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Autore: mattmary15    18/05/2014    2 recensioni
La generazione dei miracoli si è sciolta e i suoi membri hanno preso direzioni diverse. Le loro strade sono però destinate ad incrociarsi di nuovo e questa volta dovranno confrontarsi con il potere più grande di tutti. Quello dell'amore.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Daiki Aomine, Ryouta Kise, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: Lime, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
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Azzurro e oro



Kise arrivò a casa in orario ma, quando riconobbe la sagoma che lo aspettava fuori dalla porta, si rese conto che l’oroscopo di Midorima forse non era da sottovalutare.
“Akashicci, che ci fai qui?” Niente poteva essere definito ‘complicazione’ più di Akashi Seijuro.
Il ragazzo dai capelli scarlatti si voltò e lo fissò sorridendo con quel suo sguardo imperante.
“Salve, Kise. Hai un momento per me?”
“Dimmi pure. Vuoi entrare?”
“No, grazie. Ci vorrà solo un minuto.”
“Dimmi allora.”
“Sono venuto a dirti di sbrigarti.”
Kise piegò leggermente la testa di lato con un’espressione che Akashi trovò tenera. Non capiva.
“La prossima partita del Kaijo sarà con la Touou. Spero che, per allora sarai pronto, copycat.”
“Guarda Akashicci che la Touou deve ancora giocare con la Seirin!”
“Vinceranno.”
“Kurokocchi…”
“Il legame tra Kuroko e la sua nuova luce non è ancora troppo saldo. Aomine li dividerà inesorabilmente.”
Kise si rattristò. Perché tutti dovevano vedere solo distruzione e cattiveria in Aomine?
“Non essere triste per loro, copycat. Pensa a te stesso!”
“Tu pensi che io possa battere Aomine?”
“So che lo batterai. Solo se ti sbrigherai però. Dipende da quanto tu sia disposto a sacrificare.”
“Akashicci, io non capisco. Credevo che tu fossi convinto che Aomine fosse il migliore di noi.”
“Non ne sono più così convinto, copycat.”
“Smettila di chiamarmi così, Akashicci.”
“Copycat, invece ti sta bene. Credo che da oggi in poi ti chiamerò così. Fa in fretta a crescere gattino. Sei ancora troppo insicuro. Fossi in te, io mi staccherei da quell’animale pericoloso di Daiki e capirei, una volta per tutte, che non c’è posto nel suo mondo che per Kuroko. E’ buffo sai? Nonostante lui fosse l’ombra, sei sempre stato tu quello messo da parte da Aomine.” Disse avvicinandosi a Kise e carezzandogli la guancia. Gli occhi del numero sette del Kaijo erano sbarrati. Allora davvero Akashi sapeva leggere il cuore delle persone? Perché ora, dopo tutto quello che avevano passato, dopo che la squadra della Teiko si era sfaldata sotto i suoi occhi da imperatore, riapriva quella finestra nel suo cuore? Kise pensò che l’avesse fatto per un suo sollazzo personale. Eppure aveva centrato il punto. Lui adorava Aomine ma Aomine non aveva sempre solo concesso a Kuroko il suo tempo e le sue attenzioni? Quando la mano di Akashi lasciò la sua guancia, Kise sorrise di sfida.
“Ti chiederei se hai una felpa da prestarmi Akashicci ma siccome so che non credi nella fortuna, mi limiterò solo a chiederti che cosa devo fare.”
“Ma è semplice, copycat. Devi copiarlo. Replica Aomine e diventerai il più forte.” Concluse incamminandosi nella direzione opposta dalla quale era venuto lui.
“Copiare Aomine.” Si disse per niente convinto che sarebbe stato facile.

Il ritiro serale fu un fallimento. Kuroko non azzeccò un passaggio e Kagami fini più di una volta con la faccia contro il canestro.
