Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: _Son Hikaru    18/05/2014    4 recensioni
Allora premetto che forse è la più grande stupidata della mia vita, ma è un'idea che mi è venuta così perciò spero che possa incuriosirvi^^
Dal testo:"Aveva solo 10 anni, e per lo stesso tempo era stata rinchiusa in quella stanza, che pur dotata di ogni conforto era diventata alquanto noiosa.
Ancora la bambina non aveva capito perché dovesse rimanere rinchiusa lì, non aveva fatto mai nulla di male per meritarsi una simile ingiustizia eppure quello che lei continuava a chiamare padre l’aveva rinchiusa lì.
Era sola, in balia del suo potere che nemmeno lei sapeva dominare."
Bene se la storia vi piace leggetela e fatemi sapere con un commentino!
Ciao!
Genere: Avventura, Fantasy, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Elrond, Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 5
 
Era arrivato davanti alla stanza della sorella con in mano una piccola chiave in argento che il giorno prima era riuscito a rubare al padre.
La infilò nella serratura girandola,cercando di non fare troppo rumore,non voleva che la sorella si svegliasse voleva farle una sorpresa.
Entrò con passo leggero nella stanza richiudendosi la porta alle spalle,con una lentezza quasi snervante anche per lui che era un elfo.
Si fermò vicino al letto della sorella che stava ancora dormendo,soffermandosi a guardarla. Era proprio bella,somigliava molto alla madre, se non fosse stato per il colore dei capelli e degli occhi sarebbe stata identica in tutto e per tutto a lei.
Sorrise notando il sorrisetto furbo che le si era dipinto in volto, probabilmente stava sognando di scappare o qualcosa del genere, beh ora grazie a lui, Elladan ed Estel il suo sogno si sarebbe potuto finalmente avverare.
Si avvicinò alla finestra scostando la tenda in seta azzurra permettendo ai primi raggi del sole di illuminare il volto diafano della sorellina.
Si mosse girando il viso dal lato opposto alla finestra lasciandosi sfuggire un versetto per il risveglio indesiderato.
“Arya su alzati” disse Elrohir ridendo lei sussultò,c’era qualcuno nella sua stanza? Come aveva fatto a non accorgersi del rumore della porta. Si alzò di scatto voltandosi verso la finestra, la paura di essere stata scoperta passò non appena vide il volto familiare del fratello.
“Elrohir!” disse allegra correndo ad abbracciarlo
“Ora vestiti Arya” disse sorridendo, si mise seduto dietro al letto con lo sguardo rivolto verso il muro e aspettò con pazienza che la sorella finisse di vestirsi.
“Elrohir,ora mi dici come mai sei venuto all’alba?” chiese guardandolo con fare curioso
“Certo” lui sorrise “Spero che la mia sorpresa possa piacerti”
“Sorpresa? Che sorpresa?” chiese ancora più curiosa
“Oggi tu visiterai Gran Burrone” disse continuando a sorridere.
Arya rimase per qualche interminabile istante   con lo sguardo perso nel vuoto, incapace di proferire parola, no di sicuro aveva capito male di sicuro aveva frainteso le parole del fratello, non poteva averle detto che poteva visitare finalmente la sua casa.
Cercò invano di aprire bocca e di dire qualcosa ma senza successo, non sapeva cosa rispondere.
“Arya, non sei felice?”la guardò deluso,era certo le avrebbe fatto piacere uscire “Arya oggi tu uscirai” ripeté poi, lei tornò a fissarlo negli occhi
“Dici,dici sul serio Elrohir?” chiese titubante, non voleva un’altra delusione, ne aveva ricevute così tante in quei 28 anni.
“Certo che dico sul serio, non ti mentirei mai su una cosa così importante per te”
Sentendo quelle parole il cuore di Arya si riempì di felicità, finalmente dopo tanto tempo  sarebbe potuta uscire, avrebbe potuto incontrare altri elfi al di fuori dei componenti della sua famiglia.  Per un giorno avrebbe potuto avere la vita che aveva sempre desiderato, sarebbe uscita, avrebbe camminato fra gli alberi come aveva sempre sognato di fare.
