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Autore: Rinkaku    16/05/2014    1 recensioni
Questo racconto, interamente dedicato alla trama di Dark Souls, è per tutti coloro che hanno amato il gioco e tutti i suoi personaggi. Il protagonista della storia è Eiryn, giovane piromante non-morto che si ritroverà a dover viaggiare per tutta Lordran, affrontando gigantesche creature mostruose e antichi cavalieri, per scoprire la verità su se stesso e sulle origini della sua stessa razza.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eyrin decise di proseguire, convinto che fosse l'unico modo per risolvere i misteri che lo avevano condotto fino a lì.

Già sapeva che, appena li avrebbe risolti, di nuovi ne sarebbero sorti, come in un cerchio infinito che non si conclude mai.

“Può un luogo simile, essere svelato in ogni suo singolo dettaglio?” si domandava, incerto sulla risposta, insicuro come mai, prima d'ora.

Un nemico era sconfitto ma quanti altri ce n'erano? Chi o cosa avrebbe potuto incontrare, lungo quel suo pellegrinaggio attraverso una terra sconosciuta addirittura a chi ci viveva?

Tutte domande senza alcuna risposta.

Il sole brillava alto, nascosto dalle nuvole ma i suoi raggi illuminavano ugualmente il cammino del giovane piromante che, senza guardarsi alle spalle, ma comunque osservando il paesaggio al di là di quel ponte semi-distrutto, rimase incantato da così tanta bellezza.

Un paesaggio meraviglioso, nonostante tutta la malvagità e la decadenza che Lordran emanava.

Tutto ciò gli era famigliare, ma non comprendeva come potesse esserlo.

Attraverso la torre dal lato opposto del ponte, discese delle scale e si ritrovò nuovamente all'aperto, con un altro ponte alla sua sinistra e una piccola piazzola alla destra.

In questa notò, con la coda dell'occhio, un cavaliere, dritto davanti al precipizio che gli si estendeva a pochi centimetri di distanza, il sole splendeva, proprio di fronte a lui, facendo brillare l'acciaio dell'armatura di una luce quasi propria, come se fosse un Dio, disceso fra i non-morti, per portare la salvezza.

Eiryn si avvicinò, senza sfoderare le armi, senza tenere lo scudo alzato, perchè in cuor suo sapeva che quel cavaliere mai avrebbe potuto nuocergli in alcun modo, perchè il suo cuore era puro e ciò si poteva sentire anche a distanza di metri.

-Oh, benvenuto!- Esordì l'uomo girandosi leggermente verso Eyrin.-Io sono Solaire di Astora, piacere di conoscerti, giovane piromante.-

Ora che poteva vederlo meglio il ragazzo notò che la sua non era affatto una vera e propria armatura, ma, bensì, dei semplici abiti ricamati, con un grosso sole dipinto sul petto.

In mano teneva uno scudo di legno con lo stesso dipinto e l'unica cosa che potesse fornirgli difesa era l'elmo d'acciaio.

“Come ho fatto a pensare che indossasse un'armatura?” Si domandò Eiryn, stupito della cosa.

-Non ti sembra strano? Proprio in questo luogo e in questo preciso momento ci siamo incontrati. Non può certo essere una coincidenza, no? Credo che noi due siamo in qualche modo legati, che ne dici se ci aiutassimo a vicenda, durante questo lungo e tortuoso viaggio?- Domandò Solaire tornando ad osservare il sole di fronte a sé.

-Darci una mano, dici? Sento che tu sei una persona sincera...Accetto la tua offerta.-

-Bene! Qual'è il tuo nome, piromante?-

-Mi chiamo Eiryn, per quanto questo possa contare in questo luogo e in questa situazione.-

-Bene, giovane Eiryn, procedi pure, io starò qui, ad osservare questo magnifico sole. Che possa darti sostegno lungo il tuo viaggio.- Concluse Solaire, senza più dire nulla, come se la luce di quella gigantesca sfera di fuoco avesse catturato definitivamente la sua mente, trascinandolo in una sorta sonno profondo.

 

Eiryn decise di valutare la situazione, prima di attraversare il lungo ponte che si estendeva davanti a lui.

Un gruppo di guardie lo sorvegliava strettamente e, nonostante fossero relativamente in pochi, non sarebbe mai riuscito a sconfiggerli tutti, la sua unica occasione era correre più veloce che potesse.

Prese una leggera rincorsa e, un passo dopo l'altro, aumentò sempre di più la velocità.

