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Autore: _Gups_    18/05/2014    1 recensioni
Bra Brief, 25 anni e un inizio di una brillante carriera.
Come il padre ha un carattere difficile: è determinata e orgogliosa ma allo stesso tempo fredda e distaccata, chiusa in una corazza di ghiaccio.
A distanza di alcuni anni un incontro casuale le permette di ritrovare una vecchia conoscenza: Goten Son, migliore amico di suo fratello nonché figlio di Goku, l'ossessione del padre.
Goten è un ragazzo premuroso, dolce e innamorato di lei.
Bra invece è diffidente e fatica a fidarsi delle persone, soprattutto degli uomini.
Nonostante questo, il rapporto tra i due è destinato ad evolversi e a cambiare la vita della ragazza per sempre. Ma basterà l'amore? Sarà abbastanza per sciogliere Bra?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bra, Goten, Trunks, Un po' tutti | Coppie: Bra/Goten
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II














A mio padre non piace ricevere visite, soprattutto mentre si allena.
Non vuole essere disturbato da nessuno.
Mia madre ha sempre raccontato con orgoglio a tutte le persone che conosce di essere sempre stata una disturbatrice accanita. Prima che noi nascessimo lei passava il tempo a spiare mio padre nella Gravity Room.
Può esistere una persona così stressante? Ci credo che lui la trovasse antipatica all’inizio.
Col tempo però, papà ci ha fatto l’abitudine e le ha permesso di raggiungerlo durante i suoi allenamenti.
Ognuno ha le sue fissazioni.
Io infatti, quando ero piccola, non riuscivo a capacitarmi di non essere in grado di volare o di sfruttare a pieno le mie capacità di Sayan che ho ereditato da mio padre. Così lo seguivo e lo pregavo di portarmi con lui e di insegnarmi e lui rifiutava. Io piangevo e alla fine, sbuffando, mi prendeva in braccio e mi portava in giardino con lui.
A 7 anni sapevo già volare e a 12 avevo imparato tutto quello che potevo imparare.
Mio padre mi ha insegnato tutto e col passare degli anni gli ho dato modo di essere orgoglioso di me. Perciò credo di essermi guadagnata in permesso di raggiungerlo per gli allenamenti, quando posso.
 
Atterro davanti all’enorme cancello. Chiuso a chiave.
Ovviamente mia madre ha chiuso tutto prima di uscire. Ma chi mai potrebbe anche solo pensare di rubare in casa nostra? Con me, mio padre e mio fratello nessun ladro oserebbe mai avvicinarsi. 
Decido di volare oltre, fino al vialetto.
Il “vialetto” in  realtà, non ha nulla di piccolo, perché anch’esso, come tutto il resto è esageratamente grande. Circondato da alberi alti quanto case di 3 piani. Io non avrei mai scelto una casa con alberi tanto alti, ma ai miei invece è piaciuta subito. 
Forse perché d’estate, con il caldo afoso, quel dannato viale è sempre all’ombra e le grandi chiome degli alberi ci regalano momenti di relax; a volte ci spostiamo il tavolo e pranziamo lì, insieme ai terribili insetti e alle odiose cicale che non smettono mai di cantare. Non so come quell’atmosfera pateticamente estiva riesca a rallegrare qualcuno, ma è anche vero che spesso succede. E capita di divertirsi.
Alla fine del viale alberato c’è il nostro giardino. 
Il giardino è qualcosa che non ti aspetti di vedere. Insomma, c’è tutto. 
Mia madre ha insistito per mettere una fontana al centro, mia nonna ha invece votato per i fiori e mio fratello per la piscina. E alla fine, abbiamo deciso di non rinunciare a nulla.
C’è la piscina, circondata da sdraie e da ombrelloni e la fontana tra centinaia di tipi diversi di fiori colorati.
Mia nonna li chiama con nomi strani, e li cura come fossero persone. Per me sono estremamente inutili. Ma ognuno ha la sua passione, giusto?
Attraversato il lussuoso giardino si arriva al patio, dove si trova la porta d’ingresso principale.
La casa ha due piani, di sotto ci sono due cucine, il salotto, due bagni, un ufficio e le stanze degli ospiti. Di sopra invece ci sono le nostre camere, provviste di una bagno privato ciascuna, una sala da pranzo e un altro salotto con il terrazzo.
 Più volte ho pensato di trasferirmi in una casa mia, avrei avuto la libertà che ho sempre voluto ma poi, pensandoci bene, ho capito che rimanere almeno per qualche altro anno mi avrebbe portato solo benefici. Ho il lavoro vicino e non devo fare praticamente nulla. Vivere a scrocco rende la vita così maledettamente facile, perché mai dovrei complicarla?
Abbandono immediatamente l’idea di entrare in casa, dato che la porta è sicuramente chiusa come il cancello e mio fratello non verrebbe di certo ad aprirmi.
Accidenti a me e a quando esco di casa senza prendere il mio mazzo di chiavi.
Scendo dal patio e giro intorno all’imponente casa per arrivare sul retro. 
Nel retro c’è un altro pezzo di giardino dove abbiamo messo la Gravity Room di mio padre che, dopo continue modifiche, occupava più spazio del previsto e non ci è stato possibile collocarla altrove.
 
 
Le luci all’interno sono accese, perciò qualcuno la sta usando.
Mi avvicino e premo il grande pulsante rosso che serve ad aprire la porta. In realtà, quando la nuova Gravity Room è in uso, la porta si può aprire solo dall’interno perciò diciamo che funge da campanello.
Lo premo un paio di volte, per essere sicura che mio padre se ne accorga.
Aspetto un paio di minuti e mentre comincio a spazientirmi  la porta si apre.
 
