Anime & Manga > Un fiocco per sognare, un fiocco...
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Autore: hotaru    28/07/2008    7 recensioni
Mettiamo che Daichi non abbia mai cambiato casa e sia rimasto al fianco di Himeko anche dopo la fine dell'avventura col fiocco magico. E se un'estate una triste notizia, una proposta inaspettata e un tuffo nel passato dessero una svolta al loro rapporto?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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La settima notte del settimo mese

 

Dedico questo capitolo a Joey R.,

la mia amica di penna irlandese,

che è figlia del Grande Demone Celeste

ed è uscita da un gran brutto periodo

 

Il lavoro dei due ragazzi era incominciato: anche se Daichi sosteneva di non aver mai intrapreso niente di simile, le sue doti spiccavano anche qui. Era organizzatissimo e aveva tutto sotto controllo, al contrario di Himeko, che ogni tanto ne combinava una delle sue e faceva una gran confusione, facendo a volte arrabbiare e a volte divertire come un matto l’amico.

Avevano un gran da fare a riordinare libri, oggetti del tempo che fu e cari ricordi; ma, d’altra parte, c’era anche parecchio da pulire.

-         E-e-etciù! – starnutì Himeko per l’ennesima volta, dopo aver sollevato un’enorme nuvola di polvere – Uffa! Ancora?

-         Salute! – le rispose Daichi dalla stanza accanto – Strano non aver sentito un tonfo, questa volta!

-         Antipatico! – lo rimbeccò lei – E io che sto pulendo come Cenerentola per te, mentre tu non fai altro che spulciare libri o riordinare pipe! Abbi almeno un po’ di gratitudine!

Il ragazzo si affacciò sulla soglia della porta, guardando fisso Himeko.

-         Hai ragione – fece.

-         Eh? Su… su che cosa?

-         Stai proprio sgobbando duro, devo ammetterlo. Che ne dici se domani facciamo una pausa?

-         Una pausa? Davvero?

-         Sì, e festeggiamo il Tanabata.

-         Uau! – urlò Hime-chan, felice – Dici sul serio?

-         Certo. Sai, non avrei mai pensato che avresti lavorato così duro. Invitandoti qui, sapevo che mi sarei divertito come un matto, ma non immaginavo che ti saresti impegnata tanto.

-         Ehi, cosa vorresti insinuare? Che sono una scansafatiche, forse?

-         Beh, più o meno… - fece il ragazzo con un sorrisetto, scansandosi appena in tempo per evitare il piumino che Himeko gli aveva appena lanciato.

-         Screanzato! – urlò lei, per poi fare finta inseguirlo mentre lui scappava in cucina. In realtà andò solo a riprendere il piumino in corridoio, sorridendo felice tra sé e sé.

“Che bello, il Tanabata! Ah, non vedo l’ora che sia domani!”

 

Sette luglio. Secondo la leggenda, è proprio nella settima notte del settimo mese che Hikoboshi e Orihime, gli innamorati leggendari divisi da quel fiume di stelle che è la Via Lattea, possono incontrarsi di nuovo, una sola volta all’anno.

-         Allora, come festeggiamo? – chiese Himeko raggiante quella mattina, pimpante già a colazione.

-         Pensavo che potremmo andare a fare un giro per la città durante la giornata, poi tornare qui a darci una rinfrescata e andare in riva al fiume a vedere i fuochi artificiali.

-         Uau! Dici davvero? È un programma fantastico, ci sto!

-         Immaginavo che avresti fatto i salti di gioia. Dai, finiamo di mangiare e poi andiamo!

 

La città vera e propria era in realtà piuttosto moderna, essendosi ampliata per la maggior parte dopo la guerra. Per questo i negozi erano tutti piuttosto recenti, con vetrine accattivanti e dai colori vivaci. Himeko riuscì a trascinare Daichi a fare qualche spesa, ma gran parte della giornata venne spesa nell’esplorazione dei vicoli che costeggiavano le diramazioni del grande fiume Kohaku.

