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Autore: Sexy_Shit    18/05/2014    1 recensioni
Finalmente la campanella suonò. Nell'aula si scatenò la baraonda; tutti si alzarono malamente ridendo e parlando ad alta voce, tutti tranne lei. Si alzò con un movimento fluido e leggero. Si scompigliò i capelli, spostandosi il ciuffo dietro all'orecchio. Si mise in spalla la borsa e si voltò, per poi sorridermi furba.
- a domani Styles. Ti racconterò che cosa fanno di divertente le lumache. -
Si voltò e, muovendo i fianchi in un modo così dannatamente sexy, uscì dall'aula lasciandomi seduto lì, boccheggiante.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maglia leggera, collo sottile, sguardo perso nel vuoto; Britney Morrison, diciassette anni e la mia compagna di banco da quasi una settimana, grazie alla professoressa Geengrass, di scienze naturali, non che coordinatrice di classe.

lavorerete meglio tra sessi opposti” aveva detto con il suo gergo scientifico “così ognuno spronerà l'altro a seguire!”.

Un'ora sprecata per assegnare delle assurde combinazioni, che non avrebbero funzionato, in ogni caso. Tutti si facevano gli affari propri come sempre. Forse c'era più silenzio, ma nient'altro. Non avrei saputo se ringraziare la professoressa per avermi donato un passatempo così interessante o se lamentarmi per la nuova distrazione. In realtà, dire distrazione era riduttivo; era il mio chiodo fisso dall'intera settimana. Quegli occhi verde scuro, quei capelli castani dai riflessi ramati, quel seno prosperoso sempre in mostra con maglie scollate. Una quarta abbondante a occhio, e io non sbaglio mai in fatto di taglie. Non l'avevo mai notata prima d'ora sotto quell'aspetto. Mi limitavo ad essere a conoscenza della sua esistenza; nome e cognome, tratti somatici all'incirca, mentre ora mi ritrovavo a conoscere ogni suo minimo particolare fisico. Avevamo scambiato anche qualche parola, ed ero riuscito a scoprire quale fosse il suo gusto di gelato preferito (panna, cioccolato, fragola, pistacchio...mela verde mi sembra anche...), quando compisse gli anni (un giorno tra il dodici e il quindici di ottobre o novembre), dove abitasse (tra la 15th e la 16th avenue, forse) e che odiava Lara Smith, non che fidanzata nel mio migliore amico, purtroppo amica della mia fidanzata che, a sua volta, era la sorella del mio migliore amico. Pensare alla serie di aventi che avevo causato presentandogliela, un anno fa, per il suo diciannovesimo compleanno, mi faceva capire quanto spesso le persone compiano azioni senza pensare alle conseguenze, ritrovandosi poi impigliate nella ragnatela che loro stesse hanno tessuto. Io avevo presentato Lara Smith, mia compagna di classe, a Louis Tomlinson, mio migliore amico neo diciannovenne con gli ormoni a mille. Per distrarmi, entrambi mi avevano scaricato alla piccola Samantha Tomlinson, sorella quindicenne di Louis. Così minuta, così candida, così sincera...ci ero cascato. Mi piaceva, eccome. Ma non avevo pensato alla fregatura di avere il fratello come migliore amico.

se la sfiori anche solo con un dito ti stacco il pene con le mie stesse mani, e sai che sono capace di farlo” aveva detto con un tono non molto amichevole.

Codardo com'ero e usando sempre la mia appendice riproduttiva al posto del cervello, promisi che mai l'avrei toccata senza il suo consenso. E quanto me ne pentii. Da un anno andavamo avanti a baci e nient'altro. Non avevo mai nemmeno visto più su delle sue gonne. I miei occhi dovevano fermarsi al ginocchio, lasciando correre l'immaginazione. E mentre lui e la mora che io stesso gli avevo presentato scopavano come conigli, io dovevo accontentarmi di rimanere accoccolato con lei sul divano. Non che mi dispiacesse, ma sarebbe stato molto più bello rimanere accoccolati su un letto, dopo averlo fatto. Oppure anche sul divano, se proprio non ci fosse stato un letto. Non mi sarebbe dispiaciuto nemmeno sul pavimento...

Ma oggi era un giorno speciale: la fine di tutte le mie pene! Oggi la piccola Samantha avrebbe compiuto sedici anni e, avendo già ricevuto il consenso dal fratello, avrei finalmente carpito con avidità la sua pura virtù, togliendomi finalmente dalla testa la Morrison e rimettendo in movimento il mio amico, fermo ormai da troppo tempo. Ma mancavano ancora quattro ore abbondanti alla festa e Britney era ancora seduta accanto a me, che seguiva distrattamente le chiacchiere della Greengrass.

- ...esistono due tipi di riproduzione; quella sessuata e quella asessuata. Le lumache, per esempio... -

I suoi occhi verde muschio tendenti al marrone fissavano il vuoto. Chissà a cosa pensava; al tipo di riproduzione delle lumache? A quanto fosse indecente il nuovo taglio dell'insegnante?

- che hai da guardare? - chiese infastidita.

Io mi scantai, sorridendole imbarazzato, senza parlare. Lei si voltò con un'espressione scioccata, come a dire “sono seduta accanto a un idiota...”. Poi si voltò di nuovo, sorridendomi divertita. Era così strana. Non capivo mai quando scherzasse e quando fosse seria. Avevo sempre paura di dire qualcosa che potesse offenderla, ma lei non prendeva mai niente sul serio. Sorrisi di rimando, sollevato, e mi stiracchiai. Sbuffai, nervoso, e controllai l'orologio: ancora dieci minuti al suono della campana. Cominciai a tamburellare il piede sul pavimento.

- hai fretta? - chiese vedendomi agitato.

Io sorrisi, sorpreso dalla sua domanda e mi stiracchiai di nuovo, cercando di sembrare più calmo possibile.

