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Autore: grangerous    16/05/2014    4 recensioni
Seguito di Phoenix Song or, Hermione Granger and the HBP. Prima della morte di Dumbledore Hermione e Snape hanno lavorato insieme per un intero anno. Ora, invece, si trovano a dover affrontare degli incarichi molto diversi e complicati.
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Phoenix Trilogy'
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NdT: siamo quasi agli sgoccioli! Come sempre, grazie a silviabella per la beta :)

Anne London



Capitolo 24

Scoop





Erano le nove o le dieci del mattino quando Hermione si era addormentata. Quando si svegliò, alcune ore dopo, si sentì al sicuro e più riposata di quanto si fosse sentita per tanto tempo. Persino prima di aprire gli occhi, ricordò gli eventi della notte precedente e quelli del primo mattino, e si svegliò con un senso molto chiaro di ciò che sarebbe accaduto dopo.

La prima missione riguardava il cibo. Seguendo le istruzioni di Snape, trovò una pagnotta nel portapane di coccio tenuta sotto un Incantesimo di Stasi. Tostata e spalmata di Marmite* era perfettamente commestibile.

Snape era ancora troppo debole ed esausto per muoversi. Gli chiese a che livello fosse il dolore, ma ricevette solo risposte vaghe o sgarbate per la sua preoccupazione. Non era troppo preoccupata: far vedere Snape da un guaritore più qualificato era al terzo o quarto posto nella lista di cose importanti della giornata.

Dopo aver mangiato, essersi cambiata e lavata i denti, aver trasfigurato nuovamente la sedia a sdraio in una sedia normale ed essersi preoccupata inutilmente per Snape, erano quasi le cinque del pomeriggio. Hermione era pronta per affrontare la seconda missione – e per compierla aveva bisogno dell'aiuto di Harry e Ron.

Hogwarts sembrava il posto più logico per trovarli ed Hermione si Materializzò direttamente lì dal soggiorno di Spinner's End. Passare dall'entrata principale nella tarda luce del pomeriggio le diede abbastanza tempo per vedere la piena entità dei danni arrecati alla scuola. Dal muro mancavano grossi pezzi di pietra lavorata e tutte le finestre visibili erano frantumate. Il terreno era segnato da profondi solchi e segni di bruciature e diversi alberi erano stati strappati dal terreno direttamente dalle radici.

Le Grandi Porte oscillavano ancora sui cardini, proprio come durante la notte, ma Hermione era sollevata nel vedere che era stato messo un po' d'impegno per pulire l'ingresso: qualcuno aveva spostato i rottami su un lato e, anche se non era molto, il gesto rallegrò immensamente Hermione.

Sentì dei rumori provenire dalla Sala Grande e sbirciò oltre la porta. La stanza era piena di gente che mangiava: sembrava che molti dei partecipanti alla battaglia fossero rimasti. Come nella prima mattinata, la gente era sparsa a caso per tutti e quattro i tavoli, piuttosto che rispettare la divisione fra case; persino i professori, notò contenta, erano seduti ai tavoli degli studenti.

Controllando le file non vide segni di Harry o Ron. Quasi per caso incontrò lo sguardo di Neville, che si alzò con un sorriso per avvicinarsi e salutarla. Camminava con una sicurezza che non aveva mai notato in lui e il suo sorriso quando la vide era ampio e semplice.

“Ehi, Hermione!” Disse, avvolgendola in un abbraccio.

“Ehi, Neville. Hai visto Harry e Ron, per caso?”

“Per quanto ne so, passano il tempo nella sala comune. Credo abbiamo bisogno di un po' di spazio.”

“Grazie, Neville.”

“Ci si vede in giro, Hermione,” rispose, salutandola con la mano e un altro sorriso.

Ci volle un po' prima che Hermione riuscisse a farsi strada verso la torre di Grifondoro. A volte doveva scavalcare cumuli di pietra rotta o armature cadute. Una volta dovette tornare indietro e scegliere completamente una nuova strada perché il corridoio era totalmente crollato.

Molti ritratti erano danneggiati e vide i loro occupanti accalcarsi inseme dentro alle cornici meno danneggiate. La Signora Grassa invece era al suo solito posto, accompagnata, come spesso lo era stata prima, dalla sua amica Violet.

“Uhm,” disse Hermione, “In realtà non sono sicura di quale sia la password...”

“Non importa, tesoro,” disse la Signora Grassa in modo molto più amichevole di quanto lo fosse stata in passato. “Sarebbe una cosa molto triste se rifiutassi di far entrare un eroe di guerra, non è vero?”

