Beautiful love – quando i gesti valgono più delle parole.
Erano tante le cose che Crocodile
odiava. Odiava i rompipalle, i fifoni, gli scansafatiche, la sveglia
alle 6 del mattino e le suonerie cretine dei cellulari ; ma c'era una
persona che era riuscita ad alimentare il massimo del suo odio,
superando persino gli elementi della sua infinita lista. Non che
fosse poi troppo difficile guadagnarsi l'odio di Crocodile, ma
riuscirci solamente con un sorrisetto, una parola, un gesto o un
passo, era davvero dura, specie perché lui ignorava
tutti.
-Brutto idiota, tieni
giù le zampe dal mio culo!-
Ma
lui era davvero impossibile da ignorare.
A prima vista, sembrava
un pazzo psicopatico daltonico ; l'abbigliamento era inguardabile, la
lingua perennemente di fuori lo faceva sembrare un cane perverso e la
camminata assurda suggeriva delle interminabili ore a prenderlo nel
didietro. Chiunque lo vedeva, lo evitava per paura o che altro,
Crocodile invece ne era rimasto schifosamente sorpreso : quell'essere
era un ammasso di difetti, la personificazione di tutto ciò
che lui odiava.
Era Donxiquote Doflamingo.
-Fufufufufu...
siamo nervosetti oggi, neh, Croco-chan?-
Portò
una mano in fronte, Crocodile, già stanco dopo neanche 3
minuti.
Pensava di poter avere pace e tranquillità almeno
li, nella grande biblioteca di quel fottuto liceo, ma si sbagliava ;
per lo meno, la biblioteca era deserta, c'erano solo lui e quel
fenicottero umano.
Ignorò con tutte le sue forze la
fastidiosa risata e l'irritante nomignolo ; perché se c'era
un'altra cosa da aggiungere alla lista nera, erano gli assurdi
nomignoli o storpiature del suo nome.
Odiava anche essere fissato
insistentemente, proprio come Doflamingo stava facendo, ma ignorò
come meglio poté anche quello, cercando di concentrarsi sul
suo quaderno di matematica ; non era difficile come materia, al
contrario, era la sua preferita.
Peccato solo che il mento bronzeo
di Doflamingo sulla sua spalla, lo distraeva.
Lo distraeva anche
il sentire il suo respiro così vicino ; Doflamingo era la sua
fonte di distrazione e stress.
Neanche il tempo di sospirare, che
le braccia robuste del fenicottero gli circondarono il
busto.
-Staccati di
dosso.-
-Naaa, sono comodo.-
-Io no, quindi levati.-
-Neanche
per idea.-
La sua testa era
peggio del marmo, non c'è che dire.
In uno sbuffo,
Crocodile si arrese ad avere quella piovra addosso, non aveva tempo
da perdere ; aveva non troppi compiti di matematica da fare e voleva
risolverli, in più fra due giorni c'era la verifica. Sapeva
già l'esito che avrebbe ottenuto, il solito 90 o 100, niente
di nuovo.
-Che
fai?-
-Matematica, non vedi?-
-E perché?-
-Perché
è un compito e anche tu dovresti farla.-
-L'ho già
fatta.-
Perplesso, lasciò
la penna a metà quaderno, voltandosi verso il fenicottero.
Non
era possibile che quella capra di Donxiquote Doflamingo avesse
risolto prima di lui tutti gli esercizi di matematica, specie perché
al contrario suo, il fenicottero la odiava e non riusciva mai a
risolverli nel modo corretto ; dopo due conti mentali di facilissima
soluzione ma che lui riusciva a sbagliare ugualmente, si arrendeva,
buttando la testa sul banco fra le braccia incrociate su di esso.
-Fa
vedere.-
Il quaderno giallo
fluo con scacchi verdi e scarabocchi in penna, si affiancò al
suo, blu e perfettamente tenuto.
Ecco un'altra differenza :
Crocodile era il ritratto dell'ordine, a partire dalla divisa
scolastica ben messa, sino al quaderno, privo di pieghe e scarabocchi
strambi.
