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Autore: Serpentina    18/05/2014    6 recensioni
Lei: ha deciso di dedicarsi anima e corpo al lavoro, nonostante una migliore amica determinata a ravvivare la sua vita sentimentale, "più piatta dell'elettrocardiogramma di un cadavere". Dopo una cocente delusione, ha deciso di fare suo il mantra: "segui il cervello, perchè il cuore non ti porterà mai da nessuna parte".
Lui: strenuo sostenitore del motto "segui il cervello, perchè il cuore non ti porterà mai da nessuna parte". Il suo obiettivo è fare carriera, non ha nè tempo, nè voglia di perdersi dietro ai battiti di un organo che, per lui, serve soltanto a mandare in circolo il sangue.
Così diversi, eppure così simili, si troveranno a lavorare fianco a fianco ... riusciranno a trovare un punto d'incontro, o metteranno a ferro e fuoco l'ospedale?
Nota: il rating potrebbe subire modifiche.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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L’avventura americana di Faith ha inizio: facciamo il tifo per lei! XD
Buona lettura, e grazie a Bijouttina, Calliope Austen, elev e Faith00, che lasciano sempre un commento, a Babron, Camionista_99, Clu_11, deb21, gaya91, gioppi JA, Jasmine Blaise e monicamonicamonica, che hanno inserito la storia tra le seguite, e a Rara_chan, che l’ha inserita tra le preferite. Love you all, girls (and boys, se ce ne sono!)!!

 



Camera con... divisa




Gli uomini vorrebbero essere sempre il primo amore di una donna. Questa è la loro sciocca vanità. Le donne hanno un istinto più sottile: a loro piace essere l’ultimo amore di un uomo.
Oscar Wilde

–Tracce di arte pittorica su ceramica testimoniano che insediamenti Tequesta erano presenti in quella che oggi è Brickell sin dal 700 a.C.. Miami Circle, costruito, secondo la datazione al carbonio delle pietre, intorno al 730 a.C., non è che una delle poche vestigia di quella che, prima dell’arrivo degli europei, era una fiorente civiltà- sciorinò la guida, rivolgendo un’occhiataccia agli europei del gruppo, ossia Franz, Faith e Astrid Eriksson, che sussurrò all’orecchio dei due allievi –La signorina ha dimenticato che la maggior parte degli odierni americani discende proprio dagli europei incivili che hanno quasi sterminato gli indigeni.
Franz e Faith ridacchiarono, dopodiché si affrettarono a seguire la guida, che li riempì di chiacchiere più o meno interessanti, prima di lasciarli alla calcolata tappa del negozio di souvenir. Faith, affascinata dalla cultura dei nativi americani, acquistò l’ennesima tartaruga da aggiungere alla cospicua collezione, un acchiappasogni che avrebbe fatto la gioia della sua figlioccia e quello che la pittoresca venditrice le aveva presentato come “l’amuleto del guerriero: dona a chi lo indossa chiarezza d’intenti e determinazione”.
“Chissà che non mi aiuti davvero a capire cosa, anzi, chi voglio… magari per effetto placebo”, pensò sulla via del ritorno, lanciando occhiate furtive a Franz, che, a sua insaputa, faceva lo stesso.
Una volta in camera, calò un silenzio imbarazzante, rotto dal trillare del telefono interno: Jill, la receptionist, informò Faith che, come risarcimento per il disguido che l’aveva costretta a una camera condivisa con Weil, le era stato offerto un trattamento vip al centro benessere dell’hotel. Faith emise un urletto eccitato, salutò frettolosamente Franz, che stava andando a incontrare Rafael, e si fiondò nella hall, dove Jill le consegnò un coupon da presentare a un certo…
–Mike. Detto tra noi, qui lo chiamiamo “Magic Mike”.
–Perché? E’ uno spogliarellista?- domandò Faith tra il perplesso e l’eccitato (aveva visto quel film svariate volte, era un toccasana nei periodi di “magra”).
–Magari!- esclamò Jill. –No, lo chiamiamo così semplicemente perché fa magie con le mani.
Faith annuì, mordendosi la lingua per restare in silenzio e sopprimere qualche replica pungente, oppure mettere l’accento sul doppio senso di quell’affermazione, ringraziò la solerte Jill e si diresse a passo deciso verso l’area benessere, dove si lasciò coccolare dalle sapienti mani di Magic Mike poi, per appagare la sua curiosità, provò un trattamento con pietre calde e la maschera di bellezza alle mandorle dolci (che le lasciò l’amaro in bocca).