Il giorno dopo nessuno sembrava avere dormito a sufficienza e Riko diede a tutti il pomeriggio libero. Kuroko era letteralmente sparito e Kagami ne approfittò per scoprire qualcosa di più su Aomine Daiki. Era davvero così forte? Si ricordò che ad averglielo nominato la prima volta era stato Midorima, così raggiunse il liceo Shutoku. Lì dovette aspettare la fine degli allenamenti e una buona dose di scambi ridicoli tra Midorima e Takao. Per un attimo, mentre li ascoltava prendersi bonariamente in giro, si ritrovò a pensare che dovevano sembrare così lui e Kuroko  prima che la partita con la Touou e il suo asso si avvicinassero al loro mondo.
Ottenne finalmente di parlare con Midorima e questi lo ascoltò senza dire una parola. Il ragazzo accarezzò una ranocchia verde di ceramica e si sistemò gli occhiali sul naso.
“Ma fai sul serio?” chiese Kagami riferendosi all’oggetto portafortuna.
“Oha Asa non sbaglia mai. Ti consiglio di non sottovalutare l’oroscopo!”
“Non sono qui per l’oroscopo. Sono qui per Daiki Aomine. Voglio sapere cosa c’è stato tra lui e Kuroko.”
Kagami non s’accorse di avere usato una frase che aveva poco a che fare con il basket e molto con la natura del rapporto che aveva cercato di instaurare con Kuroko. Midorima invece parve afferrare immediatamente il succo del discorso e si fece, se possibile, ancora più serio.
“Non è compito mio dirti cose che riguardano Kuroko e Aomine.”
“Avanti! Se non volevi dirmi niente perché mi hai fatto raccontare tutta la storia?”
“Sono cose personali!”
“Anche quelle che ti ho raccontato io!” rispose Kagami deciso a non voler mollare come era sempre nella sua natura.
“Ti dirò solo quello che credo non sia privato. La generazione dei miracoli è nata per la volontà di uno solo di noi. Gli equilibri all’interno della squadra erano ben diversi prima che questa persona scoprisse le nostre attitudini e le sviluppasse. Aomine era una persona molto diversa da ora. E stato il primo ‘miracolo’ a palesarsi. Il suo rapporto con Kuroko era molto simile a quello che lui ha con te ora. Erano poco compatibili fuori dal campo ma sul parquet erano come un solo giocatore. Luce ed ombra se vuoi usare le parole che piacciono a Momoi. Poi è arrivato Kise. Devi sapere che il talento di Kise è speciale. Noi tutti abbiamo cominciato a giocare a basket da ragazzini. Kise ha cominciato alle medie senza conoscere neppure i fondamentali. Kise ha preso subito una maglia da titolare scalzando Kuroko.”
Kagami lo interruppe.
“Kuroko ha sempre parlato molto bene di Kise e Kise adora Kuroko.”
“Sono affini. Amici ideali. Entrambi semplici e disponibili. Oserei dire che hanno entrambi un’enorme generosità di carattere. Io li trovo insopportabili.”
“Cosa c’entra tutto ciò con Aomine?”
“Kise è diventato l’alter ego di Aomine. Il suo sfidante naturale. Kise ha spinto in avanti Aomine. Kuroko è rimasto indietro. Kise non l’ha fatto di proposito.”
“Mi stai dicendo che il rapporto tra Kuroko e Aomine era speciale e che Kise l’ha rovinato?”
“Sei uno stupido Kagami. Hai ascoltato ma non capito.”
“A chi hai dato dello stupido?”
Midorima lo fissò dritto negli occhi da dietro gli occhiali e gli rispose severamente.
“A te. Ho solo detto che Kise ha spinto Aomine a far sbocciare più velocemente il suo talento. Il risultato è stato che Aomine è diventato nettamente più forte di tutti noi. Quella che era una squadra è diventato un gruppo ristretto. Ognuno aveva il suo compito. Kuroko è stato usato per far emergere ancora di più il talento di Aomine. Credo che questo lo abbia ferito. Credo che questo abbia ferito anche Aomine. Allontanandolo da tutti noi. Soprattutto da Kise che è rimasto sospeso, incompleto. Credo che Kuroko e Kise non provino rancore l’uno per l’altro perché sono consapevoli di avere entrambi perso.”
Kagami guardò Midorima perplesso.