Doflamingo invece portava la camicia della divisa fuori
dai pantaloni, la cravatta storta e allentata (orrore per i suoi
occhi) e come colpo di grazia, ogni singolo quaderno era di colori
improponibili, pieni di orecchie, pieghe e disegnini idioti.
Il
quaderno si aprì su una pagina piena di segni neri,
geroglifici simili a numeri e qualche scritta a caratteri
cubitali.
Non che ci volesse molto a fare quelle 5 espressioni e i
due problemi, ma a quanto pare per il fenicottero era troppo.
-santa
pazienza... Doflamingo, questa non è la soluzione.-
-Si
invece, è la mia soluzione.-
-Scrivere affianco alle
espressioni “non lo so”, “non sono capace”,
“non ce la faccio”, “non ho voglia” e “troppo
difficile” non è una soluzione!-
-Che ci posso fare
io se sono difficili?-
-Ti prego, sono delle cazzate!-
-Allora
falle te, genio!-
Di
riflesso, dopo pochi secondi, Crocodile terminò la prima.
Con
gli occhi a palla, anche se celati dagli osceni occhiali, Doflamingo
fissò la pagina pulita e ordinata su cui, con molta cura, era
stata trascritta la soluzione della prima espressione.
5. La
soluzione a quel caos di numeri e lettere, era un fottuto 5.
-Da
dove cavolo lo hai tirato fuori quel cinque?! Ci sono troppi numeri
perché il risultato sia così basso!-
-Si, ma se fai
i giusti calcoli la maggior parte dei numeri li togli e ti rimane +2
e +3... quanto fa 2+3?-
-Cinque.-
-Quindi il risultato è
cinque.-
-E perché hai tolto gli altri?-
-Perché
sommandoli fra loro il risultato era
zero.-
-...Impossibile!-
Sospirò,
già a pezzi dopo neanche due minuti di spiegazione.
Davvero,
quelle espressioni erano delle baggianate, cose per bambini ; non
c'era niente di complesso e difficile in essa. L'unica difficoltà,
semmai, era far capire la matematica a Doflamingo.
No, ok, quella
era un'impresa impossibile.
-Allora,
+2 e -2 quanto fa?-
-Quattro!-
-Perché
quattro?!-
-Perché due più due fa quattro!-
-Ma
io ho detto + 2 e -2!-
-E che differenza c'è, scusa? Sempre
due è!-
-La differenza sta nei segni, idiota! Se i segni
sono diversi fra loro devo sottrarre e due meno due fa
zero!-
-Aaaah... ma che roba difficile, però!-
-....Ma
mi pigli per il culo?!-
Le
labbra imbronciate di Doflamingo si piegarono in un sorrisetto furbo
e malizioso ; dannato lui e la sua boccaccia.
-No,
Croco-chan, se ti pigliassi per il culo a quest'ora staresti
gridando... fufufufu..-
-Fottuto maniaco pervertito... e non
chiamarmi Croco-chan!-
-Oh, ma dai, suona così bene...
Croco-chan...
fufufu.-
-Ti
odio!-
-Bugiardo.-
Sorpreso,
non fiatò, sbattendo le palpebre un paio di volte.
Doflamingo,
ora, lo osservava con quel sorrisetto sghembo ma sapeva che era
serio, lo vedeva ; in fondo, anche se non lo avrebbe mai ammesso,
Crocodile conosceva bene quel fenicottero ambulante.
-Sai
che non dico mai bugie.-
-Oh, non è vero, questa è
già la seconda che mi dici.-
-Non ne ho mai dette e ora
finiscila, devo finire i compiti.-
-Ah, ma davvero? E quel “non
sono geloso” di sta mattina cos'era?-
-La pura
verità.-
-Quindi se ora vado da Law per terminare il
discorso di sta mattina...-
Strinse
i pugni, Crocodile, in un impulso di cui si pentì subito ; il
sorrisetto del fenicottero aumentò, ma prima che dicesse anche
solo una lettera, sospirò ostentando una calma
inesistente.