 
***

–Ti sei divertita?- le chiese Franz non appena rimise piede in camera. Si stava preparando per la cena di apertura, un evento elegante, e sperò che Faith, entrando, avesse mancato di notare gli slip col cobra sul cavallo che avevano procurato una settimana di incubi a Jeff.
“Accidenti a mia madre, e a me che mi faccio ancora comprare le mutande da lei!”, pensò mentre abbottonava la camicia; sua madre non l’approvava, ma l’aveva inserita lo stesso nel bagaglio perché una volta Faith aveva elogiato come il modello e il colore ponessero in evidenza i suoi occhi.
–Per quanto ci si possa divertire a stare due ore stesa su un lettino a fissare il soffitto- rispose lei. Magic Mike era veramente bono e sapeva come usare le mani, ma aveva il temperamento di una teenager mestruata: durante la seduta era tassativamente vietato muoversi o parlare, per non arrestare il flusso di energia. –Mi ha rimessa al mondo, questo sì. Nonostante la comodità del cuscino- gli rivolse un’occhiata penetrante –Dormire in aereo è una tortura per i muscoli cervicali.
Franz annuì, poi scattò a sedere, a bocca aperta: Faith, come niente fosse, si era spogliata dei vestiti, restando in intimo, il genere di intimo che molti avrebbero etichettato come “da adolescente che fa shopping con mamma”, ma che a lui provocava ben altre sensazioni in sede pubica.
“Non è possibile! Non posso avere certe… reazioni, per un completino così castigato, poi! Stupido cervello inferiore, che ragionamenti del cazzo fai? Potrei capire se ti mettessi sull’attenti per qualcosa di sexy, in pizzo, vedo-non-vedo con più vedo che non vedo, ma questo… andiamo!”
–S-Senti, uhm- balbettò, allentandosi la cravatta. –P-Perché n-non v-vai a cambiarti…. in bagno?
–Ti senti a disagio? Per quale motivo?- replicò Faith mentre fissava accigliata le alternative di vestiario per la serata. –Non è niente di più di quel che vedresti se fossi sulla spiaggia in bikini.
–G-Giusto, p-però non siamo in spiaggia, siamo in una stanza d’albergo… da soli- ribatté Weil, che colse la volo l’occasione per imprimere nella memoria la figura curvilinea della Irving.
Faith, colpita da quella constatazione, decise di giocare un po’ con lui; si girò, si avvicinò al suo letto, gli poggiò le mani sulle spalle e gli sussurrò all’orecchio, sforzandosi di suonare seducente ed evitando di ridergli in faccia –Dottor Weil, stai forse cercando di sedurmi?
Come previsto, Franz avvampò, deglutì a vuoto ed esalò –C-Ci s-sto riuscendo?
Il giochino di Faith le si ritorse contro: il suo cervello inferiore prese il sopravvento, impedendole di staccarsi e pronunciare una battuta sarcastica; invece annuì e si avventò famelica sulle labbra di Franz, che, vuoi per la sorpresa, vuoi per il peso, finì disteso sul letto, incredulo di un tale colpo di fortuna. Quando avvertì le sue mani sul torace le morse il labbro inferiore, una piccola punizione per avergli stropicciato la camicia, quindi scese a baciarle il collo, e, in un impeto di audacia.. le slacciò il reggiseno. Si sentì sollevato nel constatare che, sebbene non si fosse mosse, Faith non l’avesse riagganciato, lasciava intendere che lo voleva anche lei.
“Meno male, non l’avrei mai fatto se non avesse voluto. Desidero che sia piacevole per lei quanto, se non più, di quanto lo sarà per me”, pensò mentre le massaggiava la schiena e il fondoschiena, chiedendosi se i suoi sogni più spinti stessero per diventare realtà, oppure se Faith si sarebbe rivelata l’ennesimo fiasco. Purtroppo, non aveva avuto esperienze particolarmente piacevoli; le sue ex ragazze, tutte sbalorditive, l’avevano deluso all’atto pratico: ricordava con orrore Milly, la ballerina classica che aveva rimorchiato sperando che la sua flessibilità gli avrebbe consentito di assumere le posizioni più strane del Kamasutra… peccato che, al solo vedere i suoi piedi, l’attrezzatura dei piani bassi si fosse rifiutata di funzionare. Era al corrente delle voci sui piedi delle etoile, ma non avrebbe mai creduto fossero messi così male! E Karen? Una bella statuina nel vero senso della parola: perfetta da esibire come trofeo, più legnosa di Pinocchio a letto. E Chloe? Fanatica della cura del corpo, si concedeva solo e soltanto se era perfettamente acconciata e depilata, obbligandolo a inaspettati e spiacevoli periodi di astinenza. Ma il meglio era Grace: le (poche) volte in cui avevano fatto sesso, lo aveva fermato sul più bello per domandargli se i capelli e il trucco si fossero rovinati e, ricevuta una risposta affermativa, si era allontanata da lui per andare a ricomporsi.
“No, la mia Faith non è così. Se proprio dovessi paragonarla a qualcosa, dire che è come…. un vino d’annata. Sì, decisamente. Una di quelle bottiglie polverose, apparentemente modeste, che nessuno nota a primo acchito, ma che, al palato fine dell’intenditore capace di amarle, schiudono un universo di sapore. Ecco, secondo me Faith è esattamente così: dietro quel visino pulito e innocente si cela una belva!”
Il morso alla spalla che lo fece gemere di dolore e piacere in uguale misura confermò il suo pensiero. Era in procinto di vendicarsi, e magari di toccare con mano quelle che considerava l’ottava e la nona meraviglia del mondo, quando qualcuno bussò alla porta: la professoressa Eriksson.
–Ragazzi, si cena tra cinque minuti. Siete pronti?- abbaiò. –Dico soprattutto a te, Faith, so bene quanto tempo impiega una donna per farsi bella!
L’interessata si alzò di scatto, dimenticandosi di allacciare il reggiseno, ma Franz, colto di sorpresa quanto lei, non vi badò, e rispose –Siamo pronti, prof. La Irving sta, ehm, finendo di imbellettarsi.
Faith, che nel frattempo aveva infilato alla svelta un attillato tubino nero lungo fino al ginocchio, con le maniche a tre quarti e uno scollo a cuore molto sensuale, gli sorrise, mimando un “grazie” mentre stendeva un velo di trucco sul viso e pettinava i capelli, scompigliatisi nella foga del precedente momento di passione.
–Vi aspetto al ristorante- gridò la Eriksson attraverso la porta. –Mi raccomando la puntualità. Non facciamoci riconoscere.