Il cuore prese a batterle all’impazzata per la felicità, gli occhi presero a brillare di gioia.
Gettò distinto le braccia attorno al collo del fratello abbracciandolo stretto, ancora non poteva credere che l’avrebbe fatta uscire.
“Su Arya, ora andiamo o si farà troppo tardi” la incitò lui staccandosi per primo dall’abbraccio.
Si diressero verso la porta e una volta lì Arya si ritrovò completamente sopraffatta dalla paura, se qualcosa fosse andato male? Se non fosse stata in grado di controllare il suo potere in mezzo a tutti quegli elfi? Se avesse congelato qualcuno o peggio ancora, se il padre l’avesse vista? Non solo sarebbe finita lei nei guai ma anche i suoi fratelli che l’avevano aiutata ad uscire.
NO! Non poteva lasciarsi intimorire proprio ora, non ora che aveva finalmente l’opportunità di uscire e vedere finalmente con i propri occhi il mondo che la circondava, per una volta avrebbe fatto ciò che le diceva il cuore, non avrebbe sprecato questa occasione.
Uscì dalla stanza richiudendosi lentamente la porta alle spalle, fece un respiro profondo prima di iniziare a seguire il fratello in quel corridoio,che visto dalla porta sembrava lunghissimo e senza fine.
Camminò lentamente per osservare attentamente ciò che la circondava, non voleva perdersi un solo dettaglio, voleva che il ricordo di casa sua le rimanesse ben impresso nella memoria per non scordarlo più,nemmeno se fosse stata costretta nella sua stanza per tutta l’eternità.
Il pavimento,in piccole piastrelle rettangolari, aveva un colorito bianco lucente con delle sfumature ocra, le pareti, così stranamente lunghe per lei, erano beige quasi d’orate.
Alzò lo sguardo verso l’alto soffitto della casa e rimase senza fiato, al soffitto erano appesi ramoscelli rampicanti  di fiori dai mille colori,caldi e freddi, piccoli o grandi e spargevano i loro piccoli petali per tutto l’enorme corridoio, gli occhi le si illuminarono a quella visione così bella.
Un raggiò di sole le colpì il viso pallido, a giudicare dalla luce arancioncina che si stava diffondendo per la casa, doveva essere appena spuntato il sole.
Elrohir le prese la mano costringendola a correre, non voleva farle perdere il magnifico spettacolo dell’alba, e per farglielo godere al massimo doveva portarla in un luogo preciso della casa.
Corsero solo per qualche minuto lungo il corridoio girando velocemente a destra, Elrohir aprì una piccola porta facendola entrare per prima, erano su un balcone che dava sulla città ora illuminata da una splendida luce arancione.
“Onòro, nà maia!*” disse lei emozionata tenendo lo sguardo puntato verso il sole nascente
“Sono felice che ti piaccia” disse lui
“Come potrebbe non piacermi, questo posto è stupendo” fece una pausa girandosi verso di lui “Voglio vedere la città, ti prego”
Elrohir sorrise divertito, sembrava una bambina “Certo, te lo avevo promesso no? Ma prima guarda giù, ho un’altra sorpresa”
L’elfa si sporse leggermente dalla ringhiera in legno affinando la vista, due figure una alta e una leggermente più bassa, la guardavano sorridendo, non le ci volle molto per capire chi erano “Elladan, Estel! Ci siete anche voi” si girò raggiante verso il fratello “Da che parte si scende?” chiese ansiosa di congiungersi con il fratello e l’amico, Elrohir fece un cenno con il capo indicandole una lunga scala che lei percorse tutta di corsa, non voleva attendere troppo per vedere la città, godendosi finalmente un po’ di tempo all’aria aperta.
“Forza Arya muoviamoci, ci sono tante cose che vogliamo farti vedere!” disse Elladan iniziando a camminare, seguito poi dagli altri. Arya stava in prima fila accanto al fratello, era troppo emozionata, e per un istante temette le potesse addirittura esplodere il cuore dalla troppa felicità.
La città era enorme e a ogni angolo crescevano alberi enormi, alcuni in fiore altri in cui le piccole foglioline verde smeraldo avevano preso il loro posto, riempiendo di colore il paesaggio.
