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Autore: semideaa    18/05/2014    3 recensioni
TRIANGOLO, school!Ashton, school!Luke, jealous!Ashton, possessive!Ashton.
E lo abbraccio fino a non respirare più per questo, perché ha finalmente capito che non è un oggetto, che gli altri non sono un oggetto, che anche lui si merita qualcosa e che anche lui possiede delle emozioni, nonostante sia un giocattolo difettoso. Perché alla fine un po’ difettosi lo siamo tutti. Dobbiamo solo trovare il nostro riparatore [Ashton]
***
Arrivi ad un certo punto della tua vita nella quale preferisci farti del male da solo, che continuare a subirlo dagli altri [Luke]
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Things we lost in the fire

  
 

And i know i shouldn’t tell you
but i just can’t stop thinking at you.

 
 
 
La Norwest Christian College è la scuola più normale e monotona che ci si possa immaginare.
Guardavo continuamente le mie vans nere ormai bucate e rovinate mentre poggiavo un passo dopo l’altro sul selciato del marciapiede.
Era cominciato purtroppo un altro anno in quell’edificio che osavamo ancora chiamare scuola: aveva delle aule che se ne cadevano letteralmente a pezzi, una mensa da far schifo, per non parlare del lavoro che svolgevano i bidelli. Ogni giorno era come entrare in una discarica maleodorante. Almeno la compagnia non mancava.
Arrivo davanti al cortile in contemporanea dell’autobus di linea che qualche volta prendevo anche io per comodità, nonostante la mia casa fosse in linea d’aria ad una cinquantina di metri di distanza dalla scuola. Ecco, in linea d’aria, perché in realtà dovevo percorrere da sola stradine sconosciute al resto della popolazione di Sidney pur di arrivare in orario, passare accanto ad una dozzina di magazzini e attraversare la strada per non finirci in mezzo più o meno una decina di volte.
Mi fermo vicino alle porte dell’autobus giallo per veder scendere Calum. 
Lui è messo davvero male, non so cosa l’abbia spinto nel frequentare una scuola così lontana da casa sua.
Lo aspetto e ci dirigiamo insieme verso l’ingresso.
 
-Hai visto Ashton?  mi fa all’improvviso.
 
Io e Ash ci conosciamo da due anni, eppure non sono ancora riuscita a passare un intero giorno in sua compagnia. Magari lo vedo per cinque minuti la mattina, poi lo perdo di vista e lo ritrovo a sera inoltrata. Oppure il contrario, molto più raramente. Io e lui abitiamo uno di fronte all’altro, è impossibile non vedersi al ritorno.
Era proprio questo che odiavo all’inizio.
In realtà quella tra me e Ashton Fletcher Irwin è una strana amicizia. Al contrario di quello che lui crede, non mi avvicinai a lui perché conosceva i miei compagni di corso, o perché abitassimo vicini. Fu’ uno sbaglio da quattordicenne ingenua, ma ora ringrazio per quello sbaglio.
 
-Non me ne parlare, da quando è diventato diciottenne si fa vedere ancora più raramente!
 
Scoppiamo a ridere entrambi, ma la nostra risata aumenta quando riconosciamo Mickey dai suoi strambi capelli. Michael è il rockettaro della compagnia, il bomber, quello che se manca non ridi e non te la spassi. Ed ha uno stile un po’ tutto suo, diciamocelo.
Forse è per questo che andiamo così d’accordo, noi quattro; abbiamo caratteristiche così diverse e riusciamo a completarci a vicenda.
Cal è tranquillo, sempre sorridente, paziente e ha una calma pazzesca. Mik è la persona più pazza e scatenata che io abbia mai conosciuto e amo davvero troppo il suo stile punk/rock. Infine c’è Luke. Io e lui siamo identici, forse è per questo che recentemente ho iniziato a non sopportarlo. E’ sempre lì nel suo mondo, pensa, riflette, parla pochissimo eppure secondo me la sua testa è in continua attività. E’ lì immobile e si lascia scivolare addosso tutto, è diventato vittima della vita e non autore, così come dovrebbe essere. Sto iniziando a capire poco a poco perché fa così. E’ un timidone pazzesco, anche peggio di me.
Ashton comunque non sta quasi mai con noi, non può definirsi del gruppo. Entra ed esce, così, quando gli pare. Essendo più grande di due anni, ha una sua compagnia, una cerchia diversa di amici.
 Mik ci viene incontro, per niente contento come al solito.
 