-Fa
come ti pare, non ho tempo da perdere con te.-
-Fufufufu... dai,
ammettilo, sei geloso di Law!-
-Non è vero.-
-Si,
invece. È da quando mi hai visto con lui sta mattina che mi
guardi male.-
-Io ti guardo sempre male.-
Non
degnandolo più di uno sguardo o parola, Crocodile riprese la
sua fidata penna nera, risolvendo il resto delle espressioni ; erano
di una facilità assurda e, come sempre, si perse fra calcoli e
numeri, immergendosi completamente nella matematica.
Non vedeva
ne sentiva ciò che accadeva intorno a lui, per questo quando
richiuse il quaderno con un sospiro soddisfatto, sussultò di
sorpresa ; Doflamingo era in piedi dietro di lui, le mani ferme ai
suoi lati sul tavolo, intrappolandolo così sulla sedia.
-Che
vuoi ancora, Doflamingo?-
-Che dici la verità.-
-E che
verità vuoi? Quella che fa più comodo a te? Accettalo,
io non sono geloso di niente e nessuno.-
Gettò
alla rinfusa penne e quaderni nello zaino, Crocodile, deciso ad
andarsene ; non una parola in più sarebbe uscita dalla sua
bocca, ne avrebbe accettato di ascoltarne altre.
Con uno spintone
allontanò Doflamingo e a grandi falcate uscì dalla
biblioteca.
Contrariamente alle sue abitudini, però, il
biondo non lo seguì ; rimase li, imbambolato a pochi passi
dalla sedia su cui fino a pochi istanti fa era seduto il
moro.
Coperti dalle lenti viola, gli occhi verdi si persero a
fissare l'entrata della biblioteca, feriti da quelle parole e quella
spinta.
Forse si era fatto i castelli per aria lui, aveva visto
una gelosia e un sentimento che Crocodile non provava ; lui credeva
davvero in un qualcosa, non lo ammetteva a nessuno prima fra tutti se
stesso, eppure ci aveva creduto davvero.
Ora più che mai si
sentiva come un cane bastonato, con una paura pesante e dolorosa nel
petto e con il bisogno di sapere.
°°°
Sabato.
Con fatica, quel giorno tanto atteso era arrivato ; lo aspettava
dall'inizio della settimana, ma ora era pesante. Non sapeva cosa
doveva fare.
Di solito a quest'ora era già sotto casa di
Crocodile con un sacchetto di brioche alla marmellata in mano, pronto
a fare colazione con lui ; era una delle tante scuse che si inventava
per entrare in quelle quattro mura e vedere il moro, passarci del
tempo assieme e magari condividerci anche il letto.
Ora invece
erano già le 10 e lui non si era ancora alzato dal letto.
Come
ogni sabato, si era svegliato alle 8:30, ma non si era fatto la
doccia, vestito e preparato la colazione, era rimasto li con quel
vecchio pantalone grigio come pigiama e avvolto dal lenzuolo
bianco.
Gli occhiali erano abbandonati sul comodino, vicino alla
sveglia-fenicottero rosa.
Non sapeva a cosa pensare, nemmeno ne
aveva voglia ; voleva solo fare il nulla fra quelle lenzuola. Amava
il tepore del letto di primo mattino e ora che si sentiva fragile e
pieno di dubbi, voleva solo goderselo senza più
abbandonarlo.
-Ehi, Dofla, tutto ok?-
Monet.
Era
appena entrata, sapeva che era lei senza il bisogno di guardarla in
viso, ma lo fece lo stesso. Come ogni mattino in cui non scendeva per
la colazione, la ragazza era salita col vassoio pieno di cibarie e un
sorriso caloroso e fraterno.
-Si. Non ho molta fame, mangerò
qualcosa a pranzo.-
Sentì il materasso piegarsi
leggermente alla sua destra. Una mano affusolata di Monet gli
accarezzò con gentilezza i biondi capelli corti, mantenendo
quel dolce sorriso riservato solo a lui.
