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Autore: Dragon_Flame    17/05/2014    2 recensioni
Chris e Darya. Lui Allenatore, lei Domadraghi. Due realtà diverse, due persone diverse, che non si conoscono.
Poi c'è l'Ordine, un'organizzazione criminale che mira alla devastazione di Hoenn.
E c'è Rocco, il Campione, che si vede costretto a prendere in mano le redini del gioco per riportare la pace e l'armonia nella sua terra.
E c'è Vera, il suo amore mai rivelato, dall'altra parte, nelle terre occupate dai suoi nemici, che ha bisogno del suo aiuto.
E ci sono due sorelle, ciascuna col suo terribile segreto.
E ci sono due Team scioltisi anni prima che si riaffacciano alla vita con intenzioni poco chiare, indefinibili.
Due persone, Chris e Darya, così complementari, così discordanti fra loro, dovranno mettere le mani nella matassa per risolvere quest'intricata situazione e ripristinare l'equilibrio in Hoenn.
E chissà cosa succederà, se si metteranno in mezzo anche i Leggendari.
---
[AU! War][Presenza di OC][ RoccoxVera | Accenni VeraxBrendon | IvanxMax | AlicexAdriano ][Possibile OOC ]
Aggiornamenti molto irregolari.
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Max, Nuovo personaggio, Rocco Petri, Vera
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Videogioco
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Capitolo 4



Christopher sgranò i verdi occhi per la sorpresa non appena realizzò il significato di ciò che gli era stato appena detto.
"Rocco, stai scherzando?! Davvero pensi che io sia il più adatto a questo genere di lavoro?" chiese incredulo al Campione.
Il venticinquenne dai capelli grigi lo guardò con aria convinta ed esasperata, dato che glielo aveva ripetuto almeno tre volte.
"Frida ha fatto questa proposta quando lei, io, Walter, Fosco e Drake eravamo in assemblea. Hanno tutti approvato all'unanimità, con la mia sola eccezione. Sono incaricato ad incoraggiarti ad accettare l'incarico, ma invece te lo sconsiglio vivamente. Temo per la tua sicurezza" lo supplicò.
"Hey, amico... Ho ventun anni, ormai! So badare a me stesso" lo rassicurò con un sorrisino ironico Chris, dandogli una leggera pacca sulla spalla.
Il Maestro di tipo Acciaio s'irritò davanti a quel sarcasmo e batté sonoramente il piede in terra, come era solito fare nei momenti di collera e negli scatti d'ira. Strinse il pugno.
"Ma insomma, Christopher! Ti rendi conto che così rischi la vita?!" quasi gli urlò in faccia, livido di rabbia. "Ti voglio un gran bene, sei parte della mia famiglia ed è ovvio che io ti voglia fuori da questa situazione. Ti diverti a provocarmi andando a cacciarti in guai in cui non dovresti stare?"
Il moro impallidì lievemente di fronte a quella furia, cercando di reprimere il risolino di scherno che gli premeva contro le labbra. Cercò di darsi un contegno serio.
"Rocco, tu non hai ancora capito che ormai sono maggiorenne. Mag-gio-ren-ne. E posso fare quel che mi pare e piace. E se ti dico che voglio servire in modo attivo la causa che sostengo, intendo farlo. E non sarai tu a fermarmi." Sbuffò. "A volte mi tratti come un bambino piccolo e inerme. E sai che questo tono paternale con me non lo devi usare. Ti odio quando interpreti la parte della chioccia iperansiosa."
A braccia conserte, il Campione fulminò con lo sguardo l'amico, guardandolo malissimo. Tirò un sospiro sfinito.
"E' inutile che mi incazzo con te, tanto non stai mai ad ascoltarmi. Però, ti prego almeno di aprire bene le orecchie e recepire questo messaggio: non voglio che ti capiti nulla di male. Hai capito?"
"Sì che ho compreso il concetto. Ma non voglio stare qui con le mani in mano. Voglio rendermi utile e fare qualcosa per aiutare la Resistenza a prevalere sull'Ordine. Stiamo perdendo, te ne rendi conto? E non facciamo niente per fermare la nostra ventura disfatta."
"E va bene, fa' come ti pare!" esclamò Rocco ammettendo la sconfitta.
"Tanto sapevi già che avrei accettato l'incarico. Solo una cosa vorrei sapere: sapete per caso chi è la ragazza che ho visto fuggire da Forestopoli in direzione contraria rispetto alle altre persone? Ti avevo chiesto ieri di controllare tra gli sfollati. Dobbiamo sapere il suo nome" disse Chris cambiando argomento.
Rocco cambiò nuovamente posizione, posando stavolta le mani sui fianchi. L'espressione negli occhi d'acciaio era ora concentrata.