I soldati sembravano non vederlo, tenevano lo sguardo fisso verso il cielo, come se qualcosa stesse arrivando alle sue spalle ma lui non ci fece caso, doveva solo correre.

Un forte e acuto ruggito gli fece comprendere cosa i non-morti stessero osservando.

Alle sue spalle il gigantesco drago dalle scaglie cremisi che gli era apparso non appena arrivato al borgo, lo stava inseguendo, sputando fiammate lungo tutto il ponte che investirono ogni cosa, anche i soldati.

Le fiamme gli erano sempre più vicine, come se volessero raggiungerlo per inghiottirlo e il drago non accennava a fermare il suo volo.

Gli mancavano pochi centimetri, il caldo torrido cominciava a farsi sentire sulla sua pelle mentre l'abito accennava a incendiarsi.

“Può un piromante morire per del fuoco?” Si domandò il ragazzo ormai affannato e stanco, poco prima di buttarsi oltre l'entrata di una piccola costruzione in pietra, riuscendo a salvarsi.

 

Perse i sensi per qualche minuto e, quando si risveglio, il drago era scomparso.

Accese il falò accanto a sé e si sedette, osservando incuriosito le ossa che lo animavano.

La sua luce brillava come sempre, alimentata dalla spada carbonizzata conficcata nel terreno e da quelle misteriose ossa.

“Di chi saranno?” Sì domandò.

Quelle erano, in realtà, ossa di non-morti passati di lì durante i loro viaggi e, insieme ai propri resti, anche le loro volontà e i loro desideri restavano legati a quell'abbagliante fiamma.

Quella scoperta fu quasi traumatizzante per il ragazzo che, se prima si sentiva protetto, ora era inquieto e spaventato, timoroso di poter subire un simile destino.

 

Improvvisamente, come dal nulla, un'altra luce comparve davanti ai suoi occhi.

Un raggio di sole penetrava attraverso gli alberi al di fuori della piccola costruzione, illuminando una statua completamente distrutta.

Era visibilmente grande e raffigurava un uomo facilmente riconoscibile vista la corporatura.

I pezzi erano tutti in terra e solo i piedi e il piedistallo erano ancora intatti.

Mentre si avvicinava Eiryn sentì una potente forza provenire da lì, come se nascondesse qualcosa di invisibile alla vista.

Non appena fu a pochi centimetri da quello che pareva essere, ormai, un altare, si inginocchiò e la forza che sentiva provenire da esso prese possesso del suo corpo, riempiendolo di una radiosa e splendente energia.

Non riusciva a descrivere in alcun modo quella sensazione ma era come se fosse diventato, in qualche modo, più potente, nonostante si fosse solo inginocchiato per pregare.

-Oh, vedo che lo hai trovato! Quello è l'altare del sole. Un tempo, quando la statua era ancora intatta, raffigurava il primogenito del grande lord Gwyn, lo sapevi? Incredibile l'energia che emana, vero?- Disse Solaire, comparendo alle spalle del ragazzo.

Eiryn non rispose, l'atmosfera catturava tutta l'attenzione e le parole del cavaliere gli penetrarono fin nel profondo della mente.

I raggi del sole illuminavano il suo viso quasi pallido, ora umano grazie a quei piccoli esseri chiamati Umanità e si sentiva di nuovo vivo, forse per la prima volta, da quando il suo viaggio era iniziato.

Per qualche attimo tutto sembrò essere diventato pacifico, tutto il male di quel mondo scomparve, lasciando spazio solo alla pura luce che gli irradiava il volto, riempiendogli il cuore e l'anima di una nuova forza.

-Quelli che stai provando ora sono i sentimenti di un guerriero del sole. Tu sei nato per uno scopo preciso e molto importante, ne sono più che certo, ragazzo! Continua per la strada là in fondo, oltre quel cancello arriverai alla chiesa e lì troverai una delle due famose campane.- Disse di nuovo Solaire prima di andarsene.

 

Il piromante riprese il suo viaggio, seguendo la strada che l'amico gli aveva appena consigliato, finchè non si ritrovò davanti a una larga strada, con un grosso cinghiale corazzato a pochi metri di distanza da lui.

La bestia, non appena lo vide, gli corse incontro, cercando di colpirlo con le lunghe zanne d'acciaio.

Eiryn riuscì a schivare appena in tempo e il cinghiale andò, per sbaglio, a finire dentro un grosso fuoco appiccato proprio dietro di lui.