 
***

–Cavolo, prof., è uno schianto!- esclamò Franz con tanto d’occhi, facendo ridacchiare Astrid, che si schermì il viso, arrossendo come una ragazzina: nessuna donna, di qualsiasi età, può restare indifferente di fronte a un complimento, specie se proveniente da un uomo fascinoso come il suo giovane allievo.
Faith, soppressa con la forza della razionalità la puntina di gelosia che aveva provato nel notare che a lei non aveva rivolto nessun complimento, curvò le labbra, coperte di rossetto scarlatto, in un sorriso, e dovette ammettere la superiorità del suo capo; oltre ad essere una gran bella donna (e altrettanto intelligente), possedeva una dote più unica che rara... il coraggio di invecchiare: invece di crogiolarsi nell’effimera speranza di conservare in eterno una giovinezza irrimediabilmente passata, mostrava senza vergogna la propria età, risultando ben più attraente delle sue coetanee che perseveravano nel conciarsi da ragazzine. In quel momento, avvolta in un abito formale color pesca, la folta chioma bionda sciolta sulle spalle, con soltanto un piccolo fermaglio laterale - più decorativo che pratico - ricordava Anita Ekberg; Faith sbuffò una risatina, immaginandola nella fontana dell’albergo mentre invitava un “Marcello” a godersi la dolce vita.
 –Franz ha ragione, proffa, ehm, volevo dire, professoressa Eriksson. Sembra una stella del cinema! Maledetta me, che non ho capito che la cena sarebbe stata così tanto elegante.
–Oh, non preoccuparti, Faith, la tua mise è adatta all’occasione- rispose la donna, giocherellando con la collana che indossava. Avendo scelto un abito lungo dal profondo spacco anteriore e maniche lunghe, altri gioielli sarebbero stati fuori luogo. –Meno è sempre meglio. Citando l’iconica Coco Chanel “una dama elegante veste con la semplicità della propria cameriera”. Vogliamo andare?
Entrarono nell’ampio salone ristorante, con una splendida vista su Biscayne Bay; una volta individuato il loro tavolo, Faith si sentì immediatamente un pesce fuor d’acqua, seduta, come si suol dire, tra due fuochi: da un lato c’erano i colleghi tedeschi, tra cui il mentore di Franz, Herr Huober (ribattezzato dalla Irving “Babbo Natale” per via della barba e della pancia), dall’altro la delegazione svedese, tutte vecchie conoscenze del Grande Capo. A parte qualche risposta monosillabica alle domande che le rivolgevano di tanto in tanto, il suo mutismo perdurò per l’intera durata della cena: Herr Huober e la sua cricca avevano un’aria simpatica, ma si ostinavano a parlare nella loro lingua, e gli svedesi…
“Con tutto il rispetto, sono depressogeni! Cazzarola, che hanno, le mascelle incollate col mastice, che aprono a stento la bocca per mangiare? Sono pallidi come fantasmi e mi fissano, sono inquietanti. L’unico che pare dotato dell’uso della parola è questo Sven, che sta flirtando spudoratamente con la proffa. Alla faccia della professionalità!”, pensò, servendosi un altro bicchiere di vino. “Provenienza: Napa Valley. Non sarà Chianti, ma non è malaccio. E bravi i californiani!”
Per non restare con le mani in mano, Faith consultò il menu, che suscitò la sua perplessità: da quando i biscuits si servivano con salsa alla salsiccia? Quando li vide, apprese che, in Florida, i biscuits erano una sorta di vol-au-vent compatti, non cavi al centro, letteralmente ricoperti di salsa alla salsiccia. Una volta superato lo sbalordimento iniziale, li assaggiò, per la precisione li divorò: erano squisiti. La portata principale, se possibile, la lasciò ancor più esterrefatta: si trattava di… Gator Tail accompagnata con Mango Chutney; nonostante le reticenze, il piatto la colpì favorevolmente, sia per la presentazione, sia per il sapore: mai si sarebbe aspettata che la coda di alligatore potesse essere buona.
“Molto buona. Sa di pollo. E’ questa sottospecie di poltiglia che fa schifo! E hanno la faccia tosta di chiamarla marmellata di mango. Marmellata un fico secco!”, pensò, allontanando la disgustosa salsina con la lama del coltello.
Fu, però, il dessert a conquistarla definitivamente; Faith non amava i dolci eccessivamente dolci, preferendo un sapore agrodolce, o comunque una nota asprigna che le stimolasse il palato, e il dessert ufficiale della Florida, perfetta chiusura di un pasto tipico del “Sunshine State”, rispondeva a tale requisito. La Key Lime Pie, preparata con un particolare tipo di lime che si poteva trovare esclusivamente a Key West Bay, era, a parere di molti, deliziosa, e pochi anni prima uno studio aveva dimostrato le sue proprietà antidiabetiche. La Irving fece onore a questo dolce tradizionale consumandone tre porzioni.
“Alla faccia della dieta e di tutte le Charlotte del mondo!”