- ho solo paura di essere ancora qui a parlare di come si riproducono le lumache tra una ventina d'anni. -

- hai cose più importanti da fare? -

- anche scaccolarsi è più importante delle lumache! - esclamai, facendola ridere.

Sorrisi, esaltato: l'avevo fatta ridere!

- tu non hai cose più importanti da fare? - chiesi timidamente.

La mora sembrò pensarci un po' su e poi scosse la testa.

- niente di più importante di due lumache che scopano?! - chiesi incredulo, non potendomi capacitare di quella risposta.

- se seguissi la lezione, sapresti che le lumache sono ermafrodite; non scopano. -

- ecco appunto. Non fanno un cazzo di divertente le lumache. -

Lei ridacchiò di nuovo, scuotendo la testa e mise il libro di scienze nella borsa nera.

Finalmente la campanella suonò. Nell'aula si scatenò la baraonda; tutti si alzarono malamente ridendo e parlando ad alta voce, tutti tranne lei. Si alzò con un movimento fluido e leggero. Si scompigliò i capelli, spostandosi il ciuffo dietro all'orecchio. Si mise in spalla la borsa e si voltò, per poi sorridermi furba.

- a domani Styles. Ti racconterò che cosa fanno di divertente le lumache. -

Detto questo si voltò e, muovendo i fianchi in un modo dannatamente sexy, uscì dall'aula lasciandomi seduto lì, boccheggiante.

- bè? - disse la Greengrass guardandomi da sopra la montatura gialla degli occhiali – non mi dica che ora vuole rimanere qui, Styles. -

- assolutamente no, mia cara signora Greengrass. - la rassicurai, sorridendole allegro.

Presi la mia tracolla e uscii dall'aula, continuando a sorriderle. Percorsi tutto il corridoio sorridendo e continuai a farlo anche dopo, in treno, tamburellando il piede al ritmo di Somebody to Love. E anche dopo, a casa, ingurgitando quella brodaglia che mio padre chiamava zuppa e ancora poi, facendomi una doccia, perché nessuno avrebbe potuto rovinare quella serata. Nessuno sull'intero pianeta.

 

Nessuno, eccetto Samantha stessa.

- è che...non mi sento ancora pronta... - disse singhiozzante contro il mio petto, stringendomi.

- certo. - risposi atono guardando la parete verde chiaro davanti a me.

Volevo piangere, tirarmi i capelli e buttarmi per terra strillando come un bambino che non ha ricevuto il giocattolo che voleva per Natale.

- mi dispiace Harry...sei arrabbiato? - chiese alzando il viso, puntandomi contro i suoi grandi occhi, azzurri come quelli del fratello.

Le presi il mento con l'indice e il pollice e le baciai la fronte.

- è tutto ok piccola. Non esiste solo il sesso! Se non vuoi ancora farlo non importa, ne hai tutto il diritto. - dissi per rassicurarla.

- davvero? - chiese accennando ad un sorriso.

- sì. Ma solo se continui a sorridere così. -

Il suo sorriso si aprì ancora di più, illuminandole il viso. Le diedi un buffetto con l'indice sul naso e la baciai, cercando di trattenermi dal morderla violentemente. Avrei voluto prenderla a schiaffi. E invece rimasi lì sdraiato, con lei rannicchiata contro il mio petto.

 

E fu così che mi ritrovai a letto con Britney Morrison.

- dovremmo studiare insieme più spesso, sai? - dissi, facendola ridere.

Lasciai un piccolo bacio tra i suoi seni e vi appoggiai l'orecchio; riuscivo a sentire il suo cuore battere regolarmente. Mi infilò le mani tra i capelli, tirandoli leggermente, facendomi rabbrividire. Adoravo che mi si toccassero i capelli. Poi allungò le braccia, raschiandomi delicatamente le spalle con le lunghe unghie dipinte sempre di nero.

- forse eri un po' arrugginito. - bisbigliò al mio orecchio, ridacchiando.

- un anno di “cinque contro uno” ragazza! - esclamai, offeso.

Risi con lei, mentre le accarezzavo i fianchi.

- la tua ragazza cosa dice? -

- dovrebbe importarmi? - chiesi ridendo.

- non fare lo stronzo, lo so che t'importa. -

Sbuffai e sollevai il busto per vederla meglio; le gote arrossate, i boccoli scompigliati, gli occhi lucidi per la stanchezza. L'avevo fatta mia. Ed era stato fantastico.

- e il tuo ragazzo cosa dice? - chiesi sarcastico, per farla irritare.

Lei si voltò di lato, sospirando.

- non penso che gli cambi molto. -

- aspetta, - dissi spalancando gli occhi, confuso – tu hai un ragazzo?! -

Lei mi guardò incredula – tu...non sai chi è il mio ragazzo? -

- dovrei? -

- bè, è “famoso” a scuola. - disse schifata, facendo le virgolette con le dita.

Sollevai un sopracciglio in attesa della rivelazione.

- “Malik” ti dice niente? -

Non appena sentii quel nome iniziai a sudare freddo, sentendomi svenire. Mi alzai di scatto dal letto, guardandola esterrefatto.

- perchè non me l'hai detto prima?! - chiesi assottigliando la voce, in preda al panico. - hai idea di cosa mi farà appena lo saprà?! -

Lei sbuffò e si accese una sigaretta, scocciata – se ti picchiasse sarei contenta. -

- cosa?! - cercai di urlare con un filo acutissimo di voce.

- per quello che gli importa di me. Se ti picchiasse significherebbe che ci tiene. Anche se, probabilmente, lo farebbe solo per rivendicare il suo territorio, razza di cane bastardo che non è altro. -

Mi sedetti sul bordo del letto, accanto a lei, ancora nervoso.