Le urla della bestia si alzarono per tutta l'area, mentre il fuoco ne scioglieva l'armatura e la carne ormai morta da tempo.

Senza perdere tempo il ragazzo ne approfittò per fuggire, ritrovandosi, poco dopo, non molto distante dall'entrata della chiesa.

Questa era enorme, antica e quasi del tutto in rovina.

Pochi cavalieri la difendevano e tutti loro avevano perso il senno.

“Da quanto?” riuscì a domandarsi il ragazzo tra un fendente e l'altro.

Si avviò all'altare.

Proprio davanti a questo un enorme cavaliere dall'armatura scura stava ritto, come per proteggere l'esile e secco corpo disteso sopra la lastra di marmo.

In una mano teneva uno scudo grande quanto il suo stesso corpo e nell'altra una mazza di ferro dall'aria molto pesante.

L'uomo si mosse, quasi impercettibilmente e con una rapidità impressionante nonostante il peso del suo equipaggiamento, rapidamente alzò la mazza verso l'alto, facendola ricadere contro Eiryn che a sua volta cercò di parare il colpo ma senza alcun risultato positivo.

Il ragazzo rimbalzò all'indietro, cadendo a terra e, quando cercò di rialzarsi, il cavaliere era già davanti a lui, pronto a colpirlo ancora una volta, l'ultima.

Schivò, riuscendo miracolosamente ad evitare il colpo e si allontanò un poco, giusto per lenire le ferite con l'estus, l'essenza dell'anima della guardiana, accumulato ai falò.

La sua spada era troppo pesante, faceva fatica a sollevarla per colpire l'avversario e decise così di ricorrere ancora una volta alla piromanzia.

Eiryn iniziò quindi a sferrare una lunga serie di sfere infuocate contro il cavaliere che, ormai del tutto impazzito, cercava di colpirlo in ogni modo possibile ma i suoi attacchi erano sempre più lenti, il peso dell'armatura iniziava a farsi sentire e, nonostante un non-morto non potesse soffrire la stanchezza, piano piano cedette, finché le fiamme non consumarono tutto il suo corpo che si dissolse nel nulla, lasciando al suo posto solo la sua anima.

Appena Eiryn la raccolse, le memorie del cavaliere si proiettarono nella sua mente.

 

“Lentamente, come dal nulla, un gruppo di uomini si incamminava lungo uno stretto sentiero pieno di trappole e nemici.

Tutti indossavano pesanti armature di ferro ed erano armati con spade e grossi scudi.

Venivano chiamati cavalieri di Berenike, essi erano i più forti guerrieri al mondo, ligi al proprio ruolo e temprati da mille e più battaglie, ma in un mondo che versava verso la distruzione e il chaos, potevano sopravvivere?”

 

I ricordi cessarono e l'anima di Eiryn si placò, tornando al suo stato originale.

Ogni volta che vedeva le memorie dei suoi avversari il suo spirito e la sua mente si contorcevano, unendolo, per quel poco tempo, alle loro sensazioni, ai loro sentimenti, spingendolo sempre più verso la perdita del senno che aveva ormai compreso non essere altro che l'indebolimento della mente altrui a causa dei ricordi contenuti nelle anime.

Lentamente si avvicinò all'altare.

Questo era spoglio, col corpo di una donna fasciata disteso sopra di esso e una grande statua si ergeva dietro.

Il corpo emanava un leggero bagliore e appena Eiryn fu abbastanza vicino un'anima uscì.

Il ragazzo la raccolse, incuriosito dallo spirito che ora teneva fra le mani e si stupì ancora di più quando scoprì, tramite i ricordi della donna, che quella era l'anima di una Guardiana, morta a causa del male che aveva invaso Lordran.

Provava molta pena e tristezza, per lei e non poté fare a meno che pensare alla ragazza che vegliava sul Santuario, domandandosi se anche il suo fato fosse stato altrettanto crudele.

Cacciando quei pensieri e quelle inquietudini ancora una volta proseguì verso il piano superiore della chiesa, determinato a scoprire il mistero legato a Lordran e alle campane, ritrovandosi davanti a un muro di nebbia, più fitto dei precedenti.

“Che legame ha la nebbia con questo luogo?” Si domandò Eiryn, prima di notare che, a pochi centimetri di distanza da lui, un'incisione brillava sul pavimento e le parole di Solaire gli tornarono in mente.

Il ragazzo toccò il simbolo e il fantasma del cavaliere comparve, radiante di luce.

Eiryn non sapeva se crederci o no.