Le case in legno erano in perfetta armonia con la natura circostante; e gli elfi, le strade ne brulicavano, erano tutti così belli, eleganti ed eterei che Arya non poté credere a ciò che vide.
Tutto le sembrava così strano, diverso e più bello di come lo aveva sempre immaginato lei.
Camminarono per un lungo tratto, prima che Arya si fermasse di colpo con lo sguardo puntato verso qualcosa. Era semplicemente rapita, un enorme albero le si ergeva davanti in tutta la sua grandezza, non vi era nulla intorno a esso, se non erba e qualche cespuglio.
 I possenti rami erano già tutti ricoperti di foglie,Arya si chiese come fosse possibile, le avevano sempre detto che durante l’autunno gli alberi perdevano le foglie e che solo durante l’inizio della primavera iniziavano a riempirsi, prima di fiori e poi di foglie, eppure i rami di quell’albero erano già completamente pieni.
Senza girarsi chiese “Quello, che albero è?”
“Una quercia” una voce sottile,chiara ed estremamente dolce, si girò verso la voce, che scoprì appartenere ad una bambina elfo “Non ne hai mai visto uno?” chiese poi
“No mai, è la prima volta in tutta la mia vita che ne vedo uno” sorrise lei ammirando ancora per qualche istante il maestoso albero “Ma tu chi sei?” chiese poi, tornando a concentrarsi sulla piccola elfa
“Io sono Calimë figlia di Erundil, tu?” Allungò la mano come a stringere quella di Arya che si limitò solo a rispondere guardando preoccupata la mano.
“La… la devi stringere” disse lei titubante
“Ecco io…”se le stringeva la mano avrebbe potuto congelarla
“Si fa così” la piccola le prese la mano stringendola leggermente, muovendola poi prima su e poi giù “Visto?” disse ridendo, una risata cristallina che calmò Arya, non era successo nulla, forse aveva veramente imparato a dominare il suo potere.
“Sai che hai la mano gelata? Nessun elfo che ho conosciuto l’aveva così fredda. Come mai la tua lo è?”
“Io, non lo so, sono sempre state così fredde, da quando ero piccola” fece un piccolo sorriso.
Si era accorta di essere rimasta sola, Estel e i suoi fratelli erano spariti, probabilmente non si erano accorti che era rimasta immobile ad ammirare l’albero, ma che avrebbe potuto fare lì da sola? Non sapeva nemmeno come tornare indietro e certo non poteva mettersi a cercarli da sola,avrebbe rischiato di perdersi ancora di più.
Si impose di stare il più calma possibile e di ragionare, per trovare una soluzione al problema, magari sarebbero tornati a cerarla, forse avrebbe solo dovuto rimanere lì ferma e aspettare il loro ritorno.
“Qualcosa non va?” chiese d’un tratto la bambina, si era accorta del suo nervosismo da come si stringeva le mani al petto, strofinandole con forza e dal battito del cuore, leggermente più veloce
“No, solo ho perso i miei fratelli” rispose usando il tono più calmo che riuscì a fare
“Non ti hanno vista fermarti” rise come se fosse normale perdersi in un modo così sciocco “Sicuramente torneranno a prenderti, ma se vuoi nel frattempo posso farti compagnia io”
“Grazie mille Calimë” si sedette sotto l’albero chiudendo per qualche  istante gli occhi, lasciando che il vento le scompigliasse i lunghi capelli rossicci.
“Sai dirmi come mai, a differenza degli altri alberi, questo abbia già messo tutte le foglie?” chiese. La curiosità di conoscere era troppo forte.
“Questa specie di albero non perde mai le foglie durante l’autunno” spiegò semplicemente lei.
Chiusero gli occhi, godendosi entrambe il silenzio di quel luogo, infatti non vi erano altri elfi oltre a loro.
Rimasero in silenzio per più di un quarto d’ora. In quel breve lasso di tempo Arya poté osservare bene la bambina, aveva lunghi capelli marrone scuro,quasi neri, erano raccolti solo sui lati con due sottili trecce che le incorniciavano il viso pallido. Gli occhi avevano un qualcosa di meraviglioso, forse dovuto alla miriade di sfumature che possedevano, a prima vista sembravano solo nocciola ma guardandoli da più vicino si potevano vedere anche sfumature verde smeraldo e oro, erano limpidi e trasparenti.
