Salve a tutti! Chiedo scusa in anticipo se troverete qualche errore :/   spero che questa ff vi piaccia, è la prima che decido di pubblicare anzì la seconda, ma lo cancellata perché non mi piaceva.
Mi raccomando lasciatemi una recensione :D
Ps. Incontrerete una bambina, il suo nome è Aki. Quando smisi di scrivere la storia, decisi di cambiare nome... se incontrate una bambina che si chiama Micky, non pensate " Hey ma chi è?" è Aki, può essere che mi sia sfuggito di cambiarlo qualche volta. SCUSATE!! Non siate severi :D Buona lettura minna!
 
 
___________________________________________________________________________________________________________
Prologo.
 
“Allora? Vuoi venire con me?” ripeté Sasuke accarezzando il viso del ragazzo che ormai non opponeva più resistenza.
– Come se prima l’avesse fatto.-
“ Non posso, chi penserà a Aki… poi c’è il lavoro..” cercò di trovare delle scuse plausibili, ma era inutile.
“ Aki verrebbe con noi e il lavoro lo troveresti anche in altri paesi… possiamo ricominciare Naruto, io e te… possiamo lasciarci alle spalle tutti questi anni fatti di odio e tristezza per prepararci a vivere qualcosa di nuovo. Qualcosa che aspettavamo entrambi da sempre. So che sei orgoglioso anzi, so che sei diventato orgoglioso e che non lo ammetterai mai, ma io ho capito tutto.. tu vuoi venire con me, tu vorresti abbandonare tutto e tutti per venire con me. E allora fallo, abbandona quest’odio che ti lega a questo luogo e vieni via con me. Nuovi nomi, nuova vita.. io, te e Aki… “




 
Capitolo uno- Il senatore.
 
Era una giornata di primavera, stranamente tutto sembrava tranquillo. Almeno così sembrò…
La squadra incaricata di svolgere quella missione era composta da 10 uomini: tutti appartenevano a un organizzazione segreta che aveva deciso di eliminare un senatore della Casa Bianca visto che aveva fatto degli accordi con un noto trafficante di cocaina accusato di 20 omicidi e di spaccio di sostanze stupefacenti in tutta l’America. Lo stesso senatore aveva accordi con l’agenzia, ma decise di abbandonarla visto che i rischi si erano fatti troppo alti.
L’ 11 agosto 2005 il senatore John Walker si trovava davanti al National Geographic Museum per parlare con il popolo americano -era bravo a dare false speranze alle persone- di un contributo che voleva dare a tutti le famiglie con figli, ma in realtà questa donazione avrebbe costretto quelle stesse famiglie a pagare una tassa che sarebbe arrivata direttamente nelle casse del senatore Walker. In un secondo momento quel denaro sarebbe stato diviso con un trafficante.
“ Cittadini, per ricevere questo contributo dovrete compilare questo modulo con i dati vostri e dei vostri figli. A seconda del reddito e del numero dei figli, ricevere la donazione dopo pochi giorni! “ disse il senatore con tono fiero mostrando al numeroso pubblico il modulo da compilare. Tutta quella messa in scena venne organizzata molto bene.
 