Tutto ciò lo rendeva esterrefatto, senza che potesse comprendere come ciò fosse mai possibile, mentre davanti a lui il suo compagno gli faceva segno di procedere, sfoderando la spada di ferro e tenendo alto lo scudo di legno col sole dipinto sopra.

I due attraversarono la nebbia.

Il panorama che si estendeva davanti a loro lasciava senza fiato.

Il tetto, ricoperto da tegole scure, era circondato da statue raffiguranti Gargoyle armati di lance rifinite nei minimi dettagli.

Si stagliavano alte verso il cielo, coprendo tutto il perimetro fino al campanile, alto parecchi metri e anch'esso con delle statue, ognuna messa in posa differente.

Al di là della chiesa si vedeva un fitto bosco di alberi verdi e rigogliosi, il canto dei pochi uccellini che popolavano la foresta si univa allo scrosciare dell'acqua nei ruscelli, il tutto accompagnato dal leggero filo di vento.

Un'immagine incredibilmente pacifica che nascondeva terribili verità.

Eiryn avanzò lentamente, facendo pochi passi prima che una delle statue sul campanile prendesse vita, agitandosi e stridendo con forza.

Le sua ali di pietra si spalancarono e con un forte tonfo discese davanti a Eyrin e Solaire, cercando di colpirli con la lunga alabarda.

I due schivarono il colpo e Solaire contrattaccò la creatura, facendo calare la spada di ferro proprio sulla sua testa.

Eiryn l'aggirò, affettando di netto la coda del Gargoyle che volò qualche metro più in là.

La bestia urlò, scuotendo il proprio corpo e agitando l'arma, nel disperato tentativo di colpire uno dei due guerrieri ma questi schivavano e paravano ogni attacco, contrattaccando rapidamente e tornando subito a difendersi.

Quando il Gargoyle mostrò i primi segni di debolezza, ne arrivò un altro che iniziò a sputare potenti fiammate dalle fauci di pietra.

I due decisero di dividersi i compiti.

Mentre Solaire si occupava del primo a Eiryn toccò scontrarsi col nuovo arrivato, vista la sua natura di piromante.

Il ragazzo evitò le fiamme, correndo lungo il lato opposto del tetto finchè non si ritrovò dietro all'avversario che, nel frattempo, cercava di impedire al guerriero del sole di attaccare, sputando altre fiamme insieme al suo compagno.

Eiryn corse verso di lui, saltandogli sulla schiena a conficcandogli la spada di ferro, trovata lungo la strada dal ponte alla chiesa, alla base del collo.

La creatura urlò, dimenandosi convulsamente.

Il Gargoyle, ormai impazzito e senza alcun controllo delle sue azioni, sputò una raffica di fiammate in ogni direzione, bruciando completamente il compagno.

Solaire schivò le fiamme un'altra volta e, cogliendo al volo l'occasione, saltò a sua volta sulla testa del suo avversario e un'altra volta verso il Gargoyle sopra il quale stava Eiryn.

Il cavaliere si preparò ad attaccare e, lanciando un forte urlo di battaglia, lo colpì alla testa, graffiandogli gli occhi e lasciando un profondo taglio.

Entrambe le creature scomparvero all'improvviso, dissolvendosi nell'aria.

Eiryn esultò per la felicità e la gioia, chiamando a gran voce l'amico che, però, era già scomparso.

Sorridendo in segno di gratitudine si voltò verso il campanile e si addentrò al suo interno.

Una ripida e lunga scala portava verso il piano più alto e lì una piccola uscita portava verso una passerella di legno all'esterno, dove un'altra scala più corta conduceva fino alla tanto agognata campana.

Quando il giovane piromante si trovò al suo cospetto non sapeva descrivere cosa stesse provando.

Un misto di gioia, fierezza e paura per il futuro lo fecero muovere, lentamente, verso la leva per suonarla e quando il suo suono si diffuse per tutto il borgo quei sentimenti crebbero ancora di più.

In quel preciso istante il mondo attorno a lui si fermò.

Ce l'aveva fatta.

Da un semplice non-morto rinchiuso nella prigione era arrivato a metà di un'impresa che ormai in molti avevano deciso di abbandonare.

Lui, su tutti, ci era quasi riuscito.

Rimase lì, su quel campanile, per molto tempo ad osservare l'orizzonte.

La foresta sembrava fremere ancora più di prima, il vento si era rafforzato e la malvagità di Lordran sembrava essere aumentata ma ciò non gli interessava, non in quel momento.

  
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