Il ragazzo sembrava ricordare molto bene la pianta della città, e portò Hime-chan in tanti di quegli angoli pittoreschi e sconosciuti, che alla fine alla ragazza sembrò quasi di esserci nata, in quella splendida cittadina che sorgeva sulle acque.

Verso il tardo pomeriggio decisero di rincasare, per potersi lavare con calma e poi cenare in tutta tranquillità.

“Ma guarda” si ritrovò a pensare Himeko sulla via del ritorno “Sembriamo proprio una coppia di fidanzatini”. Non appena ebbe formulato questa frase, anche se solo nella propria mente, arrossì spaventosamente. “Ma… ma che vado a pensare? Himeko, non è proprio da te! Ma che ti sta succedendo?”

-         Ehi, ti senti bene? – le chiese Daichi, chinandosi a scrutarla in volto – Sei tutta rossa. Non avrai preso un colpo di sole? Vuoi che restiamo a casa, stasera?

-         Eh? No, no, va tutto bene! Sto benone! Ho solo bisogno di un buon bagno caldo…

-         Mah, se lo dici tu… - rispose il ragazzo poco convinto.

Dopo cena Hime-chan fece un bagno, si vestì e trovò Daichi seduto in cucina ad aspettarlo.

-         Eccomi qua! – fece la ragazza – Sono pronta!

-         Vieni così? – chiese lui.

-         Come? … ma da quando ti interessa quello che indosso? – chiese lei, piuttosto sorpresa.

-         Seguimi, ti faccio vedere una cosa – rispose lui, guidandola di sopra nella stanza che un tempo era stata di sua madre, ma dove ora dormiva Himeko.

-         Scusami se sono entrato senza il tuo permesso, mentre eri in bagno – disse lui, prevenendo una sicura arrabbiatura da parte di lei – Ma mi è venuto in mente che, da qualche parte nell’armadio, ci doveva essere una cosa…

Detto questo, aprì le ante e tirò fuori un vestito ripiegato che appoggiò sul letto. Ma, non appena la ragazza si avvicinò per guardarlo meglio, si accorse che non era un vestito, bensì…

-         Un kimono! – esclamò – Ma… è bellissimo…

Effettivamente era stato tessuto con una stoffa molto pregiata, bianca con un motivo decorativo a fiori rosa e blu, che ricordavano vagamente le onde del mare o la corrente di un fiume.

-         Sai, era di mia madre: era il suo preferito quand’era ragazza. Me ne ha parlato tante volte, dicendomi che sarebbe venuta qui a prenderlo il giorno in cui avrebbe avuto una figlia femmina a cui tramandarlo. Ma ciò non è mai successo, come ben sai – spiegò Daichi. Poi si voltò verso Himeko – Però sono sicuro che sarebbe contentissima se stasera lo indossassi tu.

La ragazza si girò a guardarlo, stupefatta.

-         Cosa? Ma… io… no, non posso… - balbettò.

-         Coraggio! – continuò lui – È rimasto chiuso qui dentro per tanti anni… ha bisogno di prendere un po’ d’aria!

-         No, davvero, Daichi, è troppo…

-         Guarda che, se insisti, le telefono per chiederle il permesso – minacciò scherzosamente.

-         Ma… ma dici sul serio? Davvero posso indossarlo questa sera? Non mi prendi in giro?

-         No… è un kimono talmente bello che starà bene anche addosso ad un maschiaccio come te!

Himeko era talmente in estasi da non essersi nemmeno accorta della provocazione del ragazzo.

-         Bene, allora ti aspetto di sotto. Vedi di non metterci troppo tempo a cambiarti, d’accordo? – concluse lui, infilando la porta.

 

“Alla faccia del maschiaccio… altro che la stoffa! È lei che è proprio carina!” pensò Daichi non appena la vide, l’espressione di lei raggiante come un girasole.