"Abbiamo un nome, ma non ci ha portato a niente. La ragazza che manca è Amber Reed, di quattordici anni. Mi è stato detto che è assai sensibile e umorale e risente molto spesso delle situazioni in cui si trova. Chi la conosce sostiene che si sia lasciata prendere dal panico e che sia fuggita verso dove non sarebbe invece dovuta andare. Escludono categoricamente che possa nascondere qualcosa che l'Ordine brami di possedere."
"In poche parole, la pista su cui pensavamo di indagare è un vicolo cieco" disse il moro traendo le sue conclusioni. Si portò entrambe le mani alla faccia, stropicciandosi gli occhi con vigore. "Eppure non sono convinto. Si guardava intorno con attenzione, come per evitare di farsi venere da qualcuno. Secondo me è fuggita volontariamente verso quella direzione."
"Beh, forse non lo sapremo mai" sospirò Rocco tentennando il capo. "Abbiamo mandato un gruppo di Allenatori esperti a controllare nella zona che hai indicato ma non abbiamo trovato nulla. Probabilmente è stata catturata dall'Ordine" terminò con tono basso e cupo.
"Mmh, tu dici... ma io sono convinto comunque che ci sia qualcosa che non torna. Anche se fosse effettivamente stata in preda al panico, che tuttavia a me non è sembrato, perché avrebbe dovuto prendere un'altra via di fuga? Avrebbe potuto seguire tranquillamente la massa di gente che stava scappando." Il tono della replicaa di Christopher non ammetteva repliche.
Rocco stava pensando a come mettere a tacere quel dubbio, per lui così poco concreto da considerare, quando i due furono interrotti da un curioso rumore di zuffa che proveniva dall'esterno dell'edificio. I due rimasero ad ascoltare cosa succedeva: c'era un battibecco in corso fra due persone. Chris stava per andare ad aprire la porta, quando essa si spalancò furiosamente.
Nell'ufficio fece il suo ingresso una ragazza giovane, sui diciannove anni, con i corvini capelli ricci che dondolavano ribelli ad ogni movimento scomposto del capo, scivolando giù lungo il corpo snello. Due cupi tramonti tempestosi di iridi risaltavano sulla pelle candida e senza pecche del volto teso e diffidente. Le labbra sottili e vermiglie erano serrate in una smorfia di dolore e rabbia malrepressa che fu sottolineata dal candore del bianco incisivo che fuoriusciva da esse, tormentando l'arcata superiore.
"Insomma, non può entrare, signorina!" fu la risentita protesta del giovane assistente di Rocco messo a guardia dell'edificio per bloccare qualsiasi intruso. "Il Campione è impegnato in una riunione molto importante; torni più tardi!" e le cinse il braccio pallido, trascinandola via.
Ma la mora resisté strenuamente alla presa, lottando per non essere buttata fuori di lì.
"Karl, aspetta! Lasciala parlare, non farla andare via" ordinò il grigio, facendo un cenno della mano.
"Devo parlare con te, Campione" esordì la ragazza, squadrando poi Chris con aria circospetta. "Ma da soli" aggiunse dopo un attimo di esitazione.
"Lui non se ne va" replicò prontamente Rocco. "Karl, grazie per averla fatta passare. Adesso puoi lasciarci? Grazie."
Il suo sottoposto ubbidì subito scattando via e uscendo dall'ufficio, premurandosi di chiudere bene la porta.
La bruna non si mosse dalla sua posizione precedente.
"Ho detto che non voglio gente oltre a te, Campione. Mandalo via" e fece un cenno a Chris. Il ragazzo se ne stava effettivamente uscendo dal locale, ma la fredda insistenza di Rocco lo fecero desistere.
"Io mi fido di lui, so che non dirà nulla. Con Christopher ciò che hai da dirci è al sicuro" la rassicurò, fcendole poi cenno di accomodarsi su una sedia vicino al tavolo da lavoro cosparso di cartine e progetti presso il quale era seduto.
"E va bene" concesse infine la giovane. Si sedette di fronte a Rocco, guardandolo dritto negli occhi con decisione. "Sono qui per chiederti aiuto. Il mio nome è Rainey Reed. Mia sorella è scomparsa durante la fuga da Forestopoli e non so dove sia finita. Non l'ho trovata tra i fuggiaschi della nostra città e inoltre nessuno mi sa dire qualcosa di rassicurante. Amber è sparita e temo che sia finita nelle mani dell'Ordine!" disse la ragazza, singhiozzando sul finale. Era quasi sull'orlo del pianto.
