Rieccomi. Sono passati più di quindici giorni... il capitolo era effettivamente pronto alcuni giorni fa... è che non ho avuto il tempo di postarlo.
Cosa ci vuole? Direte voi. Il più è scriverlo, poi si fa in un'oretta.
Ehhh, magari fosse così. Anche senza contare il tempo per prepararle, le immagini vanno caricate nel sito browser, poi incollate nel programma di editor, così come pure bisogna creare i collegamenti per le canzoni.
Non mi sto lamentando, volevo solo farvi partecipi del modus operandi.
E a proposito di lavoro: questo è un capitolo operativo al cento per cento. Costruiremo tantissimo, per le romanticherie dovrete aspettare il prossimo.
Ora vi lascio, ringrazio come sempre tutte quante, silenziose e comunicative,
bacioni,
Teresa.
Capitolo
Trentatreesimo
(Bella)
«Inspira!»
Mi ordina Edward accompagnando con le
braccia l’ordine mentre cammina svelto affianco a me.
«Immetti
aria, allunga il diaframma, espandi i muscoli
addominali, trattieni qualche secondo e poi butta tutto fuori. Devi
concentrarti di più nella respirazione se vuoi avere un buon
controllo sullo
stress.»
«Edward,
so come si respira, lo faccio da una vita.»
Replico ironica.
Il
fatto è che tornati a Houston mi sono resa
purtroppo conto che non ho un minuto da perdere e la sensazione del tempo che scorre troppo
velocemente mi
crea ansia…
…
solo
un po’ non c’è bisogno di fare tutta sta
tragedia!
«Bella, non
è facendo la spiritosa che risolvi il problema. Sai che devo
tenere sotto
controllo lo stato psicofisico di tutto l’equipaggio, a
cominciare da te.»
Edward mi taglia la strada costringendomi a fermarmi ad un palmo dal
suo petto.
Il suo familiare profumo mi investe ricordandomi che sotto a quel
camice bianco
c’è un magnifico corpo che vorrei abbracciare. Ma
non qui e non ora.
«Sto
preparando il calendario del
training con le tute spaziali, ma tu non
sei ancora pronta.» Replica stringendo gli occhi e scuotendo
la testa.
«COSA
VORREBBE DIRE CHE “IO NON
SONO… PRONTA?”» Gli urlo
contro col fiato spezzato dalla
sorpresa. «Io sono PRONTISSIMA, LA PIU’ PRONTA DI
TUTTI.» Lo aggiro arrabbiata
continuando sul mio cammino.
«Ecco
vedi? La tua reazione isterica mi dimostra che
ho ragione. Non sei sufficientemente calma per sopportare la
costrizione in quegli
scafandri.» si ferma un attimo forse colpito dallo sguardo
assassino che gli
sto lanciando.
«Senti,
non è che il fatto che stiamo insieme ti dà il
diritto di prenderti queste libertà, sai? Poniti questa domanda: per caso il
nostro fosse solo un
rapporto professionale diresti queste cose al tuo
Comandante?» Lo sto sfidando,
occhi negli occhi, alla gara di chi è più duro.
Nei suoi vedo un momento di
indecisione, sta riflettendo sulle mie parole, è il mio
momento per attaccare.
«Ah
aaah, vedi che ho ragione? Ora smetti di farmi da balia
e infilami SUBITO in quella lista.»
«Bella,
sii ragionevole…»
Lo
incenerisco di nuovo con lo sguardo e gli indico
perentoria, col braccio teso, la direzione verso il suo ufficio.
«Obbedisco,
Comandante. Ma ti metto per ultima,
comunque.» Mi urla mentre si allontana lungo il suo corridoio.
Scuoto
la testa sconcertata per la situazione: tra
fidanzati ed amici, non sento di avere la giusta presa sul gruppo. Devo
farmi
valere di più, a costo di risultare impopolare. Mentre
rifletto sullo spinoso
problema relazionale, sono già arrivata all’hangar
dove stanno costruendo il
razzo vettore. Ho appuntamento con McCarty e con gli ingegneri
costruttori per
valutare lo stato di avanzamento dei lavori.
«Eccomi
qui, Met. Novità?»
«Fantastiche
novità. Dall’ultima volta che sei stata qui, sono
stati fatti molti progressi.
La scocca esterna è pressoché pronta, ma vieni,
c’è Alice che ti aspetta per
illustrarteli di persona.» Mi guardo intorno: sì
effettivamente l’intelaiatura
cilindrica della parte sommitale del razzo è completa, ma ci
sono ancora grandi
spazi vuoti tra la base ed il fondo.
«Che
ne pensi, eh?» Mi chiede Alice euforica. «Non ti
sembra di vedere la “luce in fondo al
tunnel”?» Mi guardo intorno cercando di
mascherare un moto di stizza. I
lavori sono andati effettivamente avanti, ma di
questo passo saremo pronti per il 2025!
