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Autore: kannuki    18/05/2014    1 recensioni
“Chi ti ha parlato di me?”
“La donna che mi ha partorito.”
“Un po' macabra come favola della buonanotte...”
"Tentare di risvegliare il suo amore, è come gettarsi su un coltello affilato. Non puoi lamentarti se ne esci ferita, dopo."
DAL CAPITOLO 8, GUEST STAR -> ELENA, JEREMY GILBERT + MATT DONOVAN ^^
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash, Crack Pairing
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Risposta ai Commenti.
AriannaJones: le cose vanno a complicarsi per i nostri eroi. A Klaus non piace tirarla per le lunghe e Nadia è troppo evasiva... si stanno aggiungendo nuovi personaggi alla storia, basta dire questo! ;)
Annaterra: non ricordo se eri tu a chiamare Elena 'Elagna' ma purtroppo eccola qua, accodata al fratellino pompato. Magari si rivelerà un po' meno fastidiosa del telefilm ma va a sapere...;)
A tutti, buona lettura!


Tika gli era piombata fra capo a capo e collo – letteralmente – durante una scorribanda notturna che era terminata con un ramo rotto, un braccio steccato e parecchie lacrime. Katinka era la figlia del locandiere, un maschiaccio fatto e finito che gli aveva rubato il cuore e un bacio a soli quindici anni. Si era presa tutto il resto, curiosa come un gatto, e lo aveva lasciato per un altro ragazzino, più forte di lui e più bravo nell'amore. Niklaus non aveva mostrato la delusione per non incorrere nelle ramanzine del padre, ma l'occhio attento di Esther aveva notato i lunghi silenzi, i digiuni ricorrenti e le poesie trascurate. In una notte di luna nuova l'aveva condotto con se al fiume, e seduti sulla sponda, aveva interrogato il figlio sul dolore. L'aveva rassicurato con parole calme e tiepide: la sofferenza portava alla consapevolezza e il risveglio sarebbe stato più dolce ogni volta.

Quindi è un bene soffrire...

E' inevitabile.

Ed... è... è sempre così... difficile?

Non sempre, amore mio. Non sempre.

Le lezioni di Esther le ricordava a morsi e bocconi, ma quella gli tornava spesso in mente. Klaus grattò un angolino della fronte e lasciò ricadere la mano in grembo. C'erano trentadue gradi all'ombra, un'umidità che ti ammazzava e lui se ne stava in giacca di pelle e occhiali a specchio sotto il sole torrido, su una panchina di New Orleans. Si era fatto imbambolare da un visetto a cuoricino e appena abbassava la guardia, erotiche visioni del suo corpo contorto dal piacere gli balenavano nella mente. Era arrivato a livello di guardia. L'aveva capito quando, tornando al furgone con il carico di liquori per la scorta personale, aveva intravisto una coppietta di giovani stranieri abbarbicati l'uno all'altro con intenzioni bellicose.

Klaus aveva camminato fino al parco, chiedendosi perché non fossero capaci di vivere solo in funzione di se stessi, perché avessero sempre bisogno di provare qualcosa per sentirsi appagati. Si era illuso di trovare corrispondenza in Nadia... e aveva quasi voglia di tornare da quei due mocciosi e spiegargli come andava il mondo. Prima o poi uno avrebbe lasciato l'altra e sarebbe subentrato il dolore, la disillusione.. e così via, in un loop infinito culminato in cenere alla cenere, polvere alla polvere. Nadia non si fidava di lui, se aveva chiesto aiuto alla strega e interpellato agenti esterni. Non era stata una ferita di striscio ma un colpo in pieno petto.

***

Trentadue gradi all'ombra, un'umidità raccapricciante, l'orribile incubo dei nodi nei capelli e un deodorante che avrebbe cessato l'effetto da un momento all'altro. Non mancava nulla per scatenare l'intolleranza di Elena Gilbert per quel mondo caldiccio e privo di aria condizionata. La rottura con Damon la deprimeva e, per distrarre la mente, aveva pensato di accodarsi al fratello e a Matt. Non aveva grandi aspettative se non quella di smettere di pensare al vampiro per cinque minuti.

Figo, qui.”