Hermione arrossì, ma si arrampicò all'interno senza lamentarsi. Con suo sollievo, la sala comune era più o meno come sempre e lì, nell'angolo più lontano, c'erano Ron e Harry. Erano seduti nelle loro poltrone preferite, sporti in avanti su un tavolino basso su cui erano sparsi i resti di una colazione all'inglese completa e sembrava stessero discutendo di qualcosa: Ron stava agitando una saliera con enfasi.

Entrambi i ragazzi si girarono al suo arrivo ed Hermione si sentì improvvisamente imbarazzata. Ron si aspettava di essere salutato con un bacio? Si sentì scomodamente in colpa per i pensieri che aveva avuto su Snape nelle poche ore da quando aveva visto Ron l'ultima volta. Non significa niente, si rassicurò. È innamorato della mamma di Harry e così sarà sempre. Gli ho solo salvato la vita.

“Ehi, 'Mione,” osservò Ron un po' assente, “stavo proprio spiegando qualcosa d'importante a Harry, qui.”

Harry, per la sorpresa di Hermione, si alzò mentre lei si avvicinava e l'attirò in un forte abbraccio.

“Ehi,” disse lei, contenta per il suo gesto, “stai bene?” Gli batté una mano sulla schiena.

“Sì, sono solo contento di vederti. Ron mi ha detto cos'avete fatto quando ero... ehm, morto.”

“Già, beh, non morire di nuovo davanti a noi, okay? Una volta è stato abbastanza.” Sporgendosi in avanti, Hermione gli arruffò i capelli e gli sorrise.

“Prendi una sedia,” le disse Ron. “Riprendo da capo.”

Hermione avvicinò una terza sedia e si rese conto che Ron stava usando la saliera per aiutarsi nella spiegazione. Sperò di non dover ascoltare i dettagli di una complicata manovra di Quidditch.

“Quindi,” disse Ron, tenendo sollevata la saliera, “questo è Dumbledore e questa,” indicò uno stuzzicadenti che aveva infilato in uno dei buchi in cima, “è la Bacchetta di Sambuco.”

Ron ripulì uno spazio al centro del tavolo e appoggiò “Dumbledore”. Hermione si sedette un po' più dritta con interesse risvegliato in modo genuino.

“Quindi, Dumbledore è il padrone della bacchetta più potente, che risulta essere uno dei Doni della morte. Il secondo dei tre Doni è inoltre documentato: un incredibile Mantello dell'Invisibilità!” Ron prese un tovagliolo e lo lasciò cadere di peso vicino alla saliera in rappresentazione di Albus Dumbledore. “Allora, un giorno Dumbledore, sai, ha voglia di passeggiare” – per il divertimento di Hermione Ron prese la saliera e imitò una camminata lungo il tavolo fin sopra alla scodella dello zucchero – “e trova proprio la Pietra della Resurrezione.”

Ron prese un cubetto di zucchero e lo mise di fianco alla saliera-Dumbledore al centro del tavolo.

“Per la prima volta a memoria d'uomo, qualcuno sa dove si trovano tutti e tre i Doni! Tuttavia, stupidamente Dumbledore indossa l'anello – senza sapere che era stato maledetto da Lord Voldymold.”

Ron afferrò la pepiera e l'aggiunse alla scena.

“Ma non è morto, perché Snape gli ha salvato la vita,” interruppe Harry.

“Giusto!” Confermò Ron. “E fortunatamente, anche, perché se Dumbledore fosse morto a quel punto, la maestria della bacchetta sarebbe passata a Sua Signoria Pepiera, molto prima che Dumbledore potesse avere la possibilità di passarti qualunque informazione su come sconfiggere il bastardo. Stai seguendo?”

Ron lanciò un'occhiata a Harry che stava guardando il procedimento intensamente. Harry annuì.

“Bene. Dumbledore è un uomo intelligente, comunque, ed è arrivato a un piano astuto. Ciò che davvero vuole fare è passare la bacchetta al nostro giovane eroe–”

Harry fece un suono strangolato, ma Ron lo placò con un'occhiata. Capendo che la mano di Ron stava sorvolando il tavolo indeciso mentre cercava di scegliere uno strumento per rappresentare Harry, Hermione afferrò la sua forchetta. Voltandola la toccò con la bacchetta rubata al Mangiamorte, riproducendo una piccola saetta e, in più, torcendo i rebbi insieme in una rappresentazione piuttosto accurata dei capelli in disordine di Harry.