«Beh,
mi sembra più un capodoglio spiaggiato mezzo
divorato da un’orca assassina.» Mi scappa detto
d’impulso. Ad Alice muore il
sorriso sulle labbra all’istante.
Ahi,
credo
di averla ferita…
«No
scusa, volevo dire… che mi aspettavo di vedere il
lavoro un po’ più… come dire?
Completo.» Aggiungo subito.
«Mmh,
sì, qui l’avanzamento non è al top, ma
vieni a
vedere: ho una sorpresa per te. Vedrai che questa volta rimarrai
soddisfatta.»
(Alice)
Un
cetaceo spiaggiato?
Che orribile
immagine.
Cerco
di non dare molto peso alle parole di Bella.
Probabilmente
è stanca, la capisco. Ma ora non
possiamo dormire sugli allori: bisogna reagire. La prendo per mano come
quando
eravamo ragazzine e me la trascino dietro per tutto l’hangar
verso quello
adiacente. I nostri scarponi gommati stridono sul pavimento echeggiando nello spazio vuoto intorno
a noi.
«Chiudi
gli occhi, non guardare fino a quando non lo
dico io» la minaccio.
«Alice,
ti prego, questo gioco è piuttosto stupido.»
«No,
no. Voglio vedere la faccia che farai. Su, chiudi
gli occhi, fai la brava!» Bella ubbidisce, borbottando
sottovoce un: «Spero che
non ci veda nessuno.»
Siamo
arrivati al grande portone di ferro che divide i
due ambienti di lavoro. Faccio scorrere facilmente un’anta
sulle guide ben
oliate aprendo un varco sufficiente a far passare le nostre due
persone.
«Ecco,
fai tre passi poi apri gli occhi» le dico con
la voce mozzata dall’emozione. Bella ubbidisce si appoggia
alla ringhiera
zincata del soppalco, prende un attimo poi si lascia andare in un
esaltante
esclamazione: «Ommioddio. Oh-Mio-Dio!» Si volta
verso di me, le mani a coprirsi
la bocca e gli occhi lucidi di lacrime.
Sotto
di noi sta, nella sua disadorna bellezza, la
scocca della navicella Calypso. Completa. Uno stuolo di tecnici nella
tuta blu
della NASA, si stanno prendendo cura di lei. Bella si precipita
giù dalle scale
di ferro che rintoccano allegre sotto i suoi passi facendo voltare
tutti. La
seguo felice della sua reazione.
«Alice!
La
struttura della Calypso è finita!» Esclama al
colmo della meraviglia. «Ed è
grande, più grande di quanto mi immaginassi»
«Questa capsula
è stata progettata per trasportare
fino a quattro persone, oppure due più una stiva di merci di
carico.» Spiega
Jacob Black sbucando dal nulla. «Manca ancora il rivestimento esterno, che ci
arriverà tra
dieci giorni dalle officine del Colorado e sarà costituito
da un disco girevole
di fibre di metallo di nuova generazione che grazie al processo di
fabbricazione “Spin Forming” ci
consentirà di modellare il guscio esterno senza
bisogno di saldature.» Jacob è orgoglioso della
sua spiegazione e Bella, che
pure è a conoscenza di ogni particolare della progettazione
e dei materiali lo
asseconda nel suo entusiasmo.
«Così
riusciremo a ridurre la massa complessiva del
veicolo e il tempo necessario per costruirlo» Interviene Mike
Newton intento a
caricare dei dati sul tablet che ha in mano. «Secondo i test
che ci hanno
consegnato dal Colorado, la nuova lega metallica sarà in
grado di aumentare del
trenta per cento l’isolamento termico della Calypso,
tutelando meglio dalle
radiazioni solari sia gli astronauti, sia le merci sensibili come le
apparecchiature
scientifiche che vogliamo sistemare a bordo.»
Io e Bella
ci scambiamo un gesto d’intesa: per la prima volta abbiamo la
sensazione che ce
la possiamo fare. Il tempo perso in questi mesi sembra miracolosamente
recuperato e si concretizzano gli sforzi tecnici ed economici
dell’Agenzia. E’
fantastico. Sono così felice ed orgogliosa di tutti i miei
ragazzi che li
abbraccerei uno ad uno.
Beh,
vicino
ho Jacob… intanto potrei cominciare da lui.
Mi
è mancato. Lo capisco mentre stringo il suo torace
così forte e caldo.
Bella
interrompe il mio momento intimo, annunciando
una riunione straordinaria per le 17.30.
(Bella)
Home- E.
Sharpe & The Magnetic Zero
Li
ho tutti lì, seduti intorno al tavolo ovale, ad
aspettare attenti che sveli il motivo della chiamata improvvisa. Il
chiacchiericcio di sottofondo si è interrotto nel momento in
cui mi sono alzata
per prendere la parola. Angela, efficiente come solito, ha
già fatto girare la
chiavetta USB con il materiale per l’esposizione.