- sei una stronza, potevi dirmelo. - le rinfacciai, arrabbiato.

- e tu sei un codardo. Cazzo, sei più alto di lui e anche più grosso. Di che hai paura? -

- del suo cane da guardia Payne, che è un armadio a due ante, se non l'avessi notato. -

- ti facevo più in gamba. - disse con lo sguardo perso nel vuoto, come sempre.

Ero un codardo piscia sotto, lo sapevo bene, ma l'unica cosa che mi faceva scattare in piedi erano le provocazioni.

- non sono un codardo. Solo, non mi va che il mio bel faccino venga sfregiato. -

- sarebbe proprio un peccato. - disse sorridendomi maliziosa.

Mi tirò di nuovo a se, baciandomi. Mi stesi di fianco a lei, stringendola a me.

- mi piaci Harry. Davvero. - disse, baciandomi il petto.

Mi piaceva la sua compagnia. Era l'opposto di Samantha; indipendente, forte, aperta. Aveva solo bisogno di...affetto.

- non lo verrà a sapere, stai tranquillo. - cercò di tranquillizzarmi.

Le sorrisi e lei sorrise a me. Forse non sarebbe successo niente. Sarebbe rimasto tutto esattamente come sempre.

 

E continuai a pensarlo, fino al giorno successivo, quando, alla pausa pranzo, Zayn Malik si diresse per la prima volta verso il mio tavolo, minacciosamente. Bitney sbuffò, sedendosi scompostamente.

- amore, ti ho tenuto il posto al nostro tavolo. - disse lui sforzandosi di sorridere.

- sì. Non vengo. -

Il ragazzo rimase di sasso.

- che cazzo vuol dire? - chiese furioso.

- oh, avanti Zayn! Perché devo sedermi con persone che non mi considerano nemmeno e con cui non condivido praticamente nessuna idea? - gli fece notare, ma il moro non sembrava voler sentire ragioni.

- è l'unico momento in cui ci vediamo, pensavo che volessi stare con me. -

- lo vorrei, se stessimo davvero insieme, ma tu stai con quegli idioti e io mi ritrovo puntualmente a parlare di smalti e rossetti con Scarlet e lo sai che è l'unica che odio più dei tuoi amici idioti. -

Lui la fissò, aspettando che il suo sguardo implorante fosse ricambiato, ma lei non alzò lo sguardo.

- preferisci stare con lui? - chiese con disprezzo, indicandomi come se fossi una poltiglia di fango e piscio.

Britney annuì sicura, lasciandolo interdetto per l'ennesima volta. Continuava a sfogliare tranquillamente la sua rivista di moda, senza rendersi conto di quanto Zayn stesse contenendo la sua ira. Lo vidi voltarsi lentamente, per poi carbonizzarmi con lo sguardo. Pregai Dio che non mi massacrasse di botte, anche se sapevo che sarebbe accaduto.

- come vuoi tu amore. - sibilò tra i denti, per poi allontanarsi.

Lo vidi tornare al suo tavolo e battere un pugno sul piano di compensato e plastica, per poi prendere i suoi libri e andarsene, seguito dalla sua guardia del corpo, anche detto Liam Payne, che mi fulminò con lo sguardo. Mi voltai, cercando di non cagarmi in mano, e i miei occhi caddero sul tavolo di Samantha. Infatti, a pranzo non si sedeva mai con me.

amore, Lara è la mia migliore amica, vuole passare del tempo con me.”

Samantha si girò, guardandomi quasi con dolore. Che diavolo le prendeva? Lara le diede un colpetto sulla spalla e la incitò a non guardarmi.

- come fa a sopportare la Smith - disse Britney, guardando con disprezzo nella mia direzione – è così falsa...e troia...ed è troppo bionda per i miei gusti. -

- Sam non ha una personalità molto forte...penso che sia un po' costretta a starci. - dissi osservandola.

Uno strano senso di gelosia mi faceva ritorcere lo stomaco; non sopportavo il fatto che Lara mi rubasse la ragazza ogni volta in cui potevamo stare insieme e sopportavo ancora meno il fatto che a Samantha andasse bene così. In fondo, ci tenevo a lei, era la mia ragazza.

- hai da fare oggi? - mi chiese la mora, scompigliandosi i capelli.

- non mi pare... - dissi sapendo che in realtà avevo già promesso al mio migliore amico che sarei uscito con lui.

- allora ci vediamo. - disse strizzandomi l'occhio.

Prese la sua borsa e si alzò da tavola, uscendo dalla mensa sculettando.

 

 

Zayn's pov

 

- Zayn...vuoi rispondermi? -

- ti ho detto che non ho voglia di parlare Liam, cazzo. - lo rimproverai.

Lui mugugnò qualcosa di incomprensibile e si voltò dall'altra parte. Continuavo a rimuginare su quello che era accaduto in mensa. Non mi capacitavo di come Britney preferisse quel frocio con una pessima permanente a me. Davvero non capivo. Ci avevo pensato tutto il pomeriggio ma, evidentemente, qualcosa mi sfuggiva.

La professoressa Sullivan continuava a blaterare - ...e questo è quanto. Ora facciamo le coppie. -

Mi sporsi verso Dean, che stava prendendo affannosamente appunti.

- che sta dicendo? -

- fa le coppie per la ricerca su Shakespeare. - mi spiegò brevemente, per poi tornare a scarabocchiare parole indecifrabili sul suo bloc notes.

- Payne e Benson, direi che sono perfetti. -

Malory arrossì violentemente, mentre Liam sbuffava.

- chi manca...oh, certo, come potrei dimenticarmi del carissimo Malik! - civettò ironica.

- lo so di essere sempre il primo dei suoi pensieri, signora Sullivan. -

- sei l'unica cosa che mi tira giù dal letto la mattina, caro. -

Feci un sorriso tiratissimo.