“Grande, Hermione!” Ron le sorrise ed Hermione non poté fare a meno di arrossire un po' per il piacere. “Allora, così Harry qui ha già uno dei Doni della Morte” –Ron bilanciò la forchetta-Harry Potter in cima alla pila di tovaglioli– “ma Dumbledore voleva che li avesse tutti e tre. In questo modo, quando fosse andato contro l'oscuro e terribile signore per l'ultima volta, Harry sarebbe stato il padrone della morte. Il fatto è che Harry doveva morire temporaneamente nel processo, quindi essere il padrone della morte diventava una cosa utile.”

Harry cercò d'interrompere, ma Ron lo bloccò.

“Sta zitto amico, non ho ancora finito. Fatto il punto, Dumbledore non poteva contare sul fatto che Harry lo uccidesse – il che sarebbe stato il modo più veloce per prevenire allo stesso tempo che la proprietà della bacchetta passasse a Lord V ed essere sicuri che Harry fosse invece il padrone.”

“Certo, è pieno di Mangiamorte che sarebbero felici di uccidere Dumbledore, ma questo significa dare la bacchetta più pericolosa del mondo in mano al lato sbagliato della guerra. Ciò di cui ha veramente bisogno è di qualcuno leale a Dumbledore, ma che non necessariamente lo sembri: qualcuno che Harry odia.”

Infallibilmente, Ron afferrò dal tavolo l'affilato coltello da carne e lo tenne sollevato.

“Severus Snape,” annunciò. “Dumbledore fa promettere a Snape di ucciderlo prima che lo faccia la maledizione. Snape fa quello che gli si chiede.”

Quasi allegramente, Ron piombò con il coltello e fece finta di pugnalare la saliera. Quindi rovesciò la saliera su di un lato, tirò fuori lo stuzzicadenti e lo lasciò insieme al coltello su tavolo, fianco a fianco.

“Ma–” protestò Harry.

“Lo so amico, non è andata così, ma non sto parlando di quello che è successo, sto parlando del piano di Dumbledore.”

“Stai dicendo che quando Snape ha ucciso Dumbledore, mi ha salvato la vita, ho capito.” Harry sembrava stanco.

“Non ho ancora finito. Non avere fretta.” Ron tenne sollevato il palmo della mano in modo supplichevole ed Harry si calmò con riluttanza. “Va bene, quindi metà del problema è a posto, ma Dumbledore voleva anche essere sicuro che Harry avesse tutti e tre i Doni. L'anello è facile: lo lascia nel testamento, accuratamente nascosto dentro al boccino.”

Ron fece scivolare la Pietra della Resurrezione-cubetto di zucchero dal posto di fianco a “Dumbledore” per metterlo di fianco a “Harry Potter”. Il vero Harry Potter, notò Hermione, aveva afferrato il bordo del tavolo così forte che gli erano sbiancate le nocche. Lei si meravigliò della genialità di Ron. In qualche modo, riducendo la discussione a un livello di uomini alle prese con la regola del fuorigioco, stava rendendo qualcosa di molto complicato molto chiaro.

“Ma,” Ron continuò, “Dumbledore deve ancora fare in modo che Harry e Snape s'incontrino esattamente al momento giusto, quindi, prima di morire, fa sì che Snape prometta qualcos'altro: fa promettere a Snape che quando il serpente sarà protetto dovrà andare a cercare Harry.”

“Pensaci, Harry,” aggiunse Hermione, entrando di colpo nella conversazione. “Non ha senso l'aver lasciato a Snape quel compito – Dumbledore avrebbe potuto chiedere a chiunque di darti l'informazione. Me, o Ron, o la McGonagall.”

“Già,” confermò Ron. “Chiunque in grado di vederti più facilmente e con meno pericoli di essere ucciso sarebbe stato più al sicuro e una scelta più logica.”

Harry portò lo sguardo da un amico all'altro con uno sguardo inorridito e apprensivo.

“Dumbledore ha dovuto persino mentire a Snape a proposito di quello che ti è accaduto,” disse Hermione nel modo più gentile che poté. “È per questo che aveva la mano sugli occhi nel ricordo: perché Snape è un Legilimante di talento. Se fosse stato in contato visivo con Dumbledore al momento avrebbe capito che Dumbledore non stava dicendo la verità.”

“Già, se il piano di Dumbledore avesse funzionato, Snape sarebbe venuto a cercarti e tu... beh, tu probabilmente lo avresti ucciso, o qualcosa del genere.”

Ron mise il dito sullo stuzzicadenti e lo spinse sulla superficie del tavolo per metterlo di fianco a Harry Potter-forchetta.