«Dunque,
vi ho chiamati qui per un motivo molto
importante.» Annuncio.
Sto
prendendo tempo, per gustarmi questo momento di
gloria dopo tutta la frustrazione patita nelle settimane scorse. Dai
loro visi
si intuisce che non si aspettino cattive notizie, visto che anche se
ognuno ha
i propri compiti, è chiaro come il sole che le cose,
finalmente, procedono
bene. Penso che lo intuiscano a “pelle” anche
dall’umore mio e di Alice.
«Il
Maggiore Brandon ed io vogliamo comunicarvi che il
Progetto Spaziale Odyssey, verrà attuato come da progetto
completo.»
Mi
interrompo per aprire il file che ho posizionato al
centro del desktop.
«Se
prestate attenzione alle slide che vi ha fornito il
Tenete Weber, vi sarà più chiaro a cosa mi sto
riferendo.» Continuo osservando
le loro espressioni attente.
«Intendi
il progetto che prevede due lanci?» Chiede
Eric sorpreso. «Non ne avevo più sentito
parlare.»
Annuisco
accondiscendente.«Sì, è vero. In questi
mesi
per sicurezza abbiamo puntato sul progetto meno avventuroso, ma
più
realizzabile, che prevedeva il trasporto dell’equipaggio e le
merci sullo
Shuttle Odyssey, ma che si sarebbe interrotto con l’aggancio
alla Stazione Orbitante
Internazionale. Invece da oggi possiamo annunciare che effettueremo
anche il secondo
lancio con il razzo Ulysses che
trasporterà
inglobata la navicella Calypso» Cerco di spiegargli.
«Okay,
ma nel frattempo cosa è cambiato?» Chiede
ancora lui con aria perplessa.
Sto
per rispondergli quando Alice mi brucia sul tempo.
«All’origine
del progetto ci siamo semplicemente trovati,
come tutti, davanti ad alcune problematiche tecniche riguardanti il
peso e la
massa che non eravamo ancora in grado di risolvere. Per questo, pur
avendo
preparato due missioni, di cui una molto azzardata, abbiamo indirizzato
le
nostre energie su quella più semplice che prevedeva un unico
viaggio a bordo
dello shuttle modificato. Ma fortunatamente i risultati dei test che ci
sono
arrivati dai nostri partners esterni sono stati talmente rassicuranti che abbiamo deciso di
inseguire il sogno originale.»
Gli spiega gonfia d’orgoglio.
«i
Vertici del Ministero e il Generale Rogers sono
stati già avvertiti del cambio di programma?»
Chiede Rose prendendo appunti.
«Certo,
ho spedito i progetti in file criptati io
stessa.» Risponde Jessica.
«E
avete già stabilito anche come saranno composti gli
equipaggi?» Chiede Jasper attento.
«Non
ancora» gli risponde Alice «tutto
dipenderà dal
carico che potremo trasportare, ma di questo avremo tempo di discutere
più
avanti.
«Beh,
vorrei ricordarvi che anche la vostra struttura
muscolare entrerà nel calcolo del peso trasportato, quindi
vi comunico che è
ora di iniziare l’allenamento fisico, perché una
buona tonicità abbatte la
massa grassa e protegge la struttura scheletrica dai danni dovuti alla
lunga
assenza di gravità» interviene Edward, che
continua regalando un sorriso
malizioso alla parte femminile dell’assemblea:
«naturalmente
aspetto in palestra anche voi signore,
soprattutto quelle che ultimamente
stanno battendo un po’ la fiacca.» Dice facendomi
l’occhiolino.
Cos’è
ce
l’ha con me, per caso? Solo perché è
qualche settimana che non trovo il tempo
per la mia corsa mattutina?
«…
Naturalmente insisto solo perché siete più
predisposte all’osteoporosi di noi
uomini…» si giustifica.
Ignoro
la sua provocazione.
«Okay,
per ora ho detto tutto, ci sono domande?»
Dichiaro rivolgendomi a tutti.
Emmett
alza la mano.
«McCarty?»
Il
ragazzo si schiarisce la voce, lancia un’occhiata
veloce a Rose, e mi pone una domanda con aria innocente:
«Si
sa già che piano tariffario è meglio stipulare
prima di partire? Magari un “You and Planet
Earth”?» La risata generale scoppia
fragorosa.
«Okay,…
okay,…» Cerco di riportare la calma al gruppo
consapevole che è ora di dar loro modo di riposarsi un
po’.
«Dopo
questa perla di saggezza del nostro Vice
Comandante, direi che arrivato il momento di chiudere qui la giornata.
Cosa ne
dite di una birra tutti insieme per festeggiare?» Propongo al
gruppo
sovraeccitato.
T