Monet era una ragazza
fantastica, dopotutto.
Aveva i suoi difetti ed era una stronza di
prima categoria, ma era anche la sua sorella maggiore, l'unica che lo
capiva senza troppe parole.
Raccolse una ciocca dei lunghi capelli
verdi di Monet, rigorosamente tinti, arrotolandola distrattamente
attorno all'indice.
-Devi dormire di più,
Dofla.-
-Hm...-
-Ti lascio li la colazione, in caso ti
viene fame. Ci vediamo più tardi.-
Un'ultima carezza
alle sue ciocche bionde e Monet si alzò dal letto raggiungendo
la porta. Sapeva già che sarebbe andata al parco, pronta per
fotografare ogni volatile che i suoi occhi incrociavano ; sin da
piccola ha la passione dei volatili, in particolare dei rapaci,
invidiando la loro libertà di volare alti nel cielo.
Lui
non aveva passioni.
La sua vita ruotava per lo più attorno
a Crocodile ; nemmeno aveva un'idea di quello che avrebbe fatto del
suo futuro, ma con ogni probabilità si sarebbe arrangiato con
un lavoro a caso come il cameriere.
Il sonoro e fastidioso
campanello trillò, facendolo sbuffare.
Era pronto a
scommettere che fosse il postino ; Monet purtroppo era già
uscita, manco avesse i razzi sotto le suole, per cui le scelte erano
due : o il postino andava a farsi fottere o lui si alzava, cosa assai
impensabile.
Chiuse gli occhi, Doflamingo, sentendoli bruciare
appena. Aveva dormito poco quella notte e delle occhiaie accentuate
contornavano i suoi occhi ; odiava le occhiaie, gli segnavano il
volto dandogli un'aria di vecchio e sciupato, per questo quando al
mattino se le ritrovava sotto gli occhi le copriva di correttore
firmato e costoso.
Respirò piano e lento, in cerca di quel
relax che gli avrebbe permesso di crollare nuovamente fra le braccia
di Morfeo, ma dei passi leggeri e frettolosi sempre più vicini
alla sua stanza lo lasciarono nel dormiveglia, impedendogli il
riposo.
Di sicuro era Monet che aveva dimenticato qualcosa,
capitava sempre ; se non fosse che la sua testa era attaccata al
collo, avrebbe dimenticato anche quella.
In un lieve cigolio, la
porta si aprì e i passi cessarono ; se avesse avuto la volontà
di girare il volto per vedere il viso fine della sorella lo avrebbe
fatto, ma era troppo stanco e pigro in quel momento per anche solo
provarci, per cui attese le parole consuete di Monet.
Ma ciò
che arrivò alle sue orecchie fu solo uno sbuffo, stanco e
spazientito.
-Hai una vaga idea di che ore sono,
Doflamingo?-
Crocodile.
Era lui, con la sua voce carica di
rabbia a pochi passi da lui e anche se non lo vedeva era certo che
avesse la sua classica posa di quando è arrabbiato : la mano
destra sul fianco, la testa leggermente inclinata e le sopracciglia
aggrottate in una smorfia di rabbia.
Sbatté le palpebre un
paio di volte e richiuse le labbra, dischiuse dallo stupore di
ritrovarsi in casa Crocodile.
Alzò appena lo sguardo verso
la sveglia, per poi sistemarsi meglio sul materasso alla ricerca di
una posizione comoda e che lo distogliesse dal bruciante desiderio di
voltarsi verso il moro.
-Le 10:40.-
-Mi spieghi che cazzo
hai nel cervello?! Avresti potuto avvisarmi che non saresti venuto a
fare colazione da me!-
Sta volta sgranò gli occhi,
perplesso e confuso. Quella sfuriata era perché non si era
presentato con le solite brioche sotto casa sua?
E ora si, si
voltò verso Crocodile, scoprendolo più vicino a lui di
quanto credesse ; solo pochi passi li dividevano. In mano teneva un
sacchetto, il volto era furente e imbronciato ; si mise seduto sul
letto, ancora perplesso, per poi lasciarsi andare a un sorrisetto
sghembo.