“Ancora non hai capito. Aomine ha lasciato la squadra. Un giorno c’era e il giorno dopo non c’era più. Il giorno prima era la luce di Kuroko, il giorno dopo gli ha detto che era inutile, di lasciarlo in pace. Il giorno prima insegnava a Kise una delle sue giocate, il giorno dopo gli ha detto che non aveva tempo da perdere. Kuroko si è iscritto alla Seirin perché voleva una squadra con cui giocare, non un gruppo di ragazzi da servire. Sono stato molto sorpreso di vedere che c’era un tipo come te nella Seirin.”
Kagami si guardò i pugni stretti.
“Allora è vero che mi ha scelto per la mia somiglianza con Aomine.” Disse a voce bassa.
“Sei davvero idiota. Non credo che Kuroko veda una grande somiglianza tra te ed Aomine. Glielo hai chiesto?”
La verità raggiunse Kagami come un pugno nello stomaco.
“No. Gli ho detto di lasciarmi in pace.”
Midorima si sistemò di nuovo gli occhiali sul naso.
“Forse non dovresti prendertela poi tanto di essere accomunato ad Aomine se ti comporti come lui.”
Colpito e affondato, Kagami non rispose.  Midorima si alzò e fece per andarsene.
“Midorima, aspetta. E’ davvero così forte?”
“Lo è. Ma non dovresti concentrarti su Aomine. Da solo non lo puoi battere.”
L’asso dello Shutoku aveva detto l’ultima frase con il solo scopo di aiutare quello del Seirin. Probabilmente lo aveva fatto stare solo peggio. Voleva dirgli di concentrarsi su Kuroko e non su Aomine. Anche se quel ragazzino invisibile non gli piaceva, sapeva che aveva accusato molto l’abbandono da parte del compagno di squadra. In cuor suo però sapeva che Kagami non aveva completamente sbagliato. Kise era stato realmente responsabile dell'allontanamento di Aomine da Kuroko, però lui l’aveva visto accadere e sapeva che la colpa non era stata di Kise. Aveva scelto Aomine. Midorima tornò verso la palestra e Takao gli corse incontro sorridendo. Kuroko non si meritava di essere abbandonato per la seconda volta si disse decidendo, per quella volta, di non far pedalare Takao per tutto il tragitto.

Kuroko se ne era stato tutto il pomeriggio da solo disteso sul prato del lungofiume.
Desiderava solo trovare un modo di mettere a posto le cose con Kagami. Sapeva di aver sbagliato a non parlare a Taiga di Daiki. Nei suoi pensieri si concedeva di chiamarli per nome. Forse, inconsapevolmente, aveva tenuto di proposito lontano Kagami da Aomine per evitare che, entrando in contatto, i due mondi si sovrapponessero e la storia si ripetesse dal principio. Aomine era stata la sua luce. In molti sensi. Gli aveva dato modo di scoprire che la passione per qualcosa poteva superare qualsiasi ostacolo. Gli aveva fatto capire quanto la determinazione possa spingere una persona verso un obiettivo per quanto lontano esso sia. Se non fosse stato per Aomine, non avrebbe avuto una sola possibilità di affinare il suo talento e farsi strada nella squadra di basket della Teiko. La generazione dei miracoli non era ancora nata. Esisteva solo in forma embrionale. A quel tempo lui e Aomine erano una ‘coppia’ in molti sensi. La loro amicizia era fondata su un legame molto strano. Non andavano propriamente d’accordo su niente tuttavia si cercavano continuamente. Indubbiamente l’intervento di Akashi li aveva avvicinati inesorabilmente ma se per Aomine era stato il basket il punto di contatto con Kuroko, per Kuroko era stata la forza di Aomine ad attrarlo.
