiranno fino a lì – disse serio Jason fermando la macchina davanti all’entrata di un condominio, – Staremo qui fin quando non tornerà il sole – continuò uscendo dall’auto.

 
  
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