LA MIA MALEDIZIONE

Da ormai troppo tempo non ritornavo tra le mie montagne, troppo tempo che non sentivo lo scrosciare insistente della cascata e il rumore dell'acqua infrangersi sulle rocce violentemente nei giorni di vento. Era stata una mia scelta, una scelta sofferta, alla quale più e più volte stavo venendo meno ma che fortunatamente ero riuscito a mantenere. Per l'onore e il coraggio mostrato in battaglia nel difendere la Dea Atena, il Divino Zeus, aveva dato a noi cavalieri quello che per molti era considerato un dono, ma che per me era stata solo la mia più grande maledizione.
L'immortalità.
Non l'avevo più rivista dalla mia ultima partenza, non avevo più avuto l'opportunità di specchiarmi nei sui meravigliosi occhi blu, vedere la sua pelle candida imporporarsi quando la prendevo in giro o le facevo un complimento, bearmi del suo sorriso, passare le mie dita nei lunghi fili di seta color pece che erano i suoi capelli, non avevo più potuto ascoltare il suono più dolce del mondo, la sua voce.

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“Quindi vai via..” il suo sguardo era insistentemente rivolto al terreno mentre nervosamente calciava delle pietre li intorno.
“Sai che è un mio dovere Shunrei” le dissi guardando il cielo. Nero, come lo era ora il mio animo in quel momento. Per quanto fossi devoto alla mia Dea, odiavo doverle dire addio, perchè ogni volta, di addio si parlava. Non potevo sapere prima di partire se sarei tornato da lei. E questo ,forse, era quello che più faceva male ad entrambi.
“Lo so, sei nato per seguire ciecamente la tua Dea” sospirò. Per la prima volta nelle sue parole avvertii amarezza.
“Come Cavaliere il mio dovere è proteggerla anche a costo della mia vita, come uomo, l'unica cosa che potrei fare è amarti” dissi con tutto l'ardore di cui ero capace. Era la prima volta che manifestavo così esplicitamente i miei sentimenti per lei, mi sentii libero,in pace e poi.. ancora più male. La consapevolezza delle mie parole mi colpì come un violentissimo schiaffo in pieno volto.
Lei dal canto suo continuava a fissare il terreno. Non era più la bambina quattordicenne della mia infanzia, avanti a me, una donna. Una donna meravigliosa, la diciannovenne più bella che avessi mai visto. Aveva conservato i suoi grandi occhi e il suo sorriso da bambina che ora tuttavia, raramente mostrava.
“E questo può cambiare le cose Shiryu? Può cambiare il nostro destino? Può farti restare qui con me? Può evitare che tu vada a rischiare per l'ennesima volta la vita per un'ennesima stupida guerra!? Sai cosa provo ogni volta che parti!? Dolore! Un dolore lancinante ovunque, un dolore che mi urla 'lui non tornerà stavolta'! E vuoto! Un vuoto che niente e nessuno può colmare, un vuoto nel pieno centro del mio petto, dove dovrebbe esserci quel cuore che ogni volta che parti viene con te! Cosa possono cambiare le tue parole? Cosa posono fare contro il nostro destino Shiryu dimmelo!” i suoi pugni battevano contro il mio petto, dai suoi occhi tantissime gocce di rugiada sgorgavano. E il mio cuore s'incrinò. Mi chiedeva cosa le mie parole avessero potuto cambiare il nostro destino.. ma la risposta era la più semplice ma anche la più difficile da pronunciare.
“Non possono cambiare nulla” disse dando voce ai miei pensieri e avendo il coraggio di pronunciare parole che a me lo avevano fatto mancare. Si scostò leggermente da me. Non mi guardava.
“Scusami” sussurrò.
Il bisogno impellente di eliminare quel minimo di distanza che ci teneva separati mi inondò.  Le misi una dietro la schiena avvicinandola sempre più al mio corpo e  con l'altra mano sotto il mento, la costrinsi a fissare il suo sguardo nel mio, restammo a fissarci fin quando non decise di celarmi i suoi occhi, serrando le palpebre. Con un gesto naturale, mai azzardato prima baciai la sua fronte, i suoi occhi chiusi, il suo nasino all'insù per poi arrivare alle sue labbra. Fu un bacio dolce, passionale, triste, puro, carico d'amore. Ci staccammo pero poi accostare le nostre fronti.
“Tornerò, te lo prometto. Tornerò da te”
“Sfideremo il destino?” chiese.
“Si, lo sfideremo, insieme.”

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Era sera quando arrivai, erano passati ventidue anni da allora e il mio cuore aveva smesso di battere da diciannove, avevo appreso la notizia della sua morte da maestro. Non mi ha mai spiegato come essa sia avvenuta, ma cosa importava, non c'era più.
Arrivai dove da bambino mi allenavo, dove amavo stare seduto e chiacchierare con lei, mentre mangiavamo i manicaretti che cucinava solo per me. Il mio cuore sanguinava. Tutto mi ricordava lei. Tutto aveva il suo sapore, il suo colore.
“Chi va là!?”. Una voce femminile mi destò dai miei pensieri. Mi voltai nel punto in cui la sentii provenire e gelai.
Una giovane ragazza mi guardava confusa, era lei.
I suoi occhi mi scrutavano curiosi, era lei.
I suoi capelli neri erano scompigliati dal vento primaverile, era lei.
“Chi sei?” chiese nuovamente non avendo ottenuto risposta prima.
“Shunrei..” sussurrai.
La ragazza spalancò per una frazione di secondo i suoi bellissimi occhi celesti. Celesti.. non erano come quelli della mia amata, non nel colore almeno.
“ Come conosci il nome di mia madre? La conoscevi? Ti prego dimmi com'era!” mi supplicò a gran voce.
Madre..
“Morì dandomi alla luce, il maestro Dohko non mi ha mai voluto parlare di lei dicendomi che ci sarebbe stata una persona più adatta a farlo, sei tu? Ti prego dimmelo, sei tu quella persona!?” disse avvicinandosi e prendendomi la mano.
“Come ti chiami?” riuscii a pronunciar, dentro di me,tremando.
“Destiny”.

Angolo Autrice ^^

Saaaaalve <3
OK. Mi è venuta una malsano ispirazione artistica questo pomeriggio e mi son detta perchè non soddisfarla?? u.u
spero che vi sia piaciuta, come avrete capito è un Shiryu x Shunrei una coppia che amo e per la quale nutro grande rispetto.
Ora non vi annoio più e sparisco ve lo prometto xD

byeeeee :* Lillian