Tetsuya, che da sempre era una persona schiva e accomodante per quanto niente affatto priva di personalità, trovava che l’irruenza e la capacità di imporsi di Daiki fossero splendide qualità. Al suo fianco passare inosservato era quasi normale. A volte i ragazzi non notavano neppure Momoi tanto i loro sguardi venivano catalizzati da quelle spalle larghe e da quel ghigno irriverente. Più di tutto però era il suo portamento ad intimidire. Avanzava nel cortile della scuola o nei corridoi come se non gli importasse niente di essere lì. In realtà era come se camminasse in un mondo a parte separato da quello di tutti gli altri. Ogni suo gesto indicava sicurezza ma Kuroko sapeva che non era così. Nulla negli atteggiamenti di Aomine voleva ostentare sicurezza. Semplicemente Aomine era se stesso. Sicuro oltremodo in campo, schivo e riservato fuori. Kuroko ne apprezzava entrambi gli aspetti. In più sembrava che Aomine con lui si comportasse  esattamente al contrario di come faceva con gli altri. In campo, dove stava sempre un passo avanti agli altri,  rimaneva accanto a lui, pronto a sostenerlo se falliva in presenza degli altri ‘miracoli’; fuori dal campo dove sembrava incapace di frequentare chiunque, lasciava che Kuroko gli rimanesse affianco. Alla sua ombra, Kuroko aveva imparato a sentirsi libero di esprimere i suoi sentimenti e a godere del tepore di quella luce. Aomine sapeva essere gentile e con lui lo era spesso. Era stato questo suo lato che conosceva solo lui ad imprimersi nel suo cuore.
Kuroko strinse un ciuffo d’erba e fissò il cielo che si stava colorando di giallo per il tramonto.
Quello era il colore di Kise.
A Kuroko Kise piaceva molto. Ora poteva dirlo con estrema sicurezza. Lo adorava, come la maggior parte di tutti coloro che lo conoscevano. All’epoca però lui non era piaciuto a Ryouta. A Ryouta era piaciuto subito Daiki e, per quanto questi non lo avesse voluto ammettere, Ryouta aveva colpito subito Daiki. E non solo lui.
Akashi aveva fissato tutti e due gli occhi su di lui e aveva visto il suo futuro. In qualche modo aveva spinto Kise verso Aomine per fare in modo che la Teiko diventasse imbattibile. Così era stato. Eppure Aomine non aveva reagito come Akashi si aspettava. Si era isolato o forse era andato troppo in là rispetto agli altri. Ad ogni modo, Kuroko sapeva che Aomine aveva sofferto il distacco esattamente come lui. Anzi il doppio perché si era allontanato volontariamente sia da lui che da Kise. In cuor suo, Kuroko sapeva che Aomine aveva trovato in Kise molto più di un degno avversario. Vi aveva trovato un compagno. Kise lo passava a prendere al mattino e si preoccupava della sua colazione, lo costringeva ad allenamenti sfiancanti e a one to one senza fine, si preoccupava che avesse i compiti del giorno successivo. Stava semplicemente al suo fianco, cosa che Kuroko faceva senza farsi notare e che Kise faceva facendo in modo assordante. Aomine aveva sempre dimostrato di preferire il suo modo di fare sgridando continuamente Ryouta, invece Kuroko sapeva che quello era semplicemente il modo di Aomine di comunicare con lui.
All’allontanamento di Aomine ogni membro della generazione dei miracoli aveva reagito a proprio modo.
Lui era letteralmente sparito. Kise aveva invece lasciato che il tempo scorresse. Si era diplomato e aveva preso la sua strada. Il suo viso era finito, nel giro di un paio di mesi, su tutti cartelloni e sui muri delle fermate della metropolitana. Kuroko si chiese se anche quello non fosse un modo di Kise di far notare la sua presenza.
Ad ogni modo, riflettere su queste cose non serviva a risolvere i suoi problemi. Come poteva ricucire lo strappo nel suo rapporto con Kagami?
Quello sciocco non lo aveva neanche lasciato parlare costringendolo a dire solo ‘sì’ e ‘no’. Certo anche lui ci aveva messo del suo. Paragonare Aomine ad un faro nella notte! Stupido. Avrebbe fatto meglio a mentire anche se non era nella sua natura. Comunque quella loro separazione sarebbe durata ancora per poco dato che la partita con la Touou si avvicinava. Lentamente si alzò e prese la via di casa. Domani, forse, le cose si sarebbero sistemate. Oppure no. Lui doveva semplicemente fare la sua parte. Questo pensò mentre il sole si eclissava allungando la sua ombra a dismisura. 

  
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