-Sono preoccupato per Luke.
 
Vedo Calum annuire tristemente. Raddrizzo le spalle e tiro su le stringhe dello zaino. Mi stavano nascondendo qualcosa.
 
-Cosa succede?
 
-Bonnie ..
 
Non faccio nemmeno in tempo ad assimilare quel nome che un profumo nauseabondo di rose mi passa accanto. Mi giro giusto in tempo per veder passare un gruppo di ragazze quindicenni, con le chiome al vento e i pantaloni corti al pari delle loro mutande. Davanti a tutto fa strada Miss Mondo. Se non sapevi chi stavi cercando, lì in mezzo ti saresti persa. Tutte uguali, con gli stessi capelli tinti e stirati, le stesse maglie marca H&M, stesso portamento, stessa espressione di superiorità sul viso, nonostante siano tutte matricole del primo anno. La superstar, alias Bonnie Scott, cerca di sopraelevarsi, ma per quello che ricordo ci riesce solo in fatto di altezza. Sono tutte ragazze scontate, così pessime, che cercano solo di farsi accettare dalla massa. E Bonnie è come tutte, anche se non lo da a vedere e cerca in tutti i modi di essere diversa, rimanendo nella normalità.
 
-Fammi indovinare. Hanno litigato, di nuovo?
 
Bonnie è la fidanzata di Luke. Davvero non mi capacito del fatto che Luke si sia fatto abbindolare da una come lei. Lui dice il contrario. Non si capacita del fatto che una prima donna come Bonnie sia stata attratta da un nerd come lui.
Perché diciamocelo, Luke può essere anche figo, ma rimane pur sempre un nerd.
Comunque ogni mese litigavano perché Luke ha troppa poca autostima e lei invece ne straripa ed è eccessivamente egocentrica.
 
-Lei lo ha lasciato per Ed.
 
Rimango un attimo sconcertata dalla notizia, senza sapere se esserne felice o meno.
Ed era un mio compagno di corso di letteratura inglese l’anno scorso. E’ carino, ma Luke direi che lo batte alla grande in fatto di aspetto. Comunque se non ricordo male lui era molto più egocentrico, se possibile, della Scott, per cui, “evviva gli sposi e figli maschi”. Sarebbero stati una coppia perfetta. Basta non pungerli con lo spillo o sennò si sgonfiano.
 
-Luke è distrutto. aggiunge Michael.
-Voi l’avete visto?
-Abbiamo provato a parlargli ieri, ma nulla, è in depressione.
-Ha avuto persino una crisi di pianto ma si è trattenuto davanti a noi.
-Cerca di parlargli tu, Sam. Se l’unica che lo capisce davvero.
-Ma sono anche l’unica che non riesce a sopportarlo. replico a bassa voce, quasi in un sussurro.
 
 
***
 
 
Ora buca. Mi mancava passare i quarti d’ora nel corridoio a contare i rumori dei passi degli studenti del college. Mi mancava appoggiarmi agli armadietti nel tentativo di avere un comodo schienale. L’ora buca la amano tutti. Io no.
Quest’anno ho solo un corso con Calum e una misera ora di lezione con Mik. Ashton ha corsi diversi. E poi passo la maggior parte del mio tempo con Luke, solo questo ci mancava per farmi cadere ancora di più in depressione. Sapete, Luke non è un ragazzo da compagnia, non è il solito tipo che si deve per forza invitare alle feste.
Però a me va bene così. E’ l’unico che quando non hai davvero voglia di parlare, sta zitto e non ti chiede niente. Ed è l’unico che sappia ascoltare. Il problema è che quando io voglio parlare, non me la sento di farlo con lui. Non partecipa, non risponde, le cose da bocca gliele devi estorcere.
Per cui, seduta nel corridoio, mi stavo preparando psicologicamente a passare un’ora insieme a lui, nella quale avrei dovuto cercare di farmi dire qualcosa su Bonnie.
Mentre penso ai metodi di estorsione non troppo dolorosi che avrei potuto utilizzare, sento delle mani coprirmi gli occhi. A parte che non sono tipa da scherzi o inganni vari, sapevo già che l’unico che poteva o credeva di farmi sorridere con cavolate simili era Irwin.
 