“Harry Potter, padrone dei Doni della Morte, è il padrone della morte. Persino con la pepiera qui, alias lui, l'anima di Harry è a posto e il pezzo di Voldy che si sta portando dietro invece muore. Harry batte Voldy – che non ha più nessun Horcrux.”

Ron fece di nuovo una pausa, afferrò Voldemort-pepiera e mise anche lui sdraiato sul fianco.

“Game over,” pronunciò.

Harry era terribilmente pallido. In modo convulso spinse la sedia leggermente indietro dal tavolo e appoggiò la testa alle nocche delle mani, che ancora afferravano il bordo del tavolo. Senza sollevare la testa fece diversi respiri profondi.

“E – e l'avrei anche fatto,” sussurrò. “Volevo davvero uccidere Snape.” Harry sembrava assolutamente sconvolto.

“Ma non l'hai fatto, amico. Non è andata in quel modo.”

“Dumbledore era molto bravo a convincere la gente a fare cose che altrimenti non avrebbero fatto,” rispose Hermione in modo confortante. Si sporse in avanti e appoggiò una mano tra le scapole di Harry. Stavano tremando e si rese conto che stava piangendo.

“Ma è comunque morto!” Esplose Harry. “È morto e non abbiamo fatto niente per impedirlo!”

Ron tossì ed Hermione alzò lo sguardo verso di lui per scoprire che la stava guardando, un po' scettico e un po' curioso.

“Hermione?” Chiese apertamente. “Hai niente da aggiungere?”

Hermione fece un profondo respiro.

“Harry, Ron,” iniziò. “Severus Snape è ancora vivo.”

Harry scattò immediatamente dritto. C'erano delle lacrime che striavano il suo viso ed era così pallido che la cicatrice spiccava, anche se non aveva più il colore rosso vivo dell'Horcrux di una volta.

“Co–cosa? Dov'è? Devo vederlo!”

“Ti porterò da lui – ma prima, c'è qualcos'altro che dobbiamo fare.”

Entrambi i ragazzi la stavano guardando, Ron con attento interesse ed Harry con disperata urgenza.

“Alla fine dell'ultima guerra, Dumbledore è riuscito a far sì che Snape non venisse condannato come Mangiamorte. Questa volta dobbiamo essere noi. Prima qualcuno – e credo che tu sia la scelta migliore, Harry – deve andare a parlare con Kingsley. Non conosco quali accuse ci fossero contro Snape prima che i Mangiamorte prendessero il Ministero, ma devi fare in modo che le facciano cadere tutte e che nessuna venga sollevata di nuovo. Devi anche far sì che non venga perseguito per nessuna delle cose che è stato costretto a fare per mantenere la copertura durante la guerra fino al ritorno di Tu-Sai-Chi.”

Harry stava annuendo mentre lei parlava, con uno sguardo fisso e quasi selvaggio.

“Dovresti probabilmente prendere i ricordi di Snape e mostrarli a Kingsley – quello confermerebbe che era dalla parte giusta.”

“Già, non le mostrerei a nessun altro, ma,” aggiunse Ron, “non riesco a immaginarmi Snape particolarmente colpito.” Ron puntualizzò l'avvertimento infilzando una fetta di bacon e mordendola.

“Vero.” Harry annuì ancora una volta.

“C'è anche un'altra cosa,” aggiunse Hermione. “Tu, Harry, hai fatto un importante passo avanti annunciando la lealtà di Snape a Dumbledore di fronte a tutte quelle persone ieri sera, ma dobbiamo fare in modo che nessuno la faccia passare come una storia inventata per punzecchiare Tu-Sai-Chi. Dobbiamo essere certi che sia la nostra versione della storia che tutti sappiano, la nostra versione quella di cui si parlerà a colazione.”

“Il piano di Dumbledore è andato così,” continuò, “perché tutti erano pronti a credere il peggio di Snape. C'era un sacco di gente che pensava che Snape stesse lavorando su entrambi i fronti per tutto il tempo e adesso crederà che sia riuscito in qualche modo riuscito a ingannarti per salvarsi la pelle.”

“Ma cosa–?”

“–Rita Skeeter.”

“Precisamente.”

Il viso di Harry si schiarì. “Giusto! Tu, Hermione, puoi farle scrivere quello che vuoi!”

“Posso, certo, ma se ne risentirebbe. Credo sarebbe un lavoro migliore se le offrissimo qualcosa per il disturbo: suggerisco di offrirle la nostra storia in cambio di quella su Snape.”

“Il bastone e la carota,” concordò Ron tra un boccone di bacon e l'altro.