 
***

Il mattino seguente venne destata dall’insistente servizio di sveglia dell’hotel. Grugnì un ringraziamento, poi, non appena ebbe posato la cornetta del telefono, aggiunse –Grazie a tua sorella! Fanculo la sveglia e chi l’ha inventata!
Franz, riemerso dal groviglio di coperte nel quale l’aveva invischiato una notte di sonno agitato, sbadigliò –Mein Got, che sonno! Che ore sono?
–L’ora di alzarci e mettere in moto le celluline grigie- rispose Faith, per poi afferrare l’intimo da giorno e chiudersi in bagno prima che l’altro potesse replicare o vederla in pigiama appena sveglia, da un lato perché si vergognava del proprio aspetto a prima mattina, dall’altro perché, secondo lei, svegliarsi nella stessa stanza e darsi il buongiorno era un rituale intimo, da condividere soltanto con la persona amata; non che fosse inconsapevole dei propri sentimenti per Franz, ma era ancora convinta che lui da lei volesse solamente quella cosa.
Quando uscì, trovò ad aspettarla il suo compagno di stanza, munito di espressione seccata, asciugamano, cambio di biancheria e pantaloni.
–Alla buon’ora!- sputò. –Tu puoi pure far tardi, io devo presentare la ricerca insieme al Grande Capo. Dai, su, spostati!
Faith, sbadigliando sonoramente, si vestì in fretta per dedicare più tempo al trucco: dopo cena, alcuni colleghi li avevano invitati a fare quattro salti in discoteca; Faith e Franz, pur odiando quel genere di posti, avevano accettato… ed erano tornati in camera alle tre del mattino! Non stupisce, quindi, che la Irving necessitasse di tempo extra per coprire le occhiaie e donare alla pelle un colorito sano.