-Ashton, tanto so che sei tu!
 
Il problema è che lui crede sempre bene.
Sento le mani spostarsi dagli occhi, arrivare sulle spalle e spingere per farmi girare. Quando lo vedo, sorrido immediatamente. Non c’era più l’effetto della capriola, degli occhi lucidi e della risata isterica. O almeno, avevo provato a reprimere quella parte di me. Il fatto è che Ash è consapevole della sua immensa bellezza e non si preoccupa del nasconderla. E perché dovrebbe, diamine? Sono gli altri che devono contenersi, non lui.  Quindi anche io.
 
-Buca alla prima da te o da registro?
-Indovina un po’.
 
Ashton è uno di quei tipi che non sopporto, salta sempre qualche ora e viene promosso a pieni voti, perché c’è sempre qualche stupida come me che è ancora disposta a dargli ripetizioni all’ultimo trimestre.
Io incomincio a ridere e lui sorride. E’ un gesto che fa sempre, fin dal primo giorno in cui ci siamo presentati. Dice che gli piace la mia risata, il modo in cui si curva la mia bocca. Lui è un artista e io sinceramente non riesco a capirlo.
 
-Ho trovato il tempo per andare da Discland.
-Hai visto qualcosa di nuovo?
 
Lui si siede accanto a me con le gambe stese e caccia dalla tasca un vecchio CD.
 
-Ho visto questo e ti ho pensato.
 
Me lo allunga e io guardo la copertina. Uno dei primi album dei Pink Floyd, impossibile da trovare. Solo un batterista svitato come lui può riuscire nella ricerca.
 
-Non ci credo. E’ quello che cercavo da secoli..
-Esatto. Ma tu poi me lo farai ascoltare un po’ vero?
-Ma tu questo l’hai preso per me?
-E’ un regalo, so che lo stavi cercando da tanto.
-Ma lo avrai pagato un sacco, è introvabile. Ashton, tieni davvero…
-Sam? E’ tuo.
 
Incrocia la sua mano con la mia in una stretta salda in cui comprende anche il CD.
Io non sono una ragazza che ama molto i contatti fisici o le dichiarazioni, ma con Ash c’era sempre una metamorfosi che non potevo controllare. Se dovevo dirgli ‘ti voglio bene’, non esitavo, così come se dovevo abbracciarlo. Non mi piace parlare al vento o compiere gesti per convenzione o abitudine. Se dichiaro affetto, è perché è meritato e perché voglio farlo per rendere più importante un qualsiasi momento.
Allungo le mie braccia dietro al suo collo e lo stringo in un caldo abbraccio, alzandomi poi con fare annoiato al suono della campanella e lasciandolo lì a terra , steso come un bambino un po’ cresciuto. Lui mostra le fossette e mi saluta con un cenno del capo e mentre mi volto di spalle e mi avvio verso l’aula di fisica, non riesco a trattenere un sorriso guardando la copertina dell’album psichedelico che Ash è riuscito a trovarmi.
 
 
***
 
 
L’aula di fisica è l’aula più orrenda e mal frequentata esistente alla Norwest.
Io non so perché proprio fisica, sarà che è una materia odiata un po’ da tutti, sarà perché la prof fa diventare tutti matti. Il tutto sembra più uno zoo che un’aula scolastica.
Non conosco quasi nessuno quest’anno, ma non è né una novità né una sofferenza,  perché tanto sono abituata a stare da sola.
Mi dirigo verso gli ultimi banchi dove intravedo la schiena di Hemmings china sul banco.
Mi avvicino a lui e prendo posto affianco, toccandolo leggermente per non spaventarlo.
 
-Mi chiedo: ma la parte da nerd asociale funziona per attirare ragazzi? Io non ci sono ancora riuscita…
 
Mi sa che l’unico neurone rimasto nel cervello di Luke non l’ha capito che era una battuta. Alza il viso tondo, con gli occhi rossi e mi guarda come se l’avessi appena mandato a quel paese. Appoggio il mio braccio sul suo in segno d’affetto, in fondo, nonostante il nostro disappunto reciproco, ci tengo a lui.
Mi manca però vederlo sorridere come faceva una volta, mi manca davvero troppo.
 

