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Autore: Love_My_Spotless_Mind    17/05/2014    1 recensioni
Quello sconosciuto ci cambiò la vita, anche se non ci aveva mai rivolto la parola. In silenzio, ci insegnò molto più di quanto avessero fatto tutti gli altri con centinaia di discorsi.
E noi non lo avremmo mai dimenticato.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Avevo sempre associato la morte al color porpora. Un porpora intenso che si espande come una macchia di sangue. Pensandoci, non avevo mai trovato un colore più appropriato, neanche il nero od il grigio mi erano mai sembrati abbastanza per rappresentarla. La morte era un porpora stupendo, nella mia mente.
Ricordo i pantaloni color porpora di un ragazzo che faceva sempre la strada sotto la finestra della casa del mio migliore amico. Io e lui lo guardavamo ogni giorno mentre passeggiava, probabilmente andando verso casa sua. Aveva i capelli nerissimi e lunghi fino alle spalle ma li teneva sempre sapientemente legati. Era un ragazzo molto carino, per noi era impossibile non guardarlo.
 Roy lo scrutava sempre con entusiasmo, diceva che era il ragazzo dei suoi sogni, che gli sarebbe piaciuto parlare con un tipo così, un giorno. Lo diceva per scherzare, ma si celava dell’ammirazione e della curiosità nel suo sguardo, era molto divertente osservarlo in simili situazioni. Aspettavamo affacciati alla finestra, appena finito di pranzare, che quel ragazzo passasse. Era divertente chiedersi come fosse vestito, avevamo imparato il suo guardaroba a memoria, ormai. Era un semplice gioco che ci divertiva molto. Ci piaceva osservare le persone che attraversavano la strada, ma lui ci aveva ipnotizzati e non riuscivamo a mancare a quel appuntamento giornaliero.
Uno di quei giorni pioveva molto, il cielo era grigio e denso di nuvole enormi. Io e Roy ci stringevamo nella coperta e continuavamo ad osservare la strada da dietro la finestra. Il ragazzo passò in ritardo quel giorno. Aveva l’ombrello aperto, un maglione pesante e quei stupendi pantaloni color porpora che non gli avevamo mai visto indossare.
-Che belle gambe – disse Roy sporgendosi un poco. – Sono così lunghe ed affusolate. Resterei a guardarle per giorni. Non ho mai visto delle gambe così. –
Anch’io provavo invidia per quelle gambe stupende, anche se appartenevano ad un ragazzo, avrei tanto desiderato vederle spuntare da sotto una gonna a fiori, sarebbe stata un’immagine perfetta.
-Te lo dico io, quel ragazzo è gay al cento per cento – disse Roy con la sua aria da intenditore.
-Ma stai zitto, tu sei di parte – gli dissi ridendo.
-Cosa credi? Ho un sesto senso per certe cose –
Quel giorno fu l’ultima volta che quel ragazzo attraversò la strada sotto la mia finestra, quello fu l’ultimo giorno in cui parlammo di lui senza pensarci troppo. In quella notte fredda e buia, infatti, quel ragazzo perse la vita.
Ricordo ancora il momento in cui entrai in casa di Roy, volevo sgridarlo perché non era venuto a scuola senza avvertirmi. Aprii la porta della sua stanza e lo trovai seduto a terra, la bottiglia di whisky stretta tra le dita ed il viso pallido.
-Cosa diavolo è successo? – gli corsi in contro e mi inginocchiai al suo fianco.
Roy respirò pesantemente e mi guardò. Gli chiesi ancora cosa fosse successo, urlai.
-Quel ragazzino è morto – disse con la voce spezzata.
Non chiesi altre spiegazioni, avevo capito, mi tirai un po’ indietro ed abbassai lo sguardo.
-Era più piccolo di me! Aveva due anni in meno di me…due anni… -
Non l’avevo mai visto così confuso ,agitato, mi si spezzava il cuore.
Guardò fuori dalla finestra. Il cielo era ancora scuro, le nuvole erano così dense da coprire tutta la città, non si distinguevano nemmeno l’ombra dei palazzi.
-Ha fatto un volo di non so quanti metri. Il suo corpo si è abbandonato nell’aria, probabilmente prima di schiantarsi a terra era già morto. – Roy non conosceva quel ragazzo e nemmeno io lo conoscevo, ma faceva così male, era un dolore così pungente da togliere il respiro, non mi ero mai sentita così.
Roy deglutì rumorosamente, un altro sorso di whisky gli scivolò lungo la gola. Chiuse gli occhi, era concentrato e pensava, chissà quali immagini terribili aveva dentro di sé.
-Lo sai perché lo ha fatto? –
Dissi che non lo sapevo.