 
***

Contrariamente alle loro speranze e aspettative, l’assonnato duo trovò la sala della colazione gremita degli altri partecipanti al congresso. Dopo aver ottenuto due agognati posti, si avventurarono al buffet.
Siccome la fortuna è cieca, ma la sfiga ha undici decimi, Faith, mentre si avvicinava, ebbe un incontro ravvicinato del quarto tipo con un francese che ricordava di aver sorpreso a dare libero sfogo agli ormoni nel bagno del discoteca; il suddetto, che aveva il vizio di muoversi come se intorno a lui ci fosse il vuoto assoluto, la urtò violentemente, rovesciandole addosso l’acqua calda per il tè.
Oh, pardon, mademoiselle! Je suis désolée!
–Puoi essere cosa ti pare, non asciugherà la camicia!- sbottò Faith, arrabbiata per l’inconveniente e dolorante per l’impatto del liquido caldo con la cute. Mentre borbottava un torrente di imprecazioni, si accorse che il francese molesto non si era mosso di un millimetro, e che il suo sguardo si era fissato su una parte anatomica in particolare. Inviperita, sibilò –La mia faccia è quassù!
L’altro arrossì furiosamente, e balbettò qualcosa sul farsi perdonare e sull’accompagnarla in camera, ma Faith non riuscì a rifiutare perché in quel momento sopraggiunse Franz, che le circondò le spalle col braccio e le chiese se stava bene.
–Insomma… devo cambiarmi e la pelle mi pizzica- gnaulò lei, mettendo il broncio.
–Ho con me una crema magnifique per eritemi e scottature- intervenne il francese. –Se vuoi…
–Grazie, ma credo abbia già fatto abbastanza, Lefevbre- ringhiò Franz, prima di allontanarsi insieme alla Irving.
Stavano attraversando la hall, diretti all’ascensore, quando Faith si bloccò di colpo, e disse –Franz, vai pure nella sala conferenze, posso cavarmela da sola.
–E rischiare che quel maiale antropomorfo venga a importunarti? L’ho visto, ieri sera, ci provava con qualunque femmina che respirava! No, no, meglio tenerti d’occhio.
Faith ridacchiò, divertita e, allo stesso tempo lusingata da quella manifestazione di gelosia, finché non si rese conto che anche gli occhi di Franz mostravano una certa predilezione per quella parte resa visibile dalla camicia bianca bagnata. Tossicchiò severamente e sbuffò –La mia faccia è più in alto. Ripassa l’anatomia umana!
–Scusa- pigolò lui, avendo la decenza di sentirsi in imbarazzo. –E’ solo che… resistere è impossibile! Non si può non ammirare le meraviglie di Miss Camicetta Bagnata!
Faith replicò –Spiritoso. Davvero spiritoso. Sembra quasi che sia colpa mia se quel “mangialumache” mi ha guardato le tette!
–Non intendevo questo- ribatté Weil. –Lungi da me pensare che se una donna attira attenzioni maschili se l’è cercata. Siamo dotati di libero arbitrio, no? Si può sempre scegliere: se non ti piace non guardare, se non puoi non toccare, se sei impegnato rifiuta. Sarà una filosofia fuori moda, ma è così che sono stato educato.
Sul volto di Faith apparve un’espressione radiosa, e trillò –Tua madre sarà pure invadente e petulante, ma ha fatto un ottimo lavoro con te… sotto tutti i punti di vista- concluse maliziosamente, lasciando correre lo sguardo sul corpo di Franz, che non perse tempo e la baciò.
Dopo un po’, sospirò –Perché non andiamo nella nostra stanza e mi fai vedere il meraviglioso lavoro che ha fatto con te tua madre?
Faith, in risposta, riprese a baciarlo, ma ancora una volta Astrid Eriksson dimostrò un tempismo perfetto.
–Ecco dove vi eravate cacciati!- esalò sollevata, ignara (o incurante) di cosa aveva interrotto. –Faith, non puoi presentarti al workshop in queste condizioni. Fila a cambiarti! E tu, Franz, seguimi, dobbiamo fare il connection check!
–Il conne-cosa?
–Dobbiamo controllare che il computer sia compatibile col cavo del proiettore, altrimenti saranno ca… voli amari. Voglio che sia tutto perfetto per cancellare il sorriso dall’antipatico faccione di Corrigan!
Franz rivolse a Faith un’occhiata dispiaciuta, che lei ricambiò, e seguì Astrid in sala conferenze.