Già. Elena tirò indietro un'ampia ciocca di capelli e si appoggiò alla maniglia del trolley, gli occhiali scivolarono sulla punta del naso e rimasero lì. L'ultima volta che era stata a New Orleans aveva avuto quattro anni e non ricordava un granché. Avrebbe dovuto essere riposata, i ragazzi avevano insistito per sollevarla dal suo turno di guida, eppure si sentiva spossata e atterrata su un altro pianeta. Sarebbe risultato scortese fare 'ciao ciao' con la manina, lasciare gli uomini ai loro discorsi e gironzolare per la città come una qualsiasi turista armata di macchina fotografica? I ragazzi ci avevano messo poco ad ambientarsi, già chiacchieravano amabilmente con i vampiri di New Orleans che l'avevano passata allo scanner due volte. Eppure non indossava nulla di pretenzioso: un paio di shorts corti, stivaletti bassi, maglia colorata e la solita catenina lunga fino all'ombelico che a Damon piaceva afferrare quando aveva intenzione di baciarla. Elena sospirò di nuovo: c'era una parte del cervello non deputata al ricordo del vampiro?!

Per te.”

Acqua fresca nel deserto torrido. Marcel le sorrise ed Elena ricambiò in automatico. “La scalinata dove conduce?”

Al piano superiore. Se vuoi fare un tour guidato della casa, ti consiglio di attendere l'arrivo di Klaus. Adora mostrare i suoi possedimenti ai comuni mortali.”

Elena alzò lo sguardo verso la balconata luminosa. Ce lo vedeva, a spolmonarsi ed arringare le masse dei plebei ma qualcosa le diceva che il tour gliel'avrebbe fatto fuori della porta. In fondo, era l’imbucata della festa.

Signori, benvenuti. Perdonate l'attesa... Elena!”

Almeno uno era felice di vederla, pensò rivolgendo ad Elijah il suo sorriso più tenero e luminoso.

Non sono stato avvertito del tuo arrivo! Ho davvero piacere di rivederti!”

Come poteva essere perfetto anche con quel caldo atroce? Elena sorrise come un automa. “E' reciproco.”

Il vampiro la guardò per un altro momento, poi rivolse la sua attenzione ai ragazzi. “La nostra ospite ci raggiungerà fra poco e ci ragguaglierà di tutti i dettagli. Mettetevi a vostro agio. Elena, desideri qualcosa in particolare?”

Ho tutto quello che mi serve, grazie” mormorò sollevando la bottiglietta che frizzava allegra. “Posso lasciarvi alle vostre chiacchiere da uomini? Il caldo è opprimente.”

Abbiamo l'aria condizionata al piano superiore” la informò con gentilezza. “Ma se preferisci ritirarti, Marcel ti porterà ovunque desideri.”

Ci penso io” mormorò il nero inclinando la testa. “Dove vuoi andare, piccola?”

Jer, in quale albergo abbiamo prenotato?”

Attendiamo istruzioni da Nadia. Ha detto che se ne sarebbe occupata.”

Elijah alzò un sopracciglio, dubbioso. “Ma non ci sono più stanze libere negli alberghi da settimane. La città è in festa.”

Ci possiamo accampare in giardino, abbiamo i sacchi a pelo in macchina” disse Jeremy facendo spallucce. “Non è un problema per noi.”

Abbiamo parecchie stanze per gli ospiti non utilizzate” li informò girando lo sguardo su Elena. “E' una soluzione accettabile?”

Sarebbe stata perfetta se Klaus non li avesse tollerati a malapena. “Non dovremmo sentire il parere di tuo fratello prima di svuotare le valige?”

Klaus ha altro a cui pensare. Perdonate la sua scortesia, ma abbiamo avuto un incidente con i fornitori di alcolici ed ha insistito per occuparsene personalmente.”

Sarebbe tornato con le loro teste infilzate su una picca, pensò per nulla impressionata. Elena recuperò il tempo perduto aggredendo con una lunga sorsata la boccetta e un istante dopo, la sputò sul pavimento tossendo come una pazza. Cercavano di avvelenarla perché era l’ospite in più?!

Elijah le tolse di mano la bottiglietta, odorandola più volte. “Da dove proviene?”

Dal nostro frigorifero” rispose Marcel, scuro in volto. “A Nik non gli piacerà per niente.”

Siamo arrivati a questo” mormorò lugubre, passandola ai ragazzi. “Il problema si è esteso.”