“Le offro un'esclusiva della mia storia a condizione che scriva anche quella di Snape?

“Precisamente. È una situazione vantaggiosa per lei, davvero. Possiamo insistere che avranno una vendita uguale del Profeta e che controlleremo entrambe le storie prima che vengano stampate. Credo anche che più persone portiamo pubblicamente in difesa di Snape, meglio sarà. Possiamo procurarle una lista di persone che sarebbero disponibili a farsi intervistare: noi tre, ovviamente, la professoressa McGonagall, la professoressa Vector, Madama Pomfrey e la Hooch, magari?”

“Il ritratto di Dumbledore.”

“Anche quello di Phineas.”

“Viktor, Jocelyn Smith–”

“Chi?”

“Mmm...? Oh, Jocelyn è una studentessa di Serpeverde, una Nata Babbana. Era al primo anno l'anno scorso. Va bene. Inizierò a fare la lista ora e, se trovate altre persone da aggiungere, fatemelo sapere. Una volta che la verità inizierà a uscire, la gente inizierà a vedere le cose che ha fatto in una luce diversa e sarà propensa a parlare in suo favore.”

“Già, come Ginny, Luna e Neville e la loro punizione con Hagrid.”

Hermione aveva fatto apparire un pezzo di carta e stava scrivendo furiosamente.

“Poi c'è la questione di Draco Malfoy,” disse Harry.

Hermione alzò la testa. Il colore era tornato sul viso di lui e sembrava stare molto meglio.

“Credi parlerà di Snape per il Profeta?” Chiese Hermione.

“Probabile, sì. Ma non è quello che intendo. Voglio dire, è anche lui un Mangiamorte, ma ha cercato di salvarci la vita.”

“Due volte,” confermò Hermione. “Mi chiedevo se te ne fossi accorto.”

“Cosa?” Chiese Ron. “Quando?”

“Prima al Maniero e poi nella Stanza delle Necessità.”

“Stai scherzando? Ci ha quasi fatti uccidere!”

“Non esattamente,” rispose Harry. “Crabbe e Goyle stavano cercando di ucciderci, ma Draco era diverso. Stava cercando di fermarli.”

“Non ha fatto un gran lavoro,” rispose Ron disgustato.

“No, eppure sua madre ha mentito a Vol...” – nessuno era veramente sicuro se il tabù fosse stato ancora tolto ed Harry ingoiò maldestramente l'ultima parte della parola – “in mia difesa. Non avremmo vinto altrimenti.” Harry sembrava determinato. “Parlerò con Kingsley anche a proposito dei Malfoy.”

Ron stava ancora facendo delle facce poco convinte all'idea di Draco come alleato, ma mentre Hermione guardava dall'uno all'altro si sentiva straordinariamente fiera dei suoi due migliori amici.

“Va bene,” disse in modo spiccio. “Harry, credo tu debba andare a trovare Kingsley subito. Il nuovo Ministero sarà probabilmente incline a fare tutto quello che chiederai adesso: sarà meglio che ne tragga il meglio. Ron, credo tu debba andare a passare la serata con la tua famiglia. Anche se mi chiedevo se potevi trovare Rita lungo la strada e concordare un momento per incontrarla insieme domani.”

“Consideralo fatto.”

“Ron–” disse lei, sporgendosi per prendergli la mano. “Mi dispiace così tanto per Fred.”

Lui annuì e le strinse la mano rassicurante. Le lacrime minacciarono pericolosamente di tornare negli occhi di lei.

“Va bene,” disse lei, cambiando argomento, “troviamoci di nuovo qui domani mattina – diciamo alle nove?”

“Le nove vanno bene.”

Con un'ultima occhiata alla scena con le posate di Ron, Hermione seguì i ragazzi oltre il buco del ritratto e saltò giù. Poi si diressero in direzioni separate.



*



Quando Hermione entrò nell'Infermeria fu sorpresa di trovarci Luna.

“Tutto bene?” Chiese preoccupata.

“Oh, sì, sto bene,” rispose Luna. “Sto solo aiutando dove posso. Se stai cercando Madama Pomfrey è nel suo ufficio.”

“Grazie, Luna.” Hermione toccò leggermente il braccio dell'altra ragazza mentre passava. Luna era vestita con lo stesso vestito giallo brillante che aveva indossato al matrimonio di Bill e Fleur, con abbinato un fiore dietro l'orecchio. Mentre Hermione s'incamminava, Luna iniziò a mormorare sottovoce e riprese a impilare bende pulite.