Troia.

- dunque, dunque... - borbottava, facendo scorrere il dito sull'elenco.

- Regina? Regina George. -

- scherza?! - sbottò la bionda dall'ultimo banco, alzandosi in piedi.

- no, affatto. -

- fare una ricerca con Malik, significa che io farò la ricerca – disse marcando la parola – mentre lui prenderà otto senza fatica. -

Mi voltai a guardarla – grazie per l'alta considerazione che hai di me George, lo apprezzo. -

La classe ridacchiò, mentre vedevo la rabbia crescere in lei. Si lasciò cadere sulla sedia di peso, sbuffando come un toro inferocito. Io sorrisi, soddisfatto; sapevo che le dava un immenso fastidio che io prendessi un bel voto grazie a lei, ma sapevo anche che non avrebbe mandato giù di prendere un insufficienza e che quindi ero in una botte di ferro. Mi stiracchiai compiaciuto e, per un attimo, tutte le mie preoccupazioni si dissolsero nel nulla.

 

L'ansia mi tornò all'improvviso quando varcai la porta d'uscita: il mio stomaco cominciò a contorcersi alla vista di Britney che rideva allegra, in compagnia di Styles. Mi diressi verso di loro con passo pesante. Ero infuriato.

- Britney. - abbaiai.

Sembravo proprio un grosso mastino con la schiuma alla bocca, che cerca di trattenere i latrati.

Guardai Styles irrigidirsi al suono della mia voce, senza girarsi. Quando Britney mi vide alzò un sopracciglio, interrogativa.

- vieni da me? Sono solo a casa oggi. - dissi sorridendo malizioso, aspettandomi altrettanta eccitazione da parte sua.

Ma in realtà non fu così. Continuò a guardarmi, facendo una smorfia di noia.

- in realtà, non ne ho voglia. E poi oggi non posso, ho già da fare. -

La guardai a bocca aperta, sperando di aver capito male.

- d-da fare? Cosa vuol dire? Cosa devi fare? -

- ma lo capisci l'inglese? E poi non sono affari tuoi. -

Detto questo si voltò verso il riccio e gli diede due baci, uno su ogni guancia.

- a dopo. - gli sussurrò sorridendo.

Harry sorrise e poi tornò subito serio. Il suo sguardo era intriso di terrore. Forse un giorno di questi lo avrei picchiato, ma non ora. Ora...non sapevo cosa fare. Il fatto che mi avesse respinto per un altro mi distruggeva. E il fatto che “l'altro” fosse Harry Styles mi faceva montare una tale rabbia che avrei spaccato un muro. Lo avevo sempre saputo che la Morrison era stronza e proprio per quello mi piaceva. Ma non avevo mai pensato che la cosa avrebbe potuto torcermisi contro.

- oggi, alle quattro, a casa tua, così non hai scampo Malik. - disse la George dandomi una spallata per passare.

Fin che la osservavo scendere la scalinata di cemento mi rendevo conto che forse avrei potuto vendicarmi sulla mia ragazza. In fondo, ero stronzo pure io.

 

- così la tua ragazza ti tradisce con un altro. E così tu sei venuto a letto con me, per vendicarti...secondo me hai torto. -

- come posso avere torto! - urlai, incazzato nero.

Perché le donne devono sempre sostenersi a vicenda?

- io ti conosco Zayn. Anzi, tutti sanno come sei e tutti sanno come tratti le ragazze. E tutti quelli che conoscono Britney sanno come tu l'hai trattata per tutto questo tempo. - disse seria, vestendosi.

- che cazzo stai dicendo... - dissi disorientato, accendendomi una sigaretta.

- io la conosco Britney. Cioè, ci avrò parlato una volta o due, niente di che, ma anche altre hanno confermato i miei pensieri. Mi hanno detto che la ignori, che scopate e basta...sai alle ragazze non basta trombare. -

- ma non è un cazzo vero... - tentati di difendermi.

- sicuro? E devi smetterla di difenderti con le parolacce. Non è bello da sentire. -

- scusa. - mi schiarii la voce.

Ripensai agli ultimi mesi di relazione tra me e Britney: Scuola. Sesso. Scuola e sesso. Mattina scuola, pomeriggio sesso.

Merda.

- ti sei convinto? -

- ma io...non me ne sono mai accorto. E lei non me l'ha mai detto, quindi è anche colpa sua! -

- non cercare scuse Zayn. Per una volta, prenditi le tue responsabilità! Almeno per le persone che ti stanno a cuore. Sono sicura che non è quello che sei adesso lo Zayn che lei ha conosciuto. Scommetto che uscivate insieme, per davvero intendo, scommetto che non dicevi parolacce, che non fumavi. -

- si che fumavo. -

- ma tutto il resto no! -

Sospirò e si scompigliò i capelli biondi. Poi portò le mani ai fianchi e mi guardò come una madre apprensiva.

- tira fuori le palle Malik e riprenditi la tua ragazza. -

Prese la borsa e aprì la porta – sempre se ti interessa davvero di lei. - disse prima di uscire.

Cazzo. Cazzo cazzo cazzo cazzo. Ok, stop.

Primo passo: niente più parolacce. Sarebbe stato difficile ma ce l'avrei fatta.

Secondo passo: tirare fuori le palle.

Avrei preparato una bella sorpresa per Styles.

 

 

- non hai capito un cazzo di quello che ho detto. - mi disse Regina, esasperata.

Portò una mano sulla fronte e scosse il capo.

Il corridoio davanti all'infermeria era pieno di gente: tutti volevano vedere quanto sangue aveva perso Styles. Oh sì, gliele avevo suonate. Ma la bionda continuava a rimproverarmi e a dirmi che avevo sbagliato. E forse aveva ragione, dato che Britney si era precipitata da lui per soccorrerlo urlandomi dietro parole poco gentili, tra cui anche “non voglio più vederti!”.