 
***

Il desiderio di Astrid si avverò: la loro presentazione fu un successo, a differenza di quella di Charlotte, che prese a litigare col portatile davanti alla platea ridacchiante; tanto per non smentire la sua lingua al vetriolo, la Eriksson salì sul palco per aiutarla, dicendo –Lascia che ti dia una mano, cara, non vorrei ti si spezzasse un’unghia!
Al termine della sessione giornaliera, Franz, dato che mancavano tre ore alla cena, propose a Faith un tour della vera Miami. Erano tornati in camera, dove aveva sostituito il completo elegante con jeans e maglietta.
–Ho un amico che vive qui, conosce la città come le sue tasche- assicurò. –Ci mostrerà posti che neanche immagini!
–Ah, beh, se la metti così…- rispose Faith. –Dammi un paio di minuti per cambiarmi e si va!
–No, non cambiarti- le soffiò in un orecchio, abbracciandola da dietro. –Mi piace questo vestito… rende più facile…
–Dottor Weil!- esclamò Faith, fingendosi allibita. –Prima mi fissa il seno, poi infila le mani sotto il vestito. Non gliel’ha detto la mamma che non si fa?
–Probabilmente non ero attento- replicò, tracciando dei cerchi intorno all’ombelico mentre le lasciava una scia di baci lungo il collo. La spinse sul letto e le fu subito sopra, pregustando del fantastico sesso pomeridiano, quando, come al solito, rovinò tutto con una frase inopportuna. –Lasciati andare, Faith, voglio gustarti tutta… quel fortunato bastardo di Best ha avuto il suo turno.
–Cosa hai detto?- ruggì lei, scostandolo con violenza.
–I-Io… n-non intendevo…
–Con quello che esce dalla tua bocca senza volerlo si riempirebbe una biblioteca- sputò lei, infilò un paio di ballerine col cinturino, si alzò, prese giacca e borsa e aggiunse –Muoviamoci, non facciamo aspettare il tuo amico.
Sulla soglia della stanza, Franz la bloccò, sbraitando –Che aspetti. Non uscirò di qui finché non mi avrai spiegato la ragione di questo improvviso cambiamento d’umore!
–Non ti sei reso conto del significato della tue parole? Sul serio?- ululò Faith, livida di rabbia. –Mi hai fatto capire che quello che vuoi non è fare l’amore, è marcare il territorio!
Weil non ebbe il coraggio di negare, sarebbe stato ipocrita. Facendo suo il motto “la miglior difesa è l’attacco”, controbatté –Sì, beh, scusa tanto se mi manda in bestia l’idea che quel “gonfia-tette” ti abbia toccata e…. il resto. A te non dà fastidio pensare che ho avuto altre donne?
–No!- rispose veementemente Faith. –A meno che non abbia qualche scheletro nell’armadio. Non mi frega niente del passato, non ho la mentalità da cavernicolo che pretende di essere il primo e l’unico! Santo cielo, poco ci mancava che mi chiedessi di vedere la prova della mia illibatezza! Fortuna che oggi chi ha i soldi può rifarsi persino l’imene!
–Ora non esagerare- tentò di calmarla Franz. Aveva compreso l’errore, e desiderava rimediare. –Lo ammetto, come tutti i maschi ho la… mentalità da cavernicolo. Sottosviluppata, sepolta sotto sei strati di corteccia cerebrale e una ferrea educazione, ma ce l’ho.