La porta dell'ufficio di Madama Pomfrey era leggermente accostata, ma Hermione bussò ugualmente prima di entrare.

“Avanti!” Fu la risposta.

Hermione entrò e trovò non solo Madama Pomfrey, ma anche la Hooch. La Pomfrey sedeva dietro alla scrivania, la testa appoggiata contro le mani; la Hooch passeggiava su e giù, anche se si bloccò per un secondo alla vista di Hermione.

“Dove diavolo è?” Ringhiò la Hooch inaspettatamente, attraversando la stanza e afferrando Hermione per le spalle.

Hermione tirò fuori la bacchetta e la puntò alla gola della Hooch, senza neanche pensarci.

“Mi lasci andare,” ordinò.

La Hooch ignorò sia le istruzioni che l'arma puntata contro il collo. Invece diede a Hermione un lieve scossone.

“Dov'è il corpo di Snape?” Chiese.

“Oh.” La tensione defluì da Hermione e mise via la bacchetta. “Mi lasci andare e glielo dirò,” disse.

Riluttante, la Hooch fece un passo indietro. Incrociò le braccia sul petto.

“Signorina Granger?” Chiese gentilmente Madama Pomfrey. “Sai dove possiamo trovare il corpo di Severus?”

Hermione chiuse la porta e lanciò un Incantesimo di Silenzio per sicurezza.

“Sì,” rispose alla fine. “Sono infatti venuta per portarvi lì.”

“Andiamo allora,” disse la Hooch immediatamente. La Pomfrey si stava già alzando in piedi.

“Ma prima di farlo, devo essere sicura delle vostre intenzioni. So che siete state sue amiche una volta, ma l'ultimo anno è stato difficile per tutti.”

“Siamo andati alla Stamberga, signorina,” ringhiò la Hooch. “E il suo corpo era sparito. C'era sangue ovunque. Severus Snape è un dannato eroe e il suo corpo merita il rispetto che le persone gli hanno negato in vita.”

“Madama Pomfrey?” Chiese Hermione, portando l'attenzione sull'altra donna.

“Desidero solo il meglio per Severus – in qualunque posto sia finita l'anima del pover'uomo.”

“Molto bene, allora,” rispose Hermione fermamente. “Madama Pomfrey, dovrebbe portare alcune provviste di medicinali.”

Entrambe le teste delle donne scattarono verso Hermione per la sorpresa.

“É vivo,” sussurrò la Hooch, speranza e stupore che lottavano per avere la supremazia sul suo viso.

“Lo spero,” rispose Hermione. “Almeno, lo era un'ora fa circa.”

Armate di quella consapevolezza, le due donne si preparano incredibilmente in fretta e seguirono Hermione fuori attraverso la scuola e il terreno, verso il punto di Materializzazione senza ulteriori domande.

Tenendo un ferma stretta sull'avambraccio di entrambe le donne, Hermione sparì nel nulla con i due passeggeri.



*



Come prima, Hermione si Materializzò nel soggiorno a Spinner's End. Se Snape era sorpreso per l'improvvisa apparizione delle tre donne non diede nessuna indicazione del fatto.

“Severus!” Esclamò la Pomfrey con palpabile sollievo.

Con un elaborato sospiro, Snape pose il giornale che stava leggendo sul tavolino da caffè.

“Avrei dovuto saperlo che la pace e la calma erano troppo belle per durare,” commentò.

“Ascolta, bastardo,” rispose a tono la Hooch, “la prossima volta che fingi la tua morte, non aspettarti che venga a cercare il tuo corpo!”

“Non ho 'finto la mia morte' – come l'hai poco elegantemente posta – ho semplicemente rimosso il mio corpo ferito da una situazione pericolosa per riprendermi.”

“Oh, tacete ora, voi due,” ordinò la Pomfrey mentre appoggiava una mano sulla fronte di Snape. Aveva già la bacchetta in mano e stava usando delle complicate letture diagnostiche.

La Hooch incrociò le braccia e rivolse l'attenzione alle bottiglie di pozioni sistemate sul tavolo.

“Quante di queste Pozioni Rimpolpasangue hai preso? Cosa diavolo è successo, Severus?”

“Il serpente mi ha morso,” rispose Snape con voce piatta e regolare.

“Dove?” Chiese la Pomfrey, aggrottando la fronte davanti alla brillante esibizione di luce dell'incantesimo che aveva usato lungo il suo corpo.

Senza parlare, Snape voltò la testa e indicò la pelle esposta del collo. Hermione camminava ansiosamente con il labbro inferiore stretto tra i denti.