- con “tira fuori le palle” non intendevo vai a spaccare la faccia a Styles. Volevo dire: fai la persona matura, mostrale che accetti le sue decisioni, che ammetti i tuoi sbagli e che sei pronto a cambiare. Così hai soltanto confermato le sue idee. -

Sbuffai.

- se tu fossi... -

- se io fossi Styles andrebbe bene a tutti quanti, non credi? Io ora sarei là dentro con la ragazza che amo e tu saresti da un'altra parte a fare qualcosa di più utile invece che darmi merda, perché questo non è utile! - urlai – sono una testa di cazzo, pensi che non lo sappia? Ma tu non mi conosci e non conosci Britney quindi è inutile che cerchi di fare la santa di turno che si prende cura dei disgraziati, perché non lo sei. E non mi serve il tuo aiuto. -

Tutti si erano girati a guardarmi. Non ero mai stato più al centro dell'attenzione di allora eppure ora detestavo esserlo. Regina mi guardava arrabbiata.

- bene. Ma ti pentirai quando scoprirai che non ci sarà nessun altro disposto ad aiutarti. -

Detto questo si voltò e, facendo a gomitate, si mischiò fra la folla di studenti, scomparendo alla mia vista.

La porta dell'infermeria si aprì e ne uscì la professoressa Anderson, di educazione fisica, con Styles che si reggeva sulla sua spalla.

- andate tutti in classe. - ordinò categorica, con la sua voce da soprano.

In pochi secondi il corridoio si svuotò.

- e tu, Malik: dal preside, con me. -

Dietro di loro, Britney.

- grazie per l'aiuto signorina Morrison, ora può tornare in classe. -

Lo sguardo di lei era meno truce di quanto avessi pensato. Era arrabbiata, questo era certo, ma c'era un qualcosa di dolce nel suo sguardo che mi accarezzava i graffi sul viso. Si voltò e si incamminò verso la sua aula.

- l'ho fatto per te Britney. - dissi ad alta voce.

- io ti amo Britney! - urlai più forte, pervaso da una nuova carica.

- Malik! Muoviti se non vuoi peggiorare la tua situazione! - mi sgridò la Anderson.

Io le sorrisi e feci una corsa fino all'ufficio del preside, infilandomici dentro senza fiatare.

 

 

Britney's pov

 

- Brit! Apri alla porta! -

Sbuffai e mi alzai svogliatamente dal divano, incamminandomi per aprire alla porta di casa. Ma, quando la aprii, desiderai ardentemente di non averlo mai fatto.

- ciao Brit. Come stai? - chiese Zayn sorridendo sornione.

- ciao Britney... - mi salutò più piano Harry, al fianco del moro.

- che diavolo ci fate qua? - chiesi arrabbiata e terribilmente confusa.

- io volevo portarti il libro di scienze che ti eri dimenticata a casa mia. - disse il riccio, mostrandomi il volume.

- io volevo solo salutarti. - disse invece il moro, per infastidirmi.

- bè, vi ringrazio. Addio. – dissi prendendo il libro e cercando di richiudere la porta ma mio padre mi bloccò, tenendola aperta.

- oh, Zayn! - esclamò – da quanto tempo! Brit mi ha detto che vi siete lasciati. - disse triste.

- a quanto pare. - rispose il moro, continuando a sorridere innocente.

- quanto mi dispiace! - piagnucolò mio padre.

Se avesse potuto se lo sarebbe sposato. Zayn era il tipo di ragazzo che ogni genitore avrebbe voluto per la propria figlia: bello, educato, colto, gentile e tante altre cose che i miei adoravano di lui. Sopratutto perché era un gran bravo attore. Riusciva sempre a fare la parte della vittima, la colpa non ricadeva mai su di lui. Non ero riuscita a farmi valere nemmeno io; mi ero innamorata, rammollita. Non avevo più capito niente. Ma ero pronta a fargliela pagare, e ora si presentava un momento adatto.

- non sa quanto dispiace a me. - disse guardandomi.

- ciao anche a te Harry. - lo salutò mio padre per cortesia.

- buona sera signor Morrison. -

Lo presi per un polso e lo tirai dentro casa. Salimmo le scale di corsa e chiusi la porta della mia camera a chiave.

- che cazzo ci fa lui qui?! - chiesi sbraitandogli contro, come se dovesse saperne qualcosa.

Il riccio alzò le mani – io non so niente! Ero venuto con la scusa del libro e me lo sono ritrovato di fianco fin che suonavo il campanello. -

Sospirai prendendomi la testa tra le mani. Mi sedetti sul letto, accanto a Harry.

- adesso mio padre lo inviterà a cena... -

Mi voltai di scatto – resti a cena? Ti prego! - lo implorai – lo sai che mia madre ti adora! Forse preferisce Zayn, ma gli piaci anche tu! -

- ehi, ehi ehi! - disse prendendomi per le spalle – è tutto ok, d'accordo? Non succederà niente di strano. -

Lo baciai intensamente, lasciandolo boccheggiante.

- mi dispiace – mi scusai arricciandomi una ciocca di capelli – a volte mi lascio prendere un po' dal panico... -

- e diventi un po' isterica. - concluse lui, asciugandosi la bocca – ma non troppo. Solo un po'. -

Mi sollevò il mento con le dita e mi accarezzò una guancia.

Ma sì, in fondo aveva ragione: andava tutto bene, Zayn non era un problema. Non c'era nessun problema.

 

 

O, almeno, non ci fu fin che non lo rividi.

- Brit, Zayn ha acconsentito a rimanere a cena da noi. - disse mia madre raggiante, spadellando impegnata.

- ma che bello. - dissi atona, serrando i denti in un finto sorriso.