-Non sapevo che ti facesse tanto piacere fare
colazione con me, Croco-chan.-
-E infatti non è così.-
-Ah,
no? E a cosa è dovuta tale rabbia?-
-Al fatto che, in un
modo o nell'altro, mandi sempre in fumo i miei piani, dannato
fenicottero.-
Terribilmente confuso, ecco come si sentiva.
Il
lieve rossore sulle gote nivee di Crocodile erano la conferma che a
lui faceva eccome piacere la colazione del sabato mattina, ma
l'ultima frase blaterata non aveva proprio senso.
Lo sguardo nero
e profondo di Crocodile si incatenò al suo e un fremito gli
percorse la schiena ; amava quegli occhi, erano l'invito a perdervisi
dentro.
Così semplici e inimitabili, li avrebbe guardati in
eterno.
E Crocodile non era da meno.
Anche lui fissava
incessantemente gli occhi di Doflamingo, con stupore e piacere velato
; non capitava tutti i giorni di vedere le iridi verde chiaro di quel
biondino ed erano uno spettacolo. A pensarci bene, era la prima volta
che lo vedeva senza quelle orrende lenti viola sul naso ; quasi gli
doleva il pensiero che adesso Doflamingo si sarebbe girato verso il
comodino afferrando in un gesto abitudinario gli occhiali.
Era un
peccato nascondere quegli occhi, avrebbe voluto più tempo per
ammirarli.
Quegli occhi che erano visibilmente confusi e che
cercavano di celare un'incertezza ma senza troppo successo ;
Doflamingo non era mai incerto.
Sospirò, sapendo già
la risposta alla sua domanda.
-Doflamingo... sai che giorno è
oggi?-
-...sabato.-
Si portò la mano libera davanti
agli occhi, esasperato oltre ogni misura. Era indubbiamente un
bell'uomo, Doflamingo, e la prova era quel petto bronzeo e scolpito
che aveva fissato sin dall'inizio, ma era anche smemorato.
Lo
sguardo gli cadde sul tavolino in legno chiaro, reggente un vassoio
carico di cibarie ; di sicuro era la colazione che Monet gli aveva
preparato e che lui non aveva nemmeno considerato.
Abbandonò
il sacchetto affianco a una gamba del tavolino, prese il vassoio e
sotto lo sguardo sempre più stupito del biondo, gli sedette
affianco sul letto.
Quella era la colazione che Doflamingo faceva
su in un sacchetto per portarla a lui, lo sapeva dalla doppia
quantità di brioche e di cartoni di succhi alla pesca.
Senza
dire una sola parola, Doflamingo sorrise sghembo, mascherando la sua
felicità mista a confusione ; non capiva realmente il senso di
tutto quello, ne aveva ancora compreso le parole di poco fa, ma
vedere Crocodile al suo fianco che lo stava silenziosamente invitando
alla loro solita colazione era sufficiente per fargli spegnere il
cervello con tutte le sue domande.
Fece per addentare una brioche
ma quella che gli porgeva il moro con lo sguardo basso e in cerca di
una scusa valida, era decisamente più allettante.
-è
al cioccolato... a me non piace, mangiala tu.-
Aprì
appena la brioche di prima, vedendo il ripieno alla crema ; Monet
aveva finito la marmellata.
La porse a Crocodile e afferrò
quella al cioccolato, gustandosi l'espressione sorpresa del moro.
-A
te piace la crema, Croco-chan.-
Conosceva meglio di chiunque
altro quel coccodrillo, Doflamingo, per questo non si stupì di
vedere la mano nivea afferrare il dolce alla crema.
Dopo le
brioche, toccò ai succhi, che finirono in pochi secondi.
Con
ancora in mano il cartone del succo, Doflamingo sfilò la
cannuccia dal foro e cominciò a rigirarla fra i denti.