-         Allora, andiamo? – le disse, riscuotendosi immediatamente – Lo spettacolo pirotecnico inizierà tra mezz’ora, dobbiamo sbrigarci. Speriamo di arrivare in tempo, ci hai messo un secolo a cambiarti…

-         Non preoccuparti, i fuochi d’artificio non scappano – rispose Himeko tranquilla. Era talmente felice che i tentativi di Daichi di farla arrabbiare non la toccavano minimamente.

Così si incamminarono, nel buio, verso il centro della città.

 

-         È… è stato fantastico! Fenomenale! Non ho mai visto niente del genere! – la ragazza non riusciva più a contenere l’entusiasmo, cosa che divertiva immensamente Daichi.

-         Di’ un po’, ma era la prima volta che vedevi i fuochi artificiali? Se l’avessi saputo, ti ci avrei portato anche prima!

-         Certo che no, antipatico! Ma uno spettacolo del genere non lo si vede di sicuro in nessun altro angolo del Giappone! – continuò lei, imperterrita.

-         Sì, non posso darti torto - ammise il ragazzo. I fuochi d’artificio, in quel posto, erano davvero speciali. L’ultima volta che era venuto a vederli era ancora un bambino, ma nemmeno stavolta l’avevano deluso.

-         E poi il modo in cui si specchiano sulle acque del fiume! È come se le luci raddoppiassero, e lo spettatore ne venisse avvolto! Non sapevo più se guardare verso l’alto o verso il basso!

-         Hime-chan… adesso basta, o ti prenderanno per una pazza che gira per strada! D’accordo che sei matta da legare, ma non vorrei venissero a portarti via, domattina!

-         Ma insomma! – fece lei, voltandosi piccata -  Io sono qui, felice ed entusiasta per lo spettacolo di stasera, e tu non fai altro che prendermi in giro! Ma ti diverte così tanto?

Daichi le si avvicinò, la guardò con calma negli occhi e… le diede un buffetto sulla fronte.

-         Da morire! – esclamò, vicino al suo orecchio. Poi la prese per una spalla, facendola voltare e continuando a camminare.

Finse di non accorgersi di quanto lei fosse arrossita, e seguitò a tenerle un braccio attorno alle spalle, mentre chiacchieravano del più e del meno e tornavano verso casa.

Di cosa parlarono quella sera, durante il tragitto? A chiederlo il giorno dopo a uno dei due, nessuno avrebbe saputo rispondere. Ma il rossore, l’imbarazzo e quella sensazione dolce e avvolgente che provarono in quella sera d’estate, di sicuro non li avrebbero mai dimenticati.

 

 

D’accordo, questa è stata una piccola, romantica pausa. Ma la storia andrà avanti.

Alcune precisazioni: dato che non mi ricordo molto l’anime, non ho la più pallida idea di come vada a finire. Non so se Himi e Dai Dai dimenticheranno tutto, se Pokotà continuerà o no a parlare… So che avrei dovuto aspettare la fine della trasmissione dell’anime per pubblicare una storia un po’ più precisa, ma non ce l’ho fatta, avevo una voglia incredibile di scrivere qualcosa su questi due!

Quindi mettiamola così: questa è una “What if”, quindi facciamo che ho inventato anche qualche cosa in più. In fondo sono dettagli per ricollegare questa storia all’anime, quello che mi interessa veramente è il rapporto Himi/Dai Dai.

Comunque ringrazio Hatori per avermelo fatto presente.

Però avrei bisogno della consulenza di chi sa qualcosa in più: Chappy, la Scopina di Erika, da chi è stata inventata? Ho fatto una ricerca, ma le versioni sono molteplici: nel cartone dicono la bisnonna, nei siti in italiano il nonno, mentre nei siti in inglese si parla addirittura del bis-bis-bisnonno! Mi sa che dovrò prendermi una licenza poetica anche qui…

Comunque che ne pensate?

 

   
 
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