- può fermarsi anche Harry? - chiesi mettendo in pratica le mie suppliche da dolce ragazzina.

Mi strinsi al suo braccio e guardai la donna con uno sguardo da cucciolo.

- oh, ma certo che può restare! Harry sei sempre il benvenuto, lo sai. -

- grazie signora Morrison. -

Lei sorrise e continuò a cucinare. Quando gli avevo presentato Zayn lo aveva pregato di chiamarla Monica e di darle del tu.

- perché non andate in salotto dagli altri due? Ditegli che è quasi pronto. -

Uscimmo dalla cucina ed entrammo in salotto, io ancora stretta al suo braccio. Forse lo stavo stringendo un po' troppo, ma non volevo lasciarlo. Stavo sudando freddo, quando mio padre mi vide e sorrise.

- Harry, non è tardi? Tua madre sarà preoccupata. - disse nel modo più gentile possibile per mandarlo via.

Io lo fulminai con lo sguardo.

- Harry si ferma a cena. - dissi decisa, guardandolo negli occhi – e lui vive con suo padre. -

- oh – disse l'uomo, guardandoci da sopra la montatura degli occhiali.

Zayn era seduto accanto a lui e teneva in braccio il mio shih tzu a pelo corto. Gli accarezzava la schiena e le orecchie, mentre il cane godeva silenziosamente di quelle attenzioni che ormai nessuno più gli dedicava. Ah Zayn, Zayn...quanto lo conoscevo bene. Sapeva perfettamente che uno dei modi migliori per ingraziarsi mio padre era coccolare il suo adorato cane. E glielo avevo detto proprio io, il giorno in cui gli avevo aperto le porte di casa mia, per fare in modo che piacesse immediatamente ai miei. Lo guardai scuotendo la testa, in disaccordo, mentre lui mi sorrise divertito.

- mi dispiace, non volevo offenderti. - tentò di rimediare mio padre.

- si figuri, nessuna offesa. - disse sorridendo Harry.

- divorzio? - chiese Zayn, facendo scendere il cane dalle sue ginocchia.

- sì. Otto anni fa. - rispose sempre educatamente Harry, sedendosi sul divano adiacente al loro.

Io lo seguii a ruota, attenta alla piega che aveva preso il discorso.

- anche i miei. Diciannove anni fa. -

Zayn non aveva mai conosciuto suo padre; aveva abbandonato sua madre e i suoi fratelli prima che lui nascesse. Era il più piccolo di quattro sorelle e tre fratelli.

- a proposito, come sta tua madre? - intervenne mio padre – quella donna ha una forza incredibile. Con tutti quei figli, da sola. -

- sta bene, grazie. Le dirò che ha chiesto di lei. -

- ragazzi, è pronto! - cinguettò mia madre facendo capolino dalla cucina.

Ci sedemmo a tavola, mio padre a capotavola, io ed Harry da un lato, Zayn e mia madre dall'altro, lei vicino a mio padre.

- allora, io vorrei sapere perché tu e Britney vi siete lasciati. - chiese mio padre all'improvviso e io per poco non mi strozzai con dell'acqua.

- incomprensioni. - tagliò corto Zayn.

Forse, dopotutto, non voleva disseminare zizzania, come pensavo.

- sa come si dice, no – continuò – non ci sono strade per il cuore di una donna. -

Mio padre rise divertito. Il moro mi lanciò uno sguardo di sfida, mettendo in bocca una forchettata di pasta: mi conosceva abbastanza bene da sapere che avrei avuto da ridire.

E io l'avrei accontentato.

- se solo una volta, una sola maledettissima volta in questi ultimi mesi ti fosse davvero importato di me, ora non saremo qui a prenderci in giro. -

- mi è sempre importato di te Britney. -

- oh, a me non sembra. Anzi, a nessuno sembra. Solo lui – dissi indicando mio padre – può crederti, perché anche Liam mi ha dato ragione. -

- per questo sei andata con Styles? - sputò con disprezzo.

- almeno lui mi considera. -

Harry rimase zitto per tutta la durata della cena. Quando tutti ebbero finito ci alzammo. Io e lui andammo a sederci in salotto davanti al camino acceso.

- Britney, accompagna Zayn alla porta. - mi incitò mia madre, facendo capolino dalla porta della cucina.

- no. -

- adesso ti alzi e vai a salutarlo perché è buona educazione, capito? - mi impose severa, con le labbra corrugate.

Con l'umore nero mi alzai svogliatamente dal divano. Harry mi strinse la mano e mi sorrise. Io ricambiai. Perché non lo avevo conosciuto prima? Gli scoccai un bacio e mi diressi alla porta.

- ciao Zayn. È stato un piacere averti a cena. - dissi ad alta voce così che mia madre mi sentisse.

- quando ti deciderai a parlare seriamente con me, invece di scappare da quel frocetto ogni volta che mi vedi? - mi sussurrò all'orecchio.

- lo sai già cos'è successo. -

- allora dammi l'opportunità di rimediare! - mi implorò.

Lo guardai indecisa: improvvisamente, dopo tutti quei mesi, mi sembrava di rivedere il ragazzino con la goccia al naso che prendevo a calci alle elementari. Non mi era mai piaciuto, con quella faccetta d'angelo e quel morboso attaccamento alla madre, a cui stava sempre appeso alla gonna e che quando quando doveva lasciarla per venire a scuola, piangeva disperatamente per almeno mezz'ora.

Tattiche.

Tattiche di sopravvivenza per fare il meno possibile. Lo avevo capito subito che era una carognetta in cerca di guai e, sin dal primo giorno ci eravamo scontrati. Ma solo quando la maestra non guardava tirava fuori il vero lui, quello con un sorriso satanico, gli occhi accesi d'eccitazione e la lingua biforcuta di una vipera. Poi, all'improvviso, le superiori e...BOOM!