Verbena e strozzalupo mescolati? Questo lo facciamo quando vogliamo torturare un ibrido.”

La presenza dello strozzalupo riduceva il target su Klaus ed Hayley. Elijah inspirò, fuori di se: stavano cercando di uccidere anche la bambina!

***

Il prurito all’occhio sembrava arrivare al cervello ma continuare a stropicciarlo non aiutava per niente. Klaus caricò lo scatolone su una spalla e attraversò il porticato. Uno sguardo fugace alla sala e il battito cardiaco si arrestò. No... non poteva essere Katherine... Katherine era morta…

Il vampiro si strappò gli occhiali dalla faccia per vedere meglio: che diavolo ci faceva Elena Gilbert in casa sua?! Chi aveva invitato la coniglietta al party di soli uomini? “Ogni scusa è buona per scappare da Mystic Falls, eh?”

La situazione peggiora, fratello.”

Klaus odorò la bottiglietta con attenzione. Ora capiva la pozza d'acqua ai piedi di Elena: era stata avvelenata. Occhieggiò la ragazza che tratteneva piccoli colpetti di tosse con grazia squisita e alzò un sopracciglio. Un caldo disumano e una sorsata di veleno giù per la gola… Benvenuta a New Orleans, Elena Gilbert. “Mi aspetto risultati e stereo basso, la mattina. Fratello, mostra loro le stanze… tu, vieni con me.”

***

Elena era certa che Klaus l'avrebbe eviscerata come un pesce appena pescato, il momento in cui sarebbero rimasti soli. Manteneva una strana calma che non lasciava prevedere nulla e la cosa la spaventò non poco. “L'acqua era destinata a te?”

No” dichiarò aprendo la strada nell'abitazione sconosciuta. Klaus estrasse una sacca di sangue dal frigorifero e l'abbandonò sul tavolo. “Parlami di Katherine. Nadia ha detto che è morta.”

E’ vero.”

Come?”

Vecchiaia. La pozione per l’immortalità l’ha riportata alla sua vera età.” Elena battagliò con la sacchetta, la strappò e il liquido rosso le inondò le mani e gocciò a terra. “Non si è arresa. Ha preso un passaggio dentro di me e ha... sedotto Stefan e allontanato Damon.”

Non aveva mai provato alcun tipo di sentimento per la ragazza, la trovava noiosa come la madonnina sul santino di un prete, ma essere posseduta dall'anima di Katherine l'aveva cambiata. Le era rimasta una traccia dentro e lui la stava fiutando come un cane. Emanava uno smarrimento tale da farlo eccitare. Klaus immaginò di prenderla in quell’istante, di sentire la carne sbattere contro la carne, il calore della sua femminilità aumentare…

Ti dirò una cosa che disse mia madre, molto tempo fa” mormorò mentre Elena raccoglieva una goccia di sangue col dito e la strofinava veloce sul labbro superiore, dolorante e bruciato dalla verbena. Non era certo voluto ma il vampiro lo trovò molto seducente. “Ti prego di dedicarmi attenzione, sto condividendo un momento intenso con te.”

Elena smise di pulire in terra e lo guardò, attenta. “Vuoi che sembri la scena di un crimine?”

Non sarebbe la prima volta.”

Eh già... chissà che succedeva là dentro, quando le porte si chiudevano!

Sopravvivrai” disse, laconico quando infine si rialzò dal pavimento. “Non è la fine del mondo.”

Elena infilò le mani sporche sotto l’acqua gelida del rubinetto e la beatitudine le attraversò le braccia. “Tua madre ha detto una cosa del genere? Sul serio? Suo figlio di...”

... quattordici anni...” mentì abbassando l’età di proposito.

... subisce la prima delusione amorosa e tutto quello che riesce a dire è 'sopravvivrai'?”

Era sexy, così scettica e sardonica. Klaus sorrise con un angolo della bocca.

Non avevi quattordici anni.”

La sua affermazione non lasciava spazi a commenti. Klaus chiuse il rubinetto in attesa di spiegazioni.

E quello era un dispetto. Elena sorrise, divertita e stuzzicata dalla debolezza umana e prettamente maschile che mostrava.

