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Autore: the world ends with d    15/05/2014    0 recensioni
L'unica cosa che il genere umano sa fare da sempre è sopravvivere, sarà vero? Di certo questo è quello che cerca di fare Tu da quando è nata ed ora che ha trovato degli amici continuerà a farlo con sempre più forza.
Genere: Sovrannaturale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Violenza
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La inseguono, le stanno alle calcagna, sono sue, una femmina ed un maschio, entrambi adulti, lei, invece, è solo una bambina, una di quelle che in circostanze normali sembrerebbe uscita da una casa di bambole coi capelli lunghi, marroni e boccolosi e due grandi occhi neri senza emozioni. Però, ora il suo fiato è affannato e la sua vista si annebbia per colpa delle lacrime, scivola di continuo per colpa del fango che si è formato sulle tegole dei tetti dopo la pioggia ma continua a correre, pensa solo che se raggiunge la scuola sarà salva, ma purtroppo questa è ben lontana.    
D’un tratto uno dei mostri le afferra la gamba, la gira e la costringe a guardarlo in faccia, vede le fessure dove dovrebbero starci gli occhi con file di denti aguzzi e la bocca piena di piccoli occhietti l’uno attaccato all’altro che si contorcono e si rigirano, ognuno di loro desidera guardarla, vedere la disperazione sul suo volto. Lei vede quella strana gelatina oculare caderle addosso e con un misto di schifo e paura si scioglie in lacrime, non riesce a smettere, sono singhiozzi dolorosi ed acuti che le infiammano la gola e le fanno provare un dolore inimmaginabile.
Arriva pure l’altro, che prima era rimasto indietro, adesso sono in due, mostri che camminano come animali, con artigli che lacerano la carne e con lo stesso istinto di una bestia. Cominciano a muovere la lingua nei loro occhi mentre continuano a fissare la bambina, il maschio le artiglia il braccio, facendole provare un brivido di dolore mentre tante piccole goccioline di sangue luccicanti le cadono dalla ferita e si mischiano al fango creando una poltiglia marroncina dall’odore  nauseante. Il dolore le fa chiudere gli occhi, comincia a sperare solo di morire velocemente così da non soffrire troppo, quando sente il corpo del mostro caderle addosso, sente che è pronta a morire, ma non succede niente, riapre gli occhi e vede i mostri a terra, uno ha la gola lacerata, l’altro, quello che le aveva artigliato il braccio, ha un coltello ficcato nella schiena e un taglio lungo dal tallone fino alla spalla, alza lo sguardo, sentendosi osservata, vede un ragazzo della sua stessa età, ha i capelli biondi, ricci e lunghi fino al collo, il ragazzo si avvicina e prende il coltello inzuppato di sangue in mano, mostrando gli occhi freddi e azzurri, che ricordano quelli di un morto, la bambina distoglie lo sguardo, guarda attentamente la grossa apertura sul dorso e le viene da vomitare –riesci a rialzarti?- la bambina alza di colpo la testa, come se l’avesse scoperta fare qualcosa di male, la voce del bambino è calma e controllata, questo calma pure la bambina, poi la riabbassa e muove le braccia per spostare il cadavere, tira via le gambe e inorridisce al pensiero di quando le dovrà lavare, -io odio il sangue- dice pensando ad altro, - anch’io … lo odio- la bambina lo guarda e nota che anche lui è sporco di sangue, un po’ le dispiace, un po’ gli è grata e un po’ lo odia, non sa come comportarsi, poi decide di alzarsi e presentarsi  -io sono Tu- il bambino la guarda confuso ma capisce che quello è il suo nome, così decide di presentarsi a sua volta abbassa lo sguardo e le porge la mano – io sono Al- Tu indugia un po’, poi la stringe sente il tocco della mano sudata e prova un emozione strana,finite le presentazioni, si gira e comincia a camminare verso la scuola, quando vede che non la cerca di fermare, comincia a camminare più velocemente poi si gira, involontariamente, e vede il ragazzo pulire il coltello, per qualche strana ragione sente che deve ringraziarlo in un modo o nell’altro, così gli corre incontro e lo abbraccia –grazie di tutto-  sentendo il battito calmo di lui si rassicura, vede la faccia stupita di Al e un po’ si compiace, fa qualche passo indietro e comincia a correre verso la scuola, ma prima ancora di raggiungere il tetto della casa affianco un Harley Davidson le sbarra la strada, alza lo sguardo confusa e vede una persona con un casco vestita con dei jeans e una felpa nera a capo della moto, spera di poter correre dall’altra parte e si gira ma anche di là c’è qualcuno, una ragazza, coi capelli lunghi biondi e mossi ma non riesce a capire di più, dal naso in giù ha una tuta blu che le copre l’intero corpo, e sugli occhi ha degli occhiali da sole. Vede che il suo salvatore le parla tranquillo ed indietreggia confusa, poi una mano le afferra la spalla e lei si addormenta, esausta, e comincia un piccolo stato di semiveglia, sente il rumore del motore dell’auto ed il cigolio che essa fa  sul terreno sfaldato percependo ogni salto che l’auto fa quando passa sulle buche, non riesce ancora ad aprire gli occhi, è troppo stanca, si riaddormenta cullata dall’auto con l’immagine di uno dei mostri impressa nella mente e comincia a rivivere i suoi ultimi sette anni di vita ripercorrendola nei minimi dettagli. Quando sente il rumore della portiera che si chiude capisce di non avere più scampo,  si ritrova in braccio ad un uomo peloso e iperpompato,cerca di aprire gli occhi e lentamente riesce a tenerli socchiusi per qualche secondo, intravedendo il collo spesso, la pelata e gli occhi infossati, poi ricade nel suo stato di sonno e quando si risveglia si ritrova in una stanza tutta bianca circondata dal nulla, ancora confusa e disorientata, si siede sul letto pieghevole dove si è svegliata, -ora sono fregata- dice tra se e se aspettando che qualcuno arrivi a prenderla, senza mai distogliere lo sguardo dalla porta o perdere un singolo rumore fuori
  
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