–Non ti sforzi nemmeno di negarlo- pigolò Faith. –Chiudiamola qui, ok? Diamoci alla pazza gioia in questi tre giorni e mezzo che ci rimangono, poi… si vedrà.

 
***

Rafael Jimenez era, innanzitutto, un gentiluomo cubano-americano, per cui si presentò all’amica del suo amico Franz con inchino e baciamano, prima di commentare –Hola, Frans! Vedo con piacere che ti sei convertito alla “Rafasofia”! E’ la tua ragazza?
–No- sospirò sinceramente Franz, omettendo “purtroppo”.
Es tua moglie?
–No!- latrò Faith, avvampando.
–Gli inglesi non hanno gusto, l’ho sempre detto. Las gorditas son mas hermosas!
–Un secondo… ah, sì: le donne in carne sono più belle!- trillò Faith, compiaciuta del proprio spagnolo.
–Precisamente, señorita- rispose lui, scrutandola avidamente, sotto lo sguardo contrariato di Franz, conscio del fatto che Faith incarnava l’ideale di donna di Rafael. –Mi amigo, qui, non concorda, preferisce gli stecchini da esposizione. Pobre idiota, non ha capito che los huesos se dejan a los perros!
Faith diede sfoggio della sua conoscenza della lingua una seconda volta.
–Povero idiota, non ha capito che le… ossa si… lasciano…. ai cani. Che signi… oh! Capito! Lo prendo per un complimento, ma è offensivo nei confronti delle magre.
Querida, voi donzelle non siete gentili come apparite, state sempre a farvi la guerra, quindi ho deciso di essere gentile solo con chi se lo merita. Una flor de mujer como ti, por ejemplo- replicò Rafa, cercando l’appoggio di Franz, che si limitò a fulminarlo con lo sguardo.  
–Sì, sì, certo- sbuffò Franz, a braccia conserte, battendo un piede a terra con fare impaziente. –Se voi due avete finito di fare i piccioncini, possiamo darci una mossa? Miami non si visita da sola!
Faith gli scoccò un’occhiataccia e lo superò, mentre Rafael, passandogli accanto, ridacchiò –Uuh! Qualcuno es geloso!
–Sta zitto, Rafa!- sbottò Franz, prima di capitolare. –E’ così palese?
–No, figurati!- rispose l’altro con evidente sarcasmo. –Sei cresciuto, finalmente. Il piccolo Frans ci ha messo un bel po’, ma ha capito che è bello ciò che piace. Como dico sempre…
–Chiedi a cento persone di descriverti il paradiso, e otterrai cento paradisi diversi- terminò Weil. –Hai ragione. Faith non è la donna giusta per tutti, è la donna giusta per me, e tanto basta. Peccato che il “gonfia-tette” mi abbia battuto sul tempo.
Que? Te la sei lasciata scappare?- sbottò Rafael, scandalizzato. –No es posible! Perché?
–Perché non volevo accettarlo- ammise. –Mi ero ripromesso di non distrarmi, di pensare esclusivamente al lavoro, poi arriva lei e…
La replica di Rafael venne stroncata sul nascere dal seccato –Avete finito di ciarlare, vecchie comari che non siete altro? Vamonos!- di Faith, che, non contenta, si mise pure a strombazzare col clacson.