"Aspetta un momento, tua sorella Amber ha capelli biondi e lunghissimi e indossava una leggera camiciola notturna al momento della scomparsa?" chiese Christopher precipitosamente, morbosamente curioso di indagare su quello strano fatto.
Rainey scattò come una molla sui piedi.
"Certo! E' proprio lei! Ditemi, l'avete trovata? Sapete qualcosa su di lei?" insisté, negli occhi la preoccupazione di chi si aspetta qualche brutta notizia.
Rocco fece segno di diniego col capo, incupito nell'espressione.
"No, Chris l'ha solo vista fuggire. Non sappiamo nulla della sparizione di Amber, stiamo indagando."
"Potresti darci tu qualche pista per questa fuga, non credi?" proseguì imperterrito il ventunenne. Il Campione lo guardò levando un sopracciglio, colto di sorpresa dalla domanda e aspettando che il discorso dell'amico arrivasse al sodo.
"Sono qui proprio per questo" fu la risposta secca di Rainey. L'espressione dei suoi occhi purpurei però divenne smarrita e combattuta, come se la volontà della giovane si scontrasse con qualche impedimento.
"Che intendi dire?" la incalzò Rocco, levandosi in piedi dalla sua sedia, come per seguire meglio la conversazione. Il suo sguardo d'acciaio si posò su di lei, aspettandosi una risposta.
"Mi giurate che ciò che sto per raccontarvi non uscirà da questa stanza? State per venire a conoscenza di una questione rimasta segreta per sei anni e che rischia di portare ulteriori disordini se dovesse venir risollevata" disse con aria grave la mora.
Chris e Rocco rimasero un attimo sconcertati dall'enfasi e dalla preoccupazione che trasudavano da quelle parole: evidentemente la situazione era molto più seria di quanto avessero immaginato. Il ventunenne aveva vago sentore che la terribile rivelazione che Rainey si apprestava a fare c'entrasse in qualche modo con il conflitto. Gli pareva un'idea stupida, ma allo stesso tempo anche l'unica ipotesi plausibile e fondata.
Il Campione si portò una mano sul cuore, uno sguardo limpido e sincero negli occhi grigissimi.
"Te lo giuro" promise alla giovane con aria solenne.
Christopher lo imitò.
La ragazza sembrò rilassarsi, tuttavia presto tornò tesa come una corda di violino. Sembrava nervosa.
"Allora?" la incitò il moro ad andare avanti.
"Beh..." esordì Rainey, ma venne bruscamente interrotta all'inizio.
Un frenetico scalpiccio di passi rimbombò per il cortile dell'edificio, poi la porta della struttura fu aperta. Dentro l'ufficio piombò veloce come un fulmine il Prof. Birch, piegandosi poi nel mezzo della stanza per fermarsi a riprendere fiato.
Il Professore aveva l'aria stravolta e gli ci vollero diversi momenti per recuperare. Quando fu in grado di parlare, seppur a spezzoni dato che gli mancava l'ossigeno nei polmoni, si avvicinò a Rocco, afferrando fortemente la manica della sua giacca nera e viola.
"Brendon è sparito, Rocco! Mio figlio... è sparito!" esordì urlando quasi, in preda alla disperazione e allo sconforto.
"Che cosa?!" esclamò il Campione, ricomponendosi però subito dopo. Il suo sguardo indagatore non si spostava dalla figura prostrata dell'uomo. "Parla, che cosa è successo a Brendon?"
"Mio figlio... mio figlio... è disperso in una zona occupata... dall'Ordine! Lui è... era a Petalipoli, che... è stata invasa stamani! Oh, cielo, Brendon!" e il Professore si mise a singhiozzare, portandosi rapidamente le mani al volto per coprirlo. La sua era una dilaniante lotta interiore, nel disperato tentativo di mantenere il controllo e le lacrime per riuscire a ragionare lucidamente. Ma si trattava comunque di [suo] figlio Brendon.
"Cosa? Petalipoli è stata presa stamattina? E perché non mi hanno chiamato subito?!" fu la replica di Rocco, la cui voce era incrinata dalla stizza. Si riprese però in fretta da quell'attimo in cui aveva deviato la sua preoccupazione su un sentimento inutile come quello.
"Cosa è successo precisamente? E come siete riuscito a saperlo, Professore?" pose la domanda Chris, dando all'uomo una gentile pacca sulla spalla per comunicargli tutto il proprio goffo, sincero dispiacere.
Birch sembrava quasi fuori di sé.
"Poco fa mia moglie mi ha chiamato al telefono; lei e tutti gli abitanti di Solarosa e Albanova sono stati costretti a scappare nella foresta per evitare di essere catturati da quei criminali. Ma Brendon non era a casa con sua madre, era a Petalipoli... Sacro Rayquaza, il mio Brendon!" strillò Birch sull'orlo di un crollo nervoso, le mani tremanti fra i capelli arruffati.