 

Settembre 2010
 
Mamma accostò con ansia al marciapiede. Mi gridò parole di conforto, che in realtà non servirono a nulla. Mi fece scendere velocemente, aveva un impegno con uno dei suoi tanti clienti in ufficio. Mi lasciò sola sul marciapiede di fronte alla Norwest Christian College e io non sapevo dove andare. Mi salii il panico e l’ansia crebbe. Vedevo tanti gruppetti sparsi per il cortile e mi sentivo così sola. L’unica ad aver scelto quell’indirizzo di scuola, nessuno che conoscessi. Feci per avvicinarmi timidamente all’entrata, con solo scopo di farmi amiche le bidelle (almeno loro), quando il suono di una risata mi attirò sul lato destro del cortile. Mi girai di scatto, era una melodia così bella e così orecchiabile che l’avrei ascoltata altre mille volte. Su un muretto stava seduto un ragazzo della mia età, fiero nella sua nuova uniforme, con un ciuffo di capelli castani sparati in aria e un guizzo furbo negli occhi azzurro cielo che se la rideva alla grande. Si voltò verso di me e mi sorrise, mostrando le fossette. Io ricambiai. Era la prima volta che sorridevo ad uno sconosciuto.
 
 
Le quattro e mezza e papà ancora non si vedeva. I miei genitori si erano messi così d’accordo, almeno per quella sera non avrebbero litigato. Eppure la Mercedes nera ancora non arrivava. Vidi di nuovo il ragazzo al quale la mattina avevo sorriso venirmi incontro, spinto dagli altri ragazzi che formavano gruppo con lui. Non l’avevo trovato in nemmeno una lezione, quel giorno, come invece avevo sperato. Vidi gli altri, più dietro, ridacchiare fra di loro e il castano venne verso di me tremante. Mi disse alcune parole di benvenuto, dicendo che non mi aveva mai visto lì e che sicuramente dovevo essere nuova. Rispondemmo entrambi timidamente. Poi lui si fece avanti, disse che i suoi amici l’avevano costretto e indicò con un cenno del capo il gruppetto ormai silenzioso. Mi chiese scusa, poi si avvicinò e mi baciò sulla guancia. Un bacio delicato, quasi un soffio. Arrossii talmente tanto che mi sentii tutto il viso accaldato. Lui fece lo stesso, ma non mi fece sentire in imbarazzo e sorrise, di nuovo. Poi mi chiese se il giorno dopo ci saremmo rivisti. Disse che voleva passare più tempo con me.
 
 
Il giorno dopo lo rividi. Ogni volta che stavamo insieme i suoi amici sghignazzavano alle spalle, eppure non mi sentivo mai in imbarazzo con lui. E ricordo che rideva sempre, ogni giorno. Era quella persona che mi faceva sentire bene. Quello per il quale avevo la forza di svegliarmi e raggiungere il college. Solo il quarto giorno passato insieme mi disse il suo nome e mi presentò agli amici. Disse che aveva la mia età, che era in quella scuola da tempo e che conosceva quel gruppetto da sempre. Si chiamava Luke, Luke Hemmings. Non disse altro.
Dopo un po’ seppi che voleva uscire con me, gli sarebbe piaciuto tanto, così mi riferì uno dei suoi amici. Io rifiutai. Trovavo Luke un bel ragazzo, davvero. Mi era simpatico perché era così simile a me, riusciva a capirmi semplicemente. Eppure non accettai, non volevo rovinare la nostra acerba amicizia. Inoltre non volevo confessargli che in quel periodo un altro ragazzo aveva attirato maggiormente la mia attenzione. Cosa normalissima, solo per il fatto di essere quattordicenne e avere gli ormoni che scoppiano all’impazzata per ogni persona del sesso maschile. Ma Luke non se la prese mai per quel rifiuto, né mai ci riprovò. Si accontentò di starmi vicino giorno per giorno. E non perse mai il suo sorriso. Ne’ la sua risata. Ed è così che mi piace ricordarlo. E’ così che l’immagine di Luke Hemmings è fissata nella mia mente.