La Pomfrey puntò la bacchetta direttamente al collo di Snape e, da quello che Hermione riuscì a capire, ripeté la stessa serie d'incantesimi – diverse volte. Il silenzio si protrasse mentre la Hooch e Hermione aspettavano che l'altra maga chiarisse la situazione.

“Spiega, Severus,” disse finalmente la Pomfrey, sembrando confusa, “la diagnostica dice che sei completamente guarito.”

Hermione lasciò andare il respiro che non si era resa conto di trattenere. Una calda ondata di soddisfazione e sollievo si diffuse dalla testa alla punta dei piedi.

“La signorina Granger mi ha curato,” rispose Severus con lo stesso tono neutrale, gli occhi fissi direttamente davanti a lui. “Ha cantato per unire insieme la carne.” Sospirò. “Sarà meglio che controlli anche la sua cicatrice.”

L'attenzione della Pomfrey scattò verso Hermione.

“Vieni qui, signorina,” ordinò, brandendo la bacchetta.

Hermione si avvicinò e osservò, con interesse, la Pomfrey che faceva apparire la stessa serie di luci vibranti per tutta la lunghezza del suo corpo.

“Mmm, dov'è la cicatrice?”

Quando Hermione indicò il petto, la Pomfrey fece apparire un paravento e lo mise tra loro e gli altri due occupanti.

“Togli la maglietta,” ordinò.

Hermione si spogliò e rimase in reggiseno e jeans e guardò il viso della Pomfrey mentre esaminava la cicatrice. Dall'altro lato dello schermo, sentiva brandelli di mormorii mentre Snape e la Hooch conversavano.

“Questa è la stessa cicatrice che Severus ha rimesso insieme cantando nell'Infermeria due anni fa? Chiese la Pomfrey.”

Hermione annuì.

“E immagino che abbia iniziato ad apparire così solo dopo aver restituito il favore cantando alla ferita di Severus?”

Hermione annuì di nuovo. “Non so se fa la differenza,” offrì, “ma ho usato la stessa bacchetta di Snape per fare l'incantesimo. Forse ha avuto più effetto perché era abituata al suo corpo?”

“Mmm, forse. Rivestiti.”

Hermione si vestì in fretta prima che la Pomfrey facesse sparire lo schermo.

La Hooch, vide, era seduta in una delle poltrone e aveva i piedi sul tavolino da caffè.

“Siedi,” disse la Pomfrey, spingendo gentilmente Hermione verso l'altra poltrona. La capoinfermiera fece apparire uno sgabello per sé e si sedette vicino alla testa di Snape. Tutto la guardavano in attesa. “La magia compassionevole,” iniziò, “che include il cantare è difficile e imprevedibile. Poche persone sono capaci di empatizzare in modo abbastanza affidabile con altri da poter dare per certi i risultati di una tale magia.”

“Potrebbe essere che la signorina Granger qui sia una di quelle persone. Più probabile, la circostanza altamente improbabile di sapere come si sentiva Severus nel cantare per richiudere la sua ferita ha reso più semplice per la signorina Granger cantare per lui. Nessun dubbio che la bacchetta abbia aiutato e, quasi certamente, la situazione molto stressante della battaglia ha avuto peso. Stavate lavorando entrambi per lo stesso fine, dopotutto, e quello ha probabilmente aiutato a mettervi in sintonia.

“Il risultato, comunque, è eccezionale. Infatti,” fece una pausa per un momento con uno strano sguardo confuso, “non ho mai visto niente del genere.”



*



Quando Hermione incontrò Harry e Ron la mattina successiva, Harry esplodeva di notizie.

“Indovina?” Esclamò. “Fawkes è tornata! Non appena ho iniziato a spiegare le cose a Kingsley c'è stato un forte scoppio e Fawkes è apparsa dal nulla. Ha fatto cadere un rotolo di pergamena e una piuma sulla scrivania di Kingsley ed è subito sparita!”

“Accidenti! Dumbledore!”

“Esattamente. Dumbledore ha scritto una lettera prima di morire – spiega tutto della promessa di Snape di ucciderlo.”

“Quindi immagino che Kingsley ti creda, allora?”

“Assolutamente. Giura che sotto nessuna circostanza lascerà che Snape venga condannato per qualcosa.”

“Eccellente!” Hermione gli sorrise.

“In più, indovina? Ha offerto a tutti e tre un lavoro come Auror! A partire da subito! Non dobbiamo neanche finire i M.A.G.O. o simili!”