Rainey e Christopher erano rimasti impressionati dalla sofferenza e dal racconto dell'uomo.
Il Campione invece, che aveva ascoltato la storia con gravità e apparente calma, tirò uno stanco sospiro.
"Mi dispiace, Professore... non credo che possiamo fare qualcosa di utile, adesso. E' difficile penetrare nelle zone occupate senza dare nell'occhio. Possiamo soltanto sperare che non sia stato catturato, per ora. Ma non disperarti, faremo tutto ciò che è in nostro potere per ritrovarlo e riportarlo da te e da tua moglie sano e salvo!" gli promise in un impeto di determinazione.
L'uomo sembrò quasi sul punto di scoppiare in lacrime.
"Non sai quanto mi sono di conforto le tue parole, Rocco! Non puoi proprio saperlo!" esclamò piangendo.
Un sospetto si fece improvvisamente spazio nell'animo del Campione. Vera, la figlia di Norman, la ragazza di cui era innamorato, era la migliore amica di Brendon, fin dall'infanzia. Che fosse stata con lui al momento dell'occupazione della città? Il cuore del grigio ebbe un tonfo di terrore al solo pensiero.
Un altro rumore di passi si sovrappose ai gemiti disperati di Birch. Un attimo dopo entrò il Capopalestra di Petalipoli in persona nell'ufficio, rosso in viso per lo sforzo di correre più celermente possibile.
"Norman! Che sta succedendo a Petalipoli?!" esclamò Rocco sgomento, dirigendosi subito verso di lui con il cuore pesante per il sospetto che stava mettendo radici nel suo animo.
"Campione! Finalmente ti ho trovato... sono venuto a dirti che la mia città è stata occupata stamattina. Solarosa e Albanova sono state evacuate per permettere ai cittadini di salvarsi, ma mancano due persone all'appello!" spiegò subitaneamente il padre di Vera con un'espressione tremendamente seria che aleggiava sul volto pallido e contratto.
"Chi sono? Brendon e...?" lo incalzò Rocco, preparandosi mentalmente al peggio. Si mise seduto su una panca, osservandolo attentamente.
"Si tratta di Brendon e Vera. Erano a Petalipoli nel momento in cui la città è stata attaccata!"
Una sensazione di gelo cominciò a infiltrarsi nel corpo di Rocco, prendendo il posto della vigile ma fredda attenzione che aveva prestato fino a quel momento ai discorsi dei tre che avevano fatto irruzione nel suo ufficio e alimentandosi dell'ansia e del sospetto che poco prima avevano germinato nel suo animo. Tutti i pensieri della sua mente furono spazzati via da una gelida sensazione di vuoto, di terrore, di ansia. Di [perdita]. Vera. Vera. La giovane, cara, bellissima Vera. La [sua] Vera. Vera era dispersa, forse era stata catturata dall'Ordine. A quella constatazione il Campione si sentì quasi mancare; se fosse sfortunatamente stato in piedi si sarebbe lasciato cadere a terra svenuto, ma l'essere seduto gli giovò. Il vuoto si scavò uno spazio nell'espressione concentrata dei suoi occhi.
Vera. Cosa le era successo? E come stava?
Una sensazione di sgomento e terrore puro appesantì il suo cuore, calando sul suo animo come un telo nero.
"Promettimi che farai anche l'impossibile per riportare la mia piccola sana e salva alla sua famiglia" mormorò Norman guardandolo dritto negli occhi con una preoccupazione e una sofferenza senza precedenti nello sguardo che gli rivolse.
Il Campione deglutì sonoramente, tremando e lottando interiormente per riprendere il controllo delle sue emozioni che rischiavano di tradire il suo profondo coinvolgimento.
"Ci puoi contare, Norman. Non permetterò che le venga torto anche solo un capello."
Chris si sentì intimorito da quello sguardo di implacabile determinazione che fece capolino nelle sue iridi scintillanti come l'accaio inossidabile. Rocco era deciso a mantenere la sua promessa e lo avrebbe fatto, anche a costo della sua stessa vita.
***



Angolo dell'autrice:
Salve a tutti coloro che hanno letto il capitolo e sono arrivati fin qui!
Allora, l'unica cosa che voglio dire è che ho ripreso a scrivere la storia, anche se finora ho solo terminato questo capitolo, per cui solo il mio cervelletto idiota saprà quando avrò l'ispirazione per poter continuare la storia ed aggiornarla xD
Termino subito ringraziando chi ha letto e recensito questa storia.
Un bacione a tutti e buon sabato pomeriggio! :D


Flame
  
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