La fanciulla si stava rivelando ben diversa da quel che ricordava. Il suo sorriso era civettuolo e parlava da solo. Klaus soffiò un ‘touché’ ed Elena si lascio scappare la prima vera risatina divertita delle ultime settimane. L’ombra della delusione non si lasciò mettere da parte e appena una goccia d’acqua si staccò dal rubinetto, Elena ricordò l’ultima penosa conversazione con Damon e si incupì.

Non era fragile come Nadia e non era gravata dal fardello di un passato oscuro, ma non si poteva dire che Elena Gilbert non conoscesse la sofferenza. Klaus spinse il pugno contro la bocca, poi si aggrappò al bordo smussato del mobile che gli premeva il bacino. “La sofferenza porta alla consapevolezza e il risveglio sarà ogni volta più dolce. New Orleans è come Las Vegas, tutto ti è concesso. Infila un vestito sexy e va a divertirti senza stare tanto a pensare a quel che succederà domani.”

Imbronciata e sofferente, Elena alzò due occhi lucidi che premettevano lacrime. “Tua madre ha spiegato come aggirare l’ostacolo dell’orgoglio? La mia non ne ha avuto tempo.”

Non poteva replicare in alcun modo. Lo sguardo si spostò dai dolci occhi scuri della ragazza al mento corrugato. Klaus roteò il corpo nella sua direzione e sollevò piano una mano, posandola sui capelli. Erano tanti, sottili e morbidi.

Empatia da Klaus era forse l’unica cosa al mondo che potesse fermare il pianto incipiente. Elena passò una mano sul viso, piuttosto scossa. Non si esce con l'ex della tua migliore amica, non si bacia un ragazzo quando il tuo ti ha appena mollato. Non ci si struscia addosso agli sconosciuti per cercare di dimenticare. “Ho solo bisogno di qualcosa di diverso…”

Quando diverso, Elena Gilbert?”

Di nuovo quell’inflessione insinuante nella voce. Elena aggrottò la fronte, confusa dai segnali contrastanti che arrivavano dal vampiro. Era tedioso, mutevole d’umore e isterico come al solito ma era stato il suo vago tentativo di rassicurarla a metterla sulle spine. Klaus non era mai gentile e se lo era, c’era qualcosa sotto. “Ho accompagnato Jeremy, nient’altro… se vuoi che me ne vada, basta dirlo.”

Non voglio.”

Elena batté le palpebre e lo guardò, dritto negli occhi. Perché mentiva? Era stato evidente a tutti fin dal suo ingresso!

Non c’è alcuna nobiltà nella sofferenza. Andartene significherebbe arrendersi… e non c’è nulla di più stupido al mondo che passare le giornate a pensare a Damon Salvatore.”

Il nome fu come una fucilata in pieno petto. Elena traballò e si ritrovò all’incrocio di due mobili. Sospirò per calmarsi, poi annuì. “Ho solo bisogno di qualcosa di diverso dal solito…”

Klaus si chinò in avanti e la baciò, sostenendole la nuca mentre lo faceva. Un gesto sconsiderato ed impulsivo che apriva un ampio ventaglio di possibilità: Elena poteva mettersi a piangere od urlare… o peggio, ricambiarlo e chiedere ben più di quel che pensava di reclamare.

Le formiche rosse le stavano divorando il cervello. La vampira aveva i brividi. Brividi diversi dalla solita paura. Era una reazione al dolore, si disse. Sarebbe andato bene chiunque.

Elena Gilbert avrebbe rappresentato l'innocente valvola di sfogo alla sua passione repressa e, magari, l'avventura avrebbe allietato l'animo sofferente della ragazza. Si sarebbe impegnato per farla stare bene, pensò scivolando la bocca sulla parte più sensibile del collo e abbassando le spalline del top e del reggiseno.

Elena gli accarezzò i capelli quando un pensiero ridicolo la bloccò: era tutta sudata e il deodorante aveva ceduto. “No” bisbigliò insaccandosi nelle spalle.

No?” sussurrò spostando i capelli da un lato e baciandola sulla clavicola, la gola e risalendo verso le labbra. “No?” domandò ancora sfiorandole con le proprie. Poiché non rispondeva, Klaus si sentì autorizzato a prenderla a modo suo. Elena strinse le gambe attorno al bacino, tremando. Quello era diverso. Era oltre il suo limite.

Il seno era così morbido che non riuscì ad impedirsi di accarezzarlo. Elena annaspò per la sensazione di piacere e lo morse per difesa.