-Come
mai sei venuto fin qua per la colazione, Croco-chan?-
-Perché
sei un fenicottero stupido e smemorato.-
Lo vide piegarsi
oltre il bordo del letto per poi rialzarsi con in mano il sacchetto
di prima ; sacchetto da cui estrasse un pacchetto avvolto in una
carta piena di fenicotteri stilizzati e un fiocco oscenamente fucsia
che trovava semplicemente fantastico.
-Tanto smemorato da
dimenticare che oggi è il tuo compleanno.-
Oh.
È
vero. La festa che mai considerava, trovandola semplicemente inutile
; era solo un giorno in cui acquisiva un anno in più, non era
come il Natale o la Pasqua e per questo, ogni anno, la
ignorava.
Monet aveva rinunciato a fargli feste a sorpresa e
auguri vari, lo annoiavano e basta, per non parlare dei regali.
Eppure Crocodile reggeva un pacco regalo, segno che aveva pensato
a lui e glielo stava porgendo con un lieve broncio sul viso e un
leggero rossore sulle gote. Adorabile.
Lo accettò senza
fiatare, a stento trattenne quello stupido sorriso che voleva a tutti
i costi stendersi sulle sue labbra ; attento a non rovinare il fiocco
che avrebbe indubbiamente appiccicato sopra la testa della
sveglia-fenicottero, scartò il regalo con più calma
possibile.
La curiosità lo stava divorando.
Tolta la
carta e sollevato il coperchio della scatola, la prima cosa che vide
fu un ammasso di piume rosa ; non sapeva cos'era, ma già lo
amava.
Sollevò l'ammasso di piume, incredibilmente soffice,
che si rivelò essere un giubbotto. Un giubbotto grande, rosa e
pieno di piume che gli dava l'aria di fenicottero.
Lo avrebbe
indossato ogni fottuto giorno.
Puntò lo sguardo in quello
di Crocodile, cercando di celare la gratitudine e la felicità
infantile che lo pervadevano in quell'istante ; gli occhi tornarono a
posarsi sulle soffici piume rosa del giubbotto.
-Come sapevi
del mio compleanno, Croco-chan?-
-Sono pur sempre il presidente
del consiglio studentesco, Doflamingo, ho accesso alla cartella di
ogni studente.-
-Hm... non pensavo tenessi così tanto a
farmi un regalo.-
-Infatti non ci tenevo, ma ho visto per caso
quel giubbotto e avevo voglia di prendertelo.-
Il caos regnava
nella sua testa.
Fino a pochi minuti fa aveva il dubbio di sentire
qualcosa di non ricambiato per il moro e la paura di aver frainteso
ogni sua parola e gesto, ora si ritrova Crocodile sul letto che gli
fa un regalo di compleanno.
Senza contare che, appena ne aveva
l'occasione, il moro lo aveva evitato per l'intera settimana ; non ci
aveva dato molto peso, lo faceva spesso, ma dopo le parole nella
biblioteca aveva avuto il forte sospetto che quello non era un gesto
dettato dall'orgoglio come aveva sempre creduto.
Non sapeva più
a cosa credere, adesso.
-Riguardo a ieri in biblioteca...-
-Non
sono geloso di Law, fine della storia.-
-Non intendevo quello.-
-E
allora cosa?-
-...No, niente.-
Gli era bastata
quell'incertezza, a Crocodile, per completare il puzzle. Ora era
chiaro tutto, persino l'improvvisa pigrizia del biondo ; sembrava
assurdo pensarlo e crederlo, ma i fatti portavano solo a quella
soluzione.
Doflamingo l'aveva presa male.
Puntò una mano
sul materasso e poggiando l'altra sul petto bronzeo del biondo ;
senza permettergli di pronunciare parola da quelle labbra dischiuse
per la sorpresa, accorciò le distanze e iniziando una danza di
lingue che venne presto ricambiata con piacere crescente.
Tanto le
parole non sarebbero servite, avrebbero solo creato confusione.
Si
lasciò trascinare, Crocodile, e permise anche lo stretto
contatto dei loro corpi ; gli abiti scivolarono toccando il suolo, i
corpi si scontrarono e il piacere divulgò offuscando anche la
ragione.