“Tu hai fratelli?” chiese Arya
“Li avevo…” la bambina, che doveva avere non più di 11 anni, abbassò lo sguardo
“Li avevi?”
“Sono partiti per la guerra di otto anni fa” si bloccò a causa di un singhiozzo “E non sono più tornati” sentiva gli occhi pungere nei lati così si sforzò in tutti i modi di tirare in dietro le lacrime.
Rialzò il capo fissando un punto indistinto davanti a se “Mi mancano tanto, so che otto anni non sono nulla paragonati a tutti gli anni che vivrò, ma non averli accanto mi fa ancora una strana sensazione” disse lei. Qualche lacrima le rigò il viso.
Il suo volto prima allegro e solare si fece cupo, Arya non avrebbe mai pensato che nel cuore di quella bambina,all’apparenza così vivace e piena di vitalità, potesse celarsi anche un dolore così grande, un dolore che pochi forse avrebbero potuto capire.
“Mi spiace io non…”
“Stai tranquilla, ma ti prego non cercare di compatirmi”
“Calimë” la fece girare verso di lei “Io capisco il tuo dolore, so che in pochi, forse nessuno fra gli elfi che vivono a Gran Burrone, possono capirlo,so che ti senti sola a volte, e so anche che ti da fastidio quando le persone fingono di capirti. Lo so perché lo stesso capita a me”
“Davvero?”chiese lei con un filo di voce
“Sì”mosse la mano a formare un piccolo vortice di fiocchi di neve, Calimë sussultò, com’era possibile?
Arya continuò creando una piccola palla di neve dal nulla
“Arya ma come…” non riuscì nemmeno a finire la frase dallo stupore
“Sai perché io posso capire il tuo dolore?” si fermò a guardare la bambina che scosse leggermente il capo “Anche io mi sento sola nessuno può capirmi, nessuno può immaginare il dolore che provo nel sentirmi così diversa.”
“Perché dovresti essere diversa?”
“Perché il mio potere non è normale, nemmeno per un elfo. Nessuno è in grado di domare il ghiaccio o di crearlo dal nulla ma io sì”
Calimë scosse la testa come a dire che nemmeno lei poteva capire il suo dolore
“Calimë seppure in forma diversa io posso capirti, so come ti senti. Credimi, so che ti capita spesso di sprofondare nella tristezza, conosco fin troppo bene il terribile dolore al petto che ti assale quando ci pensi. Ma devi avere la forza di combattere e non lasciarti schiacciare dal tuo dolore”sorrise dolcemente asciugando una lacrima dal volto dell’elfa, che di tutta risposta l’abbracciò stretta sussurrandole un “Grazie”
“Ora non piangere più” con la mano destra creò una piccola scia di neve sulla testa della bambina, questa rise divertita iniziando a provare a catturare i piccoli fiocchi di neve.
“Mi raccomando, Calimë non dire a nessuno del mio potere, ok?”
“Certo, ma non capisco, come mai, pur essendo tu un elfo, non conosci la maggior parte delle piante?”Arya le fece segno di avvicinarsi a lei, così poté sussurrarle qualcosa all’orecchio.
Qualche attimo dopo, finalmente, Estel riuscì a trovarla.
“Arya!” lo disse in tono sollevato
“Estel”vedendolo l’elfa non poté fare ameno di pensare che gli era servito parecchio tempo per trovarla
“Mi spiace, non era mia intenzione perderti di vista” la guardò imbarazzato per qualche attimo prima di accorgersi della bambina che le sedeva a fianco “Tu, lei hai tenuto compagnia?” chiese poi
“Sì” lo guardò attentamente, ammirò soprattutto le orecchie, piccole e senza la classica punta che caratterizzava la sua razza, forse lui era un uomo.
Arya si girò verso l’elfa “Mi spiace devo andare”
“Verrai a trovarmi qualche volta?” chiese speranzosa
“Spero di poterlo fare il prima possibile” sorrise
Non ci volle molto per arrivare dove erano Elladan ed Estel, che non appena la videro si lasciarono sfuggire un sospiro di sollievo.