-Perché era gay. – riaprì gli occhi, erano colmi di lacrime. – Tutti lo prendevano in giro, lo chiamavano “ragazzina” e lo spingevano. Quella non era vita, non lo era più. Posso solo immaginare come si sia sentito, deve essere stato tremendo esattamente come lo è stato per me. Chissà come si è sentito solo. Per fare un gesto simile doveva essere disperato, probabilmente credeva di aver sbagliato tutto. – si susseguirono dei respiri profondi, pesanti – Se solo qualcuno gli avesse detto che lui andava bene così, che non doveva cambiare nulla, che era perfetto…probabilmente…non l’avrebbe fatto. Oddio, se potessi lo stringerei forte e gli direi di non cambiare niente. So che starebbe infinitamente meglio. –
Mi alzai e ci abbracciammo. Piangemmo stringendoci forte, fu un momento che non dimenticherò mai. Mentre lo stringevo pensai a quei pantaloni color porpora che attraversavano la strada, alla loro andatura sicura, al loro incedere elegante. Due gambe sottili e slanciate erano avvolte da quel porpora stupendo, quelle gambe appartenevano ad un ragazzo di quindici anni che doveva scoprire ancora molte cose su di sé. Quelle gambe non sarebbero più corse in contro a qualcuno, non avrebbero viaggiato il mondo e non sarebbero più andate da nessuna parte. Quelle gambe si erano abbandonate nell’aria e si erano frantumate a terra, come un prezioso oggetto di cristallo. Non potevo fare a meno di pensarci.
Il porpora mi invase l’anima. Chiudendo gli occhi vedevo solo porpora che si espandeva come vernice freschissima, così ipnotico, così bello e triste. Il porpora mi entrò nelle narici, mi invase il cuore, si espanse nei polmoni. Quel colore era dentro di me e non mi avrebbe più abbandonato. Proprio come l’immagine di quelle gambe, del modo in cui camminavano.
Per giorni interi aspettai che quel ragazzo camminasse sulla strada sotto alla mia finestra. Tornò il sole e poi ancora la pioggia e poi di nuovo il sole, ma lui non tornò più. Avrei potuto aspettarlo per tutta la vita ma non sarebbe tornato. Lui era da qualche altra parte, chissà dove, ma io non avevo fretta di raggiungerlo. Io avrei fatto un’altra scelta.
Da allora qualcosa dentro di me cambiò. Compresi quanto fosse importante per le persone essere accettate. Iniziai a fare complimenti, sempre. Indossai un sorriso rassicurante e mi lanciai nel mondo con più forza, con la voglia di dire a chiunque “Vai bene così, non devi cambiare niente.”
Non volevo più avere rimpianti di questo tipo, volevo che tutte le persone che amavo conoscessero il mio affetto nei loro confronti, era il mio scopo più grande, l’unica cosa che potessi fare perché la morte di quel ragazzo non fosse inutile.
Anche in Roy cambiò qualcosa da allora. Una sera di molti anni dopo mi confessò di aver cercato la tomba di quel ragazzo e di aver lasciato su di essa dei fiori freschi e di averci parlato un po’.
Gli aveva confessato che gli sarebbe piaciuto parlargli, si era sempre chiesto che voce avesse. Mi disse di avergli chiesto di perdonarlo per non essere stato abbastanza coraggioso, per non avergli parlato.
-Mi sentivo così stupido. Probabilmente chi mi ha visto deve aver avuto parecchia pena per me, sembravo un vero disperato. Devono aver creduto che fossi un parente o un amico. Pensa che mi sono inginocchiato di fronte alla sua tomba, ero in lacrime e continuavo a chiedergli di perdonarmi. Gli chiedevo come si fosse sentito, quanto aveva avuto paura mentre si abbandonava nel vuoto. Sono uno stupido, ma spero davvero che mi abbia sentito. Non posso fare altrimenti, no? Per un secondo ho creduto persino che potesse rispondermi. In effetti, credo che in qualche modo lo abbia fatto. – mentre mi parlava Roy continuava a stringermi la mano e a sorridere.
-Mentre vedevo quel ragazzo intrappolato nella sua tomba, in un triste cimitero, ho pensato a me. Ho ritrovato l’entusiasmo che avevo perduto. Ho capito quante cose voglio fare, quanta fiducia ho nel futuro. Voglio credere che mi sposerò, che avrò una macchina, dei figli, un cane, che vedrò talmente tanti posti da non ricordarmene nemmeno. Voglio credere che sarò felice e che saprò amare con tutto il cuore. Ma, soprattutto, non morirò vergine, questo è certo. Voglio fare tutto questo e non ho tempo per lasciarmi prendere dallo sconforto. Non farò la sua stessa scelta, voglio continuare a vedere il sole tramontare ed essere certo che ci sarò quando sorgerà. Si, io voglio diventare vecchio. –
Appena ebbe finito di parlare brindammo con della cola ghiacciata e la bevemmo con foga. Quando si pensa alla morte sentire qualcosa di buono che entra nella propria bocca fa ricordare cosa sia la vita. In quel momento eravamo felici, lo eravamo dal profondo. Non avevamo motivo per preoccuparci tanto di un ragazzo che non conoscevamo, forse. Ma lui ci aveva insegnato così tante cose da impedirci di dimenticarlo.
C’è chi dice che da giovani si deve essere superficiali, ci si deve divertire e non pensare a niente, ma sia io che Roy avevamo un’idea completamente diversa della giovinezza. Chi non ragiona da giovane non lo farà neanche per il resto della vita. Non credo ci sia nulla di più bello del saper cogliere la poesia di un momento. Io quella poesia continuo a cercarla ogni giorno e non mi fermerò mai.
La poesia non è qualcosa che si studia sui libri, fa parte di noi e risuona nella nostra anima come una musica dolce. La poesia avvolge ogni mio ricordo più prezioso.
  
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