Mani che si intrecciavano, bocche che si fondevano e
sorrisi, sguardi carichi di malizia, desiderio e quel qualcosa che
c'era fra loro, che dava un senso al loro rapporto e che li
collegava.
Non volevano darci un nome a quel qualcosa, ma sapevano
che c'era ; lo sapevano ogni giorno di più e andava bene
così.
Anche ora andava bene, con Crocodile disteso sul
letto ansante e sudato quanto Doflamingo, al suo fianco, che non
smetteva di sorridere. Ghignare, più che sorridere.
°°°
-Sei
un idiota, Doflamingo.-
-Fufufu...-
-Dico sul serio.-
Mai
aveva provato una simile vergogna in vita sua, davvero. Quando aveva
comprato quel giubbotto osceno per darlo a Doflamingo, aveva pensato
che se lo sarebbe tenuto in camera o da qualche altra parte e fine
della storia ; peccato solo che non aveva fatto i conti con il
cervello del biondo che ora girava con quel dannato ammasso di piume
rosa addosso.
Dal canto suo, Doflamingo camminava tranquillo
sfoggiando il suo nuovo giubbotto ; nemmeno gli importavano quegli
sguardi che sentiva su di se.
-Togliti quell'affare, ci
guardano tutti!-
-Saranno invidiosi.-
-Si, certo... come
no...-
-Neh, Croco-chan, mi dici dove hai preso questo
giubbotto?-
-...Perché?-
-Voglio prendermi un paio di
maglie nuove, ma non ne ho trovate in giro di decenti.-
Forse
era Doflamingo stesso a non essere decente con quell'abbigliamento,
ora più che mai visto l'ammasso di piume che lo faceva
sembrare un vero fenicottero.
Istintivamente ripensò alle
maglie che aveva visto nella vetrina di quel negozio da cui veniva il
giubbotto ; tinte fluo con disegnini stupidi, oscenità fucsia
e occhiali che avevano persino le lucine.
Impallidì : la
strada che stavano percorrendo li avrebbe portati proprio in quel
negozio.
Afferrò il polso di Doflamingo, trascinandolo
dalla parte opposta, con sorpresa e divertimento da parte del
biondo.
-Come mai tanta fretta, Croco-chan?-
-Niente,
Doflamingo. Niente.-
angolino sclerato_
Bona
sera a tutti -////- contrariamente alle mie abitudini, sta sera vi
propongo una DoffyxCroco, in attesa dei nuovi capitoli delle
long.
Si, Ace of Spades, è colpa tua. U.U <3
E
niente, sono qui a non so che orario a mangiarmi fragole con panna e
a lasciarvi sta pupacchiata su questa coppia che non ho mai
considerato ma che sto iniziando ad amare. Per cui, in questa AU
troviamo Croco con entrambe le mani (miracolo!), dei quaderni da
orrore, delle efficaci soluzioni matematiche di Doffy e una
fratellanza improbabile... a tal proposito, non chiedetemi
nulla.
Volevo inserire Monet e mi è uscita come sorella,
non so il perché.
E sta sera abbiamo scoperto anche
l'origine del giubbotto rosa piumato... tenerello Croco che ha
frugato nella cartella di Doffy per sapere quando fa gli anni <3
e
non spendo altre parole su di loro U.U
sono cariosamente dolci
così, quindi cedo la parola a voi ^_^
un ultima cosa prima
di lasciarvi... non dovrebbero esserci errori, l'ho controllata 3
volte, ma è anche vero che sta sera sono STREMATA, causa stage
; otto ore in fabbrica a lavorare di fianco a un logorroico sono
pesanti.
E nulla, mi dileguo nel mio anfratto, certa che la mia
testolina malata mi indurrà a scrivere altre CrocoxDoffy... si
vede che sono drogata di Business Problem? <3 yosh, vi saluto e vi
aspetto nell'angolo recensioni ;)
alla proxima!
Kiss and Bye
Googletta