 
 

Mi riscuoto dai miei pensieri solo quando vedo la professoressa Chinsess accomodarsi sulla cattedra. Penso tra me e me che se sarà di nuovo lei la nostra professoressa di fisica per tutto il primo quadrimestre sarò costretta a buttarmi dalla finestra. Purtroppo i miei pensieri sono confermati quando la vedo cacciare i libri dalla sua borsa super mega capiente e iniziare la lezione con la solita ‘siete abbastanza grandi quest’anno per riuscire a capire le cose senza spiegazioni’. Non so quando capirà che anche a cinquant’anni servono spiegazioni.
Giro la testa verso Luke, che non ha la benché minima voglia di seguire la spiegazione dei calibri e degli strumenti tarati, così caccio dal mio zaino un foglio qualsiasi e una matita, incominciando a prendere appunti e con la voglia di chiarire con lui appena dopo il suono della campanella.
 
 
***
 
 
Mezzogiorno. L’ora suona proprio nel momento in cui la Chinsess finisce di appuntare sulla sua agenda i compiti segnati per la settimana prossima. Raccolgo tutto il materiale che ho buttato sul tavolo e lo ammucchio nello zaino, per poi scostare la sedia e alzarmi dal banco. Faccio per andarmene e uscire dalla classe quando sento una presa salda bloccarmi il polso. Mi giro e mi trovo la strada sbarrata da un Luke arrabbiato e silenzioso, che mi precede e mi chiede di seguirlo con un semplice gesto del capo. Attraversiamo il corridoio affollato e mi giro intorno continuamente per scorgere Michael o Calum, ma nulla. Luke si blocca alla fine della strada davanti ad una porta bianca con un pannello di vetro ad oblò, spingendola poi e precedendomi nel bagno degli uomini.
 
-Luke, sai che teoricamente non potrei entrare qui?
 
Lui si siede sulle fredde mattonelle bianche con noncuranza, estraendo dalla tasca un pacchetto di sigarette e guardandomi con aria di superiorità, come al solito.
 
-Non ci viene mai nessuno qui, i ragazzi lo usano solo per fumare negli intervalli, è tranquillo come posto, per questo mi piace.
 
Struscio contro il muro e mi siedo anche io, difronte a lui, incrociando il suo sguardo.
 
-Da quanto?
 
Indico con un cenno del capo la sigaretta che ora ha in mano e l’accendino che ha trovato nei meandri del suo zaino scuro. Non ricordavo che Luke fumasse, nessuno me l’aveva mai detto.
 
-Relativamente poco. Arrivi ad un certo punto della tua vita nella quale preferisci farti del male da solo, che continuare a subirlo dagli altri.
 
Rimango scioccata dalla verità delle sue parole. Lui deve aver notato la mia espressione stupita, perché mi porge il pacchetto con fare eloquente, ma preferisco rifiutare con un cenno secco del capo.
Hemmings così si accende la sigaretta e incomincia ad aspirare tre o quattro volte, buttando il fumo fuori, accorto a non lanciarmelo in faccia.
Poi stranamente incomincia a parlare lui, come uno sfogo, senza un punto preciso di inizio o di fine, senza uno sprono, quasi come un flusso di coscienza.  Non posso fare altro che pendere dalle sue parole.
 
-Mi ha lasciato lei. Come se tutto il resto non bastasse, non hai idea di quanta gente mi abbia preso in giro prima di ciò. Ma lei era la prima, diceva che non le andavo bene, aveva vergogna di me, figuriamoci! Non si faceva vedere in giro con uno sfigato come Luke Hemmings, mi frequentava ma solo a suo comodo. Eppure quando era ubriaca mi diceva sempre che mi desiderava ogni giorno di più, che non avrebbe mai voluto lasciarmi ed erano le uniche volte in cui le sentivo dire ‘ti amo’ rivolto a me, con fare sincero. Non ho mai smesso di volerle bene. Nemmeno quando diceva che per amore dovevo cambiare per lei, nemmeno quando rideva con i suoi amici guardandomi di sbieco, nemmeno quando mi ha detto di aver fatto l’amore con Ed. L’ho amata, e continuo ad amarla. Penso che sia questo il problema, non credi? Siamo stati insieme per un anno, ricco di tira e molla, ma io non ho mai dubitato del mio amore per lei. E a lei facevo schifo! Che scherzo orrendo la vita, a volte, no?
 