Il ragazzo più sexy e intrigante che avessi mai conosciuto. Il sorriso terrificante era diventato un sorriso sghembo provocante, uno di quelli che fanno cadere le ragazze sulla cerniera dei tuoi pantaloni; gli occhi erano ancora accesi dall'eccitazione ad ogni provocazione ma, con le lunghe ciglia nere e le sopracciglia curate che assumevano sempre la posizione giusta, quello sguardo pieno d'odio e risentimento era diventato uno sguardo calamitoso, attira ragazze-ragazzi-madri-padri-animali e qualsiasi altra cosa si potesse conquistare con uno sguardo. Per non parlare del fisico, che...bè, tralasciamo. L'unica cosa che non era cambiata era la sua lingua lunga e affilata, tagliente, che penetra ovunque. E, forse, è proprio la cosa che ho amato subito di lui: quell'essere sempre rimasto se stesso, senza farsi mettere i piedi in testa da nessuno.

Continuava a guardarmi, in attesa di una risposta.

Sospirai - cosa cambierà poi? -

- tutto Britney! - disse emozionato, stringendomi i polsi.

- se tu mi dici che faccio schifo e che devo buttarmi giù dall'ultimo piano del mio palazzo, io lo farò. - mi disse guardandomi negli occhi, avvicinandomi a lui – Se tu mi dici che non faccio così schifo come ora penso, allora io ci crederò. -

- e se io ti dicessi che fai schifo esattamente come pensi, ti butteresti da un palazzo o cercheresti di tornare quello di una volta? -

- farei quello che tu vuoi. -

Mi liberai dalla sua lieve stretta e mi allontanai, chiudendo un po' la porta.

- buona notte Zayn. Salutami tua madre. -

Lui annuì e poi chiusi la porta, lasciandolo fuori.

Sospirai. Lo stomaco in subbuglio mi faceva salire la nausea. Era forse...ripensamento? ...Senso di colpa?

No, è solo il pasticcio di carne Britney, hai mangiato troppo.

Insomma, com'era possibile sentirsi in colpa?! Dopo quasi quattro mesi in cui ero stata ignorata ed esibita in pubblico come uno stupido trofeo, come potevo sentirmi in colpa nei suoi confronti? Harry era così dolce e premuroso, sapeva sempre dire le cose giuste per farti sciogliere. Zayn, invece, non sapeva nemmeno mettere le parole “tu” e “bella” nella stessa frase; sapeva dire “io, tu, sesso, ora”. Eppure il mio stomaco era in subbuglio da almeno tre giorni e, ogni volta che lo vedevo, mi veniva una voglia matta di corrergli incontro piangendo.

- a cosa pensi, Bellissima? - mi chiese il riccio, accarezzandomi una guancia.

La ferita che aveva sul sopracciglio destro si era ormai cicatrizzata, ma aveva ancora due grandi ematomi sulle braccia molto evidenti e un occhio nero.

- è sbagliato sentirsi in colpa? - gli chiesi.

- no. Cioè, non nel mio caso. Sam è così...piccola e indifesa ed è davvero adorabile...e non mi ha fatto niente, per cui dovrei rodermi dentro dai sensi di colpa. Ma tu...bè, dovrebbe essere lui a sentirsi in colpa per averti trattata come un oggetto. -

Annuii, seria.

- se vuoi finirla qui... -

- no, no, no! - dissi abbracciandolo e lasciandogli una scia di piccoli baci sul collo.

Lui rise, facendo vibrare il petto, stringendomi a sua volta.

- è solo che...non capisco. Mi sembra di averlo distrutto. E...bè, per quanto stupido e assurdo possa sembrare, io non voglio che soffra. Non per colpa mia. -

- bè, è pur sempre il tuo ragazzo. -

- non penso che lo sia ancora, dopo quello che ti ha fatto. -

- avevi detto che saresti stata felice se mi avesse picchiato. -

- bè...non sono felice che tu stia male! -

- ma sei felice che io stia male per colpa sua. -

- questo non ha il minimo senso. - dissi alzandomi dal divano.

Cominciai ad andare avanti e indietro, con il piccolo cane alle calcagna, che abbaiava e cercava di assalirmi.

- oh, avanti Britney! È inutile che continui a negare l'evidenza! -

- cosa è evidente? - chiese più agitata di prima.

È solo il pasticcio di carne, non preoccuparti.

- che lo ami. E che lui ama te. -

Scossi la testa, in disappunto, guardandolo dalle fessure degli occhi.

- non capisco che diavolo ti prenda. -

- è che...vi ho visti stasera, a cena. I tuoi e voi due. Siete...una famiglia! Che litiga, si diverte, si vuole bene. Io non c'entravo niente. -

- no Harry, lui non c'entrav-

- no, Britney. - mi interruppe – ero in più. -

Mi sedetti accanto a lui, cercando di calmare me e il mio stomaco. Appoggiai una mano sulla sua coscia, addolcendo lo sguardo e abbassando la voce.

- ti giuro che non lo amo. Non più come prima. -

Mi guardò anche lui, sospirando.

- allora, se ti dicessi che anch'io ti amo, cosa mi risponderesti? -

Cazzo. Merda. Cazzo merda cazzo.

Sorrisi, cercando di nascondere il mio palese stato di panico. Gli accarezzai il viso, concentrandomi sulle sue mani, evitando di guardarlo negli occhi.

- sei dolcissimo. - dissi giocherellando con le sue dita.

Si sottrasse al mio tocco, costringendomi a guardarlo. I suoi occhi erano scuri, pensierosi.

- ho pensato che, forse...dovrei parlare con Samantah. -

Arricciai le labbra, in ascolto.

- insomma, - continuò – non che tu non mi piaccia, lo sai, ma...mi sento in colpa e...penso di aver sbagliato ad aver mandato tutto a puttane per una scopata mancata. Insomma, non c'è solo il sesso. E forse mi piace di più di quanto pensassi. -

Annuii, seria.