Non succhiava forte ma il suo corpicino si muoveva lascivamente, strusciandosi contro l'erezione che lo stava uccidendo. “Ti condurrò negli angoli più oscuri, sordidi e perversi, Elena...” promise con voce roca e pressoché inesistente.

Elena prese una boccata d’aria e ansimò, guardando il nulla davanti a se. L’aveva vista ma non l‘aveva riconosciuta. “Chi è lei…?”

Uno sbaglio… come te...”

***

Non ha l'aria felice.”

Matt diede di gomito a Jeremy e il ragazzo fece spallucce. Alla ronda anti-cacciatore si era unito anche Klaus e di Nadia neppure l'ombra. Non aveva risposto alle telefonate. Bastava quel silenzio prolungato per fargli temere il peggio. Inoltre, il maledetto asciugacapelli di Elena aveva fatto saltare la corrente due volte ed era toccato a lui, trafficarci!

Cimitero?”

Cimitero.”

E' territorio delle streghe, fate attenzione a come vi muovete.”

Jeremy rispose con un “ok” laconico e Matt spalancò il cancello. “Siamo sicuri che Nadia non se lo sia inventato, questo cacciatore?”

Klaus lo ignorò, scavalcando un sasso piuttosto largo e un cumulo di foglie secche. “La guardavo negli occhi mentre raccontava. Non mentiva.”

Nadia gli aveva raccontato tante di quelle balle... “Non c'è nessuno neppure qui. Possiamo concludere il giro? Elena mi ha mandato un messaggio, è dalle parti di Bourbon Street…”

Al Rousseau's, pensò Klaus allungando il passo. Colpito dalla grazia di Elena, Marcel se l'era tirata dietro promettendole divertimento e il gombo migliore di tutta la città.

Si sta annoiando.”

Come poteva annoiarsi a New Orleans, quella scioccherella?!

Matt si fermò a chiudere il cancello che scricchiolò quando scattò la serratura. “Nadia è una voltafaccia doppiogiochista. L'ho incontrata a Varsavia, con Rebekah. Ci ha agganciato in un locale. La mattina dopo era scomparsa con i nostri soldi e il mio anello.”

Klaus sentì una fiammata di rabbia divorarlo e lasciare le ceneri di un patetico cretino: persino Matt Donovan e sua sorella erano arrivati dove lui aveva fallito!

Non è una santarellina, io mi guarderei le spalle.”

Il dubbio cominciava a salire con il sorgere della luna. Si era lasciato ingannare dalla figlia di Katherine? “E' un mio problema. Se vedete un movimento sospetto, chiamatemi.” Klaus deviò nel laboratorio di Genevieve, constatò che non c'era nessuno e si diresse al Rousseau's. Voleva saperne di più della pozione magica e dell'incantesimo di localizzazione.

***

Forse aveva ragione Klaus. Forse le era rimasto dentro un pezzetto di Katherine. Elena non provava alcuna sensazione di vergogna per quel che era accaduto nel primo pomeriggio ed invece di divertirsi con Marcel e il suo amico Slinguazzami-ho-un-piercing - come aveva soprannominato Diego - la sua attenzione era tutta dedicata ad un gruppetto di streghe che fingeva di trascorrere una serata fra amiche. Erano più inquietanti di un bambino posseduto in un film horror. Per quanto riguardava la festa, beh… sembrava di stare al college… con meno birra e troppi adulti, decise entrando nel campo visivo di una rossa mozzafiato che parlava al cellulare. L’aveva vista… stava solo ricordarsi dove. Dopo un po', Elena era scesa in strada portandosi appresso un bicchiere pieno e i ricordi di Damon. Lo scotch era affogato del ghiaccio. Aveva cominciato a bere quella roba perchè a casa dei Salvatore non c'era altro e Caroline diceva che non faceva ingrassare, a differenza della birra. Aveva seguito la scia musicale di un sassofono terribilmente languido, e si era ritrovata alle spalle di un gruppo di turisti – prettamente coppiette - che ascoltavano l'artista, si appoggiavano l'uno all'altro, dondolando. Non intendeva essere ostile o fare discorsi da sfigata, ma erano consapevoli del fatto che prima o poi tutto quell'amore sarebbe finito? Era tornata alla festa con l'idea di divertirsi alla morte. Non immaginava che l'avrebbero presa tutti sul serio.




  
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