Si ferma per aspirare e cacciare un’altra boccata di fumo, con gli occhi rossi e le guance rigate di lacrime, il ginocchio alzato e la mano posta davanti alla sua faccia, a nascondere la vergogna e il dolore che gli trapelano dal viso.
 
-Sto male, Sam, eppure so che tu sei l’unica che può capirmi, anche se mi odi …
 
Alza lo sguardo e io non posso fare a meno di interromperlo.
 
-Io non ti odio. gli confermo sicura. Odiare è una parola così grossa e piena di importanza, non so se sono disposta a dare proprio a te tutto questo onore!
 
Riesco a fargli scappare un sorriso. Percepisco dietro ai suoi occhi una certa leggerezza, nonostante il dolore e l’ansia palpabile anche nell’aria.
 
-Voglio cambiare. Annuncia tutto d’un fiato. Ti prego dimmi che puoi aiutarmi.
 
-Non so come potrei. Voglio, credimi, ma …
 
-Ti è mai capitato di guardarti allo specchio ed esserti annoiata dell’immagine che esso riflette ogni giorno? Beh voglio che nello specchio si rifletta un altro Luke.
 
Si solleva la maglietta stracciata e bianca fino al viso per asciugarsi le poche lacrime rimaste. Finisce la sigaretta e la butta a terra, calpestandola violentemente quasi fosse la sua immagine, di cui vuole solo il ricordo. Si alza e mi tende una mano, con un fare stranamente gentile, che non gli appartiene.
 
-Tutto quello che vuoi. Sono nata per sopportarti.
 
Gli sorrido con sfida. Le sue parole mi hanno dato una spinta per risollevarmi, un qualcosa da cogliere al volo per poter rendere la mia intera vita migliore.
Lui si blocca davanti alla porta, appoggiando la schiena al piccolo oblò di vetro che dà sul corridoio, dove la massa di studenti si è ormai dispersa al secondo suono della campanella.
 
-Sai che anche a te servirebbe un cambiamento?
Mi squadra da capo a piedi.
-Mi sono stufato di doverti sempre vedere con indosso jeans sgualciti, scarpe bucate e felpe larghe e fuori moda. Sai che ad Ashton non piacciono le ragazze così, avresti dovuto capirlo in due anni.
 
Rimango un attimo senza fiato. Come ha fatto Luke a sapere di me, e di Ashton?
 
-Cosa sai?
-Sam, si vede lontano un miglio che lui ti piace.
-E’ una vecchia storia…
-Una vecchia storia che a quanto pare non hai ancora dimenticato.
 
Continua a fissarmi con quel suo sguardo glaciale, con un sorriso sghembo sul viso.
Impossibile come Luke Hemmings riesca con un solo sguardo o una sola parola a scombinarmi totalmente la vita.

 

 
 




 La semidea è di nuovo qui ollè.
Grazie innanzitutto per le quattro recensioni nel prologo e grazie davvero per tutti i consigli che mi avete dato per questa storia.
Ci tengo molto e ho davvero voglia di scrivere, ma non sempre riesco a trovare del tempo e la voglia di mettere su carta tutti i filmini che ogni sera mi faccio sui capitoli successivi ew
Inoltre ho pensato che ho voglia di concludere in fretta questa storia, quindi vi anticipo che durerà massimo 20 capitoli, per questo spero che i capitoli molto lunghi non vi diano fastidio (:
In ‘amnesia’ ho deciso di approfondire molto i personaggi di Ashton e di Luke, ovviamente poi anche quello di Sam, lasciando un po’ da parte Mik e Cal, quindi scusatemi :c
Per il resto, in questo primo capitolo viene presentato un Luke aggressivo, silenzioso e arrogante, che però scopriamo avere un cuore molto sensibile ed essere un tipo alquanto romantico, anche se a modo suo ahah
Incominciamo a capire del perché Sam si avvicina ad Ash e viene introdotta la cotta già da questo capitolo. Cosa succederà? Eheh
Luke inoltre avrà un ruolo molto importante nell’intera vicenda, quindi tenetevi pronte.
 
Che ne dite del banner? La presta volto è una ragazza che conosco tramite ask, ma non fornisco né nick né nome sorry.
Grazie @caleidoscopio ew
 
Continuo a 2/3 recensioni dai dai :))
 
Tw: @semideaa
Ask: @xconah




  
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