- mi stai lasciando. -

Lui sorrise – non vederla così! Lo avresti fatto tu tra qualche giorno. Diciamo che ti sto aiutando a non sentirti in colpa. -

Sorrisi consapevole della fortuna che aveva la piccola e indifesa Samantah Tomlinson.

 

 

Consapevole anche delle mie responsabilità mi ritrovai alla festa di un qualche amico del mio quasi ex-ragazzo per aggiustare le cose. Gli avevo detto che non volevo più vederlo, dovevo fare io il primo passo ora. E lui era lì, affascinante come sempre, affacciato alla ringhiera della grande terrazza che dava sulla città. Era una casa davvero molto grande per essere un monolocale ed era strepitosa; gli angoli del soffitto erano stati montati dei riflettori a luci stroboscopiche e l'impianto stereo era una cosa da veri professionisti. L'alcol scorreva a fiumi e così anche gli adolescenti in crisi ormonale, bisognosi di essere soddisfatti dal primo tizio di passaggio.

Presi un gran respiro e poi mi avvicinai, affacciandomi al balcone, proprio accanto a lui. Prendeva regolarmente dei sorsi dal suo bicchiere, lo sguardo perso nel vuoto.

- che festa emozionante, eh? Musica, alcolici...potrei prendere il cancro soltanto con tutto il fumo passivo che c'è in questa stanza... -

Sorrise – mi ricorda la festa di Liam. Una grande merda. -

- ah, se non ci fossi stata io a salvarti, chissà dove saresti ora. - sospirai poetica.

- qui dove sono ora, probabilmente. -

- già, solo seduto lì con quelli della squadra di football a bere, limonando quella biondina con la gonna rossa, la vedi? Quella con un davanzale pazzesco. -

- sì, è molto sexy. Conosci i miei gusti Morrison. -

- ho la sua stessa gonna. Ma a me sta meglio. -

Il moro rise.

- decisamente. -

Bevemmo dai nostri bicchieri di plastica blu, guardando la città dalla terrazza.

- le sigarette dove sono? - chiesi, non vedendo il pacchetti di Luky Strike uscire dal taschino destro della camicia in jeans.

- il coach mi ha proibito di fumare. “Sei il capitano, devi dare il meglio, non puoi fermarti perché ti manca fiato, bla, bla bla.” disse imitando il coach Smith, il fumatore più accanito che avessi mai conosciuto.

Io risi per la sua imitazione impeccabile.

- mi era mancata la tua risata. - disse guardando sempre verso il tramonto.

- la mia imbarazzante risata da cavallo paralitico? -

- sì, proprio quella. -

- sai, l'altro giorno stavo pensando alle elementari, quando ti ho conosciuto e mi sono resa conto che...ti odiavo. -

- oh, anch'io ti odiavo, non preoccuparti. Eri brutta e so-tutto-io. -

- bè, tu eri uno schifoso parassita appiccicoso e irritante. -

Sorrise sghembo, al ricordo.

- poi sono andato al college e non ti ho più vista per un anno. Ero felice all'idea di non avere più qualcuno tra i piedi sempre in disappunto e poi sei arrivata anche al liceo e...bho. Non...non so come diavolo sia successo, ma tu eri bellissima, con la tua gonna rossa e la tua maglia verde-acqua. I boccoli biondi che rimbalzavano sulle tue spalle ad ogni passo. Eri così diversa, eppure, eri la solita rompiscatole che non stava mai zitta, sempre pronta a rovinarmi i piani. -

Sorrisi senza rendermene conto.

- siamo più simili di quanto non mi sia mai accorto. -

Buttai giù tutto d'un fiato il resto della vodka rimasta e mi voltai dalla sua parte, asciugandomi la bocca: era giunto il momento di farsi avanti.

- mi rendo conto che quello che sto per fare non è assolutamente nel mio stile e sappi che sto facendo uno sforzo disumano per compiere questo gesto. -

Gli presi il bicchiere dalle mani e tracannai anche quello, per poi gettare il contenitore vuoto alle mie spalle.

- io ti amo. E anche se ti odio non riesco a stare senza di te. Ho bisogno di qualcuno che non mi assecondi in ogni sciocchezza, che mi dica che devo dimagrire e che ho la risata più brutta e imbarazzante di tutto il Regno Unito. Perché lo so che con questo vuoi dirmi che anche tu mi ami. Perché lo so che tu hai bisogno di me come io di te. Perché, nella nostra imperfezione, insieme siamo perfetti. -

- ehi, parla per te. Io sono perfetto anche da solo. - disse pavoneggiandosi.

Io non potei fare a meno di sorridere sinceramente trovando solo verità. Lui era così perfetto per me.

- morivo dalla voglia di farlo di nuovo. - disse tirandomi a se per poi baciarmi.

Le sue labbra sottili mi erano mancate così tanto.

- e il riccio frocio? -

- è tornato dalla sua ragazza. -

- faccio davvero così schifo? - chiese strusciando il naso sulla mia guancia, dolcemente.

- solo un po'. - lo rassicurai spostandogli il ciuffo mentre mi teneva stretta a se – ma se fai ancora lo stronzo ti mollo. -

Rise facendo vibrare il petto e poi mi trascinò al centro del salotto, scatenandosi in un ballo sfrenato fuori tempo e senza regole, un ballo solo nostro.

Così le cose sarebbero tornate a posto, io tra le braccia del mio “cattivo” ragazzo e Harry a stringere la sua delicata Samantha.

- Zayn! -

- che c'è! - strillò per sovrastare la musica.

- c'è un'altra cosa che dovrei dirti! -

- ti ascolto bambola! -

Mi sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, deglutendo.

- sono incinta! -

  
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