“ Agente 3 sei pronto? “dalla ricetrasmittente appesa alla cintura dell’agente provenne una voce di un altro agente che si trovava tra il pubblico attento ad ascoltare le parole del senatore.
“ Lo vedo, dimmi quando. “ disse l’agente mentre impugnava un fucile al alta precisione.
L’agente 3 sparò, ma nello stesso si sentirono altri 3 spari e il senatore venne raggiunto da due colpi d’arma da fuoco e anche uno delle sue guardie del corpo alla sua destra venne colpito alla spalla. Non era stato l’agente 3, quegli spari l’avevano fatto sbagliare. Tutti i cittadini corsero via urlando mentre alcune guardie portarono lontano i due feriti. L’agente 3 si guardò intorno alla ricerca dell’uomo che aveva sparato e riuscì a vedere un uomo affacciato alla finestra del palazzo affianco mentre impugnava ancora il fucile.
“ Ecco su quel palazzo! C’è un uomo!” gridò una donna indicando il palazzo in questione.
“ Merda! C’è qualcuno sul palazzo a est che ha sparato al senatore! Siete stati voi? ” domandò l’agente 3 osservando l’uomo sull’altro edificio.
“Non è stato uno dei nostri! Vattene via, tra 20 minuti al luogo! “rispose la voce proveniente dalla ricetrasmittente.
A quel punto l’agente smontò il proprio fucile, lo inserì nello zaino e se ne andò più in fretta possibile. Intanto davanti al National Geographic Museum arrivarono molte voltanti della polizia tra cui quella del capo dell’FBI, Naruto Uzumaki.
“Capo siete arrivato, qui abbiamo un caso di presunto terrorismo.” appena il capo scese dall’auto arrivarono alcuni agenti dell’ FBI e uno di essi, Shikamaru, raccontò quello che era successo.
“ Prima di parlare di terrorismo bisogna analizzare i fatti, può essere anche un problema irrisolto del senatore. ”  rispose con un lieve tono di rimprovero verso l’agente.
 Naruto era il capo dell’ FBI, uomo di 35 anni dai capelli biondi tagliati corti con una frangetta scalata e degli occhi blu cielo. Era diventato un uomo maturo, non aveva più il suo solito sguardo amichevole e luminoso, ma bensì triste e freddo come il ghiaccio. Labbra non troppo carnose e , quelle rare volte che sorrideva, lasciava le persone senza fiato. Fisico asciutto e ben tenuto, non aveva moglie e figli, a causa del suo lavoro non poteva permettersi di avere una famiglia – non amava i bambini- . Ebbe solo una relazione con una donna di 5 anni più piccola di lui che lo tradì con un suo agente e se ne andò subito dopo con lui.
Era un uomo composto ed educato con uno stile nel vestire non elegante, ma neanche sportivo: per lui un paio di jeans con la camicia o una maglietta abbinate a una giacca erano all’ordine del giorno. 
“Allora cos’è successo? Voglio una descrizione dettagliata. “ disse il biondo accendendosi una sigaretta. Fumava Camel alla menta. Uno dei cambiamenti fu quello del fumo, era sempre stato un ragazzo educato e teneva molto alla sua saluto, ma dall’età di 27 anni incominciò a fumare e ogni tanto si concedeva un bicchiere di qualche super alcolico.
<< Sono il capo dell’ FBI e sono responsabile delle vite dei cittadini, ho bisogno di rilassarmi o no?>> rispondeva ad ogni persona che gli chiedeva perché fumasse e bevesse. Ormai non aveva più amici.
<< Devo lavorare, lasciatemi stare.>> rispondeva, finché le altre persone non incominciarono ad allontanarsi fino a lasciarlo da solo. Rimasero in pochi, per lo più ragazze, che continuavano a provarci con lui. Una delle più  “ famose “ era la sua segretaria, Hinata, ragazza di due anni più giovane rispetto a lui e con un fisico formoso, ma Naruto non ci badò più di tanto. A lui non interessavano quelle cose, o almeno questo era quello che diceva.
“ Il senatore è stato raggiunto da due colpi d’arma da fuoco e subito dopo anche il suo agente. Si presume che l’arma usata sia un fucile PSG1  visto la distanza. Grazie alla testimonianza di un cittadino abbiamo la certezza che c’era un uomo su un edificio. Alcuni dicono che c’è n’erano due sugli edifici a est e a sud del museo, ma dobbiamo verificare.” raccontò Shikamaru indicando alla fine i due edifici. Lui era uno dei suoi agenti più bravi e competenti, ma uno dei suoi difetti era quello di saltare subito alle conclusioni.
“ Gli avete controllati? “ Naruto era sempre freddo e distaccato, non mostrava più il suo lato dolce e gentile. Fece subito due tiri di sigaretta molto veloci mentre si toglieva i raiban neri.
“ Abbiamo mandato due squadre speciale in entrambi gli edifici per controllarli, dovremmo ricevere notizie a breve. “ intervenne Sai, un altro agente. A differenza di Shikamaru, Sai era un ragazzo più metodico e schematico. Prendeva molti appunti quando interrogava o faceva delle semplici domande a qualcuno.
“ Molto bene, sicuramente ci saranno stati dei giornalisti che hanno filmato il senatore. Voglio tutti i nastri dei giornalisti,  ma anche di tutti i cittadini che hanno fatto un video. Voglio ogni telefono, ogni telecamera. Entro due ore devono essere sulla mia scrivania per visionarli. “ ordinò Naruto con il solito atteggiamento da capo freddo.
“ Capo non possiamo, dobbiamo chiedere alla polizia locale. “ fece notare Sai mentre prendeva appunti sugli ordini appena dati.
“ Non mi importa, voglio quei filmati sulla mia scrivania entro due ore, chiaro?” Sbuffò il biondo alzando gli occhi al cielo. “ Osa ancora una volta contraddirmi e finirai a fare la guardia al canile.”