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Autore: _Laine    17/05/2014    0 recensioni
Mi accarezzò delicatamente una guancia, ma già sapevo che quel tocco così leggero non aveva nulla a che fare con ciò che voleva realmente.
“Ti voglio…” la sua mano scese ad accarezzarmi il collo, per poi muoversi fino alla scollatura, ma lo fermai. “Aspetta, andiamo via di qui.”

Credevo di essere destinata ad una vita infelice e alquanto squallida. Non ero assolutamente preparata all'avventura che avrei vissuto di lì a poco; non sapevo che tutto stava per cambiare radicalmente.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo primo
 

Dana aveva solo un paio di anni più di me, ma per molti aspetti era ancora una ragazzina. Amava sedersi davanti allo specchio e pettinarsi i capelli, mentre sognava di incontrare la persona che le avrebbe salvato la vita e condotta fuori da quella situazione orribile.

Io invece nell’amore avevo già smesso di crederci da tempo, dopo tutto ciò che avevo vissuto. Non credevo a questo sentimento astratto tanto decantato dai poeti. Credevo solo a quello che potevo vedere, e ciò che vedevo erano coppie che litigavano furiosamente, che si sposavano per poi divorziare pochissimi mesi dopo, vedevo mogli picchiate e figli abbandonati o dimenticati.

Quando ero poco più che una bambina, vedevo ogni giorno mio padre tornare a casa ubriaco per poi maltrattare sua moglie, quindi l’unica cosa a cui pensavo era di non voler formare una famiglia e rischiare di fare la stessa fine di mia madre.

Un giorno, quando avevo diciassette anni, quell’uomo era tornato a casa più malridotto del solito ed aveva iniziato a picchiarla così forte da farla finire in ospedale. Morì qualche mese dopo, in circostanze mai chiarite completamente.

Non rimasi un minuto di più in casa con mio padre, perché temevo di fare la stessa fine che era toccata alla mamma. Fu proprio Dana a salvarmi: mi ospitò a casa sua e mi aiutò a riprendermi dalla perdita che avevo subito. Perdendo mia madre avevo perso una parte di me stessa; lei era la persona che più amavo al mondo, il mio punto di riferimento.

Presto mi resi conto che, nonostante la gentilezza di Dana, avrei dovuto aiutarla con le spese della casa. Cominciai a cercare lavoro, magari qualcosa che avesse a che fare con l’arte, dato che era sempre stata una mia grande passione, ma senza risultati.
Sapevo che la strada che avevo deciso di intraprendere era rischiosa, forse più facile, ma decisamente sgradevole; e pensare che tutto aveva avuto inizio per puro caso.
 
Mi trovavo in un bar con Dana quando un ragazzo, dopo essersi avvicinato al nostro tavolo, le propose di andare a divertirsi un po’ con lui. Rimasi al tavolo da sola e, mentre cercavo annunci di lavoro sul giornale, si avvicinò un ragazzo dagli occhi azzurri e profondi, mi disse di chiamarsi Adam e mi fece dei complimenti per il mio aspetto fisico. Era davvero un bel ragazzo, anche se nel suo sguardo c’era qualcosa di poco rassicurante che non riuscivo a decifrare. Mi chiese se poteva sedersi con me ed io non me lo feci ripetere due volte.

Sembrava dolce e simpatico, e trovavo la sua compagnia decisamente piacevole.

Ad un tratto, però, disse: “Allora, cosa ne pensi se andassimo in un luogo più appartato dove continuare la nostra conversazione?”

Quelle parole suonarono insolite alle mie orecchie, ma per ingenuità, o perché mi sentivo seriamente attratta da lui, decisi di accettare.

Pochi passi e raggiungemmo la sua abitazione: un piccolo e modesto appartamento. Dopo aver chiuso la porta si avventò sulle mie labbra con irruenza e, colta di sorpresa, lo allontanai bruscamente. “Ma cosa stai facendo?!”

"Dai, non fare la timida, poi ti pago."

Quella frase mi lasciò di stucco. "Credo che tu ti sia confuso con qualcun'altra, io non sono una..."

"Ma eri là seduta con Dana, pensavo foste colleghe. Quella ragazza é fenomenale, pensavo che tu potessi essere alla sua altezza."

Non ritenni necessario chiedere cosa intendesse, pensando che Dana poteva essere così apprezzata per un solo e ben preciso motivo.

"Sei bellissima, ti ho desiderata dal primo momento che ti ho vista."

"No, mi dispiace." Arretrai.

"Sono disposto a darti duecento dollari."

Rimasi di nuovo a bocca aperta. Voleva davvero buttare via tutti quei soldi per questo?

Mi sedetti sul divano, avevo bisogno di elaborare quella richiesta. Era disposto a darmi duecento dollari solo per andare a letto con lui. Assurdo.
Adam restò in piedi a braccia conserte, attendendo una risposta. Alla fine decisi di accettare solamente perché con quei soldi avrei potuto aiutare Dana a pagare l'affitto, non potevo più abitare con lei senza contribuire e la ricerca di un lavoro si stava tirando troppo per le lunghe.

Feci cenno al ragazzo di avvicinarsi e sedersi accanto a me, poi mi misi su di lui a cavalcioni e cominciai a baciarlo. Nel frattempo mi sbottonai la camicetta, mostrando un reggiseno di pizzo nero. Poi gli sfilai la maglietta per poi gettarla chissà dove, e in breve tempo tutti gli altri indumenti fecero la stessa fine.

Mi fece distendere sul divano e cominciò a penetrarmi, facendomi male. Il mio gemito di dolore si fuse col suo di piacere, e mentre si muoveva ritmicamente cominciarono a scendermi le lacrime. Mi pentii immediatamente della mia decisione ed i sensi di colpa cominciarono ad affiorare con insistenza. Chiusi gli occhi e pregai che tutto finisse il prima possibile. Si accasciò infine sul mio corpo, soddisfatto ed esausto.

"Ne é valsa la pena." Disse, continuando a stringermi. Non risposi, troppo confusa per elaborare ciò che era appena accaduto.

"Ora devo uscire." Mi disse più tardi. "Avrei voluto passare più tempo con te, ma al bar ho atteso per due ore che mi proponessi di scopare. Alla fine ho dovuto pensarci io."

Quando uscimmo dall’appartamento mi disse: “Voglio vederti di nuovo.”

Stavamo per prendere due strade diverse quando aggiunse: “Ah, quasi dimenticavo!” Ed estrasse dal portafogli due banconote.
Lo vidi voltare l’angolo, poi cominciai a piangere.
 
Quando raccontai a Dana ció che mi era accaduto mi fece un discorso che mi lasciò senza parole: "É normale che tu ti sia sentita sporca e che adesso provi disgusto per te stessa. Credo che sia cosi per tutte all'inizio. Ma alla fine ci si abitua, si impara a non sentire nulla fisicamente ne' emotivamente. Sapevo che la mancanza di lavoro poteva portare a scegliere una strada sbagliata, e credevo che anche tu potessi rischiare di prenderla, ma non avevo il coraggio di dirti che ti trovo perfetta per questo lavoro. Sei una bellissima ragazza e sicuramente centinaia di uomini sarebbero disposti a pagare per stare con te.”

Non so come ne’ perché, ma alla fine mi abituai all’idea e continuai su quella strada.
  
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