“ah bene, sei tu”
 
“Papà davvero, chi pensavi che fosse?”
 
“Tuo fratello”
 
“Sai benissimo che è impegnato a tenere incollato il culo al divano.”
 
“Tsk. Tu ancora non ti sei stancata di quel posto?”
 
“del divano?”
 
“Della Capsule Corporation”
 
“No. Ma  voglio allenarmi con te, se non ti dispiace.”
 
“in realtà mi dispiace”
 
“Perfetto allora resto.”
 
Sorridiamo entrambi. Non scambio mai discorsi filosofici con lui, ma entrambi ci conosciamo abbastanza da non averne bisogno. So bene che non mi pregherà mai di restare, e io non lo pregherei mai di farlo.
Trascorriamo una faticosa ma piacevole ora di allenamento e per una volta sono soddisfatta. Non tanto dei progressi che sto facendo ma piuttosto perché sono riuscita a portare la mente lontano dallo stress. A volte non sembra, ma stare seduta alla scrivania non è affatto un lavoro semplice, nemmeno quando si è il presidente.
Usciamo e ci avviamo verso l’ingresso.
 
“sprechi tempo, la porta è chiusa”
 
Papà si gira e mi guarda sorridendo, poi si fruga dentro la tasca dei pantaloni ed estrae un mazzo di chiavi. Il mio mazzo di chiavi.
 
“papà cazzo! Perché hai le mie chiavi?”
 
“perché tu non le usi”
 
“tsk”
 
Un punto per lui.
Si volta di nuovo e sale sul patio. Apre la porta ed entra lasciandomi perplessa.
Forse dovrei davvero prendere in considerazione l’idea di portarmi dietro le chiavi quando esco.
Entro a mia volta in casa e con mia grande sorpresa noto che il salotto è vuoto e tutte le luci sono spente. Trunks non c’è.
Raggiungo mio padre che nel frattempo era sgattaiolato in cucina a depredare il frigorifero o la dispensa. L’appetito Sayan non ha nulla a che vedere con quello umano, durante un solo pasto consumano quantità di cibo che potrebbe sfamare un villaggio intero per giorni. E non sto esagerando. 
Fortunatamente, non è una cosa che ho ereditato e a me bastano i tre pasti principali e non in grandi quantità.
Papà si siede a tavola e comincia a mordere pezzi di pollo avanzati, mi siedo accanto a lui e lo guardo mangiare. Ultimamente lo trovo diverso, sembra quasi invecchiato. Non fisicamente, in quanto Sayan, ma forse nel portamento e negli atteggiamenti. Sembra così stanco.
Scaccio via quei pensieri con un gesto della mano, anche se, riflettendoci bene, non sarebbe un male farglielo sapere. 
 
“lo so a cosa pensi.”
 
“davvero?”
 
“pensi che mi sia rammollito anche io”
 
“in realtà penso che ti manchi il combattimento vero e proprio. Insomma quanto tempo è passato? 10, forse 11 anni? Ormai siamo definitivamente in pace”
 
“continuo ad allenarmi Bra, e tu anche. Ma in un certo senso si, non c’è più la stessa necessità di una volta”
 
Sorrido.
 
“lo sanno tutti che la tua unica ‘necessità’ era quella di superare Goku! Diciamo che salvare il pianeta risultava secondario a volte”
 
“il tempo passa, le necessità cambiano notevolmente. Basta guardare dove sei finita”
 
Ecco, ci siamo di nuovo. 
È evidente che per mio padre non è il massimo essere a capo della Capsule Corporation e di certo non si è mai preoccupato di nasconderlo. ‘Non è un impiego all’altezza della principessa dei Sayan”.  Questo era lo slogan ufficiale della sua campagna.
Cosa avrei dovuto fare allora? Andare in giro a conquistare i pianeti? Per qualche strana ragione, l’idea non mi allettava neanche un po’.
 
“supera la cosa, sto bene dove sono”
 
“come vuoi”
 
Passano altri infiniti istanti di silenzio, poi mi viene un’idea.
 
“che fine hanno fatto Goku e gli altri?”
 
“non lo so, non mi interessa.”
 
Fine della discussione.
Probabilmente sono proprio loro che gli mancano, i vecchi amici, se così possiamo definirli.
Mio padre non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura ma alla fine, i tempi migliori li ha passati insieme a tutti gli altri. E sono convinta che anche mia madre e mio fratello la pensino così.
Decido di non replicare, consapevole che non porterebbe a nulla.
 
Mi alzo e lo saluto, sarei tornata al lavoro e avrei concluso la mia giornata.
Papà mi risponde con un cenno della testa e io mi avvio verso la porta.
Allungo la mano sulla maniglia ma qualcuno da fuori mi precede.
Mia madre appare sulla soglia con una faccia che non promette niente di buono. È furiosa.
 
“si può sapere cosa ci fai qui? Ti cercano tutti e tu non ci sei mai, sono stufa di dovermi giustificare per te!”
 
“Stai tranquilla, stavo uscendo. Ah e una cosa, evita le occhiatacce, le rughe aumentano esponenzialmente.”
 
 
 
 
 
 
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Eccomi qui con il secondo capitolo.
Sono un po’ in ritardo rispetto a quello che avevo deciso di fare ma sono stata molto impegnata con un concorso :p
 
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo e prometto solennemente che pubblicherò anche il terzo molto presto, a cui sto già lavorando.
 
Fatemi sapere la vostra opinione (:
 
  
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