“Sul serio? Ma questo è più che fantastico!” Esclamò Ron. “Niente più scuola! E saremmo insieme–”

“Parla per te, Ron,” interruppe Hermione. “Primo, io non ho intenzione di diventare un Auror e, secondo, credo sarebbe stupido – per tutti e tre – non finire i M.A.G.O.”

“Ma Hermione,” insisté Harry, “c'è un campo intensivo di due mesi durante l'estate. Quando l'avremo finito saremo allo stesso livello dei novizi – M.A.G.O. o non M.A.G.O. E non è che il nostro ultimo anno non conti qualcosa!”

Hermione sollevò le sopracciglia e strinse le labbra in disapprovazione.

“La decisione è tua, Harry, ma ricorda che è la stessa organizzazione che non ha fatto niente per fermare la Commissione per il Censimento dei Nati Babbani: abbiamo avuto un'esperienza di prima mano su quanto possa essere mutevole il Ministero. Vuoi davvero accettare un'offerta di lavoro ricevuta solo perché sei Harry Potter? Avrai sempre delle persone che si risentiranno della tua fama insinuando che hai avuto il lavoro come favore. ”

“Ehi! Non è giusto! Non ho chiesto io di essere famoso!”

“Lo so! Ma se accetti un lavoro per cui non sei qualificato, non rendi molto chiaro quel punto agli altri, vero?”

Harry aveva l'aria di essere appena stato schiaffeggiato.

“Ron?” Chiese lui all'improvviso, chiamando una terza opinione. “Che cosa ne pensi?”

Ron si passò una mano tra i capelli, gli occhi che scattavano da un amico all'altro.

“Io, ehm, credo che entrambi abbiate centrato il punto. Sono per entrare negli Auror, e sono per accettare il lavoro offerto. Ma... forse dovremmo pensarci per qualche giorno prima di accettare qualunque cosa. Non dobbiamo decidere ora, giusto?”

“Giusto,” disse Harry lentamente. Sembrava turbato.

“Bene,” scattò Hermione.

“Ascoltate.” Ron si sporse e pose una mano sulle spalle di entrambi. “Qualunque cosa succeda, noi tre dobbiamo rimanere uniti. La cosa importante è che siamo ancora qui, non cosa faremo dopo.”

Non c'era bisogno che menzionasse effettivamente la morte di Fred: il fatto aleggiava pesantemente tra loro.

“Una delle cose più stupide che abbia mai fatto,” aggiunse, “è stata di andare via da quella tenda. Ho lasciato che le mie stupide insicurezze avessero la meglio sulla nostra amicizia. E ritengo che nessuno di noi dovrebbe fare di nuovo lo stesso errore.”

Ron era riuscito a far sentire Hermione disperatamente vergognosa del suo comportamento. Guardò Harry e vide che aveva un'espressione imbarazzata che sicuramente s'intonava a come si sentiva lei.

“Andiamo, allora,” incoraggiò Ron, “facciamo questo imbarazzante abbraccio a tre e andiamo ai Tre Manici di Scopa, pronti a mostrare un fronte unito alla giornalista più cattiva del mondo.”

Hermione rise e lasciò che Ron spingesse in avanti lei e Harry. Passò un braccio intorno alla vita di ogni ragazzo e li strinse.

“Voglio solo ciò che è meglio per voi,” sussurrò.

Harry e Ron si limitarono ad abbracciarla più forte in risposta.

“Cosa pensi che dovremmo dire a Rita?” Chiese Harry, prima di staccarsi.

“La verità,” rispose Ron.

“Lo credo anch'io,” aggiunse Hermione.

“Già,” sospirò Harry. Hermione sentì la testa di lui annuire di fianco alla sua. “Credo che ne abbiamo avuto abbastanza di 'segreti e bugie' per il resto delle nostre vite.”

*



*



*

* Crema spalmabile a base di lievito che viene mangiata in nord Europa a colazione.

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severus89: Ehm, chi sono Skye e Coulson?

Disincanto294: E' il capitolo dei 'finalmente'. Niente più padroni, niente più costrizioni, niente più “E' probabile che morirò.”

xX_Eli_Sev_Xx: Sì, anche Hermione può finalmente rilassarsi ^__^

two_writers_one_heart: Più che altro, i complimenti vanno assolutamente a grangerous! Io mi limito a rendere in italiano quello che lei ha scritto e silviabella fa un lavorone sugli strafalcioni (non lo dico per attirare più complimenti su di me, sia chiaro, riportò il merito dove dovrebbe stare ;))

Titinina: Mi ricordavo che anche tu era del club “strozziamolo con la barba” XD. Grazie per gli urletti :-P

Anne

  
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