 
***

–Sono… stupefatta. Mi sono divertita come non mai! Grazie mille, Rafa!- esclamò Faith, al termine del tour più atipico al quale avesse mai preso parte.
–Grazie davvero- ripeté Franz.
–Prego. Ne sono felice: gli amici di Frans sono miei amici. Sicuri che non potete cenare fuori? Dai, vi farò assaggiare…
–Se si tratta della coda di coccodrillo, allora no- sputò Weil, storcendo il naso.
Hombre di poca fede, volevo farti provare un’esperienza sensoriale unica!- replicò Rafael. –La cucina cubana es… non ci sono parole!
–Ci piacerebbe molto- rispose Faith, dando di gomito a Franz, che annuì. –Purtroppo, siamo tenuti a cenare in hotel.
–Mi dispiace, ma vedo già un lato positivo: avete un motivo per tornare a Miami!- trillò lui, soddisfatto. –Ehi! Ho avuto un’idea strepitosa! Dovete cenare in albergo, ok, ma dopo potete uscire, giusto? Bueno, allora domani sera sarete miei ospiti. Do una piccola fiesta, niente di che, un raduno per pochi intimi… non accetto un no come risposta!
–M-Ma d-domani… è San Valentino!- esalarono in coro gli altri due.
–Motivo in più per festeggiare, no? Soltanto gli sciocchi associano il 14 febbraio a fiori e cioccolatini, in realtà è una celebrazione dell’amore in sé, perciò si festeggia selvaggiamente: siamo tutti innamorati, in un modo o nell’altro.
Di fronte a un’argomentazione tanto persuasiva e ben esposta non fu possibile ribattere; dopo essersi scambiati un’occhiata dubbiosa (cercando di capire quanto la presenza di uno sarebbe stata gradita all’altro), sospirarono –Ci arrendiamo. Va bene, ci saremo.
Bueno!- strillò Rafael. –Non ve ne pentirete!
Mentre lo guardavano sgommare verso casa, Faith e Franz si domandarono se, invece, non se ne sarebbero pentiti.

Nota autrice:
Ehehe... Faith ha sbollito in fretta la rabbia per essere finita in stanza con Weil. Non le si può dare torto: chi non vorrebbe svegliarsi e vedere come prima cosa un gran figo in boxer e t-shirt (o, magari, solo boxer)?
Forse non è il capitolo scoppiettante che vi aspettavate, ma la tempesta è preceduta dalla calma, e vi prometto che presto si abbatterà su più di un personaggio.

Avrei voluto inserire più momenti intimi tra Faith e Franz, ma li ho limitati perché mi sento sempre sui carboni ardenti mentre li scrivo, sono quasi paralizzata dal terrore di scadere nel ridicolo o nel volgare. Spero non sia accaduto; nel caso, ditemelo, e provvederò a correggere.
Cercate anche, se possibile, di non far fuori Astrid. Poveretta, non l’ha fatto apposta ad infrangere i momenti magici dei due patologi in amore!
Informazione di servizio: le notizie sugli indiani Tequesta e i piatti tipici della Florida non sono un parto della mia mente, mi sono documentata.
Au revoir!
Serpentina
 
 
   
 
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