Continuarono la visita fino a sera, quando purtroppo dovettero rientrare.
 
“Grazie per avermi fatta uscire” disse Arya, prima di salutare i suoi fratelli ed Estel
“L’abbiamo fatto con piacere” rispose Elladan
“Non sapete quanto mi abbiate reso felice oggi. È solo grazie a voi se ho potuto vedere la mia casa, la mia città. Penso che dirvi semplicemente grazie non basti affatto per dimostrarvi la mia gratitudine”
“È il tuo sguardo così luminoso e pieno di felicità che ci ripaga” disse Elrohir
Arya sorrise abbracciando i due fratelli e Estel , prima di spronarli ad andare a riporre la chiave della sua stanza nel cassetto della scrivania del padre, che sicuramente a quell’ora era ancora impegnato con le riunioni o i ricevimenti.
 
Era seduto su una sedia in legno finemente decorata, sperava di aver finito con i ricevimenti, ma così non fu perché un giovane elfo,dai lunghi capelli nero corvino, entrò nella stanza. Camminò fino al centro della sala,dove si esibì in un profondo inchino.
“Lindir sembri sconvolto, cos’è successo?” chiese Elrond
“Mio sire Elrond, vi porto notizie spiacevoli riguardo vostra figlia, Arya” disse
Sentendo quel nome Elrond si fece attento, il cuore iniziò a battergli più forte per la paura,paura che a sua figlia potesse essere successo qualcosa.
“Sire vostra figlia è…” l’elfo si fermò titubante, non sapeva se parlare o tacere
“Parla Lindir!” Elrond si alzò di scatto dal suo trono
“Vostra figlia è uscita dalla sua stanza”
Sentendo quelle parole gli sembrò quasi di perdere un paio di battiti.
 
 
Angolino autrice<3
Ciao a tutti! Come prima cosa voglio scusarmi per l’immenso e imperdonabile ritardo,ma capitemi, non sapevo come accidenti descrivere l’interno della casa di Elrond, e poi non sapevo come far scoprire a Elrond della fuga di Arya e non sapevo nemmeno se descriverla,ma poi mi sono detta: Accidenti ma certo che devo descriverla! Insomma i lettori saranno sicuramente più felici se descrivo loro le emozioni di Arya e ciò che vede.
La bambina elfo in realtà non era esattamente in programma,ma sapete no le circostanze a volte richiedono delle aggiuntine extra e così ho fatto. Ho dovuto parlare anche un po’ del suo potere perché altrimenti pareva dimenticato, visto che già una mia amica mi aveva fatto questo appunto.
Finalmente dal prossimo capitolo inizia la parte un po’ più emozionante perché iniziamo ad avvicinarci alle vicende dei tre film e del libro.
Allora parlando di Elrohir, Elladan e Estel (caspita tutti e tre con la E iniziano ahahah) sì,l’anno persa, ma ho dovuto farlo o non avrei potuto parlare del potere di Arya, perciò era super necessario.
Spero che Arya vi sia piaciuta nel capitolo, ho cercato di far vedere anche la sua “ignoranza”, passatemi il termine, riguardo certi argomenti nei quali gli elfi eccellono di più, come il riconoscimento delle piante e degli alberi, che Arya non ha mai potuto vedere essendo stata praticamente estraniata dal mondo.
Ecco fatto ho risistemato la parte di Calimë, prima era troppo irreale io in effetti, ripensandoci, non confiderei mai tutte quelle cose ad una perfetta sconosciuta, quindi, sotto consiglio di mia sorella, ho modificato la scena rendendola, spero, più credibile.
Bene detto questo ringrazio la mia amica che mi ha aiutato moltissimo con la  descrizione, giuro se non c’eri tu di sicuro ero ancora qui ad arrovellarmi il cervello per trovare una descrizione decente. E grazie anche per avermi stressata per tutta la settimana per farmi postare prima il capitolo.
Ringrazio anche tutti coloro che leggono, recensiscono e che hanno messo la mia storia fra le seguite e le preferite, grazie! <3
Hika<3
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: _Son Hikaru